Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se tutto ciò che Dio vuole lo voglia necessariamente

C. G., I, cc. 80 sqq.; III, c. 97; De Verit., q. 23, a. 4; De Pot., q. 1, a. 5; q. 10, a. 2, ad 6

Pare che tutto ciò che Dio vuole lo voglia necessariamente.

Infatti:

1. Tutto ciò che è eterno è necessario.

Ma tutto ciò che Dio vuole lo vuole dall'eternità, perché altrimenti la sua volontà sarebbe mutevole.

Quindi tutto ciò che Dio vuole lo vuole per necessità.

2. Dio vuole le altre cose in quanto vuole la propria bontà.

Ma Dio vuole la propria bontà necessariamente.

Quindi vuole anche le altre cose necessariamente.

3. Tutto ciò che a Dio è naturale è necessario, poiché Dio è di per se stesso necessario e principio di ogni necessità, come si è dimostrato [ q. 2, a. 3 ].

Ma per lui è naturale volere tutto ciò che vuole poiché, al dire di Aristotele [ Met. 5,5 ], in Dio non ci può essere nulla fuori della sua natura.

Quindi tutto ciò che vuole, lo vuole necessariamente.

4. Non essere necessario e poter non essere si equivalgono.

Se dunque non è necessario che Dio voglia una delle cose che vuole, è possibile che non la voglia, ed è possibile che voglia ciò che non vuole.

Quindi la volontà divina è contingente [ o indifferente ] verso le due alternative.

E così è imperfetta: poiché tutto ciò che è contingente è imperfetto e mutevole.

5. Chi è indifferente verso due alternative non si determina se non è spinto verso una di esse, come dice il Commentatore [ Phys. 2, comm. 48 ].

Se dunque la volontà di Dio relativamente a certe cose fosse libera [ o indifferente ], la sua determinazione a causare dipenderebbe da qualcun altro.

E così avrebbe una causa anteriore.

6. Ciò che Dio sa, lo sa necessariamente.

Ma come la scienza divina, così anche la volontà divina si identifica con l'essenza divina.

Quindi Dio vuole necessariamente tutto ciò che vuole.

In contrario:

L'Apostolo [ Ef 1,11 ] così parla [ di Dio ]: « Egli che tutto opera secondo il consiglio della sua volontà ».

Ma ciò che si fa secondo il consiglio della propria volontà non lo si vuole necessariamente.

Quindi Dio non vuole necessariamente tutto ciò che è oggetto della sua volontà.

Dimostrazione:

Una cosa può dirsi necessaria in due maniere: in modo assoluto e in forza di un'ipotesi.

Si denomina necessario in modo assoluto quanto risulta dal nesso logico dei termini [ di una proposizione ]: come nel caso in cui il predicato si trova nella definizione del soggetto, e in tal modo è necessario, p. es., che l'uomo sia un animale; oppure perché il soggetto rientra nella nozione del predicato, come quando affermiamo essere necessario che un numero sia pari o dispari.

Invece non è necessario in tale modo che Socrate stia seduto.

Per cui ciò non è necessario in modo assoluto, ma può dirsi necessario ipoteticamente: ammesso infatti che si sieda, è necessario che egli sia seduto mentre siede.

E così circa le cose volute da Dio bisogna osservare che per alcune è necessario in modo assoluto che Dio le voglia; ma questo non si verifica per tutto ciò che egli vuole.

Infatti la volontà divina ha un rapporto necessario alla sua bontà, che è il suo oggetto proprio.

Dio vuole dunque necessariamente che esista la sua bontà, come la nostra volontà vuole necessariamente la felicità.

Del resto ogni altra facoltà ha un rapporto necessario con il suo oggetto proprio e principale, come la vista rispetto al colore: poiché è dell'essenza [ di una facoltà ] tendere verso il proprio oggetto.

Tutte le altre cose invece Dio le vuole in quanto sono ordinate alla sua bontà come al loro fine.

Ora, ciò che è ordinato a un fine, noi non lo vogliamo necessariamente volendo il fine, a meno che non sia tale che senza di esso il fine non può essere raggiunto: come quando vogliamo il cibo per conservare la vita, e la nave per attraversare il mare.

Non così necessariamente invece noi vogliamo le cose senza di cui possiamo raggiungere ugualmente il fine, p. es. un cavallo per viaggiare: poiché anche senza di esso possiamo fare il nostro viaggio; e così negli altri casi.

Quindi, siccome la bontà di Dio è perfetta e può stare senza tutto il resto, non traendo da esso alcun accrescimento di perfezione, ne segue che volere le cose da lui distinte non è necessario per Dio di necessità assoluta.

Tuttavia è necessario ipoteticamente: supposto infatti che Dio le voglia, non può non volerle, poiché la sua volontà non può mutare.

Analisi delle obiezioni:

1. Dal fatto che Dio vuole eternamente qualcosa non ne segue che lo voglia necessariamente [ in modo assoluto ], ma solo ipoteticamente.

2. Sebbene Dio abbia come oggetto necessario del suo volere la propria bontà, non per questo, tuttavia, vuole come oggetto necessario le cose che vuole in ragione della sua bontà: poiché la sua bontà può stare senza di esse.

3. Non è [ essenziale e ] naturale per Dio volere una di quelle cose che non vuole necessariamente.

E tuttavia non è neppure innaturale o contro natura, ma è volontario.

4. Può capitare che una causa necessaria abbia un rapporto non necessario a qualche suo effetto: ma ciò è una deficienza dell'effetto, non della causa.

Come la virtù del sole ha un rapporto non necessario con alcune cose che sulla terra avvengono in maniera contingente non per una manchevolezza da parte della potenza solare, ma per una deficienza dell'effetto, che proviene non necessariamente da tale causa.

E così è riguardo a Dio: non deriva da una manchevolezza della volontà divina che Dio non voglia per necessità alcune delle cose che vuole, ma ciò dipende dall'intrinseca deficienza della cosa voluta: cioè perché questa è tale nella sua natura che senza di essa la bontà di Dio può essere [ ugualmente ] perfetta.

Ora, proprio tale manchevolezza è connaturale a ogni bene creato.

5. Una causa che è intrinsecamente contingente ha bisogno di un movente esterno per essere determinata all'effetto; ma la divina volontà, che è intrinsecamente necessaria, si determina da sé a volere le cose con le quali ha un rapporto non necessario.

6. Come l'essere divino è in se stesso necessario, così altrettanto necessari sono il divino volere e il divino sapere; ma il sapere divino implica un rapporto necessario alle cose conosciute: non così invece il divino volere riguardo alle cose volute.

E ciò precisamente perché la scienza delle cose si ha in forza della presenza delle cose nel soggetto conoscente, mentre la volontà, al contrario, si riferisce alle cose così come sono in se medesime.

Poiché dunque tutte le cose in quanto si trovano in Dio hanno un essere necessario, ma non hanno una necessità assoluta in quanto esistono in se medesime, così da essere di per se stesse necessarie, per questo motivo tutto ciò che Dio sa lo sa necessariamente, ma non tutto ciò che vuole lo vuole per necessità.

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