Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Direttive spirituali

Si è visto finora quanto Fratel Teodoreto fosse docile nel farsi dirigere dal suo Padre spirituale.

Ma anche Lui ebbe a dirigere sulla via della perfezione non poche anime, e principalmente i membri della sua « Unione ».

Si tratta d'una direzione spirituale in senso lato, poiché Egli ne volle sempre escluso lo stretto dominio della coscienza propriamente detta, circa il quale rinviava per principio al Confessore.

A parte questa restrizione doverosa, Egli esercitò il suo ufficio di guida, tanto nel così detto « colloquio » privato con ognuno dei Catechisti, quanto, e più ampiamente, con la « conferenza » nei Ritiri mensili e negli Esercizi annuali.

La sua « conferenza » era così aderente ai bisogni degli uditori, e di un ordine così pratico, che riusciva ad essere un vero corso di ascetica applicata alle specifiche condizioni dei Catechisti, ognuno dei quali aveva l'impressione del tutto fosse detto a lui in particolare: il che io amo chiamare direzione spirituale collettiva.

Spigolando fra le note che diligentemente furono raccolte, si apre per noi un altro spiraglio sulla vita intima di Fratel Teodoreto, perché egli parlava veramente dall'abbondanza del cuore, e non diceva se non quanto sentiva e praticava per primo.

ecco il riassunto d'un suo trattenimento sulla vita religiosa in genere, nel Ritiro del 4 dicembre 1927:

"Il fine dello stato religioso è di portarsi alla santità e alla perfezione.

Perciò avete l'obbligo di tendervi con tutte le forze.

La perfezione consiste nella carità e unione con Dio, essendo voi distaccati dai beni personali, con la povertà; dal corpo, con la castità; e dal proprio io con l'obbedienza.

Lo stato religioso è il più opportuno per unirsi a Dio.

"Coi Voti si è come inchiodati sulla Croce.

Questo è appunto ciò che scriveva Galliano Cotti: "La mia morte ricorderà l'agonia di Gesù sulla Croce!".

"Essere collegati nel numero degli eletti, non solo, ma nella società dei perfetti. ( S. Bernardo ).

"Non si diventa perfetti tutto in una volta, perché la perfezione è frutto d'un assiduo e faticoso sforzo.

Per arrivare alla perfezione, bisogna mirarvi come a meta suprema; essa può sempre crescere e farsi più completa.

"S'intende la "perfezione particolare del proprio stato", così come i fanciulli sono perfetti secondo la loro età.

"Si deve tendere a questa squisita condizione, ma non si è obbligati ad averla.

"I Consigli evangelici sono mezzi che aiutano a giungere alla perfezione: segno che il fine non è ancora ottenuto.

Non perdere mai la mira della santità...

"I Religiosi hanno i mezzi per arrivare alla perfezione; perciò si può esigere di più dai Religiosi che non dai semplici fedeli.

"I Padri chiamavano lo stato religioso angelico, e i Religiosi angeli.

"Essere nel mondo e non essere del mondo.

Vivere nella carne e rinnegare la carne.

Quello che fanno gli angeli in cielo lo eseguiscono pure i religiosi sulla terra.

"Il Signore ha fatto miracoli per portarci a questo stato.

Misero perciò quel religioso che non si diporta come Dio vuole.

"Il religioso ha più doni, ma per questa stessa ragione ha più responsabilità degli altri.

"Non vi sono uomini migliori dei buoni religiosi; ma non vi è gente più cattiva che i cattivi religiosi".

Questo non è che un preambolo generico, necessario come base di partenza, non ancora applicato alla particolare condizione di Religiosi viventi in famiglia, poiché in realtà così vivevano i Catechisti, anche prima che il loro modo di vita avesse avuto la sanzione del riconoscimento giuridico.

Ecco, ora Fratel Teodoreto parla proprio per il loro stato specifico:

"La vita religiosa nel mondo esige un combattimento continuo, più assai che non in convento; se non lottate, perite.

"Non prego - disse Gesù - che tu li tolga dal mondo, ma che li liberi dal male!"

Bella preghiera, durante la quale Gesù guardava anche a voi...

