Summa Teologica - II-II

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Articolo 10 - Se il giusto mezzo della giustizia sia di ordine reale

I-II, q. 64, a. 2; In 3 Sent., d. 33, q. 1, a. 3, sol. 2; De Virt., q. 1, a. 13, ad 7, 12; Quodl., 6, q. 5, a. 4

Pare che il giusto mezzo della giustizia non sia di ordine reale.

Infatti:

1. La natura di un dato genere si riscontra in tutte le sue specie.

Ma la virtù morale è definita da Aristotele [ Ethic. 2,6 ] come « un abito elettivo che consiste nel giusto mezzo determinato in rapporto a noi dalla ragione ».

Perciò anche nella giustizia il giusto mezzo è di ordine razionale, e non di ordine reale.

2. Nelle cose che « sono buone in senso assoluto » non si può riscontrare un eccesso o una mancanza, e quindi neppure il giusto mezzo: il che è evidente nella virtù, come scrive Aristotele [ ib. ].

Ora, la giustizia ha per oggetto cose « che sono buone in senso assoluto », come il medesimo [ Ethic. 5,1 ] afferma.

Quindi nella giustizia non si può riscontrare un giusto mezzo di ordine reale.

3. Nelle altre virtù si parla di un giusto mezzo di ordine razionale e non reale perché esso viene determinato diversamente secondo la diversità delle persone: poiché ciò che per uno è troppo, per un altro è poco, come nota Aristotele [ Ethic. 2,6 ].

Ma ciò si verifica anche nella giustizia: infatti non si punisce con la stessa pena chi percuote la suprema autorità e chi percuote una persona privata.

Perciò anche la giustizia non ha un giusto mezzo di ordine reale, ma di ordine razionale.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 5,4 ] insegna che il giusto mezzo della giustizia è secondo una proporzione « aritmetica », il che significa che si tratta di un giusto mezzo di ordine reale.

Analisi delle obiezioni:

1. Il giusto mezzo di ordine reale è anche un giusto mezzo di ordine razionale.

Perciò anche nella giustizia si riscontra la natura di virtù morale.

2. Una cosa può essere buona in senso assoluto in due modi.

Primo, nel senso che ci sono delle cose che sono buone sotto tutti gli aspetti: come sono buone le virtù.

E in queste cose buone in senso assoluto non è possibile determinare il giusto mezzo e i due estremi.

- Secondo, una cosa può essere buona in senso assoluto in quanto è buona secondo una considerazione astratta, cioè considerata nella sua natura, sebbene possa diventare cattiva per l'abuso che se ne fa: come è evidente nel caso delle ricchezze e degli onori.

Ora, rispetto a questi beni ci può essere eccesso, mancanza, o giusto mezzo nell'uomo, che è capace di servirsene bene o male.

In questo senso si può dire che la giustizia ha per oggetto dei beni in senso assoluto.

3. La gravità di un'ingiuria commessa contro l'autorità suprema è diversa da quella commessa contro una persona privata.

Perciò la punizione deve uguagliare diversamente l'una e l'altra colpa.

Ora, ciò corrisponde a una disuguaglianza reale, e non semplicemente a una disuguaglianza di ragione.

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