Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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I ritiri mensili

Erano fra le cose a cui il Fratel Teodoreto teneva di più.

E non usavano allora neppure tra le file dell'Azione Cattolica, come avvenne dopo.

Raramente poi raggiungevano la serietà e l'impegno meraviglioso dei membri dell'Unione.

Io che assistei agli uni e agli altri lo posso attestare, pur notando con piacere quanto si andarono poi facendo ovunque sempre più fervorosi.

Ma quelli dell'Unione, già da quei tempi, erano oggetto d'ammirazione da parte di tutti: predicatori, confessori, « Fratelli ».

e sì che la sistemazione logistica non era sempre delle più progredite, soprattutto agli inizi!

Sentiamo anche su quest'argomento il già citato Presidente Generale:

"Il primo Ritiro al quale io partecipai, nella primavera del 1917, fu per me un'altra grande rivelazione, e l'impressione che ne ricevetti rimase profonda, nonostante la grande modestia dell'iniziativa e la esiguità dei mezzi impiegati.

Non si fece in luogo riservato, bensì nei soliti locali della scuola.

Non avemmo colazione né pranzo in comune, perché ciascuno li consumò a casa sua, e non fu invitato nemmeno un predicatore di speciale valore: tutto si ridusse ad una predica del Cappellano della Comunità, alle conferenze del Fratel Teodoreto, a frequenti preghiere in comune, ai brevi periodi di passeggio in silenzio.

Oggi non mi sarebbe neppure possibile pensare a un Ritiro di tal fatta, ma allora mi sembrò una cosa sublime.

Tentai di aprire il mio animo al Fratel Teodoreto, cercando in Lui una guida della quale avvertivo confusamente il bisogno; ma Egli non me lo consentì.

Penso che questo atteggiamento suo sia stato costruttivo, perché mi richiamò a un senso di serietà e di austerità di cui forse avevo bisogno".

Altre volte, leggo fra le « note », Fratel Teodoreto doveva raccomandare la pazienza, perché alle 10 del mattino il caffè e latte non era ancora caldo ...

E al pranzo, in altri casi, non si poteva offrire di caldo che la minestra! ...

Non è che Fratel Teodoreto a queste cose non badasse: mirava anzi al meglio; per esempio « ad arredare opportunamente la Villa Superiore del Collegio San Giuseppe », proprio in vista di Ritiri mensili e di Esercizi annuali; e, fino a un certo punto e in certi tempi, la cosa ebbe luogo.

Mette conto ricordare, frattanto, la data del primo Ritiro mensile: 31 maggio 1914, che si tenne a Pessinetto, come l'inizio d'una pratica da cui si ebbero gli effetti più insperati di bene.

Uno dei giovani maggiormente assidui scrive a proposito di essi:

"In queste dolci e care giornate dei Ritiri, passate in compagnia di Gesù, avvengono spontanei, importanti e affettuosi colloqui col SS. Crocifisso.

In quelle ore di raccoglimento, di silenzio, Gesù parla al cuore nostro, e dice tante cose necessarie a noi personalmente, alle nostre famiglie, alla nostra Unione.

"Nel giorno del Ritiro, per noi così caro, si prendono le deliberazioni più importanti per il buon andamento della nostra vita, per quello dell'Unione e delle Opere di zelo che noi vogliamo attuare.

È questa la nostra funzione più grande, più solenne: un giorno completo passato in compagnia del nostro Re".

Ciò che costituiva l'attrazione maggiore era la presenza di Fratel Teodoreto, erano le parole che rivolgeva e, a cose più avanzate, il colloquio personale a cui accoglieva i giovani.

Del resto Egli aveva il dono di mutare in vere giornate di Ritiro anche quelle dedicate al passeggio.

Un avvertimento di Gesù Crocifisso lo aveva anche più orientato in questo senso.

