Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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La questione finanziaria

L'Unione del SS.mo Crocifisso ha speso già non pochi milioni; e, naturalmente, non li ha trovati per la strada, né li ha potuti spillare dalle tasche dei suoi membri che vivono modestamente con l'umile lavoro quotidiano e hanno impegni di famiglia, né ha scoperto un favoloso tesoro nascosto.

O meglio, il tesoro nascosto lo ha scoperto là dove già cercarono tanti santi: nel pieno abbandono alla Divina Provvidenza.

Si può dire che Fratel Teodoreto non ha predicato altro in merito alle risorse materiali necessarie per la vita dell'Unione e delle sue Opere.

Scrive in una lettera da Pessinetto il 23 ottobre 1943:

"Mi rincresce molto di non essere a Torino per fare il possibile di tranquillizzare un poco la tua sensibilità e quella dei tuoi Confratelli relativamente agli incovenienti prodotti dai tempi che attraversiamo e ripercossi sulla nostra cara Unione.

Quello che posso dirti con sicurezza è che la nostra Unione si trova in mani onnipotenti, cioè nelle mani di Gesù Crocifisso, e in quelle della Madonna nostra amatissima Madre e Consolatrice.

Quindi quando noi abbiamo fatto con tranquillità quello che era possibile, dobbiamo dire alla fantasia di lasciarci dormire in pace perché tutte le difficoltà saranno risolte da Lui che tutto vede e che tutto può, supplicato, se occorre, dall'amorosissima Madre sua e Madre nostra".

È naturale che il più preoccupato, umanamente parlando, fosse il Catechista incaricato della parte finanziaria.

Ed è quindi a lui che Fratel Teodoreto fa più frequenti iniezioni di fiducia soprannaturale.

Lo esorta così:

"È verità di fede che Gesù sta nel tuo cuore... ( "Verremo da Lui e faremo dimora presso di Lui"... "Senza di me non potete far nulla..." ).

"È lui, Gesù, che ha fatto tutto, non Fra Leopoldo, non il Fratel Teodoreto, ma Lui, Gesù!

"Ora tu devi tenere vivo il pensiero di Gesù e domandare a Lui quello che devi fare.

"Da oggi in avanti tu non ci sei più, c'è solo Gesù.

"Farò così anch'io, e ci faremo santi come vuole Gesù.

"Si pela una gatta per volta, perché vi occorrono tutte e due le mani... Prendiamola anche ridendo...

"Gesù è onnipotente, vuol fare Lui. Non sostituirti a Lui.

Qualora anche tu lo potessi fare, quale sarebbe il risultato? Superiore al Suo?

"Quindi sempre con Lui, Gesù fa tutto Lui. Chiedere aiuto alla Madonna". ( Colloquio del 18 gennaio 1949 ).

Qualche volta la conclusione dei colloqui ha il tono faceto di chi davvero si fida del Signore.

Dice: « Siamo tutti e due Giovanni e dobbiamo confidare che il Signore guiderà Lui le cose.

I fondi tarderanno, ma arriveranno! ».

su questi due futuri in « anno » si può riposare tranquilli tanto .. l'anno in corso e anche quelli venturi.

La cosa per lo meno riesce ai Santi: e solo ad essi.

Riesce perché la loro fiducia è posta in Dio e non nell'industria umana.

Fratel Teodoreto raccomanda spesso di non essere attaccati al danaro, di abbandonarsi completamente nelle mani del Signore.

Dice, per esempio: « Adesso voi fate pagare una quota d'iscrizione; diminuitela appena possibile.

Se fate calcoli, il Signore si ritira. Pregate invece molto ... » ( Colloquio del 27 novembre 1930 ).

Dà anche certi consigli che gli ... economisti e gli economi in genere troverebbero assai strani e controproducenti: per esempio quello di « non stare dietro più del necessario a certi Benefattori, così che nulla del programma dell'Unione debba essere sacrificato per cercare i mezzi.

Avere grande fiducia in Dio e non troppo su di una determinata persona.

Il passato è di garanzia per l'avvenire.

Il Signore pensa Lui ».

Fratel Teodoreto considera più efficace d'ogni ricorso umano, l'essere generosi con il Signore: « Non neghiamo nulla al Crocifisso, come fece fin dall'età di cinque anni Santa Teresa del Bambin Gesù, noi cominciamo almeno adesso ». ( Colloquio del 7 febbraio 1931 ).

La fiducia, quand'è eroica, rende anche audaci.

È così che Fratel Teodoreto, quando si trattava di istituire una Scuola Professionale a N. S. della Pace, incoraggiava ad « acquistare terreno più che si può, perché sono opere che continuamente si sviluppano ». ( aprile 1929 ).

Quando sorge il dubbio se tenere tutte e due le sedi per la « Messa del povero », o ridurle a una sola, realizzando qualcosa con la vendita dell'altra, Egli commenta: « Da voi farete niente, ma con la Provvidenza riuscirete a tutto.

Terrete la sede di Corso d'Italia o quella di Via Orvieto o tutte e due, a seconda del volere di Dio ». ( 29 febbraio 1944 ).

Piuttosto ribadiva i suoi antichi concetti: « Fra due mezzi buoni, scegliete sempre il più soprannaturale.

L'Opera è di Dio che, se vuole, la sviluppa, se no ... » ( aprile 1929 ).

Più d'una volta fu chiaro scorgere la risposta del Signore in soccorsi giunti proprio al momento giusto e per le somme occorrenti ...

Allora si facevano preghiere fervide di riconoscenza, commossi più dal segno della divina bontà che dal cessare della preoccupazione.

Fratel Teodoreto non giungeva dove era giunto - in qualche caso almeno - il Cottolengo: a buttar via le ultime monete per preparare il vuoto di cui la Divina Provvidenza pareva avesse bisogno per rifare il pieno.

Era anzi oculato nel custodire quel poco o molto danaro che serviva alle opere della « Unione ».

C'è una « nota » del 21 febbraio 1928 che merita d'essere citata intera, perché ci mostra il nostro Servo di Dio in un atteggiamento piuttosto ... raro.

Scrive il Catechista - economo:

"Ho lavorato in sede col Fratel Teodoreto e Ughetto per la sistemazione della cassaforte dell'Unione a tre chiavi, così voluta e acquistata dal Fratel Teodoreto perché si facessero sempre i dovuti controlli.

Il Fratel Teodoreto a colpi di martello fa un grosso buco nel pavimento dentro un armadio e prepara le assicelle necessarie per mascherare il "morto", dice scherzosamente.

Lo troviamo tutto rannicchiato nell'armadio e impolverato di calcinacci.

Che esempio di umiltà e di previdenza in tutte le cose dell'Unione.

Prevedeva allora che avremmo avuto bisogno della cassaforte e la volle anche di misure notevoli.

Come un padre di famiglia".

Sì, come un padre di famiglia che, non volendo tentare Dio, tiene da conto il poco o molto che al Signore è piaciuto mandare ...

Quel poco o molto che sarà sempre pochissimo, in sé, per fare le grandi opere in realtà attuale, e specialmente la grandissima Casa di Carità, per la quale bisognava proprio attingere alla sola fonte inesauribile che si chiama la Banca della Divina Provvidenza.

Fratel Teodoreto ci aveva un conto corrente aperto che non si è chiuso neppure con la sua morte.

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