Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Direttore di comunità

Dirigere una Comunità è sempre stato un ufficio delicato, e si ha l'impressione che lo sia ognora più.

Il Fratel Teodoreto sentiva la sua responsabilità, come appare da una lettera all'Assistente per l'Italia, Fr. Louis de Poissy, lettera senza data, che però il contesto rivela scritta nei primi mesi di quando era in carica.

Eccone la parte che ci rivela con quale spirito portasse la Croce, pur senza esagerarne il peso:

Carissimo Fr. Assistente Louis de Poissy,

Avrei dovuto scrivere io a Lei assai prima, ma avrà pazienza con me e mi compatirà perché mi trovo immerso nel turbinio degli affari che mi fanno dimenticare perfino le persone a me più care.

Il suo biglietto mi ha consolato molto perché vi trovai unito l'immagine del "Courage et Confiance", ma soprattutto perché veniva da Lei che rappresenta il mio Gesù per il quale voglio dare la mia vita e morire per amor suo.

Quando vedo Lei o un suo scritto, mi sento un non so che di consolante che mi infonde animo e coraggio.

Il peso impostomi dall'obbedienza non è piccolo, ma vedo che non solo a portarlo, anzi Gesù porta tutto Lui.

La sola cosa che mi fa un po' di pena è di non poter ricevere, a causa del numero, ogni settimana i Fratelli in rendiconto; ne ricevo il più possibile e vedo che sarebbe necessario riceverli di più.

Qualche fastidio c'è bene, ma cose straordinarie non vi sono...

Quando il Fratel Teodoreto, nel 1910, venne nominato Direttore di Santa Pelagia, la Comunità contava quaranta Fratelli.

C'erano Scuole elementari e Scuole medie.

Una delle sue prime iniziative fu di proporre e ottenere dai Superiori maggiori di portare in altra sede le Scuole secondarie, nominandovi un Direttore.

Non pensò certo che questo era perdere la metà del suo regno, e la metà più appariscente; ma si preoccupò solo che le cose andassero meglio, come di fatto avvenne.

Oltre a dare l'esempio della perfetta regolarità in tutto ciò che le Regole esigono tanto dai Superiori quanto dagli inferiori, fu fedelissimo ai doveri specifici della sua carica.

Scrive Fr. Natale:

"Come Direttore, era puntuale, a fare le conferenze domenicali, sempre ben preparate e dette con tale accento di convinzione da eccitare al fervore la quarantina di Fratelli che componevano la Comunità.

"Era fedelissimo a ricevere in rendiconto i Fratelli, e sapeva prudentemente eccitarli alla pratica delle Regole".

Vogliamo udire ancora che cosa fossero le sue conferenze?

Forse tocchiamo l'argomento per l'ultima volta, e poco importa se le impressioni che qui sotto riferisco riguardino le conferenze che rivolgeva alla sua Comunità, o a Fratelli raccolti per i Ritiri straordinari od annuali: lo stile era sempre quello:

"Mi hanno sempre impressionato molto le sue conferenze, perché si vedeva chiarissimo che non vi si lasciava minimamente dominare da nessuna preoccupazione umana.

Dal punto di vista oratorio, parlava in un modo che non esiterei a definire povero: eppure non dava l'impressioni di angustiarsene; ma procedeva calmo e con quell'accento inconfondibile di sanità, che riapagava di tutti i difetti" ( Fr. Camillo di Maria ).

Il Fr. Giovannino analizza e interiorizza di proposito l'argomento, sì da meritare speciale udienza:

"Quel suo parlare, che era il ridire ciò che interamente coglieva; quel suo annullarsi, anche nella forma dimessa dell'eloquio, per non cercar che d'apparire il semplice microfono di Gesù; quel suo accogliere anche le obbiezioni o le proposte dei suoi interlocutori, tanto meno virtuosi e tanto più giovani di Lui,... tutto ciò ti diceva ch'eri di fronte ad un'anima in perfetta sintonia con Dio.

"Era una sentinella sempre pronta a udire e ad assecondare le divine ispirazioni, sia per l'integrità della sua virtù, la modestia esemplare, la fuga delle occasioni, la mortificazione continua dei sensi, il portamento esterno, le più dissimulate penitenze; sia ancora per la ascesa alle più alte virtù di vita interiore, nell'intento di divenire un "alter Christus".

