Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se l'adulazione sia un peccato mortale

De Malo, q. 7, a. 1, ad 11

Pare che l'adulazione sia un peccato mortale.

Infatti:

1. S. Agostino [ Enchir. 12 s. Vg ] ha scritto che « una cosa è cattiva perché nuoce ».

Ma l'adulazione arreca il danno più grave, secondo quel testo del Salmo [ Sal 10,3 ]: « Poiché l'empio viene lodato per le sue brame, e l'iniquo è detto beato, il peccatore ha esasperato il Signore ».

E S. Girolamo [ Epist. 148 ] afferma che « non c'è nulla che corrompa l'anima umana più facilmente » dell'adulazione.

A commento poi di quel testo del Salmo [ Sal 71,4 ]: « Per la vergogna si volgano indietro », la Glossa [ ord. e interlin. ] afferma: « Nuoce di più la lingua dell'adulatore che la spada del persecutore ».

Perciò l'adulazione è un peccato gravissimo.

2. Chi con le parole nuoce agli altri, nuoce a se stesso più che agli altri, avverandosi in tal modo le parole del Salmo [ Sal 37,15 ]: « La loro spada raggiungerà il loro cuore ».

Ora, l'adulatore induce la persona adulata a peccare mortalmente: infatti la Glossa [ ord. e interlin. ], a proposito di quella frase del Salmo [ Sal 141,5 ]: « L'olio dell'empio non profumi il mio capo », così si esprime: « La lode falsa dell'adulatore porta le anime dal rigore della verità alla mollezza del peccato ».

A maggior ragione quindi l'adulatore pecca mortalmente contro se stesso.

3. Nel Decreto [ di Graz. 1,46,3 ] si legge: « Il chierico riscontrato colpevole di adulazione e di tradimento sia degradato dal suo ufficio ».

Ma una simile pena non viene inflitta che per un peccato mortale.

Quindi l'adulazione è un peccato mortale.

In contrario:

Tra « i peccati meno gravi » S. Agostino [ Serm. supp. 104 ] enumera il seguente: « Se uno avrà adulato una persona ragguardevole, o spontaneamente o per necessità ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ q. 24, a. 12; q. 35, a. 3; I-II, q. 72, a. 5 ], il peccato mortale è quello che è contro la carità.

Ora, l'adulazione a volte è contro la carità, ma non sempre.

Essa è contro la carità in tre modi.

Primo, per la materia stessa: cioè nel caso in cui si lodino i peccati di una persona.

Ciò infatti è contro l'amore di Dio, di cui l'adulatore offende la giustizia, ed è contro l'amore del prossimo, che egli incoraggia nel peccato.

Per cui in questo caso l'adulazione è un peccato mortale: « Guai a coloro che chiamano bene il male », dice infatti Isaia [ Is 5,20 ].

- Secondo, per la cattiva intenzione: cioè quando si adula una persona per danneggiarla astutamente, o nel corpo o nell'anima.

E anche questo è un peccato mortale.

Nei Proverbi [ Pr 27,6 ] infatti si legge: « Leali sono le ferite di un amico, fallaci i baci di un nemico ».

- Terzo, per le occasioni di peccato che offre: come quando la lode, senza che l'adulatore lo voglia, offre un'occasione di peccato.

E in tal caso bisogna vedere se l'occasione è stata data oppure soltanto ricevuta, e quali siano i danni che ne derivano, come vedemmo sopra [ q. 43, a. 4 ] parlando dello scandalo.

Se invece uno ha adulato una persona per il solo desiderio di compiacerla, o per evitare un male, oppure per ottenere un bene in caso di necessità, allora la sua adulazione non è contro la carità.

Per cui non è un peccato mortale, ma veniale.

Analisi delle obiezioni:

1. Tutti quei testi parlano dell'adulatore che loda il peccato di qualcuno.

Si può infatti dire che tale adulazione nuoce più della spada del persecutore per il fatto che compromette i beni più grandi, cioè i beni spirituali.

Essa però non nuoce con la stessa efficacia: poiché la spada del persecutore uccide direttamente, quale causa sufficiente della morte, mentre nessuno può essere la causa sufficiente del peccato di un altro, come fu spiegato sopra [ q. 43, a. 1, ad 3; I-II, q. 73, a. 8, ad 3; q. 75, a. 3; q. 80, a. 1 ].

2. L'argomento vale per chi adula con l'intenzione di nuocere.

Costui infatti nuoce più a se stesso che agli altri: poiché per se stesso è causa diretta ed efficace di peccato, mentre per gli altri è solo una causa occasionale.

3. Quel testo parla di chi adula il prossimo a tradimento, per ingannarlo.

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