Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se si debba fare del bene a tutti

Expos. in Decal., c. De Quart. Praecept.; In Gal., c. 6, lect. 2

Pare che non si debba fare del bene a tutti.

Infatti:

1. S. Agostino [ De doctr. christ. 1,28 ] scrive che « non possiamo essere utili a tutti ».

Ma la virtù non inclina verso ciò che è impossibile.

Quindi non è necessario fare del bene a tutti.

2. Sta scritto [ Sir 12,5 ]: « Benefica il misero e non dare all'empio ».

Ora, molti uomini sono empi.

Quindi non siamo tenuti a fare del bene a tutti.

3. Come dice S. Paolo [ 1 Cor 13,4 ], « la carità non agisce inconsideratamente ».

Ma fare del bene ad alcuni significa agire inconsideratamente: p. es. se uno fa del bene ai nemici della patria; oppure se fa del bene a uno scomunicato, comunicando così con lui.

Quindi, essendo la beneficenza un atto della carità, non si deve fare del bene a tutti.

In contrario:

L'Apostolo ammonisce [ Gal 6,10 ]: « Poiché dunque ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene verso tutti ».

Dimostrazione:

Come si è già detto [ a. prec., ad 1 ], la beneficenza è un effetto dell'amore in quanto muove gli esseri superiori a provvedere agli inferiori.

Ma tra gli uomini la superiorità non è assoluta come tra gli angeli: poiché gli uomini possono avere molteplici manchevolezze, per cui colui che è superiore sotto un aspetto è o può essere inferiore sotto un altro.

Siccome dunque l'amore di carità si estende a tutti, anche la beneficenza deve estendersi a tutti, sia pure secondo i tempi e i luoghi: infatti tutte le azioni virtuose devono essere limitate secondo le circostanze.

Analisi delle obiezioni:

1. Assolutamente parlando noi non possiamo fare del bene a tutti in particolare: però non c'è nessuno che non possa trovarsi in condizione di esigere da noi un particolare beneficio.

Perciò la carità richiede che l'uomo, anche se non fa realmente del bene a determinate persone, tuttavia sia disposto a beneficare chiunque, se si presentasse l'opportunità.

- Tuttavia ci sono dei benefici che possiamo prestare a tutti in generale, anche se non in particolare: p. es. quando preghiamo per tutti i fedeli e gli infedeli.

2. Nel peccatore abbiamo due cose, cioè la natura e la colpa.

Perciò si deve soccorrere il peccatore quanto al sostentamento della natura, ma non lo si deve sostenere per incoraggiarlo alla colpa.

Infatti ciò non sarebbe fargli del bene, ma del male.

3. Agli scomunicati e ai nemici della patria si devono negare i soccorsi al fine di stornarli dalla colpa.

Se tuttavia ci fosse una necessità urgente, per non compromettere la natura bisognerebbe soccorrerli, però nella debita misura: p. es. per non farli morire di fame o di sete, o per altri pericoli del genere, a meno che non siano puniti in tale modo per giustizia.

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