"Dio chiama dove vuole: Egli ha libertà di scelta, ha la prescienza di quanto accadrà e quindi coordina le varie vocazioni al trionfo del suo regno.

"Egli sa se in Italia, fra 30-40 anni, sarà meglio avere dei Religiosi in sottana, o dissimulati nella vita comune di famiglia e di società.

"Mi impressiona molto il detto di Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo: "L'Ordine che sorgerà è per salvare il mondo" ". ( Esercizi del 1935 ).

"Vigilate molto nell'ammettere gli Aspiranti: solo i migliori.

Meglio essere pochi, ma ferventi.

Varie Congregazioni sono perite, perché non vi si osservavano più le Regole.

L'osservanza del Regolamento è il riassunto di tutti i vostri doveri.

"Quanto alla povertà, l'importante è che siate distaccati dai beni con l'affetto e la volontà.

Vi sono tanti che amministrano i loro beni, come degli incaricati, senza metterci il cuore...

È più difficile che non possedere affatto danaro, come i Religiosi in convento.

"Voi dovete praticare una virtù superiore a quella di chi vive nei monasteri.

"Come il roveto visto da Mosè, siete in mezzo al fuoco e non dovete bruciare.

"Vi trovate nella necessità di farvi santi; non potete essere tiepidi: o santi o freddi! o vincete o siete vinti!" ( Ritiro del 9 marzo 1939 ).

I mezzi di santificazione?

Ne suggerisce parecchi, in vari tempi, secondo le opportunità: gli uni a integrazione degli altri, senza fare di nessuno un tabù, senza esclusione di qualsiasi buona norma che abbia dato le sue buone prove nel passato.

Una volta, ad esempio, insiste su tre mezzi principali: il « colloquio », la « confessione ben fatta da Confessore fisso », la « giocondità ».

"Il colloquio vi darà l'unità.

Preparatevi bene ad esso, e ricordate che il vostro Superiore ( il Catechista eletto a tale ufficio ), trovandosi nella stessa vostra condizione, potrà darvi suggerimenti e aiuti più adatti che chiunque altro" ( 1° febbraio 1938 ).

Fratel Teodoreto ha tenerezze e attenzioni paterne per i Catechisti.

Si esprime a volte così:

"Un Confessore mi ha detto: "Il Signore Le ha dato questi figliuoli";

quindi vi ripeto: "Cari Figliuoli, siate uniti e vogliatevi bene come fratelli" ".

E ricorda loro i doveri della pietà verso il loro vero Padre che è lassù:

"Recita quotidiana della "Divozione", che ci garantisce la grazia di una buona morte. ( A questo proposito, richiama il Fratel Macedonio e la sua santa morte ).

"Tenere il SS. Crocifisso nel taschino, per poterlo guardare e baciare sovente.

"La visita quotidiana al SS. Sacramento: è come un appuntamento col Divino Ospite...

"L'uso frequente della Comunione spirituale, sorgente di grazie: ... se no, niente da fare!

"La ripetizione di giaculatorie, specialmente: "Sacro Cuore di Gesù, venga il tuo Regno".

"Venga il tuo Regno nell'Unione.

Di ciò il demonio non è contento; perciò cerca di guastare, perché vede che dall'Unione usciranno dei campioni.

( S. Giovanni si era un po' separato dagli altri Apostoli; S. Pietro ne chiese la ragione e Gesù gli rispose: - Non pensarci, tu seguimi! - ).

"La Santa Comunione, centro d'amore dell'intera giornata".

( Ritiro d'Ognissanti 1935 ).

Altra volta, prendendo, con vivo senso d'opportunità, lo spunto dall'aver dovuto i Catechisti esercitare la pazienza per aspettare che fosse pronta la colazione, parla appunto di questa necessarissima virtù:

"Vi sono dei gradi nella pazienza:

"1° - Non fare atti esterni contro.

Si può piangere e gemere, come Gesù nel Getsemani, dicendo: "Se è possibile, passi da me questo calice!".

"2° - Conformarsi al divin beneplacito; porsi nella santa indifferenza, disporsi a fare soltanto la Volontà di Dio, e come Lui ripetere: "Non la mia volontà sia fatta, ma la Tua!".