"Particolarmente da ammirare quel suo insistere sulla divozione a Gesù Crocifisso, nella conferenza che teneva a tutti i Fratelli nel corso del Ritiro annuale: quali accenti ancorati e caldi, quale commozione tradiva la sua voce, e quale eco nei cuori degli ascoltatori!

"Per me, Fratel Teodoreto e Gesù Crocifisso sono inscindibili!

Parlare del primo è richiamare Gesù, e parlare del Crocifisso è ricordarne l'apostolo più convinto e persuasivo!".

Una delle note più frequenti del suo governo è la grande premura che metteva a ottenere una grande regolarità.

In taluni anni incontrò delle resistenze; soprattutto nei primi tempi del suo direttorato.

Ricordo anch'io ( appena m'affacciavo allora alla vita di comunità ) qualche ... figuro, starei per dire, che di religioso aveva più poco o nulla.

Fu gran merito del Fr. Leandro, Visitatore dell'epoca, liberare il Distretto con energica azione da quella zavorra.

Ma Fratel Teodoreto, frattanto, ne ebbe a soffrire delle vere agonie d'animo, poiché era spettacolo per Lui intollerabile veder mancare alle esigenze delle sante Regole.

Sapeva allora richiamare, a volte accoratamente supplichevole, a volte con esemplare fermezza.

Più d'uno ricorda quel mattino che, recatosi nel dormitorio dove erano rimasti a riposare, senza ragioni scusanti, dopo la sveglia, alcuni Fratelli, aveva alzato la voce, invitando a scendere in cappella quanti intendevano essere di Gesù Cristo, e a ritirarsi dall'Istituto quelli che non si sentivano di osservarne le Regole! ...

Gli parve poi d'aver esagerato nelle parole e nell'accento, e ne chiese perdono alla Comunità: ma le anime ancor sensibili furono salutarmente scosse! ...

Del resto la Comunità di Santa Pelagia aveva, proprio su questo punto dell'alzata regolare, delle tradizioni eroiche.

Per molti anni un certo numero di Fratelli, impegnati nella Scuola Serale che durava fino verso le 22-22,30 e poi ancora nella società sportiva « Excelsior » fondata dal Fr. Biagio, non potevano essere a letto che intorno alla mezzanotte.

E nonostante questo, duravano puntualissimi all'alzata regolare delle quattro e mezzo!

Fratel Teodoreto, che pur seguì la Scuola Serale per tanti anni, era del bel numero uno.

In quei tempi, il Direttore non si credeva in diritto di consentire un ritardo all'alzata, fosse pure per causa di un autorizzato - anzi, comandato - ritardo al riposo serotino.

Oggi i concetti sono alquanto cambiati su questo punto, e diremo volentieri che i Superiori sentono l'obbligo di provvedere all'opportuno ricupero, in casi del genere, soprattutto se tali casi hanno carattere di stabilità.

Vi furono anche begli anni di bonaccia in quella carissima Casa, e quasi idillici.

riferendosi agli ultimi tempi, quando Fratel Teodoreto fu di nuovo Direttore della risorta e ridotta Comunità di Santa Pelagia, residente provvisoriamente in via Po e in via Cavour, c'è che scrive:

"Ebbi come mio primo Direttore in Comunità a Santa Pelagia, il caro Fratel Teodoreto.

Ricordo di quei miei primi anni di apostolato la sua paterna assistenza.

La Regola era vissuta con amore in ogni più piccolo particolare, dalla puntualità nell'alzata fino alla ricreazione e al passeggio del giovedì, senza parlare delle pratiche di pietà.

Le conferenze sue erano semplici, ma fatte col cuore: si potevano quasi dire meditazioni" ( Fr. Andrea ).

Ed altro giovane Fratello assicura:

"Tutti eravamo contenti d'essere nella sua Comunità.

Egli non s'imponeva a nessuno, e anzi il bello sta qui, che le cose pareva corressero bene da sole, quando era Lui Direttore!".

