Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Come pregava

Come pregasse, comincia a dircelo un già novizio, che aveva occhi buoni e ha tuttora buona memoria:

"La sua compostezza in Cappella era proverbiale: sempre immobile e assorto da sembrare una statua.

Si passeggiava un giorno in giardino ( a Rivalta ) durante la ricreazione, e dalle finestre aperte della Cappella lo si vedeva inginocchiato alla balaustra in preghiera.

La sua posizione ricordava molto da vicino un atteggiamento analogo di Fr. Muziano di Malonne.

Nel fervore dell'indagine, qualcuno pensò di fotografarlo... Ma come fare?

E la macchina? E il permesso del Fr. Direttore? Dopo tutto, era una sciocchezza!

Discuti e proponi... Alla fine venne il Direttore stesso, attirato dall'armeggio che si stava facendo.

Chiamò Fratel Teodoreto in ricreazione, e l'audace proposta andò in fumo!...

Il bello è che l'animo dei presenti rimase impressionato forse più e meglio che non l'ipotetica lastra fotografica...".

Dopo un antico novizio, venga a dire la sua un giovanissimo Fratello sangiuseppino:

"L'anno scorso avevo i convittori delle classi elementari.

Dovendo io assentarmi, il Vicedirettore mandò nella mia camerata il Fratel Teodoreto.

I miei ragazzi, turbolenti come sono a quell'età, stettero un'ora tutti composti e in silenzio.

Quando ritornai, mi dissero che per tutto il tempo Fratel Teodoreto aveva recitato la Corona e ne erano rimasti molto impressionati.

I miei ragazzi, volendo parlare di Fratel Teodoreto, dicevano: "Abbiamo visto il Fratello santo"; oppure: "In chiesa, ad assisterci alle Confessioni, c'era quel Fratello che prega sempre". ( Fr. Alberto di Gesù ).

Ed è lo stesso giovane Fratello a dirci che quando Fratel Teodoreto aveva da chiedere qualche cosa alla Suora infermiera, apriva e chiudeva il discorso con il « Sia lodato Gesù Cristo ».

Trattandosi invece dei Fratelli, usava il tradizionale « Viva Gesù nei nostri cuori ».

Nello stesso senso, in piena maturità di vita religiosa, il Fr. Flavio di Gesù asserisce con tono che si sente commosso al solo ricordo:

"Il suo pregare! Con gli occhi semi-chiusi dalle palpebre quasi interamente abbassate, doveva vedere il volto di Colui o di Colei a cui rivolgeva il suo pregare.

La semplicità, la naturalezza del suo invito a pregare Gesù Crocifisso, il suo promettere di aiutare con la preghiera calmava le ansie, illuminava nelle incertezze...

Tutti i ricordi che ho dei miei incontri con Lui me lo rappresentano in atteggiamento raccolto... di chi pensa a cose interne.

Non ricordo d'averlo mai visto con un giornale politico o illustrato fra le mani... non ricordo sue parole sui fatti del di fuori, non ricordo espressioni di pessimismo, o di ansia per il futuro...".

E questi erano alcuni solo tra i frutti preziosi che dal suo spirito di preghiera traeva il nostro caro Servo di Dio.

La sua fede pratica nel valore della preghiera sentiamola ricordare dal Fr. Anastasio, per tanto tempo compagno di pellegrinaggi e di opere nell'Unione del SS. Crocifisso:

"A un catechista che andò a trovarlo disse: "Con il vostro lavoro, o catechisti, voi tracciate sul libro della vostra vita degli zeri; ma se aggiungerete nel vostro lavoro la preghiera abbondante, voi innanzi agli zeri scriverete un 1, cioè date al vostro lavoro un valore di mille... di milioni".

A tutte le difficoltà che incontrava nell'opera da Lui iniziata, diceva: "Fratello Anastasio, preghiamo fervorosamente e imponiamoci qualche sacrificio, e vedrà che tutto si appianerà".

Quando doveva uscire per commissioni, si recava prima a raccomandarsi al Prigioniero d'amore, e quando tornava andava a rendergli conto.

Quando gli si comunicava qualche calamità pubblica la sua parola era: preghiamo.

Si sarebbe detto che il mondo circostante non l'interessasse: il suo pane quotidiano era pensare a Gesù e a Maria SS.ma, e vivere continuamente in loro compagnia".

