Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 2 - Se l'oggetto della fede sia qualcosa di composto a modo di enunciato

In 1 Sent., d. 41, expos.; 3, d. 24, q. 1, a. 1, sol. 2; De Verit., q. 14, a. 8, ad 5, 12; a. 12

Pare che l'oggetto della fede non sia qualcosa di composto a modo di enunciato.

Infatti:

1. L'oggetto della fede, come si è detto [ a. prec. ], è la prima verità.

Ma la prima verità è qualcosa di semplice.

Quindi l'oggetto della fede non è qualcosa di composto.

2. È nel simbolo che noi troviamo la formulazione della fede.

Ora, nel simbolo non troviamo gli enunciati, ma le cose: infatti non vi si dice che Dio è onnipotente, ma semplicemente: « Io credo in Dio onnipotente ».

Quindi oggetto della fede non sono gli enunciati, ma le cose.

3. Alla fede deve succedere la visione, poiché sta scritto [ 1 Cor 13,12 ]: « Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo a faccia a faccia ».

Ma la visione della patria ha di mira una realtà semplice, qual è la divina essenza.

Così dunque anche la fede in questa vita.

In contrario:

La fede è qualcosa di intermedio tra la scienza e l'opinione.

Ora, le realtà intermedie appartengono allo stesso genere degli estremi.

Poiché dunque la scienza e l'opinione hanno per oggetto degli enunciati, la stessa cosa si deve dire della fede.

E così l'oggetto della fede, avendo di mira degli enunciati, è qualcosa di composto.

Dimostrazione:

Le realtà conosciute sono in chi le conosce secondo la natura del conoscente.

Ora, è proprio nella natura dell'intelletto umano conoscere la verità componendo e dividendo, come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 85, a. 5 ].

Perciò l'intelletto umano conosce le realtà che sono semplici in se stesse secondo una certa composizione: come, al contrario, l'intelletto divino conosce in maniera semplice anche le realtà che di per sé sono composte.

Quindi l'oggetto della fede può essere considerato sotto due aspetti.

Primo, dal lato delle cose credute: e allora l'oggetto della fede è una realtà semplice, cioè la realtà stessa in cui si crede.

Secondo, dal lato di chi crede: e allora l'oggetto della fede è qualcosa di composto, come lo sono gli enunciati.

Perciò le due opinioni formulate dagli antichi erano vere entrambe, in qualche modo.

Analisi delle obiezioni:

1. Il primo argomento è valido per l'oggetto della fede considerato in se stesso, nella realtà.

2. Nel simbolo si ricordano le realtà di fede in quanto ad esse termina l'atto del credente: come appare dal modo stesso in cui ci si esprime.

Ora, l'atto del credente non si ferma all'enunciato, ma va alla realtà: infatti formiamo degli enunciati solo per avere la conoscenza delle cose, sia nella scienza che nella fede.

3. La visione della patria avrà per oggetto la prima verità come è in se stessa, poiché sta scritto [ 1 Gv 3,2 ]: « Quando si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è ».

Perciò tale visione non avrà la forma di un enunciato, ma sarà un semplice atto di intelligenza.

Ora invece con la fede non conosciamo la prima verità come è in se stessa.

Perciò il paragone non regge.

Indice