Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se le virtù umane siano abiti buoni

In 3 Sent., d. 23, q. 1, a. 3, sol. 1; d. 26, q. 2, a. 1; In 2 Ethic., lect. 6

Pare che le virtù umane non siano per essenza abiti buoni.

Infatti:

1. Il peccato viene sempre preso in senso cattivo.

Ma c'è una virtù anche del peccato, secondo l'espressione di S. Paolo [ 1 Cor 15,56 ]: « La virtù del peccatoè la legge ».

Quindi non sempre la virtù è un abito buono.

2. Virtù è sinonimo di potenza.

Ora, la potenza non si riferisce soltanto al bene, ma anche al male, secondo le parole di Isaia [ Is 5,22 ]: « Guai a coloro che sono potenti nel bere vino, valorosi nel mescere bevande ubriacanti ».

Quindi la virtù si applica tanto al bene quanto al male.

3. Scrive l'Apostolo [ 2 Cor 12,9 ] che « la virtù ha la sua perfezione nella debolezza ».

Ma la debolezza è un male.

Perciò la virtù non si riferisce solo al bene, ma anche al male.

In contrario:

S. Agostino [ De mor. Eccl. 6 ] scrive: « Nessuno dubita che la virtù renda ottima l'anima ».

E il Filosofo [ Ethic. 2,6 ] afferma che « la virtù rende buono chi la possiede e buona l'azione che egli compie ».

Dimostrazione:

Come si è già detto [ a. 1 ], la virtù implica la perfezione di una potenza: infatti la virtù di ciascuna cosa viene fissata all'ultimo termine a cui essa si estende, come nota Aristotele [ De caelo 1,11 ].

Ora, l'ultimo termine a cui si estende una potenza deve essere il bene, poiché il male implica sempre un difetto: per cui ogni male è « una debolezza », come dice Dionigi [ De div. nom. 4 ].

È quindi necessario che la virtù di qualsiasi cosa sia indirizzata al bene.

Per cui la virtù umana, che è un abito operativo, deve essere un abito buono, e fatto per compiere il bene.

Analisi delle obiezioni:

1. Stando alle spiegazioni del Filosofo [ Met. 5,16 ], quando nelle cose cattive si parla di perfezione il termine è improprio, come quando si parla di bontà: si usa infatti parlare di un buon ladro o di un buon brigante.

E lo stesso si dica del termine virtù applicato al male.

Per cui la legge è chiamata « virtù del peccato » in quanto occasionalmente diede incremento al peccato, tanto da permettergli di giungere al massimo della sua potenza.

2. Il male dell'ubriachezza e degli eccessi nel bere consiste in un difetto nell'ordine della ragione.

Ora, tale difetto non impedisce che una potenza inferiore possa raggiungere la perfezione nel suo genere, pur rimanendo l'opposizione o il difetto della ragione.

Però la perfezione di tale potenza, essendo accompagnata da un difetto della ragione, non può essere considerata una virtù umana.

3. La ragione si rivela tanto più perfetta quanto più è capace di vincere, ossia di sopportare, la debolezza del corpo e delle facoltà inferiori.

Perciò la virtù umana, che va attribuita alla ragione, « ha la sua perfezione nella debolezza » non della ragione, bensì del corpo e delle potenze inferiori.

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