Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se nel pregare si possano chiedere a Dio dei beni temporali

In 4 Sent., d. 15, q. 4, a. 4, sol. 2; In Matth., c. 6

Pare che nel pregare non si debbano chiedere a Dio dei beni temporali.

Infatti:

1. Quanto chiediamo nella preghiera noi lo cerchiamo.

Ma i beni temporali noi non dobbiamo cercarli, poiché sta scritto [ Mt 6,33 ]: « Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta », cioè i beni temporali: i quali dunque vengono considerati come cose non da cercare, ma da aggiungere a quelle cercate.

Perciò nella preghiera non si devono chiedere a Dio dei beni temporali.

2. Nessuno chiede cose di cui non è preoccupato.

Ma dei beni temporali non dobbiamo essere preoccupati, poiché sta scritto [ Mt 6,25 ]: « Non affannatevi di quello che mangerete o berrete ».

Quindi non è lecito nella preghiera chiedere cose temporali.

3. Con la preghiera la nostra anima deve elevarsi a Dio.

Ma chiedendo dei beni temporali essa discende a cose che le sono inferiori, in contrasto con le parole dell'Apostolo [ 2 Cor 4,18 ]: « Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili.

Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne ».

Perciò l'uomo non deve chiedere a Dio cose temporali nella preghiera.

4. L'uomo non deve chiedere a Dio altro che cose buone e utili.

Ora, spesso i beni temporali sono nocivi, non solo spiritualmente, ma anche materialmente.

Quindi non vanno chiesti a Dio nella preghiera.

In contrario:

Nei Proverbi [ Pr 30,8 ] si legge questa preghiera: « Fammi soltanto avere il cibo necessario ».

Dimostrazione:

Come insegna S. Agostino [ Epist. 130,12.22 ], « è lecito chiedere nella preghiera quello che è lecito desiderare ».

Ora, è lecito desiderare le cose temporali: non come oggetto principale, così da mettere in esse il nostro fine, ma come strumenti che ci aiutano a tendere verso la beatitudine, cioè in quanto servono al sostentamento della vita corporale, e in quanto aiutano strumentalmente i nostri atti di virtù, come nota anche il Filosofo [ Ethic. 1,8 ].

Perciò è lecito pregare per i beni temporali, secondo le parole di S. Agostino [ Epist. 130,6.7 ]: « Non c'è nulla di riprovevole se uno si limita a volere i mezzi sufficienti per vivere.

I quali non sono desiderati per se stessi, ma per la salute del corpo e il decoro personale, per non essere di fastidio alle persone con le quali si deve convivere.

Perciò queste cose, quando uno le ha, deve pregare per conservarle; e quando non le ha, deve chiederle per averle ».

Analisi delle obiezioni:

1. I beni temporali non vanno chiesti come principali, ma come secondari.

Da cui l'affermazione di S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 2,16.53 ]: « Quando il Signore dice che quello », cioè il regno di Dio, « deve essere desiderato prima di tutto, lascia intendere che quest'altro », cioè il bene temporale, « deve essere chiesto in secondo luogo, non già in ordine di tempo, ma di dignità: quello come nostro bene, questo come nostro necessario ».

2. Non è proibita qualsiasi preoccupazione per le cose temporali, ma quella superflua e disordinata, come già si è notato [ q. 55, a. 6 ].

3. Quando la nostra mente attende alle cose temporali per appagarsi di esse, ne rimane sopraffatta.

Quando invece vi attende in ordine alla beatitudine da conseguire, allora non ne rimane sopraffatta, ma piuttosto le solleva verso l'alto.

4. Per il fatto che chiediamo i beni temporali non come scopo principale della richiesta, ma in ordine ad altro, è chiaro che chiediamo a Dio che ci conceda questi beni in modo che giovino alla nostra salvezza.

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