Summa Teologica - I-II

Indice

Articolo 1 - Se il peccato abbia una causa

I, q. 49, a. 1; In 2 Sent., d. 34, q. 1, a. 3

Pare che il peccato non abbia una causa.

Infatti:

1. Il peccato è un male, come sopra [ q. 71, a. 6 ] abbiamo detto.

Ora, secondo l'espressione di Dionigi [ De div. nom. 4 ], « il male non ha causa ».

Quindi il peccato non ha causa.

2. La vera causa è ciò a cui segue necessariamente l'effetto.

Ma ciò che avviene necessariamente non può essere peccato, poiché ogni peccato è volontario.

Quindi il peccato non ha causa.

3. Se il peccato avesse una causa, questa dovrebbe essere o un bene o un male.

Ma non può essere un bene, poiché il bene non produce altro che il bene: infatti, come dice il Vangelo [ Mt 7,18 ], « un albero buono non può produrre frutti cattivi ».

Parimenti non può essere causa del peccato il male: poiché il male della pena segue il peccato, e il male della colpa si identifica con esso.

Perciò il peccato non ha causa.

In contrario:

Tutto ciò che avviene ha una causa: poiché, come dice la Scrittura [ Gb 5,6 Vg ], « nulla avviene in terra senza una causa ».

Ma il peccato avviene: infatti « esso è una parola, un'azione o un desiderio contro la legge di Dio » [ Agost., Contra Faustum 22,27 ].

Quindi il peccato ha una causa.

Dimostrazione:

Il peccato è un atto disordinato.

Quindi come atto può avere direttamente una causa, alla pari di qualsiasi altro atto.

Invece sotto l'aspetto di disordine ha una causa come può averla la negazione o la privazione.

Ora, una negazione può spiegarsi in due modi.

Primo, per il fatto che la negazione di una causa è per se stessa causa di negazione: togliendo infatti una causa si ha l'eliminazione dell'effetto, come la scomparsa del sole è causa dell'oscurità.

Secondo, per il fatto che la causa dell'affermazione alla quale segue la negazione è causa accidentale della negazione conseguente: come il fuoco nel causare direttamente il calore causa indirettamente la privazione del freddo.

Ora, il primo tipo di causalità può bastare per la semplice negazione.

Ma il disordine del peccato, come il male in genere, non è una semplice negazione, bensì la privazione di ciò che una cosa per natura sua dovrebbe avere: perciò è necessario che tale disordine abbia una causa efficiente indiretta.

Infatti ciò che per natura ci dovrebbe essere non può mancare se non perché una qualche causa lo impedisce.

Per cui si suol dire che il male, che è una privazione, ha una causa deficiente, o indiretta.

Ma ogni causa indiretta [ per accidens ] si riduce a una causa diretta [ per se ].

Avendo dunque il peccato una causa indiretta sotto l'aspetto del disordine, e una causa efficiente diretta sotto l'aspetto dell'atto, si deve concludere che il disordine del peccato deriva dalla causa stessa dell'atto.

Così dunque la volontà, nel tendere a un bene transitorio senza essere guidata dalla ragione e dalla legge divina, causa direttamente l'atto del peccato, e indirettamente, cioè senza intenzione diretta, il disordine dell'atto.

Infatti la mancanza di ordine è prodotta nell'atto dalla mancanza di rettitudine nella volontà.

Analisi delle obiezioni:

1. Il peccato non indica soltanto una privazione di bene, cioè un disordine, ma indica pure l'atto menomato da tale privazione, che ha il carattere di male.

E in che modo esso abbia una causa lo abbiamo visto ora [ nel corpo ].

2. Perché questa definizione della causa abbia valore universale bisogna intenderla della causa efficiente non impedita.

Infatti può capitare che una cosa sia causa efficiente di un'altra senza che l'effetto ne segua necessariamente, per il sopravvenire di un ostacolo: altrimenti seguirebbe, come dimostra Aristotele [ Met. 6,3 ], che tutte le cose avverrebbero in maniera necessaria.

Così dunque, sebbene il peccato abbia una causa, non ne segue tuttavia che essa sia necessaria: poiché l'effetto può essere impedito.

3. Come si è spiegato [ nel corpo ], la causa del peccato è la volontà che agisce indipendentemente dalla regola della ragione o della legge divina.

Ora, questa mancata dipendenza dalle norme della ragione o della legge divina, di per sé, prima dell'applicazione all'atto, non è un male, né di pena né di colpa.

Perciò la causa prima del peccato non è un male, ma un bene privo di un altro bene.

Indice