"3° - Godere come Gesù nel dolore: come Lui andare incontro a Suoi nemici, e abbracciare spontaneamente la Croce.

"Pazienza nelle cose materiali e in quelle spirituali.

"Nelle cose spirituali dovremo usare molta pazienza per non scoraggiarci.

"La tristezza si combatte con la pazienza".

( Ritiro del 19 marzo 1924 ).

Una delle preoccupazioni del giovane Istituto era lo scarso numero dei suoi membri.

e Fratel Teodoreto ne trae motivo per stimolare a un fervore più grande:

"Vi saranno molte cause, ma la principale forse è la mancanza di fervore.

Di Congregazioni di tiepidi ve ne sono purtroppo molte e il Signore pensa che di tali Congregazioni non sia il caso di formarne delle nuove.

Confessiamolo di non essere stati molto ferventi e animiamoci a diventarlo.

"Si afferma che Maria SS. ha fatto miracoli per mandare novizi in quelle Congregazioni dove effettivamente i membri trovano la facilità di farsi santi.

Così ha mandato S. Giovanni Berchmans e S. Stanislao Kostka ai Gesuiti... "

( 22 aprile 1942 ).

Per finire su questo soggetto, citerò ancora due documenti.

Il primo dei quali è una lettera del Fratel Teodoreto scritta da Roma ai suoi Catechisti: vi si vede chiaramente l'uomo di Dio, che da ogni occasione - comprese quelle che potrebbero essere distraenti - trae motivi di infervorare se stesso e le anime a lui affidate, alle quali parla con tanta austera tenerezza:

Roma, 25 luglio 1925.

Viva Gesù nei nostri cuori! Sempre!

Miei carissimi Catechisti!

"Ho aspettato a scrivere per potervi dire che oggi sono stato ricevuto dal Papa.

Gli ho baciato la Mano, mi ha dato la Benedizione!

"Quella Benedizione si è estesa fino a voi tutti, o Carissimi, perché il pensiero mio vi tiene presenti in tutti i momenti solenni e intimi.

"Ho potuto fare le 12 visite alle Basiliche per l'acquisto del Giubileo, e in ogni visita vi ho ricordati.

"E come potrei dimenticarvi in questa Roma, dove tutto mi parla di martiri, di spirito di sacrificio, proprio di quello spirito che deve animare tutti voi, per sacrificarvi e martirizzarvi un poco ogni domenica?

"Coraggio, o Carissimi, superiamo le difficoltà, e il trionfo dei martiri sarà pure il trionfo nostro.

"Dopo aver visto il Rappresentante di Gesù Cristo, non solo dare ai bambini la Mano a baciare come faceva con tutti i presenti nella sala di ricevimento, ma posare quella sacra Mano sul loro capo, in segno di predilezione, mi sono rallegrato una volta di più per il favore largitoci da Dio col chiamarci a far del bene alla gioventù.

I fanciulli sono i prediletti di Gesù, e il suo Vicario oggi me lo dimostrò ancora una volta, per aiutarci a vincere tutte le difficoltà che si incontrano nel fare il catechismo e nell'occuparsi dell'Oratorio.

"Dopo l'udienza del Papa, mi recai al Colosseo, dove tanti martiri lasciarono la vita per Gesù Cristo.

Nel passare su quell'arena, mi figuravo vedere saltar fuori le belve per divorare i gruppi di Cristiani di tutte le età e condizioni che, fortificati dalla SS. Comunione, sospiravano il momento di essere fatti alla loro volta frumento di Gesù Cristo sotto i denti delle belve, e raggiungere la palma della gloria.

"Accanto al Colosseo, c'è la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, e in mezzo di essa un'iscrizione dice: "Qui furono martirizzati i Santi Giovanni e Paolo".

"Quasi tutte le Chiese di Roma sorsero sul luogo del martirio del Santo di cui portano il nome, a cominciare da S Pietro e da S. Paolo, ecc.

"Ecco il trionfo, anche su questa terra, del sacrificio! Coraggio adunque!

