Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la memoria sia tra le parti della prudenza

Supra, q. praec.; In 3 Sent., d. 33, q. 3, a. 1, sol. 1; In De Mem., lect. 1

Pare che la memoria non sia tra le parti della prudenza.

Infatti:

1. Come dimostra il Filosofo [ De mem. et rem. 1 ], la memoria è nella parte sensitiva dell'anima.

La prudenza invece, stando a ciò che egli afferma nell'Etica [ 6,5 ], è nella parte razionale.

Quindi la memoria non è una delle parti della prudenza.

2. La prudenza viene acquisita e fatta crescere con l'esercizio.

La memoria invece è innata in noi per natura.

Quindi non è tra le parti della prudenza.

3. La memoria ha per oggetto le cose passate.

La prudenza invece mira alle azioni future che sono l'oggetto della deliberazione, come dice Aristotele [ Ethic. 6, cc. 2,8 ].

Quindi la memoria non costituisce una parte della prudenza.

In contrario:

Cicerone [ De invent. 2,53 ] mette la memoria tra le parti della prudenza.

Dimostrazione:

La prudenza ha per oggetto le azioni da compiere, come si è detto [ q. 47, a. 5 ].

Ora, in questo campo l'uomo non può essere guidato da quanto è vero in senso assoluto e necessario, ma da ciò che avviene nella maggior parte dei casi: infatti è necessario che i princìpi siano proporzionati alle conclusioni e le conclusioni ai princìpi, come dice Aristotele [ Anal. post. 1,32 ].

Ma ciò che è vero nella maggior parte dei casi va determinato in base all'esperienza: infatti il Filosofo [ Ethic. 2,1 ] afferma che « le virtù intellettuali ricevono origine e incremento dall'esperienza e dal tempo ».

Ora, l'esperienza nasce da una somma di ricordi, come spiega Aristotele [ Met. 1,1 ].

Quindi per la prudenza si richiede il ricordo di più cose.

Per cui giustamente la memoria è posta tra le parti della prudenza.

Analisi delle obiezioni:

1. Stando alle cose già dette [ q. 47, aa. 3,6 ], la prudenza applica la conoscenza astratta ai casi particolari che sono oggetto del senso, per cui la prudenza richiede molte cose che rientrano nella parte sensitiva.

E tra queste c'è la memoria.

2. Come la prudenza, pur avendo una base naturale, riceve il suo sviluppo dall'esercizio o dalla grazia, così, secondo Cicerone [ Ad Herenn. 3, cc. 16,24 ], la memoria non si esplica soltanto sulla base della natura, ma riceve molto dall'arte e dall'industria personale.

E quattro sono gli accorgimenti con i quali l'uomo sviluppa la propria capacità mnemonica.

Primo, rivestendo le cose che vuole ricordare di immagini adatte, e tuttavia non troppo ordinarie: poiché le cose straordinarie destano in noi più meraviglia, e quindi l'animo vi si applica con più forza; dal che deriva il fatto che noi ricordiamo meglio quanto abbiamo visto nell'infanzia.

Ora, questa ricerca di somiglianze o di immagini è necessaria inquantoché le idee semplici e spirituali spariscono più facilmente dall'anima se non sono legate in qualche modo a delle immagini corporee: poiché la conoscenza umana è più forte nel campo delle realtà sensibili.

Per cui anche la memoria viene posta nella parte sensitiva.

- Secondo, è necessario che quanto l'uomo vuole tenere a memoria lo disponga ordinatamente nel suo pensiero, in modo da passare facilmente da un ricordo a un altro.

Per cui il Filosofo [ De mem. et rem. 2 ] scrive: « Le reminiscenze talora prendono lo spunto dal luogo; e questo perché si passa facilmente da un luogo a un altro ».

- Terzo, è necessario che uno si applichi con sollecitudine e affetto a quanto vuole ricordare: poiché più una cosa è impressa profondamente nell'animo, più difficilmente si cancella.

Infatti Cicerone scrive [ Ad Herenn. 3,19 ] che « la sollecitudine conserva intatte le immagini delle cose rappresentate ».

Quarto, le cose che ci preme ricordare bisogna ripensarle spesso.

Per cui il Filosofo [ De mem. et rem. 1 ] afferma che « i pensieri assidui salvano la memoria »: poiché, come dice ancora [ ib., c. 2 ], « la consuetudine è come una seconda natura »; ed è per questo che ricordiamo subito le cose a cui spesso abbiamo pensato, passando dall'una all'altra quasi secondo un ordine naturale.

3. Noi siamo costretti a regolarci sulle azioni future partendo dal passato.

E così la memoria del passato è necessaria per ben deliberare sulle azioni future.

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