Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se la volontà possa essere mossa da una passione dell'appetito sensitivo

Supra, q. 9, a. 2; q. 10, a. 3; De Verit., q. 22, a. 8, ad 6

Pare che la volontà non possa essere mossa da una passione dell'appetito sensitivo.

Infatti:

1. Una potenza passiva è mossa soltanto dal proprio oggetto.

Ma la volontà è una potenza simultaneamente attiva e passiva, come il Filosofo [ De anima 3,10 ] insegna parlando in generale delle potenze appetitive.

Poiché dunque oggetto della volontà non sono le passioni dell'appetito sensitivo, ma il bene di ordine razionale, sembra che tali passioni non possano muovere la volontà.

2. Un principio motore più alto non può essere mosso da un principio inferiore: come l'anima non è mossa dal corpo.

Ma la volontà, che è un appetito razionale, sta all'appetito sensitivo come un principio motore più alto a uno più basso: infatti il Filosofo [ De anima 3,11 ] scrive che « l'appetito della ragione muove l'appetito sensitivo come nei corpi celesti una sfera muove l'altra ».

Quindi la volontà non può essere mossa dalla passione dell'appetito sensitivo.

3. Nessuna realtà immateriale può subire la mozione di un essere materiale.

Ma la volontà è una potenza immateriale, poiché essendo nella ragione, come insegna Aristotele [ De anima 3,9 ], non si serve di un organo corporeo.

Invece l'appetito sensitivo è una facoltà materiale, essendo legata a un organo corporeo.

Perciò una passione dell'appetito sensitivo non può muovere l'appetito intellettivo.

In contrario:

Si legge in Daniele [ Dn 13,56 ]: « La passione ti ha pervertito il cuore ».

Dimostrazione:

Le passioni dell'appetito non possono trascinare o muovere la volontà direttamente, ma lo possono indirettamente.

E ciò in due modi.

Primo, provocando una distrazione.

Trovandosi infatti le potenze radicate nell'unica essenza dell'anima, è necessario che la concentrazione di una di esse verso il proprio atto riduca di intensità l'attività delle altre, o la impedisca totalmente.

E ciò sia perché l'estendersi di una virtù è sempre a scapito della sua intensità, mentre l'intensità di essa in un punto solo ne riduce l'estensione, sia perché nell'attività psicologica si richiede l'attenzione la quale, se si applica a una cosa, non può applicarsi con rigore a un'altra.

Per cui quando un moto dell'appetito sensitivo si intensifica secondo una data passione determina necessariamente, mediante una distrazione, il rilassamento o la sospensione completa del moto proprio dell'appetito razionale, cioè della volontà.

Secondo, influendo sull'oggetto della volontà, che è il bene appreso dalla ragione.

Infatti, come è evidente nei casi di follia, il giudizio e la conoscenza di ordine razionale sono ostacolati dall'apprensione violenta e disordinata dell'immaginativa, e dal giudizio dell'estimativa.

Ora, è chiaro che la passione dell'appetito sensitivo segue tale conoscenza e tale giudizio, come il giudizio del gusto segue le disposizioni della lingua.

Vediamo infatti che gli uomini, sotto l'influsso di una data passione, non distolgono facilmente l'immaginazione dalle cose che li attraggono.

Per cui spesso il giudizio della ragione, e di conseguenza il moto della volontà che ne deriva, segue la passione dell'appetito sensitivo.

Analisi delle obiezioni:

1. Come si è spiegato [ nel corpo ], la passione dell'appetito sensitivo provoca un mutamento del giudizio relativo all'oggetto della volontà, sebbene la passione dell'appetito sensitivo non sia direttamente oggetto della volontà.

2. Un principio superiore non può subire direttamente la mozione di un principio inferiore, ma può subirla indirettamente, come si è visto [ nel corpo ].

3. Vale la stessa risposta.

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