Summa Teologica - I-II

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Articolo 5 - Se i peccati carnali siano meno gravi di quelli spirituali

II-II, q. 154, a. 3; In 4 Sent., d. 33, q. 1, a. 3, sol. 2, ad 3; De Verit., q. 25, a. 6, ad 2; In Is., c. 1

Pare che i peccati carnali non siano meno gravi di quelli spirituali.

Infatti:

1. L'adulterio è un peccato più grave del furto, poiché sta scritto [ Pr 6,30.32 ]: « Non si disapprova un ladro se ruba per soddisfare l'appetito quando ha fame.

Ma l'adultero è privo di senno: solo chi vuole rovinare se stesso agisce così ».

Ora, mentre il furto appartiene all'avarizia, che è un peccato spirituale, l'adulterio appartiene alla lussuria, che è un peccato carnale.

Quindi i peccati carnali implicano una colpa più grave.

2. S. Agostino [ De civ. Dei 2, cc. 4,26 ] afferma che il demonio gode specialmente dei peccati di lussuria e di idolatria.

Ora, egli gode maggiormente delle colpe più gravi.

Essendo dunque la lussuria un peccato carnale, è chiaro che i peccati più gravi sono quelli carnali.

3. Il Filosofo [ Ethic. 7,6 ] dimostra che « l'intemperanza è più vergognosa nella concupiscenza che nell'ira ».

Ma l'ira, stando a S. Gregorio [ Mor. 31,45 ], è tra i peccati spirituali, mentre la concupiscenza è tra i peccati carnali.

Perciò un peccato carnale è più grave di un peccato spirituale.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor. 33,12 ] afferma che i peccati carnali sono di minore colpa, ma di maggiore infamia.

Dimostrazione:

I peccati spirituali sono più gravi di quelli carnali.

Però questa affermazione non va intesa nel senso che qualunque peccato spirituale sia più grave di qualunque peccato carnale, ma nel senso che, a parità di condizioni, considerando questa sola differenza, i peccati spirituali sono più gravi degli altri.

E di questo fatto possiamo indicare tre ragioni.

La prima può essere desunta dal soggetto.

Infatti i peccati spirituali risiedono nello spirito, al quale spetta la conversione a Dio o l'allontanamento da lui; invece i peccati carnali si attuano nei piaceri dell'appetito carnale, al quale spetta principalmente l'adesione al bene materiale.

Perciò di per sé il peccato carnale accentua maggiormente l'aspetto di conversione [ alle creature ], e quindi di maggiore adesione, mentre il peccato spirituale accentua maggiormente l'aspetto di allontanamento [ da Dio ], da cui deriva la ragione di colpa.

Quindi un peccato spirituale di per sé implica una colpa più grave.

La seconda ragione può essere desunta dal soggetto contro il quale si pecca.

Infatti il peccato carnale di per sé è diretto contro il proprio corpo il quale, secondo l'ordine della carità, deve essere amato meno di Dio e del prossimo, contro i quali invece si pecca con i peccati spirituali.

Quindi i peccati spirituali di per sé sono più gravi.

La terza ragione può essere desunta dall'impulso [ che trascina al peccato ].

Come infatti spiegheremo nell'articolo seguente, più forte è l'impulso verso la colpa, meno grave è il peccato.

Ora, i peccati carnali hanno un impulso più forte, che è la stessa concupiscenza della carne, innata in noi.

Quindi i peccati spirituali sono, come tali, di maggiore gravità.

Analisi delle obiezioni:

1. L'adulterio non appartiene soltanto al peccato di lussuria, ma anche al peccato di ingiustizia.

E sotto tale aspetto può essere ridotto all'avarizia, come fa la Glossa [ ord. ] nel commentare quel passo di S. Paolo [ Ef 5,5 ]: « Ogni fornicatore, o impuro, o avaro », ecc.

E in questo senso l'adulterio è più grave del furto, nella misura in cui a un uomo è più cara la moglie che gli averi.

2. Si dice che il demonio gode soprattutto dei peccati di lussuria per la fortissima adesione che provocano, e che l'uomo difficilmente riesce poi a superare: poiché, al dire del Filosofo [ Ethic. 3,12 ], « l'appetito dei piaceri è insaziabile ».

3. Il Filosofo [ Ethic. 7,6 ] scrive che l'intemperanza nella concupiscenza è più vergognosa che nell'ira perché la prima è più lontana dalla ragione.

E in questo senso egli aggiunge che i peccati di intemperanza sono i più riprovevoli, in quanto hanno per oggetto quei piaceri che abbiamo in comune con le bestie: per cui l'uomo con tali peccati diviene in qualche modo bestiale.

Quindi dice bene S. Gregorio [ cf. s.c. ] che essi sono di maggiore infamia.

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