Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la vanagloria sia un peccato mortale

De Malo, q. 9, a. 2

Pare che la vanagloria sia un peccato mortale.

Infatti:

1. Solo il peccato mortale esclude la ricompensa eterna.

Ma la vanagloria esclude la ricompensa eterna, poiché si legge nel Vangelo [ Mt 6,1 ]: « Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non avrete la ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli ».

Quindi la vanagloria è un peccato mortale.

2. Chi si arroga ciò che è proprio di Dio pecca mortalmente.

Ma col desiderio della vanagloria uno si arroga ciò che è proprio di Dio, come si legge in Isaia [ Is 42,8 ]: « Non cederò la mia gloria ad altri », e in S. Paolo [ 1 Tm 1,17 ]: « Al solo Dio onore e gloria ».

Perciò la vanagloria è un peccato mortale.

3. Un peccato che è sommamente pericoloso e nocivo è mortale.

Ma tale è il peccato di vanagloria, poiché nel commentare le parole di S. Paolo [ 1 Ts 2,4 ]: « Dio che prova i nostri cuori », S. Agostino [ Glossa ord. ] spiega: « Quale capacità di nuocere abbia l'attaccamento alla gloria umana non lo sperimenta se non chi lo combatte: benché infatti sia facile non desiderare la lode quando non la si ha, tuttavia è difficile non goderne quando essa viene data ».

E il Crisostomo [ In Mt hom. 19, su 6,1 ] afferma che « la vanagloria si introduce di nascosto, e insensibilmente toglie tutta la ricchezza interiore ».

Quindi la vanagloria è un peccato mortale.

In contrario:

Il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 13 ] fa osservare che « mentre gli altri vizi allignano nei servi del diavolo, la vanagloria si riscontra anche nei servi di Cristo ».

Nei quali però non ci può essere il peccato mortale.

Quindi la vanagloria non è un peccato mortale.

Dimostrazione:

Come si è già visto [ q. 35, a. 3; I-II, q. 72, a. 5 ], una cosa è peccato mortale quando è incompatibile con la carità.

Ora il peccato di vanagloria, considerato in se stesso, non è incompatibile con la carità verso il prossimo.

Invece in rapporto alla carità verso Dio può essere incompatibile in due modi.

Primo, per l'oggetto di cui uno si gloria.

P. es. quando uno si gloria di una menzogna che si oppone alla riverenza verso Dio, secondo le parole di Ezechiele [ Ez 28,2 ]: « Il tuo cuore si è insuperbito e hai detto: Io sono un dio» ; e quelle di S. Paolo [ 1 Cor 4,7 ]: « Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?

E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto? ».

Oppure anche quando uno preferisce a Dio il bene temporale di cui si gloria, contro l'ammonimento di Geremia [ Ger 9,22s ]: « Non si vanti il saggio della sua saggezza, non si vanti il forte della sua forza e non si vanti il ricco delle sue ricchezze.

Ma chi vuole gloriarsi si vanti di questo, di avere senno e di conoscere me ».

Oppure ancora quando si preferisce la testimonianza degli uomini a quella di Dio, come accadde a coloro a cui accenna il Vangelo [ Gv 12,43 ]: « Essi amavano la gloria degli uomini più della gloria di Dio ».

Secondo, per le disposizioni [ soggettive ] di colui che si gloria, il quale tende alla vanagloria come al suo fine ultimo, perché subordina ad esso anche gli atti virtuosi, e per raggiungerlo non si astiene dal fare ciò che è contro Dio.

E così la vanagloria è un peccato mortale.

Per cui S. Agostino [ De civ. Dei 5,14 ] ha scritto che « questo vizio », cioè la vanagloria, « quando nel cuore la lode umana è bramata più dell'amore e del timore di Dio, è così contrario al sentimento della fede da far dire al Signore [ Gv 5,44 ]: "E come potete credere, voi che prendete la gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?" ».

Quando invece l'amore della gloria umana, benché vano, non ripugna alla carità né per il suo oggetto, né per le disposizioni di chi cerca tale gloria, allora il peccato non è mortale, ma veniale.

Analisi delle obiezioni:

1. Nessuno merita la vita eterna facendo dei peccati.

Perciò l'atto virtuoso perde la capacità di meritare la vita eterna se è fatto per vanagloria, anche se questa non è un peccato mortale.

Quando però per vanagloria la ricompensa eterna viene perduta totalmente, e non relativamente a un solo atto, allora la vanagloria è un peccato mortale.

2. I vanagloriosi non aspirano tutti all'eccellenza che spetta a Dio soltanto.

Altra infatti è la gloria che spetta a Dio solo, e altra è quella dovuta alle persone virtuose, o ricche.

3. Si dice che la vanagloria è un peccato pericoloso non tanto per la sua gravità, quanto per il fatto che è una predisposizione a più gravi peccati: poiché la vanagloria rende l'uomo presuntuoso e fiducioso in se stesso.

E così lo predispone anche a poco a poco a perdere i beni interiori.

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