Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

Indice

Fama di santità vera e propria

Sull'argomento ci riferisce qualcosa, prima d'ogni altro, il Fr. Angelo ( quello che chiamano "Angioletto" a causa delle sue ridottissime dimensioni! ) che di queste cose parla con particolare competenza, essendo Postulatore della Causa di suo zio, Don Balbiano; inoltre si trovò in circostanze favorevoli a constatarlo passivamente, o magari a « far cantare » la gente: ed ebbe poi la diligenza di comunicarmelo.

Informa dunque come segue:

"Durante l'ultima guerra io, come economo dell'Istituto La Salle, ero sempre in giro per Torino a cercare qualche provvigione o a sbrigare qualche pratica; e in questo pellegrinare ho potuto rendermi conto quanto fosse grande il numero delle persone che conoscevano il Fratel Teodoreto e lo stimavano come un santo.

"Per le vie, sui tram, negli uffici più disparati e nei luoghi più impensati, mi capitava sovente di trovare qualcuno che mi diceva:

"Vede il Fratel Teodoreto? Se lo vede, gli dica che si ricordi di me e gli raccomandi la tal cosa: gli dica che preghi per la riuscita della tal'altra; gli dica che tal affare è riuscito bene e adesso preghi per tal altro...".

"Tutti ponevano nelle sue preghiere una fiducia illimitata.

"Una volta, tra le altre, rimasi veramente commosso.

Mi trovavo sul tram n. 4, in via Garibaldi; tutti i posti a sedere erano occupati, mentre il passaggio centrale era libero; io mi trovavo, in fondo alla vettura.

"A una fermata, salì un vecchietto con tanto di bastone; appena mi vide, mi rivolse la parola ( piuttosto forte, forse perché oltre alla distanza era anche un po' duro d'orecchi ) e mi disse:

"Fratello, vede il Fratel Teodoreto?" - "Lo vedrò in questi giorni", risposi.

- "Se lo vede, lo saluti da parte mia; io mi chiamo così e così, sono un suo allievo, e gli dica che per me, perché sa, il Fratel Teodoreto è un santo e, se prega per me, sono fortunato!"

Preso il biglietto, venendo verso di me, continuava il suo elogio, mentre tutti i presenti stavano a bocca aperta a udire un panegirico così sincero e spontaneo.

"Io, come ho detto, ne rimasi commosso, e ricordo che dissi tra me: "Caro il mio Fratel Teodoreto, non sa che in questo momento sta facendo la predica qui sul tram e che dà lode a Dio con le sue virtù!".

"L'avvocato Luera mi diceva una volta testualmente: "Io, per dovere del mio ufficio, di quando in quando devo trattare col Ministro dei Lavori Pubblici.

Lì per lì sono preso talvolta da un po' di soggezione; ma poi ragiono e mi dico: Infine, ognuno fa il mestiere suo; io faccio l'avvocato e lui il Ministro... Così, dopo qualche minuto, la soggezione scompare.

Ma quando mi trovo davanti a Fratel Teodoreto, sono più niente; Egli è il colosso, l'uomo di Dio, io sono un povero pigmeo"!

"Eppure il Fratel Teodoreto non era affatto l'uomo che desse soggezione; ma, suo malgrado, imponeva con il suo contegno e con la fama delle sue virtù.

"Durante una muta di Esercizi al Collegio San Giuseppe, dettati da un noto Padre Gesuita, questi in una predica, alludendo al Fratel Teodoreto, disse chiaramente: "... del resto dei santi ne avete tra di voi; non è un mistero per nessuno, poiché a Torino se ne parla liberamente...!"

"Una volta, mi trovavo nel corridoio d'ingresso del Collegio San Giuseppe, con l'Ispettore del medesimo, Fr. Clemenzio e il Can. Pio Battist, Notaio dei Processi di Beatificazione che si svolgono nella Curia Torinese.

Si parlava del Processo di Don Balbiano, allora in corso, quando passò vicino a noi il Fratel Teodoreto; appena si fu allontanato il Can. Battist, indicandolo, disse: "A quello lì sì che faremo un bel processo!".

"Le citazioni potrebbero continuare all'indefinito, poiché della fama di santità del Fratel Teodoreto ne sento parlare da ben cinquanta anni, e sempre l'ho inteso chiamare "il santo Fratel Teodoreto".

Dirò piuttosto che in Lui ho avuto una risposta del fatto che la fama di santità non si può inventare ma neppure distruggere".

