Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se tra i precetti del decalogo se ne dovesse dare uno relativo alla prudenza

Pare che tra i precetti del decalogo se ne dovesse dare uno relativo alla prudenza.

Infatti:

1. I precetti principali vanno dati sulle virtù principali.

Ma i precetti principali sono quelli del decalogo.

Essendo quindi la prudenza la principale tra le virtù morali, pare che si dovessero dare dei precetti sulla prudenza tra quelli del decalogo.

2. La legge è contenuta nell'insegnamento evangelico specialmente per quanto riguarda i precetti del decalogo.

Ma nel Vangelo [ Mt 10,16 ] viene dato un precetto sulla prudenza: « Siate prudenti come i serpenti ».

Quindi tra i precetti del decalogo si doveva comandare l'atto della prudenza.

3. Gli altri scritti dell'antico Testamento sono ordinati a illustrare i precetti del decalogo: leggiamo infatti in Malachia [ Ml 3,22 ]: « Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, che io gli affidai sull'Oreb ».

Ma negli altri scritti dell'antico Testamento vengono dati dei precetti sulla prudenza: nei Proverbi [ Pr 3,5 ], p. es., si dice: « Non appoggiarti sulla tua prudenza »; e ancora [ Pr 4,25 ]: « Il tuo sguardo preceda i tuoi passi ».

Perciò anche nella legge si doveva dare qualche precetto sulla prudenza, e specialmente tra quelli del decalogo.

In contrario:

È evidente il contrario per chiunque passi in rassegna i precetti del decalogo.

Dimostrazione:

Come si è visto sopra [ I-II, q. 100, a. 3; a. 5, ad 1 ] trattando dei comandamenti, i precetti del decalogo, essendo stati dati a tutto il popolo, sono norme comprensibili per tutti, in quanto appartenenti alla ragione naturale.

Ora, ricadono specialmente sotto il dettame della ragione naturale i fini della vita umana, che nell'ordine pratico occupano il posto dei primi princìpi nell'ordine speculativo, come si è già notato [ q. 47, a. 6 ].

Ma la prudenza non ha per oggetto il fine, come si è visto sopra [ q. 47, a. 6 ], bensì i mezzi ordinati al fine.

Quindi non era giusto che tra i precetti del decalogo ci fossero dei precetti riguardanti direttamente la prudenza.

Alla quale però appartengono in qualche modo tutti i precetti del decalogo in quanto essa guida tutti gli atti virtuosi.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene la prudenza, assolutamente parlando, sia una virtù superiore alle altre virtù morali, tuttavia la giustizia, come si è visto in precedenza [ q. 44, a. 1; I-II, q. 99, aa. 1,5; q. 100, a. 5, ad 1 ], è più connessa al concetto di dovere, che è preminente nel precetto.

Quindi i principali precetti della legge, ossia quelli del decalogo, dovevano appartenere più alla giustizia che alla prudenza.

2. La dottrina evangelica è una dottrina di perfezione: quindi in essa bisognava istruire perfettamente l'uomo su tutto ciò che riguarda la bontà della vita, sia che si tratti del fine, sia che si tratti dei mezzi.

E così nell'insegnamento evangelico non dovevano mancare dei precetti sulla prudenza.

3. Come gli altri scritti dell'antico Testamento sono ordinati ai precetti del decalogo come al loro fine, così era giusto che negli scritti successivi dell'antico Testamento gli uomini venissero ammaestrati sull'atto della prudenza, che riguarda i mezzi ordinati al fine.

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