Nessun dubbio che fosse il frutto della sua fama di santità oramai consolidata riguardo alla sua persona; ma anche della sua cordialità, della sua comprensione, della sua acquisita bontà.

Cominciava dall'accogliere così bene i Fratelli destinati alla sua Comunità; ed è risaputo il valore psicologico d'una tale accoglienza, soprattutto per chi giunga con nel cuore il rimpianto del luogo lasciato.

Fratel Teodoreto accoglieva bene anche chi ...

Ma lasciamolo raccontare da chi fu in causa, il Fr. Beato, inviato a Santa Pelagia dal pieno fervore di studio dello Scolasticato, nell'ottobre 1914:

"Durante il breve tragitto da Grugliasco a Torino, avvertimenti e raccomandazioni.

Raggiunta la Comunità nel momento solenne e caratteristico degli Esercizi spirituali, attendo alcuni istanti per essere presentato al Fratel Teodoreto, direttore.

"Egli stava facendo il "rendiconto".

Disimpegnatosi, mi ricevette nel suo studio, e, dopo d'avermi accarezzato con uno sguardo dolcissimo, sorridendo mi diede l'abbraccio fraterno e disse: "L'accolgo e ...

La ritorno al Suo Direttore!

Pochi istanti fa il Fr. Visitatore mi ha comunicato che è giunto, in breve congedo militare, un Fratello: verrà lui a riempire il vuoto.

Lei ritorni pure al Suo caro Scolasticato".

"Ebbi l'impressione d'aver avvicinato un'anima tutta di Dio, e riposante col più tranquillo abbandono nella Divina Provvidenza, che riconosceva in ogni avvenimento".

S'interessava a tutti i problemi dei Fratelli, non solo a quelli strettamente spirituali; anche per esempio, a quello degli studi.

Scrive un suo ex inferiore:

"Mi riprese una volta perché trafficavo con fili e cuffie, non perché appassionato alla musica, ma solo a titolo di esperimento.

Io cercai di spiegargli che non aspiravo affatto a sentir musica leggera o a tenermi a contatto col mondo.

Egli tosto mi chiese scusa della sua durezza; ma mi consigliò, se era per passione alla tecnica della radio, di chiedere ai Superiori il permesso di occuparmi di tali studi.

Nel medesimo anno, al Ritiro di "20 Giorni", il carissimo Fratello Assistente mi lesse la nota del mio Direttore, e mi sollecitò a studiare per rendermi utile pure in quella maniera all'Istituto".

Uno dei gravi obblighi del Direttore è di fatto anche quello di riprendere chi in qualsiasi modo manchi ai propri doveri, per quanto il farlo possa essere contrario al suo genio.

Il Fratel Teodoreto, che non intendeva sottrarsi a nessuno dei suoi impegni, non mancò mai a questo, tanto penoso.

E ottenne quasi sempre il desiderato effetto di far riconoscere il torto fatto al Signore e conseguire l'emenda del colpevole.

Un Fratello di bella intelligenza e di ottimi studi ne porge due saggi personali, consentendo anche siano pubblicati col suo nome, a riparazione dei « giovanili errori ».

Ci contenteremo di segnarne le sole iniziali.

Ecco la prima delle due candide narrazioni:

"Si parlava in refettorio del passo scritturale: "Non rompete nessuna delle sue ossa", e io dicevo che era una profezia per modo di dire, perché in passo si trova nella descrizione, fatta nell'Esodo, del modo con cui si doveva mangiare l'Agnello pasquale.

"Il Fratel Teodoreto, dalla tavola dei Superiori ( si era in Santa Pelagia: l'anno preciso non lo ricordo, ma si tratta del quinquennio 1931-1936 ) mi redarguì: "Guardi che Lei si mette in contrasto con la affermazione dello Spirito Santo", e citò il passo relativo di S. Giovanni.

L'osservazione m'impressionò, e mi servì a rendermi meno avventato nelle mie affermazioni nel campo della Fede; m'indusse anzi ad approfondire il problema di questa profezia stessa, che mi risultò poi chiara, a tal punto da farne frequente oggetto di spiegazione in classe" ( Fr. D. L. ).