Prezioso senza dubbio il giudizio tanto esplicito d'un intendente quale il Can. Pio Battist; così quello che a me esprimeva, in occasione del primo anniversario della morte, il Teol. Quaglia, parimenti Membro del Tribunale per i Processi Diocesani, in questi precisi termini: « Fra tutte, ci sono due Cause torinesi che riscuoteranno il più unanime consenso: quella di Mons. Paleari e quella di Fratel Teodoreto ».

Di non minor valore le parole dette dal Rev. Padre Piombino, barnabita e direttore spirituale del Nostro, dopo una visita fattagli in Collegio durante una delle sue ultime infermità: « Abbiate tanta cura di quest'uomo, perché è una reliquia » ( Fr. Ireneo ).

Fu detto spiritosamente che nessuno è grande dinanzi ai suoi domestici: sono in troppo intimo contatto quotidiano, per non rilevare le miserie e i difetti propri della natura umana.

E in questo senso, la fama di santità che si gode in casa è proprio di prima qualità!

Ho nell'orecchio ancora una esclamazione riferitami da chi lo poteva saper bene, di taluni parenti d'un Servo di Dio:

« Santo nostro zio? ... Forse per quei che lo vedevano di fuori! »; e potrei citare il nome di altri religiosi sulla cui santità reale ci sono tra i Confratelli opinioni contrastanti.

Ecco invece quello che scrive il direttore Fr. Dante a proposito del Fratel Teodoreto:

"Ho l'impressione che la fama di santità l'abbia seguito da sempre.

Certo, negli ultimi anni della sua vita era tale, non dico soltanto in Collegio e tra gli alunni, ma in tutta la città, che non saprei pensare maggiore.

"Comandato spesso dal Fr. Vice Direttore per assistenze agli alunni e per fare lezioni di religione nelle classi, Egli, che articolava le parole a stento e che udiva poco o nulla, riusciva a conquidere i ragazzi esclusivamente per quello che si può veramente dire "odore di santità".

"La sua morte fu una eccezionale dimostrazione della fama di santità di cui Fratel Teodoreto godeva, anche presso le autorità cittadine, Sua Em. il Cardinale Arcivescovo, S. E. Mons. Bottino, Vescovo Ausiliare, il Sindaco, ecc. le migliaia di persone che lo visitavano nella camera ardente, pregavano per sé, non per Lui, gli facevano toccare oggetti, corone!...

"Come si può avere la fama di santità di cui godeva Fratel Teodoreto tra i suoi Confratelli che gli vivevano continuamente al fianco, senza essere davvero un santo?

"Quanti si raccomandavano alle sue preghiere! Io stesso ho avuto due casi quasi miracolosi!...".

Ecco un'altra testimonianza - quella del Fr. Flaviano, direttore di Bengasi - che qui riferisco per chi ama la documentazione esotica; e anche per dimostrare che bastavano pochi giorni od ore di permanenza in un luogo, perché Fratel Teodoreto se ne partisse poi con delle ... bolle di canonizzazione anticipate sul conto suo:

"Nell'anno 1932, il Fratel Teodoreto accompagnò il Visitatore Fr. Felice, già sofferente di cuore, nella visita regolare alle Comunità della Libia.

Furono a Bengasi nei giorni 9-10-11 novembre, provenienti da Tripoli, via mare.

"La casa, ancora sistemata nei vecchi locali della Missione in via Bisekri, non offriva alcun conforto, dopo un viaggio che dovette riuscire molto faticoso ai due viaggiatori.

"Il Fratel Teodoreto peraltro non diede alcun segno di malessere o fatica.

Conversando, anzi, teneva un contegno allegro e spigliato; partecipò alle visite alle Autorità che i Superiori erano soliti fare in tali circostanze e, con la Comunità, partecipò a una gita in automobile a Barce, a 100 Km. da Bengasi sul Gebel Cirenaico.

"L'ambiente religioso di Bengasi fu subito colpito dall'aria di santità che emanava dal suo aspetto sereno e distinto.

I Padri Francescani e le Suore d'Ivrea espressero poi questa loro impressione ai Fratelli.

"Le Suore d'Ivrea lo richiesero anzi di una conferenza alla loro scolaresca, ciò che egli fece con tutta semplicità e buona grazia, trattando il suo argomento preferito: il SS.mo Crocifisso.

A distanza di anni, le buone Religiose ricordano ancora il Santo Fratello e le sue fervorose esortazioni.