Si era progettata una scampagnata in collina, con la merenda, com'era uso in tutte le altre associazioni; ed ecco un messaggio - non sollecitato - di Fra Leopoldo, che avverte da parte di Gesù Crocifisso: « Siano guardinghi a non cercare svaghi di passeggiate di piacere, il che sarebbe inganno del demonio in questa pia Unione tanto seria e santa, eccetto che si tratti di un vero pellegrinaggio col trionfo del Santo Rosario » ( Segretario del C. 14.8 ).

Si giudichi di ciò che fossero le passeggiate dell'Unione dal saggio di quella fatta il 17 agosto 1918, di cui ci dà relazione accuratissima il Catechista Cesone:

"Ad ogni pilone sacro, ci fermiamo a recitare una breve preghiera.

Strada facendo, Egli ci racconta che la via da Pessinetto a Gisola probabilmente fu tracciata dai primi Cristiani: Il Signore, nei primordi della sua Chiesa, accordava la podestà ai suoi Apostoli di operar miracoli.

Ai giorni nostri non è più necessaria tal cosa, avendo la scienza e i libri dato prove indiscutibili circa la divinità della Chiesa.

"I primi Cristiani potevano fare molto, perché erano santi; e anche noi, se vogliamo far del bene, dobbiamo anzitutto santificare noi stessi.

"Si arriva al pilone della Consolata, ai piedi di S. Ignazio; poi salita al Santuario, dove entriamo a recitare il Santo Rosario e la "Divozione a Gesù Crocifisso".

"Sul piazzale, uscendo, incontriamo il Rev. Canonico Giuseppe Allamano, che ci dice: "Son venuto a farmi un po' buono".

Indi, sentito che anche noi avevamo fatto gli Esercizi Spirituali, predicati dal P. Morteo S.J., ci assicura che il medesimo fu sempre esemplare.

Prima Canonico, preferì poi abbracciare lo stato religioso.

"Fratel Teodoreto, contemplando dal muretto antistante il Santuario, ci ammonisce che le magnificenze del creato devono servirci di scala a Dio; poi ci racconta come il Canonico Allamano, poco prima incontrato, sia il Fondatore della Congregazione dei Missionari della Consolata, e dice che non sarebbe da meravigliare se un giorno fosse elevato agli onori degli altari ( È oggi in corso la sua Causa di Beatificazione ).

"Finche sono in vita, i Santi non si conoscono.

Iddio permette persino che talvolta anche due persone sante non siano del medesimo parere.

S. Giovanni Battista de La Salle, ad esempio, fu provato dai suoi Superiori Ecclesiastici.

"Dopo S. Ignazio, si fa la salita al Monte Croce ( punta Serena ).

Appena arrivati, si recita la "Divozione a Gesù Crocifisso".

"Il Fratel Teodoreto dice di avere speranza che la "Divozione" si estenda in tutti i paesi che fanno corona a detto Monte.

"Per mezzodì si è di ritorno alla Villa. Visita al SS.mo Sacramento. Pranzo. Partenza per Torino.

"Giunti nelle vicinanze della Stura, Fratel Teodoreto ci fa osservare che l'acqua passa, non si ferma, ma va al suo fine.

Così l'anima nostra deve tendere a Dio, suo fine supremo.

"Sul treno, recita in comune del Santo Rosario. Preghiere individuali...

"Un buon giovanetto si accompagna con noi; Fratel Teodoreto gli dà una "Divozione" e gli promette di iscriverlo nella pia Unione".

Così anche le passeggiate sono ricche del doppio frutto perseguito dall'Unione: perfezionamento personale e conquista di anime, senza assumere per questo l'aspetto di processioni di flagellanti o .. eresie del genere.

Il relatore colse ogni briciola di edificazione perché non andasse perduta: e non ritenne invece utile registrare « le risate schiette, il buon umore, le battute spiritose e anche le barzellette, che non si peritava di raccontare lo stesso Fratel Teodoreto », da latri ricordate.

E ci piace davvero che fosse così, perché c'è un più sano umano e cristiano equilibrio, e una saggezza maggiore, sapendo tutti che l'arco troppo teso finisce per spezzarsi.

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