Maestro di vita oltre la scuola

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« Dobbiamo farci santi! »

Non basta adorare la Croce bisogna portarla.

E non è necessario cercarla lontano.

La Croce è sempre preparata in qualunque luogo noi ci troviamo.

( S. Giovanni Battista de La Salle - M. 121,1 )

Dopo aver consumato la vita nell'esercizio del vostro ministero non vi aspettate altra ricompensa che di soffrire e morire, come Gesù, in mezzo ai dolori.

( S. Giovanni Battista de La Salle - M. 175,2 )

Il programma fondamentale di Fr. Teodoreto era precisamente questo: «Dobbiamo farci santi! Iddio lo vuole; che importerebbe a noi l'avere lasciato il mondo, se non ci facessimo santi».

Egli infatti, custodi la sua vita intemerata, oltre che con la preghiera, la mortificazione, e le lunghe privazioni, soprattutto con uno straordinario raccoglimento interno ed esterno, con cui seppe dominare i suoi sensi e le sue facoltà, cosi da non permettere loro di distrarsi ne di affezionarsi ad esse.

Leggiamo sopra un foglietto da lui scritto, e scoperto da noi casualmente, queste risoluzioni, che facevano parte delle Note intime da lui segnate durante il Secondo Noviziato del 1906.

« - Ad ogni pasto, una mortificazione.

- Ogni sera, ricordare il soggetto della meditazione per il giorno seguente, col passo della S. Scrittura.

- Presenza continua di Gesù Crocifisso e Sacramentato per mio amore.

- Figlio, ecco la Madre tua!

- Ogni mattina, rifondere con amore più vivo, nel fuoco dell'orazione, la risoluzione del Secondo Noviziato, che deve determinare il soggetto dell'esame particolare.

- Vita interiore con Amore umile e mortificato.

Diciamo subito che gli scritti di vita intima e spirituale di Fr. Teodoreto sono andati distrutti, o per mano sua ( alla moda dei santi, gelosi che li veda soltanto il Signore ), o per i bombardamenti di guerra dell'8 dicembre 1942, quando spezzoni incendiari colpirono la sua stanza, al terzo piano del Collegio S. Giuseppe in Torino.

Un altro frammento, però, è stato trovato in un cassetto dal Direttore del Noviziato e da lui conservato gelosamente.

In esso troviamo le linee d'un programma spirituale:

«Servi il Signore con pace e con gioia.

Ricorda che il nostro Dio è il Dio della pace.

«La migliore e più sicura via è quella di far vivere in noi Gesù.

«Nel ringraziamento della S. Comunione invitare Maria SS., gli Angeli e i Santi a preparare l'anima nostra, e a ringraziare e lodare, a cantare cantici d'amore a Gesù per noi.

«Conobbi per esperienza che l'unica felicità terrena consiste nel celarsi e mantenersi nella perfetta ignoranza d'ogni cosa di questo mondo».

Come si vede il suo maggiore intento era di estraniarsi dal mondo esterno e di fuggire le distrazioni, per poter vivere una vita sempre più perfetta.

E per questo, quanto dovette lottare!

Coloro che sanno quanto la vita di apostolato tra i giovani sia facile a rapirci a noi stessi, possono misurare la forza d'animo con cui Fr. Teodoreto seppe costruire senza porte il suo castello interiore, accessibile e noto solo a Dio.

Eppure egli visse nel fervore di opere, nelle responsabilità e nelle preoccupazioni degli incarichi direttivi.

Passò, in una parola, attraverso agli uomini e alle cose, senza mai uscire interamente da se stesso; e fu anzi, sempre pronto a raccogliersi e a dimenticare, perché la sua continuità con Dio non avesse mai a rompere la catena che lo teneva legato ai suoi interessi e alla sua volontà.

Egli sapeva, e lo ripeteva: È il Signore che in noi compie l'opera sua, richiedendo solamente, da parte nostra, l'assenso incondizionato della volontà.

Le nostre facoltà di superficie debbono a poco a poco, tacere; esse sono purtroppo facili ad aprirsi alle mozioni e agli affetti delle cose.

Iddio solo opera senza turbamento nel profondo del nostro essere e, purché la nostra docilità sia totale, egli diviene operatore di meraviglie divine.

Tutto compreso di queste convinzioni, avveniva che i suoi trattenimenti coi Fratelli e con i Catechisti, assumessero la forza di autentiche meditazioni.

Si capiva che quanto egli diceva, lo viveva intensamente.

Lo stesso suo volto, come pure il resto della persona, partecipavano ai suoi stati interiori.

Vedendolo pregare ci si sentiva rianimati nella fede e nella devozione verso Dio, tanta era la sua compostezza, il raccoglimento e l'espressione distesa e soave del suo sguardo...

Faceva intuire il compiersi in lui le meraviglie della grazia.

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