"Nella vecchia Scuola del Vicariato Apostolico in via Bisekri, prosperava allora un folto nucleo di giovani dell'Unione del SS.mo Crocifisso, sotto la direzione di Fr. Eusebio di Maria; era diviso in tre sezioni: aspiranti, soci effettivi, gruppo del Vangelo.

Il Fratel Teodoreto partecipò alle loro singole adunanze, rivolgendo a tutti la sua parola molto gradita e attesa, proprio perché si aveva l'impressione che parlava un santo".

Ancora qualche testimonianza, così, scegliendo nel mazzo di quelle rimase sul tavolo, come vien viene.

"L'ex-alunno Sig. Pietro Fabbri ci scrive:

"Mi piace ricordare che, quando frequentavo le scuole dei Fratelli, le mamme dei miei compagni che non conoscevano di nome il Fratel Teodoreto, si limitavano a chiamarlo "il Santo".

Egli era, dunque, il Santo per antonomasia. Infatti, da tutta la sua figura trapelava qualcosa di sovrannaturale".

La Signora Gina Ginepro del SS.mo Crocifisso, Zelatrice della Devozione alle 5 Piaghe, scrive da Roma in una lettera del 18 gennaio 1955, dopo aver conosciuto casualmente il trapasso del santo Fratello:

"Alla notizia rimasi senza parole, sbigottita e impietrita, perché troppo grande è il dolore che ha provato l'animo mio!

Chiusa nella mia cameretta, contemplavo in silenzio il Crocifisso Gesù e la fotografia del venerando Fratel Teodoreto, ma non riuscivo a convincermi!...

"Rileggo nell'ultima lettera da Lui scrittami 24 giorni prima della sua scomparsa, le seguenti parole:

"...Se Gesù è morto in Croce per amore nostro, non dovremmo noi patire i dolori e le malattie che ci manda?

Questa è la logica dell'amor vero; ma sovente non abbiamo un vero amore generoso, e ciò spiega la difficoltà che incontriamo nel soffrire per amore...".

"Medito sovente questo suo scritto, che mi aiuta a vivere serenamente, facendo la volontà del mio caro Crocifisso Signore!...

"Fratel Teodoreto è un santo; dal cielo Egli prega per tutti noi...".

E c'è chi l'invoca intercessore lassù, dopo averlo avuto guida quaggiù:

"Dopo il 1930 cominciai a peregrinare per le colonie, e non lo vidi più che casualmente.

La sua bontà e il suo spirito religioso d'umiltà e l'abnegazione mi furono però sempre presenti come un ideale, come la fedele copia del S. Fondatore da riprodurre non troppo malamente in me.

"Dall'alto dei cieli continuerà a guidarmi come né miei primi anni e a confortarmi nelle malattie dello spirito.

Per questo lo invoco soprattutto con la recita della preghiera da Lui sì vivamente propugnata: la devozione alle 5 Piaghe" ( Fr. Fulgenzio ).

"Nell'agosto di quest'anno, venni fermato alla stazione di Porta Nuova in Torino da un ferroviere che, estraendo dal portafogli l'immagine-ricordo del Fratel Teodoreto, mi disse tutta l'ammirazione verso questo Uomo che egli venera come un santo.

A Lui attribuisce la guarigione di una sua nipotina.

Dice di essere stato uno dei primi membri dell'Unione, quando venne costituita nel lontano 1913" ( Fr. Dario Luigi ).

Finisco su quest'argomento, con una interessante noticina di Fratel Albino:

"Durante l'ultima guerra mondiale, mentre un giorno uscivo dalla nostra Casa Editrice A e C. ( allora situata in Via Cavour, ove risiedeva anche il Fratel Teodoreto con la Comunità di Santa Pelagia) , fui avvicinato da un Chierico, che si dirigeva appunto dal Fratel Teodoreto e che mi chiese: "Per poter parlare a Fratel Teodoreto, bisogna fare una lunga anticamera?".

"Immaginava egli che la sua "fama di santità" attirasse una serie ininterrotta di anime bisognose di consiglio...".

Non nego che, con un'abile apposita orchestrazione, si sarebbe anche potuto creare l'impressione della « folla dei richiedenti » intorno a Fratel Teodoreto, ch'ebbe davvero moltissime relazioni; ma questo non è nello stile dei Fratelli, e meno che mai in quello personalissimamente così umile di Fratel Teodoreto!

Per vederlo, quindi. non c'era abitualmente bisogno di fare lunga anticamera ...

Indice