"Noi non pretenderemo tali trionfi, ma in proporzione del nostro sacrificio avremo la ricompensa.

"Domani comincio il Ritiro di 8 giorni, e nelle preghiere, specialmente nella Via Crucis di ogni giorni, vi ricorderò.

"Mi raccomando alle preghiere vostre.

"Spero di vedervi nel secondo sabato di agosto.

Vi stringo tutti nel Cuore sacratissimo di Gesù Crocifisso.

Tutto vostro aff.mo
Fr. Teodoreto

Il secondo documento è la relazione che il Can. Michele Peyron, vero uomo di Dio, fa d'un viaggio a Roma compiuto con Fratel Teodoreto.

Negli atteggiamenti suoi, nelle parole raccolte diligentemente dalle sue labbra, si apre più d'uno spiraglio sull'intimo suo:

"Incontrato un giorno Fratel Teodoreto, l'ho avvicinato con la seguente frase: - Fratel Teodoreto, verrebbe con me a Roma in udienza del Santo Padre? -

- Certo che è bello - mi rispose - ma io sono Religioso, non posso disporre.

- La Provvidenza ha pensato a tutto: Le offre il viaggio. Lei avrebbe solo da portare se stesso.

- Ma io sono Religioso! -

- E se i Superiori Le dicessero di sì? Vuole rifiutare un dono della Provvidenza?...

Può vedere il S. Padre; parlarGli, chiederGli grazie per i Suoi Catechisti!

Domandi al Superiore e poi mi darà la risposta. -

- Chiederò - mi disse, ( ma con una faccia, un tono ... come ripetendomi" ma io sono Religioso!" ).

La risposta venne e fu affermativa.

"Me lo vedo in treno, e mi ricordo di una lunga bottiglia di latte, dalla quale ha bevuto qualche sorso in quella sera di viaggio.

"In treno, poche parole e molto raccoglimento.

"Ecco alcune parole che abbiamo raccolto durante il viaggio.

Ha sottolineato l'importanza, nella vita spirituale, della calma, della tranquillità di spirito.

Niente quindi agitazione ed irrequietezza nell'anima.

Fra Leopoldo incominciò a salire nella perfezione quando ebbe incominciato ad amare e a meditare il Crocifisso...

Il Signore domanda sempre riparazione.

Bisogna essere vittime, non solo di nome, ma anche di fatto...

Bisogna ricordarsi del buon Dio spesso durante il giorno e ripetere giaculatorie, per es. "Gesù mio, misericordia... ".

All'udienza con il S. Padre PioXII ( 8 ottobre 1942 ).

"Appena giunto il S. Padre, avuto un cenno da chi lo accompagnava che potevo parlarGli, Gli ho subito presentato per primo Fratel Teodoreto, dicendo: - Qui, Santo Padre, c'è Fratel Teodoreto, confondatore, con Fra Leopoldo, di cui si è già iniziata la causa di Beatificazione col processo Diocesano, dei "Catechisti del SS. Crocifisso". -

"Il Santo Padre disse solo: - Bravo, Fratello! -

"Poi si parlò delle varie attività dei Catechisti, della Casa di Carità, della Messa del povero...

Il Santo Padre si interessò di tutto: poi, invitato a lasciare un messaggio, disse: - Dica ai Catechisti che non vi è apostolato migliore di quello del catechismo, specie ai piccoli e ai poveri, in questo tempo di ignoranza religiosa. -

"Il Fratello dava anche al Santo Padre un foglio, dove era segnata l'attività dell'Unione, e riceveva una larga Benedizione per tutti.

"Pure il Santo Padre gli benediceva un Crocifisso d'avorio con segnate le stazioni della Via Crucis ( Crocifisso che egli avevo regalato prima dell'udienza ).

"In attesa di Sua Santità, abbiamo notato che il Fratello tremava; il suo volto però era calmo, sorridente e raccolto in preghiera.

Durante l'udienza è diventato molto rosso, non ha quasi parlato; sembrava, sentendo parlare di cose sue, fosse quasi imbarazzato...

"Abbiamo sul nostro taccuino alcune altre sue frasi, colte così a volo in risposta ad alcune domande:

- Bisogna sempre essere contenti, qualunque cosa capiti.

