Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la profezia che implica la visione intellettiva e quella immaginaria sia superiore a quella che si limita alla visione intellettiva

Infra, a. 3; III, q. 30, a. 3, ad 1; De Verit., q. 12, a. 12

Pare che la profezia che implica la visione intellettiva e quella immaginaria sia superiore a quella che si limita alla visione intellettiva.

Infatti:

1. S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,9.20 ], in un testo riferito anche dalla Glossa [ P. Lomb. ], a commento delle parole di S. Paolo [ 1 Cor 14,2 ]: « Lo Spirito dice cose misteriose », afferma: « È meno profeta colui che in ispirito vede solo le immagini delle cose a lui rivelate; è maggiormente profeta colui che ne ha solo l'intelligenza, ma è sommamente profeta colui che eccelle in tutte e due le cose ».

Ora, ciò è proprio del profeta che ha insieme la visione intellettiva e quella immaginaria.

Quindi tale profezia è superiore.

2. Quanto maggiore è la virtù di una cosa, tanto più lontano essa si estende.

Ora, il lume profetico appartiene principalmente all'intelletto, come si è già dimostrato [ q. 173, a. 2 ].

Perciò la profezia che si estende fino all'immaginazione è più perfetta di quella che si limita all'intelletto.

3. S. Girolamo [ Prol. al libro dei Re ] distingue i « Profeti » dagli « Agiografi ».

Ora, quelli che egli denomina profeti, come Isaia, Geremia e altri consimili, assieme alla visione intellettiva ebbero anche quella immaginaria; non così invece gli agiografi che scrissero sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, come Giobbe, Davide e Salomone.

Perciò pare che quanti ebbero la visione immaginaria con quella intellettiva siano denominati profeti in senso più rigoroso di quelli che ebbero solo quest'ultima.

4. Dionigi [ De cael. hier. 1,2 ] afferma: « È impossibile che risplenda a noi la luce divina se non è avvolta nella varietà dei sacri veli ».

Ma la rivelazione profetica viene fatta mediante la luce divina.

Quindi essa non può avvenire senza i veli dei fantasmi.

In contrario:

La Glossa [ ord. ] sull'inizio del Salterio afferma che « il grado più alto della profezia si ha quando essa si attua con la sola ispirazione dello Spirito Santo, senza l'aiuto di azioni esterne, di parole, di visioni o di sogni ».

Dimostrazione:

La nobiltà dei mezzi viene desunta soprattutto dal fine.

Ora, il fine della profezia è la manifestazione di qualche verità superiore alle capacità umane.

Perciò quanto più tale manifestazione è efficace, tanto più la profezia è eccellente.

Ora, è chiaro che la manifestazione della verità divina mediante la nuda contemplazione di essa è superiore a quella ottenuta mediante le immagini delle realtà materiali: essa infatti si avvicina maggiormente alla visione della patria celeste, in cui si contempla la verità nell'essenza di Dio.

Quindi la profezia in cui si contempla una verità soprannaturale nella sua nuda verità intellettiva è superiore a quella in cui la verità soprannaturale viene manifestata mediante le immagini di esseri corporei nella visione immaginaria.

Essa inoltre dimostra la maggiore elevatezza della mente del profeta: poiché anche nell'insegnamento umano il discepolo che è in grado di capire la verità intelligibile presentata puramente e semplicemente dal maestro si dimostra più intelligente del discepolo che ha bisogno di esservi introdotto mediante esempi sensibili.

Per questo in lode della sua profezia Davide [ 2 Sam 23,3s ] diceva: « A me ha parlato il Forte d'Israele ( … ).

È come la luce del mattino al sorgere del sole, in un mattino senza nubi ».

Analisi delle obiezioni:

1. Quando una verità soprannaturale deve essere rivelata mediante immagini sensibili e materiali, allora è più eccellente il profeta che le riceve entrambe, cioè sia la luce intellettuale che la visione immaginaria, che non quello che ne riceve una sola: poiché allora la profezia è più perfetta.

Ed è in questo senso che parla S. Agostino.

Ma quella profezia in cui si ha la nuda rivelazione di una verità di ordine intellettivo è superiore a tutte le altre.

2. Ciò che è desiderabile per se stesso va giudicato diversamente da ciò che è desiderabile in vista di qualche altra cosa.

Trattandosi infatti di cose che sono desiderabili per se stesse, un agente tanto più è superiore quanto più la sua virtù si estende sino agli effetti più remoti: come un medico è tanto più eccellente quanto più numerosi e più gravi sono i malati che può guarire.

Invece nelle cose che sono desiderabili in vista di altre un agente mostra di avere tanta maggiore virtù quanto minori e più immediati sono i mezzi con i quali può raggiungere il suo intento: come il medico più lodato è quello che può guarire l'infermo impiegando pochi ed elementari rimedi.

Ora, la visione immaginaria nella conoscenza profetica non è desiderabile per se stessa, ma per la manifestazione della verità di ordine intellettivo.

Quindi la profezia è tanto più eccellente quanto meno ne ha bisogno.

3. Nulla impedisce che una cosa, pur avendo in maniera meno propria una data denominazione, assolutamente parlando sia migliore di un'altra: come la conoscenza che avremo in cielo è più nobile della nostra conoscenza attuale, che però viene detta fede in senso più rigoroso, per il fatto che il termine fede implica l'idea di conoscenza imperfetta.

Parimenti anche la profezia implica una certa oscurità e una certa lontananza dalla verità di ordine intellettivo.

Perciò con maggiore proprietà vengono detti profeti coloro che vedono con una visione immaginaria, sebbene sia più nobile la profezia che si ha con la visione intellettuale: purché la verità rivelata sia la stessa in tutti e due i casi.

Se invece qualcuno riceve da Dio la luce intellettuale non per conoscere delle verità soprannaturali, ma per giudicare secondo la certezza della verità divina delle realtà conoscibili con la ragione umana, allora questa profezia di carattere intellettuale è inferiore a quella accompagnata da una visione immaginaria che conduce alla verità soprannaturale, profezia di cui furono dotati tutti quelli che sono elencati nel numero dei Profeti.

I quali sono così chiamati anche perché avevano un particolare compito profetico, al punto che essi parlavano in nome di Dio dicendo al popolo: « Questo dice il Signore ».

Non così invece parlavano gli agiografi, molti dei quali il più delle volte esprimevano delle verità che possono essere conosciute con la ragione umana, e non in nome di Dio, ma in nome proprio, sempre però con l'aiuto della luce divina.

4. Nella vita presente l'illuminazione da parte di Dio non avviene senza i veli di un qualche fantasma, poiché nello stato attuale non è naturale per l'uomo intendere senza i fantasmi.

Talora però bastano i fantasmi che vengono astratti dai sensi nella maniera ordinaria, e non si richiedono visioni immaginarie procurate da Dio.

E in questo caso si dice che la rivelazione profetica avviene senza visioni immaginarie.

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