Sentiamo ora dalla penna stessa di Fratel Teodoreto quanto apprezzi la preghiera.

In data, Torino, 7 marzo 1935, scrive:

"Mio sempre carissimo Fratello Bonaventura, La ringrazio proprio di cuore del Suo graditissimo biglietto perché da quelle poche righe ho potuto capire che l'unica Sua fiducia è nell'aiuto di Dio ottenuto con la preghiera.

Sì, preghiamo, caro Fratello Bonaventura, preghiamo molto, nell'andare e nel venire, almeno con orazioni giaculatorie mentali, perché senza questa preghiera noi siamo perduti, non vediamo più chiaro, e terminiamo col consumarci inutilmente la vita".

Il Fratello Angelino Villata, che gli fu Direttore nell'ultimo soggiorno di Fratel Teodoreto a Santa Pelagia, afferma:

"In Cappella, così come nella Chiesa della SS.ma Annunziata, dove ci si recava per la Santa Messa, era un vero serafino tutto raccolto in preghiera, immobile come una statua.

Attorno a Lui potevano passare cento persone: egli non ne avvertiva nessuna, immerso com'era nel colloquio con il Dio del suo gran cuore".

Su questo argomento mi piace terminare con una paginetta del venerato Fr. Arcangelo che della pietà di Fratel Teodoreto era, nella Comunità del Collegio S. Giuseppe, l'emulo riconosciuto.

Afferma:

"La pietà fu in Lui veramente eccezionale.

Era spettacolo commovente vederlo pregare!

Più volte, col compianto Fratel Giocondino, ci siamo rammaricati di non trovare un fotografo o un pittore che, senza farsi scorgere, lo ritraesse in qualcuno dei suoi innumerevoli colloqui col Signore.

Era una predica vivente!

Bastava si mettesse in preghiera e, immediatamente, entrava in affettuoso contatto con Dio; eretto, con gli occhi leggermente socchiusi, che di tanto in tanto alzava al tabernacolo...

Si aiutava parecchio col Messalino e col libro di pietà; era tuttavia più impressionante vederlo pregare per conto suo: il viso era abitualmente atteggiato, durante la preghiera e i suoi trattenimenti col Signore, a serena umiltà ( qualche volta a compunzione e a dolce tristezza, forse nella considerazione dei dolori di Gesù ); le mani stesse a volte palesavano con lieti movimenti il suo fervore.

Compiva gli atti di pietà comuni - segni di croce, genuflessioni, ecc. - con viva comprensione e compostezza.

Ricordo ancora un segno di croce vistogli fare quand'ero ragazzo, nella Chiesa di S. Cristina, in cui eravamo entrati per una breve visita, tanto lo sentii penetrato di Dio.

Al mattino, giungeva sempre in Chiesa tra i primissimi e faceva la sua Via Crucis, prima dell'inizio della preghiera.

Era felice di poter assistere, in questi ultimi anni, a parecchie S. Messe.

Durante una polmonite che, alcuni anni fa, minacciò di rapircelo, ebbi il privilegio di assisterlo.

Era pienamente in sé e lasciava eromper dal cuore giaculatorie o espressioni pie commoventi; capii in quella circostanza quanto dolci e filiali fossero i suoi rapporti con il Signore e con la Madonna Santissima!

Quanto amava la Vergine Immacolata!

Capitando di parlargli di Lei, a volte si commoveva e non sapeva esclamare altro che: "La Madonna! La Madonna!".

Ma espressioni che valevano dei discorsi!

Seminava le sue Ave Maria per i corridoi, per le strade, ovunque...

Il Tabernacolo era come una grande calamita per il suo cuore.

Quante visite faceva durante la giornata!

Come sapeva approfittare della comodità ( così facilmente da noi trascurata ) d'aver in casa la Cappella con il Santissimo!

Ricordo una sua conferenza, udita da ragazzo sull'Unione, sul privilegio dei Fratelli di avere ospite permanentemente il Signore dell'universo!".

Questi ultimi cenni all'eucarestia segnano un passaggio naturale per dire qualcosa di più particolare sull'amore di Fratel Teodoreto al santo Tabernacolo, sul suo amore per la Messa, sul suo comportamento in Chiesa, sebbene parecchi di questi punti siano già affiorati qua e là nelle pagine precedenti.

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