Mettere tutto nel Cuore di Gesù e di Maria; allora noi non avremo più da pensarci: penseranno Loro a tutto.

- Dio dà l'ispirazione e la vocazione adatta ai bisogni, secondo le necessità dei tempi.

- Guardata con gli occhi della Fede, la vita è bella: bisogna mantenersi tranquilli, non affrettarsi né affligersi mai di niente; mettere tutto nelle mani del Signore...

Lui farà il resto... Noi abbiamo fatto umanamente quello che si è potuto.

- In ogni opera, il Signore fa vedere il granello, ma non la pianta.

Il tempo ha il suo valore e il suo limite.

Il Signore non rifiuta gli operai; vuole salvare gli uomini con gli uomini, le anime con le anime.

Armarsi di costanza; tirarla a lungo; fino a che è possibili, sempre lavorare; se poi non si riesce, si fa un'altra provvista di preghiere e di costanza, fino a che il Signore manifesti la Sua volontà.

- Chi si aggrappa alla Croce, non fa naufragio.

Se l'interno è fatto, l'esterno verrà... Con la pazienza, si abbatteranno tutte le difficoltà.

- È bene stare alle direttive di chi rappresenta Dio: e chi rappresenta Dio per le anime è il Direttore Spirituale.

Ubbidienza sempre, e vedere in lui il Signore: la sua parola è la parola di Dio; tutto quello che ordina via via, sono ordini di Dio; le sue precauzioni sono precauzioni di Dio.

Il Direttore Spirituale basta; a volte cercare di più è tentare Dio; bisogna stare tranquilli senza timore e mantenersi allegri...

- Vedere con gli occhi di Dio. Fare tutto per Iddio, prendere tutto da Dio.

Queste cose si capiscono con la meditazione".

E noi da queste cose si capisce soprattutto come Fratel Teodoreto fosse un'anima tutta del Signore, proprio di quelle con cui Dio compie le opere sue.

Che sia un uomo di Dio lo si capisce anche da semplici lettere ch'Egli scrive, le quali, pur senza essere rivolte ai suoi Catechisti, hanno sapore di vera sebbene discretissima direzione spirituale.

Ad esempio, cito le tre seguenti, che ricevo proprio oggi in copia, ch'Egli rivolse a un ex alunno dei Fratelli di Biella.

costui, avendolo udito parlare una volta, quando ancora frequentava il « Lamarmora », fu preso di tanta ammirazione per il santo religioso, che continuò a lungo con Lui la relazione epistolare.

Torino, 3 ottobre 1946.

Carissimo Luigi,

la tua sofferenza potrebbe essere la purificazione che Dio, bontà infinita e Padre amorosissimo, opera nell'anima tua per unirla sempre più a Gesù Crocifisso, che ha sofferto l'agonia, tanto da sudar sangue.

Se fosse così, saresti un'anima privilegiata e veramente fortunata.

Piglia la tua sofferenza in tal senso e sta tranquillo ai piedi della Croce guardando col pensiero e coll'affetto, ora il Crocifisso, ora l'Addolorata aspettando da Loro il conforto.

Fatti coraggio; continuerò a ricordarti ogni giorno nella Divozione a Gesù Crocifisso.

Tuo sempre aff.mo
Fr. Teodoreto

Torino, 10 novembre 1946

Carissimo Luigi,

dopo il nostro incontro a Biella, la mia visita ad Oropa e la tua lettera del 15 agosto, non ci siamo più scritto, ma ci siamo ricordati nelle preghiere.

Nella tua lettera, scrivendo alla Madonna dicevi: "Preghiamola che ci faccia santi!"

È la preghiera che al Cottolengo è ripetuta da tutti, religiosi e ricoverati, almeno 50 volte al giorno: "Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi!".

Diciamola qualche volta anche noi e cerchiamo di effettuarla.

