Summa Teologica - II-II

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Articolo 8 - Se questi vizi nascano dall'avarizia

Pare che questi vizi non nascano dall'avarizia.

Infatti:

1. Come sopra [ q. 53, a. 6 ] si è detto, la ragione è menomata al massimo nella sua rettitudine dalla lussuria.

Ora, questi vizi si contrappongono alla retta ragione, cioè alla prudenza.

Quindi essi nascono soprattutto dalla lussuria: specialmente se pensiamo che, secondo il Filosofo [ Ethic. 7,6 ], "Venere è insidiosa, la sua cintura è varia", e d'altra parte "l'incontinente ricorre alle insidie".

2. I vizi suddetti hanno una certa somiglianza con la prudenza, come si è visto [ a. 3; q. 47, a. 13 ].

Ma alla prudenza, che risiede nella ragione, sono più affini i vizi spirituali, quali la superbia e la vanagloria.

Perciò i vizi suddetti nascono più dalla superbia che dall'avarizia.

3. L'uomo ricorre alle insidie non solo nell'usurpare i beni altrui, ma anche nel preparare gli omicidi; e mentre il primo peccato rientra nell'avarizia, il secondo rientra nell'ira.

Ora, ricorrere all'insidia appartiene all'astuzia, all'inganno e alla frode.

Quindi questi vizi non nascono soltanto dall'avarizia, ma anche dall'ira.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor 31,45 ] mette la frode tra le figlie dell'avarizia.

Dimostrazione:

Come si è già detto [ cf. ll. cit. ob. 2 ], la prudenza della carne e l'astuzia, assieme all'inganno e alla frode, hanno una certa somiglianza con la prudenza in quanto fanno uso della ragione.

Ora, fra tutte le virtù morali l'uso della ragione è più evidente nella giustizia, che risiede nell'appetito razionale.

Perciò l'uso disordinato della ragione è sommamente evidente nei vizi che si oppongono alla giustizia.

Ma a questa si oppone specialmente l'avarizia.

Quindi i vizi suddetti nascono specialmente dall'avarizia.

Analisi delle obiezioni:

1. La lussuria, per la violenza del piacere e della concupiscenza, opprime totalmente la ragione, impedendole di passare all'atto.

Invece nei vizi suddetti si trova un certo uso della ragione, anche se disordinato.

Perciò tali vizi non nascono direttamente dalla lussuria.

Il Filosofo poi afferma che Venere è insidiosa per una certa analogia, cioè in quanto sorprende l'uomo all'improvviso, come si fa nelle insidie; però non mediante l'astuzia, ma mediante la violenza della concupiscenza e del piacere.

Perciò il Filosofo aggiunge che "Venere rapisce l'intelletto anche dei più saggi".

2. Agire ricorrendo alle insidie sa di pusillanimità: infatti il magnanimo, come nota il Filosofo [ Ethic. 4,3 ], vuole stare allo scoperto in tutte le sue cose.

Siccome quindi la superbia ha una certa somiglianza con la magnanimità, o finge di averla, ne viene che i vizi suddetti non possono derivare da essa, dal momento che si servono della frode e degli inganni.

Appartengono invece piuttosto all'avarizia, che cerca l'utilità senza badare alla fama.

3. L'ira ha un moto improvviso, e quindi agisce con precipitazione e senza deliberare, come fanno invece, sia pure disordinatamente, questi vizi.

Il fatto poi che alcuni nell'omicidio si servano di insidie non proviene dall'ira, ma dall'odio: poiché chi è adirato desidera nuocere apertamente, come nota il Filosofo [ Reth. 2, cc. 2,3 ].

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