Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Come si conobbero

Come vennero a conoscersi i due santi religiosi, il piissimo cuoco del convento francescano e il fervoroso Fratello di Santa Pelagia?

Una zelatrice della « Divozione a Gesù Crocifisso », riferendosi a quanto asserisce aver udito da Suor Luigina, figlia di San Giuseppe, pretenderebbe come tanto Fratel Teodoreto quanto Fra Leopoldo si fossero conosciuti in visione soprannaturale, prima di incontrarsi nella realtà concreta.

Si sarebbero allora riconosciuti e abbracciati come vecchi amici.

Questa testimonianza, ora non più controllabile perché la pia suora ha le labbra sigillate dalla morte, sente un poco il sapore della leggenda, fiorita forse nella fantasia dal ricordo dell'abbraccio scambiatosi tra San Francesco e San Domenico al loro primo incontro in Roma.

D'altra parte sembra contraddire le testimonianze precise che vengono riferite più sotto, e quella incontrovertibile dello stesso Fratel Teodoreto; se qui se n'è fatto cenno, è solo per prevenire chi avesse a udire una tale versione - che per essere straordinaria, rischia d'essere da taluni preferita - di non annettervi importanza.

Il Fratello Isidoro, riferendosi agli anni in cui egli era direttore di Santa Pelagia e Fratel Teodoreto ne era vice direttore, attesta:

"Uscito un giorno con lui per Torino, m'accompagnò nella chiesa di San Francesco.

Dopo alcuni momenti di adorazione al S. Tabernacolo, mi condusse dinanzi a un grande Crocifisso per la preghiera delle Cinque Piaghe.

Lasciata la chiesa, Egli mi disse: "È davanti a quel Crocifisso che sentii una voce interna ingiungermi dolcemente di recarmi nel Convento dei Padri Francescani della chiesa di San Tommaso, dove avrei trovato un certo Fra Leopoldo a me ignoto, col quale mi sarei inteso per una missione da compiere.

Suonato infatti il campanello, venne ad aprire Fra Leopoldo stesso, il quale disse: "Oh, è da tempo che l'attendevo!" e invitatomi a sedere in una saletta, mi fece conoscere la sua Divozione a Gesù Crocifisso".

Il Catechista Rag. Cesone, riferendo un colloquio avuto con Fratel Teodoreto in data 23 giugno 1918, asserisce che il nome di Fra Leopoldo Egli l'aveva appreso dal Sig. Gioachino Ferrari, degente all'Ospedale Maggiore, il quale già praticava la « Divozione alle Cinque Piaghe », e che di lì nacque un primo vago desiderio di conoscere il pio fraticello, di cui null'altro ancor sapeva, se non ch'era l'autore di quella « Divozione ».

Il Fratel Teodoreto stesso, nella vita di Fra Leopoldo, narra nel modo più semplice come avvenne il suo primo incontro con lui:

"In quegli anni 1911 e 1912, diverse persone mi parlarono di quel Frate privilegiato da Dio, ma con molto riserbo, perché egli doveva rimanere nascosto e c'era l'ordine di non manifestarne né il nome né la residenza.

"Il 25 ottobre 1912, presi parte a una sepoltura - Precisamente del Sig. Gioachino Ferrari, come risulta dal colloquio prima citato del Rag. Cesone. - che riunì i principali propagatori della "Divozione a Gesù Crocifisso", e udii un signore che, rivolto a un gruppo di persone, diceva: "Sono stato a San Tommaso, ma Fra Leopoldo non ha potuto venire".

Tali parole suscitarono in me il pensiero che Fra Leopoldo fosse il religioso privilegiato della "Divozione", ed ebbi il desiderio di conoscerlo; ma l'ordine dato di lasciarlo nel nascondimento mi trattenne.

Per uscire dal dubbio se recarmi o no a farne la conoscenza, entrai nella chiesa di S. Francesco d'Assisi, e praticai la "Divozione" dinanzi al miracoloso Crocifisso che si venera in detta chiesa nella cappella o atrio accanto alla sacrestia.

"Appena terminata la pia pratica, svanì in me ogni perplessità, e mi recai alla vicina chiesa di San Tommaso ove fui ricevuto cordialmente da Fra Leopoldo.

Ci scambiammo poche parole, perché le occupazioni del Servo di Dio non gli permettevano di fermarsi; ma fissammo il giorno 30 dello stesso ottobre, alle ore 16, per un secondo incontro.

"Nel frattempo, avendo fra Leopoldo chiesto a Gesù nell'orazione, come doveva regolarsi nel colloquio che avremmo avuto, udì queste parole: "Sii umile, ed abbi confidenza".

"Infatti Fra Leopoldo mi parlò di cose straordinarie, ma con vera umiltà e confidenza; e la sua conversazione, in quel colloquio e in quelli che lo seguirono, ebbe sempre un'unzione speciale e un'efficienza soprannaturale, da potersi paragonare a quella d'un corso di esercizi spirituali ben fatti".

Al primo incontro ne seguirono molti altri ...

L'amicizia fra quelle due sante anime si fece intima ...

Fratel Teodoreto non farà più nulla d'importante senza chiedere a Fra Leopoldo d'interrogare in proposito Gesù Crocifisso.

Negli ultimi anni della sua vita, sembrò quasi rimpiangere d'aver usato così largamente di questo mezzo straordinario, al quale preferiva oramai il totale abbandono nelle mani di Dio, tanto che gl'interessi dell'anima sua, quanto per quelli delle sue Opere, avendo imparato da San Giovanni della Croce a rimanere « come corpo morto » nelle braccia del Padre Celeste.

Ci fu un momento in cui Fra Leopoldo si credette abbandonato dal suo santo Amico, che gli rimase invece sempre fedelissimo: e della cosa soffersero l'uno e l'altro sensibilmente.

Due prove d'amicizia singolare diede inoltre il Fratel Teodoreto al carissimo Francescano, parecchi anni dopo la di Lui morte.

E la prima fu quella di scriverne la biografia ( anno 1944 ), precisamente un decennio prima d'andar a raggiungere l'Amico in Paradiso.

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