Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se ogni legge derivi dalla legge eterna

Pare che non tutte le leggi derivino dalla legge eterna.

Infatti:

1. Sopra [ q. 91, a. 6 ] si è visto che esiste la legge del fomite.

Ma essa non può derivare da una legge divina, quale è la legge eterna: ad essa infatti appartiene la prudenza della carne, che al dire dell'Apostolo [ Rm 8,7 ] « non si sottomette alla legge divina ».

Quindi non tutte le leggi derivano dalla legge eterna.

2. Dalla legge eterna non può derivare nulla di iniquo: poiché, come si è ricordato [ a. prec., ob. 2 ], « eterna è quella legge secondo la quale è giusto che tutte le cose siano perfettamente ordinate ».

Ma certe leggi sono ingiuste, come appare dalla minaccia di Isaia [ Is 10,1 ]: « Guai a coloro che fanno decreti iniqui ».

Quindi le leggi non derivano tutte dalla legge eterna.

3. S. Agostino [ De lib. arb. 1,5.11 ] insegna che « la legge scritta per governare un popolo permette a giusto titolo molte cose che saranno punite dalla divina provvidenza ».

Ma la ragione della divina provvidenza è la legge eterna, secondo le spiegazioni date [ a. 1 ].

Perciò neppure tutte le leggi giuste procedono dalla legge eterna.

In contrario:

La divina Sapienza [ Pr 8,15 ] proclama: « Per mezzo mio regnano i re, e i magistrati emettono giusti decreti ».

Ma la ragione della divina sapienza non è altro che la legge eterna, secondo le spiegazioni precedenti [ a. 1 ].

Quindi tutte le leggi derivano dalla legge eterna.

Dimostrazione:

Come si è già dimostrato [ q. 90, aa. 1,2 ], la legge implica un principio o ragione direttiva dell'agire verso il fine.

Ora, in una serie ordinata di motori è necessario che l'impulso del secondo derivi dall'impulso del primo: poiché il secondo non muove che in forza del primo motore.

E si può riscontrare la stessa cosa a proposito dei governanti, poiché il piano di governo deriva dal capo ai dipendenti: come le disposizioni relative al governo di uno stato derivano dal re mediante il comando imposto agli ufficiali subalterni.

Del resto anche nel campo della tecnica la direttiva del lavoro giunge agli artefici subalterni, che lo compiono con le loro mani, partendo dall'architetto.

Essendo quindi la legge eterna il piano o ragione di governo esistente nel supremo governante, è necessario che tutte le direttive dei governanti subalterni derivino dalla legge eterna.

Cosicché tutte le azioni derivano dalla legge eterna nella misura in cui si uniformano alla retta ragione.

E così S. Agostino [ De lib. arb. 1,6.14 ] afferma che « nelle leggi umane nulla è giusto e legittimo se non deriva dalla legge eterna ».

Analisi delle obiezioni:

1. Il fomite ha nell'uomo natura di legge in quanto è una punizione inflitta dalla divina giustizia: e da questo lato deriva dalla legge eterna.

Però come inclinazione al peccato è contrario alla legge di Dio e non ha natura di legge, come sopra [ q. 91, a. 6 ] si è dimostrato.

2. La legge umana in tanto ha natura di legge in quanto si uniforma alla retta ragione: e in questo senso deriva evidentemente dalla legge eterna.

Quando però si scosta dalla ragione, allora la legge è iniqua: e così non ha natura di legge, ma piuttosto di una certa violenza.

- E tuttavia anche la legge iniqua, per quell'aspetto che salva le apparenze della legge, cioè per il potere di colui che la emana, ha una derivazione dalla legge eterna: infatti, al dire di S. Paolo [ Rm 13,1 ], « non c'è autorità se non da Dio ».

3. Si dice che la legge umana permette certe cose non nel senso che le approvi, ma perché è incapace di regolarle.

La legge divina invece regola molte cose che sfuggono alla legge umana: infatti una causa superiore si estende più di una causa inferiore.

Perciò il fatto stesso che la legge umana non si impegni a regolare ciò che non è in suo potere deriva dalla legge eterna.

Diverso invece sarebbe il caso se tale legge approvasse quanto la legge eterna riprova.

Ciò quindi non dimostra che la legge umana non deriva dalla legge eterna, ma che non è in grado di adeguarvisi perfettamente.

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