Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Con i malati

Mi compiaccio ad insistere sulla carità materiale, sulle opere di misericordia corporale, perché qualche volta i cristiani che vogliono passare per più « fini », le guardano come fossero di un ordine infimo e quasi le disprezzano, illudendosi forse di compiere miracoli nell'ordine delle opere di misericordia per lo spirito.

Istruire, consolare e consigliare qualche volta costa assai meno, specie se non se ne è richiesti, e ci può infiltrare una vana compiacenza di sé e dei propri doni, che le rende particolarmente ... inefficaci!

Fratel Teodoreto praticò la carità spirituale - e lo si vedrà in altri capitoli, nei quali lo considereremo educatore, catechista, superiore, ecc. - ma non ebbe minore apprezzamento e cura per la carità corporea.

Fu infermiere durante parecchi anni, e tutti si accordarono ad esaltare le premure squisite di cui circondava i confratelli malati, prendendo cura e del loro corpo e della loro anima.

Un ottimo Fratello, nel vigore dell'età, sentendosi condannare dal medico a una lunga sosta in sanatorio, dice la premura con cui Fratel Teodoreto, appena saputa la cosa, si recò in camera a confortarlo con particolare efficacia.

C'è chi attesta d'essere stato da lui curato di erisipela, senza timore alcuno della possibile infezione; e chi, ricoverato in clinica per una lunga degenza, ricorda grato d'aver ricevuto da Lui più visite che da qualsiasi altro Fratello.

Assisté nell'ultima malattia il buon Fr. Sergio, che aveva gran timore della morte; e seppe infondergli tali sentimenti, che fu per Lui gran premio sentirlo esclamare: « Non avrei mai creduto che fosse così dolce il morire! ».

Un altro Fratello, che superò poi col tempo la duplice difficoltà, ricorda come negli anni 1923-24, giovane ancora, soffrisse grandemente per la salute e per la mancanza d'esperienza didattica, così che la scuola gli riusciva un martirio.

Il buon Fratel Teodoreto, vero Samaritano, « mi faceva le iniezioni prescritte dal dottore e mi curava con tali attenzioni che appena una mamma saprebbe avere », dice il beneficato.

E continua: « Essendo Egli inoltre Direttore Didattico della R.O.M.I., visitava assai sovente la mia classe e, col suo tatto delicato, mi sollevava il morale e mi porgeva ogni possibile aiuto » ( Fr. A. ).

Per finire sul Fratel Teodoreto infermiere, riferisco due testimonianze ancora alquanto particolareggiate:

"Nel gennaio del 1923, trovandomi in Comunità a Santa Pelagia, fui colpito da paratifo.

Il Fratel Teodoreto veniva più volte al giorno a vedermi: si interessava alle mie condizioni, e, nel lasciarmi, sempre mi confortava con pensieri di Fede.

Durante il decorso della malattia, provvide ad accompagnare da me più volte il confessore della Comunità, e far in modo che io potessi ricevere la Santa Comunione.

Non potrò mai dimenticare quell'assistenza e quelle cure veramente materne!..." ( Fr. Agapito Carlo ).

"In quell'anno caddi malato piuttosto seriamente, tanto da dover essere vegliato di notte.

Sovente mi vedevo accanto Fratel Teodoreto, col suo sorriso e con la sua bontà, a farmi da infermiere.

Mi somministrava le medicine, mi porgeva da bere, mi aggiustava le coperte proprio come una buona mamma.

Sovente veniva a far la lettura spirituale al mio capezzale: purtroppo, per la febbre non capivo nulla; ma ricordo che mi era grande consolazione la sua presenza.

Lo vedo ancora seduto su una sedia a poltroncina, passare la notte nella mia cameretta, assopirsi alquanto, ma sempre pronto, ad ogni piccolo lamento, ad avvicinarmisi, per porgermi qualcosa di confortevole.

Guarito, durante la convalescenza esperimentai ancora il suo fraterno amore, poiché continuò a passare presso di me i momenti liberi, a farmi lettura spirituale, le preghiere vocali e a suggerirmi buoni pensieri.

Quando ebbi finita la convalescenza, con santa carità mi fede riprendere a poco a poco la vita di Comunità e di scuola, con opportuni suggerimenti e con una sollecitudine materna". ( Fr. Fulgenzio ).

L'insistenza di tanti a qualificare di materne le cure del loro pio infermiere, più che denunciare il facile ricorso al comune luogo letterario da parte dei suoi clienti risanati, sta a dimostrare quanto il Fratel Teodoreto avesse di vera tenerezza per i Confratelli affidati alle sue buone mani, così da farli naturalmente ricorrere al pensiero della mamma!

Una noticina interessante può essere quella affidatami dal Fratello Angelo, che, dopo aver elogiato la notoria carità dell'infermiere Fratel Teodoreto, aggiunge:

"Per conto mio ricorderò solamente che, nel periodo passato sotto di Lui nel 1911, avendo Egli bisogno di mandarmi, un pomeriggio, a sostituire in classe un Fratello indisposto ed essendo io pure poco in salute, prima mi chiamò in cantina e mi sturò una eccellente bottiglia, della quale mi fece bere un bel bicchiere.

So che a qualche Fratello un po' indisposto faceva passare delle bottiglie intere, che poi sostituiva quando erano vuote".

Nel riferire questo episodio mentre tenevo la commemorazione del Nostro al Collegio San Giuseppe, nel primo anniversario della morte, mi venne spontaneo dire come a un San Pietro d'Alcantara, che saliva in estasi tra i meli dell'orto e fra i candelari dell'altar maggiore, quasi preferivo un Santo che scende in cantina a sturare buone bottiglie per i Confratelli deboli di stomaco! ..

Ma chissà se ho detto cosa ortodossa e opportuna?

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