La seconda scende dal campo, a volte arduo, dell'esegesi biblica, in quello pratico della tenuta dei registri di classe, e questo vale quanto .. cambiar registro, per una più completa armonia!

"Quando Fratel Teodoreto fu mio Direttore didattico, ed io insegnavo nelle classi elementari di Borga Dora, con somma carità e delicatezza ma senza sottacere nulla, mi fece osservare tutti gli inconvenienti e i difetti dei miei registri e lavori; e lo fece in modo tale che io rimasi disgustato verso me stesso, senza un minimo d'animosità riguardo a chi faceva le osservazioni ( e si sa che l'amor proprio in siffatte circostanze sa sempre trovare almeno qualche attenuante ).

Dai suoi caritatevoli rilievi mi sentii maggiormente stimolato alla mia bella missione, e sempre più ammirato della sua virtù". ( Fr. D. L. )

Se tutti i religiosi d'una Comunità devono essere oggetto delle cure e premure del Superiore, più ne hanno diritto i giovani, a causa dell'inesperienza, della immaturità, dei particolari pericoli che li circondano.

E anche per questo lato il Fratel Teodoreto riuscì Direttore esemplare.

Nell'anno in cui Santa Pelagia risorgente prese alloggio in via Po, Egli rivolse invito ai Fratelli anziani di mettersi nelle camere che avevano la vista sulle altre famiglie, così che rimanessero all'uso dei giovani quelle meglio isolate e protette.

Norma di semplice prudenza, se si vuole.

Ma c'è chi ricorda come Egli avesse pure pagato di persona quando, ancor giovane Direttore, lasciò la camera a Lui assegnata, per recarsi a prendere posto abituale nel dormitorio dei Fratelli giovani, con letti separati da semplici tendine, e così evitarvi dissipazioni o altri inconvenienti, e facilitarvi la regolarità in ogni sua esigenza.

Il giovedì voleva che si facesse la passeggiata regolare: fissava il luogo d'appuntamento dei vari gruppi in collina, e vi si accompagnava preferibilmente con i giovani.

quante vocazioni vennero preservate dal Fratel Teodoreto, con le sue attenzioni e preveggenze e premure!

E quanti ricorsero a Lui in momenti di crisi e di dubbio!

Lo asserisce con sicura scienza il Fr. Costanzo:

"Parecchi Fratelli si sono trovati in difficoltà spirituali, per loro colpa o meno, o anche per suggestioni diaboliche.

Chi voleva lasciare l'Istituto e tornare nel mondo per farsi una famiglia,... chi cambiare Congregazione,... ecc.

"So con certezza che sovente andavano dal Fratel Teodoreto, per avere una sua parola e sentire la sua decisione.

Dico "decisione", perché quanto Egli diceva era ritenuto definitivo, e non si tornava più sull'argomento.

In proposito potrei fare diversi nomi".

Ho qui una lettera scritta dal Fratel Teodoreto nel 1951 a un giovane Fratello in crisi di vocazione.

Dopo avergli suggerito la « divozione alle cinque Piaghe », aggiungeva:

"Io mi unisco a Lei, e vedrà che Gesù e Maria ci esaudiranno.

Cerchi di richiamare alla Sua santa mente i benefizi che Gesù e Maria Le hanno fatto nella Sua vita, e troverà che uno dei benefizi massimi è stata la vocazione alla vita religiosa.

"Tolga dalla Sua condotta quello che può impedire alla grazia di Dio di venire a Lei per apportarLe la luce e la forza di superare tutte le difficoltà che incontra.

In unione di preghiere.

aff.mo
Fr. Teodoreto.

"P.S. - Se mi scriverà fra qualche mese, mi farà piacere".

Proprio il « buon pastore », a cui stanno a cuore tutte le pecorelle del gregge, e che vorrebbe poter ripetere le parole di Gesù al Padre: « Di tutti quelli che mi hai consegnato, nessuno si è perduto! » ( Gv 18,9 ).

Ma, nonostante questo, che gran respiro di sollievo e che rendimenti di grazie a Dio, da parte di Fratel Teodoreto, ogni volta che i Superiori lo liberavano dal grave peso di tanta responsabilità: oh, non fu proprio Lui ad avere mai smanie o rimpianti di « cadreghino »!

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