Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Le malattie precedenti

Dalla prima malattia guarì in modo che ha del sorprendente, o quasi direi del miracoloso.

Tra le varie relazioni sul fatto, concordi tutte nel fondo, con qualche variazione appena di circostanze, preferisco quella di Fr. Anastasio che esattamente informa come segue:

"Il Fratel Teodoreto era degente a Grugliasco per nefrite acuta, e il dottore dava ben poca speranza di una pronta e sicura guarigione.

Il malato aveva una rassegnazione da angelo.

La sua voce era solo di preghiera.

Un giorno, riceve dal suo grande amico e corrispondente, fra Leopoldo Maria Musso francescano, questo biglietto:

"Car.mo Fratel Teodoreto, Gesù Crocifisso mi disse che, appena riceverà questo scritto, torni alla sua S. Pelagia".

Infatti il male cessò d'un tratto, e il malato, obbediente agli ordini divini, tornò a Torino a riprendere il suo usato lavoro".

Il Fr. Ippolito, allora Direttore Generale della Casa di Grugliasco, dice appunto, riferendosi a questo caso, che un certo mattino d'improvviso Fratel Teodoreto scomparve dall'infermeria, del tutto guarito, senza ch'egli abbia potuto lì per lì rendersi esatto conto di ciò che fosse avvenuto.

Se non miracoloso, fu certo sempre mirabile il comportamento del Fratel Teodoreto nelle sue varie infermità.

La sua rassegnazione, o meglio, la sua conformità al volere di Dio, risultò sempre perfetta.

anche a questo riguardo, meglio d'ogni altro c'informa il Fr. Anastasio, che, dopo averlo assistito ogni volta quanto più a lungo gli riusciva, fu poi diligentissimo nel comunicare i suoi ricordi:

"Nelle ore più gravi, mi diceva umilmente: "Se faccio qualche cosa che possa dispiacere a Gesù, mi avverta!".

"Più volte le molte preghiere ottennero la sua guarigione, ed Egli diceva allora: "Se fossi partito, non avrei più dato fastidio a nessuno".

Però subito aggiungeva: "Se il Signore desidera che resti ancora per lavorare, eccomi pronto!" ...

"Tormentato dalla sete, che la nefrite con febbre acuisce grandemente, chiedeva spesso acqua fresca.

Io, temendo avesse a fargli male, osai dirgli una volta che Gesù in Croce, pure assetato, non volle bere.

Da quel giorno, quando la sete lo tormentava maggiormente, mormorava solo: "Se crede darmi un po' d'acqua e vino, ..."."

Negli ultimi anni Fratel Teodoreto, oltre la nefrite sempre in agguato, ebbe a sopportare altre gravi infermità di nuovo genere.

Nell'agosto 1949 fu colpito da emorragia cerebrale.

Ne guarì, rimanendo tuttavia per sempre offeso nell'uso della parola.

Un nuovo attacco emorragico cerebrale lo colpì nel gennaio 1954: ne ebbe per più d'un mese; ma anche questa volta il male fu scongiurato, finché sopraggiunse la fatale ricaduta del maggio.

È soprattutto all'incidente del gennaio e alle conseguenti soste in infermeria che si riferiscono alcune preziose testimonianze del compianto Fr. Arcangelo: egli le  raccolse, quasi fedele segretario, dalle labbra di Suor Anselmina Celotto, ottima religiosa e abile infermiera, cui toccò la ventura di assistere Fratel Teodoreto nelle malattie degli anni da Lui trascorsi al Collegio San Giuseppe, fino all'ultima infermità.

stralcio qualche particolare edificante:

"Fu ospite mio la prima volta, dopo un "colpo", ripetutosi a distanza di anni dal primo che lo aveva colto su in Villa.

Me lo portarono semiparalizzato, privo di conoscenza, con la caratteristica bocca deformata.

Adagiatolo su di un letto, gli praticai subito una iniezione che si manifestò efficace.

I Fratelli presenti constatarono commossi come il primo palpito di ripresa coincidesse con l'invocazione a Gesù Crocifisso, suggeritagli da Fr. Cecilio.

Quel caro nome sembrò svegliarlo dal sonno, facendogli rifiorire il sorriso sulle labbra contratte.

"Non ridico la sua gioia nel poter ricevere ogni mattina la santa Comunione nella cameretta linda e ornata di qualche fiore.

Gliela leggevo in viso quando, la sera, andavo a salutarlo e a preparare il tavolino, con la tovaglia e i candelieri.

"Ubbidiva come un bambino, attenendosi alle mie disposizioni, serenamente, anche quando lo potevano qualche poco contrariare, sempre contento di tutto, manifestando la riconoscenza per ogni piccolo servizio.

"Era di una esattezza ammirevole nel sottomettersi alle cure e alle disposizioni mediche.

Vedendomi entrare in camera con la siringa delle iniezioni, scattava e si disponeva alla piccola operazione, con una prontezza tale che un giorno gli dissi, ridendo: "Ma, Fratel Teodoreto, mi pare che Lei sia piuttosto ghiotto d'iniezioni! ..."

Al che rispose un po' confuso: "Il dovere, Suora, il dovere!".

"Ristabilitosi abbastanza bene, dopo il primo soggiorno in infermeria, ritornò nella propria camera.

Passarono così vari mesi, durante i quali venne giornalmente a farci la sua visitina.

Fu durante queste visite che mi accorsi di certi suoi... pellegrinaggi alla camera d'isolamento, dov'era stato ospite.

Rimaneva qualche poco ai piedi del letto ( lo stesso su cui sarebbe poi morto ) in serena meditazione!

Lo volli interrogare, un giorno, scherzando: "Fratel Teodoreto, mi pare abbia il cuore un po' attaccato a quel letto... "

"Oh, Suora" - rispose - "quante grazie!... "

Probabilmente alludeva a quelle ricevute durante il precedente soggiorno in infermeria, ma... chissà che non precorresse gli avvenimenti, e si disponesse alla grazia delle grazie, l'incontro con il suo amato Signore, che ivi gli si sarebbe manifestato!... ".

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