Mentre continuo a pregare secondo le tue intenzioni, mi raccomando alle tue preghiere e mi riaffermo in Gesù, Maria e Giuseppe,

aff.mo
Fr. Teodoreto

Torino, 15 marzo 1947

Carissimo Luigi,

ti ringrazio tanto tanto della tua carissima lettera sulla divozione al grande San Giuseppe e sulla fiducia che dobbiamo avere nella sua potente protezione per ottenerci la grazia delle grazie, quella di fare una buona morte.

Continueremo dunque a pregare questo Gran Santo per noi e per tutti, ma specialmente per i nostri cari.

Ti ringrazio dell'oblazione e prego il Signore di ricompensarti abbondantemente.

Siamo vicini alla festa del grande San Giuseppe e in quel giorno ci uniremo nella preghiera in modo particolare.

Con vivo affetto in Gesù, Maria e Giuseppe

tuo sempre aff.mo
Fr. Teodoreto

Così anche con lo scritto il Fratel Teodoreto diffuse luce di pie esortazioni, di santi consigli, lasciando trasparire in ogni riga, per quanto scarna, la dovizia dei suoi doni interiori.

Prima di chiudere questa parte relativa alla vita intima di Fratel Teodoreto, sarà quasi superfluo far rivelare quel che ogni lettore poté notar da solo: che, cioè, il suo « Itinerario a Dio » non fu per le vie straordinarie della mistica, né di carismi eccezionali e strepitosi, come sarebbero rivelazioni, miracoli,profezia ecc.

Sebbene fosse nella più intima amicizia con Fra Leopoldo al quale quotidianamente, può dirsi, Gesù crocifisso e la Madona si comunicavano in concreti colloqui, Egli non godeva di favori simili.

Quando sentiva l'utilità d'una parola rassicuratrice da parte di Gesù, la chiedeva tramite il suo santo amico francescano e sempre la otteneva.

Questo comportamento abituale del Signore nei suoi riguardi, ebbe, a nostra conoscenza, una sola eccezione.

Nel Diario di fra Leopoldo, sotto la data del 14 febbraio 1918, si legge: « Durante il santo Rosario Gesù mi fece scrivere così: "Ho permesso che il Fratel Teodoreto avesse questa visione affinché chi riprenderà il suo posto, non stia inerte, ma lavori incessantemente.

Ho scelto voi due per mostrare la via del Signore".

Parole che sarebbero rimaste un enigma per noir se, fortunatamente, un Catechista che aveva tanta rispettosa famigliarità con Fratel Teodoreto, non avesse osato, nel settembre 1940, chiedergliene spiegazione.

Ed ecco la risposta che ne ottenne:

"Il fatto non torna a mia lode; tuttavia devo confessare tutta la verità a mia confusione e per l'onore di Dio.

Veramente non credevo lì per lì che si trattasse di una vera visione; ma il Signore me ne diede una conferma con il predetto scritto.

"La cosa si svolse così: quel giorno mi ero alzato, come al solito, al suono della campana alle quattro e mezza e avevo partecipato alla Meditazione e alla S. Messa con la Comunità.

Dopo, avendo una mezza oretta libera e sentendomi stanco e un po' indisposto, mi adagiai sul letto e mi addormentai.

"Fu allora che mi comparve Maria Santissima e mi invitò ad alzarmi, indicandomi il molto lavoro che dovevo fare per l' "Unione" e raccomandandomi di vincere la pigrizia".

Nella qual candida confessione non sappiamo se più ammirabile la semplicità e umiltà del Servo di Dio o le esigenze che avevano con lui il Signore e la Sua Santissima Madre, tacciando di « pigrizia » un breve riposo, al quale è ben difficile egli si fosse abbandonato se non per stanchezza eccezionale.

e così la sola comunicazione celeste fuori delle vie ordinarie sarebbe stata per dare a Fratel Teodoreto una materna tiratine d'orecchie? ...

O questa non era piuttosto destinata, come monito preventivo, ai suoi collaboratori di allora e di poi? ...

Certo si è che per quell'affettuosa unica riprensione, mille volte il Servo di Dio sentì nell'anima il dolce delle divine carezze e quella gran pace interiore ch'è il tesoro più grande per l'uomo vivente di fede, mentre nella penombra delle vie comuni cammina verso il regno della luce senza tramonto.

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