Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se i Cristiani siano tenuti a ubbidire alle autorità civili

In 2 Sent., d. 44, q. 2, a. 2; In Rom., c. 13, lect. 1

Pare che i cristiani non siano tenuti a ubbidire alle autorità civili.

Infatti:

1. A proposito di quel testo evangelico [ Mt 17,25 ]: « Dunque i figli ne sono esenti », la Glossa [ ord. di Agost. ] commenta: « Se in qualsiasi regno i figli del re che lo governa sono esenti, è chiaro che i figli di quel Re a cui sono soggetti tutti i regni devono essere esenti e liberi in qualsiasi regno ».

Ma i cristiani mediante la fede di Cristo sono diventati figli di Dio, secondo le parole di S. Giovanni [ Gv 1,12 ]: « A quelli che credono nel suo nome ha dato il potere di diventare figli di Dio ».

Essi quindi non sono tenuti a ubbidire alle autorità civili.

2. S. Paolo [ Rm 7,4 ] afferma: « Voi siete stati messi a morte quanto alla legge mediante il corpo di Cristo »; e parla della legge divina dell'antico Testamento.

Ora la legge umana, che sottomette gli uomini ai poteri civili, è inferiore alla legge divina dell'Antico Testamento.

Quindi a maggior ragione coloro che sono diventati membra del corpo di Cristo sono stati liberati dalla legge per cui erano sottoposti ai principi secolari.

3. Gli uomini non sono tenuti a ubbidire ai briganti che li opprimono con la violenza.

Ma S. Agostino [ De civ. Dei 4,4 ] si domanda: « Se viene a mancare la giustizia, che cosa sono i regni se non dei grandi latrocini? ».

Siccome dunque il potere dei principi secolari per lo più viene esercitato nell'ingiustizia, oppure ha avuto origine da ingiuste usurpazioni, è chiaro che i cristiani non sono tenuti a ubbidire a tali principi.

In contrario:

S. Paolo raccomanda a Tito [ Tt 3,1 ]: « Ricorda loro di essere sottomessi ai magistrati e alle autorità »; e S. Pietro [ 1 Pt 2,13s ] ammonisce: « State sottomessi a ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re, come al sovrano, sia ai governatori, come ai suoi rappresentanti ».

Dimostrazione:

La fede di Cristo è il principio e la causa di [ ogni ] giustizia, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 3,22 ]: « La giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo ».

Perciò la fede di Cristo non elimina l'ordine della giustizia, ma piuttosto lo rende stabile.

Ora, l'ordine della giustizia esige che gli inferiori ubbidiscano ai loro superiori, perché altrimenti la convivenza umana non potrebbe sussistere.

Quindi i fedeli per la loro fede in Cristo non vengono dispensati dall'obbedienza alle autorità civili.

Analisi delle obiezioni:

1. Come si è già detto [ a. 5 ], la sottomissione di un uomo a un altro uomo riguarda solo il corpo, non l'anima, che rimane libera.

Ora, nella vita presente la grazia di Cristo ci libera dalle miserie dell'anima, ma non da quelle del corpo, come è evidente dall'esperienza dell'Apostolo [ Rm 7,25 ], il quale dice di se stesso che « con la mente serviva la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato ».

Perciò coloro che diventano con la grazia figli di Dio sono liberi o esenti dalla servitù spirituale del peccato, ma non dalla servitù del corpo, per cui sono tenuti a sottostare ai padroni di questo mondo, come nota la Glossa [ ord. ] a commento di quel testo di S. Paolo [ 1 Tm 6,1 ]: « Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù », ecc.

2. L'antica legge era figura del nuovo Testamento: perciò essa doveva cessare alla venuta della realtà.

Della legge umana invece, che prescrive la sottomissione di un uomo a un altro uomo, non si può dire altrettanto.

- Inoltre anche in forza della legge divina un uomo è tenuto a ubbidire ad altri uomini.

3. Si è tenuti a ubbidire ai principi secolari per quanto lo esige l'ordine della giustizia.

Se quindi essi non hanno un potere legittimo, ma usurpato, oppure se comandano cose ingiuste, i sudditi non sono tenuti a ubbidire, se non forse accidentalmente, ossia per evitare scandali o pericoli.

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