Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se S. Paolo abbia ignorato se la sua anima si era separata dal corpo

De Verit., q. 13, a. 5; In 2 Cor., c. 12, lect. 1

Pare che S. Paolo abbia ignorato se la sua anima si era separata dal corpo.

Infatti:

1. Egli stesso afferma [ 2 Cor 12,2 ]: « Conosco un uomo in Cristo che fu rapito fino al terzo cielo ».

Ma uomo sta a indicare il composto di anima e corpo, e rapito non è lo stesso che morto.

Perciò egli sapeva che la sua anima non si era separata dal corpo con la morte: tanto è vero che questa è l'opinione più comune tra i Maestri.

2. Dalle parole stesse dell'Apostolo risulta che egli sapeva dove era stato rapito, cioè « fino al terzo cielo ».

Ma da ciò segue pure che egli sapeva se allora era o non era nel corpo.

Poiché se conobbe che il terzo cielo è qualcosa di corporeo, allora conobbe pure che la sua anima non era separata dal corpo: dato che la percezione di una realtà corporea non è possibile se non mediante il corpo.

Quindi egli non può non aver saputo se la sua anima si era separata dal corpo.

3. Secondo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,28.56 ], nel suo rapimento S. Paolo vide Dio come lo vedono i santi nella patria celeste.

Ma i santi, per il fatto stesso che vedono Dio, sanno se le loro anime sono separate dal corpo.

Quindi lo dovette sapere anche S. Paolo.

In contrario:

L'Apostolo ha scritto [ 2 Cor 12,2s ]: « Se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio ».

Dimostrazione:

La vera analisi di questo problema va cercata nelle parole stesse dell'Apostolo, con cui egli dice di conoscere alcune cose, cioè di « essere stato rapito fino al terzo cielo », e di non saperne altre, cioè « se con il corpo o fuori del corpo ».

Ora, queste ultime parole si possono spiegare in due modi.

Primo, riferendo l'espressione « se con il corpo o fuori del corpo » non al modo di essere del soggetto così rapito, come se S. Paolo ignorasse se la sua anima era o non era nel corpo, ma alle modalità del rapimento: egli cioè avrebbe ignorato se il suo corpo era stato rapito al terzo cielo insieme con l'anima, oppure se era stata rapita l'anima soltanto, come si legge di Ezechiele [ Ez 8,3 ] che « fu trasportato a Gerusalemme in visioni divine ».

E S. Girolamo [ In Dn, Prol. ] riferisce che questa era l'interpretazione di un giudeo, il quale aggiungeva: « Del resto anche l'Apostolo non ha osato affermare di essere stato rapito con il corpo, dicendo: "Se nel corpo o fuori del corpo non lo so" ».

S. Agostino però [ De Gen. ad litt. 12,3.6ss ] respinge questa interpretazione per il fatto che l'Apostolo afferma di essere stato rapito fino al terzo cielo.

Quindi egli sapeva che il terzo cielo, in cui era stato rapito, era un cielo reale, e non una sua immagine: altrimenti, se egli avesse chiamato terzo cielo la sua figura immaginaria, avrebbe potuto dire con lo stesso diritto che era stato rapito col corpo, chiamando corpo l'immagine del corpo, quale appare nel sogno.

Ma se egli sapeva che il terzo cielo era reale, sapeva pure se esso era spirituale e incorporeo, per cui il suo corpo non poteva esservi rapito, oppure se era una realtà corporea, per cui l'anima non poteva esservi rapita senza il corpo, a meno che non si fosse separata da quest'ultimo.

Perciò bisogna seguire la seconda interpretazione: cioè che l'Apostolo sapeva di essere stato rapito con l'anima soltanto, ma ignorava quali fossero i suoi rapporti con il corpo: se cioè l'anima si fosse separata dal corpo.

E a questo proposito ci sono diverse spiegazioni.

Alcuni dicono che l'Apostolo conosceva che la sua anima era unita al corpo come forma, ma ignorava se avesse avuto un'alienazione dai sensi; oppure se c'era stata un'astrazione dalle funzioni dell'anima vegetativa.

- Ma che ci fosse stata un'astrazione dai sensi egli non ne poteva dubitare, sapendo di avere avuto un rapimento.

Che poi ci fosse stata o meno un'astrazione dalle funzioni dell'anima vegetativa non era una cosa di tale importanza da esigere una menzione così esplicita.

Perciò rimane che l'Apostolo non sapeva se la sua anima fosse allora unita al corpo come forma, oppure separata da esso con la morte.

Alcuni però, pur accettando questa tesi, dicono che l'Apostolo non si rese conto di ciò mentre era rapito, perché allora tutta la sua attenzione era volta verso Dio, ma se ne rese conto dopo, riflettendo su ciò che aveva visto.

- Ma anche questa spiegazione va contro le parole dell'Apostolo, il quale distingue bene il passato dal futuro.

Infatti egli dice che al presente sa che fu rapito « quattordici anni innanzi »; e che al presente « non sa se ciò avvenne nel corpo o fuori del corpo ».

Perciò si deve concludere che né prima né dopo egli seppe se la sua anima fosse allora separata dal corpo.

Per cui S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,5.13 ], dopo una lunga disquisizione, conclude: « Rimane forse da pensare che l'Apostolo abbia ignorato se la sua anima fosse nel corpo, quando fu rapito al terzo cielo, come è nel corpo l'anima quando il corpo ha la vita, sia in chi è sveglio, sia in chi dorme, sia in chi è astratto dai sensi nell'estasi; oppure se fosse uscita completamente dal corpo in modo che questo giacesse morto ».

Analisi delle obiezioni:

1. Talora per sineddoche si dice uomo una sua parte: e specialmente l'anima, che ne è la parte più importante.

Sebbene l'espressione possa anche essere interpretata nel senso che colui che fu rapito non era un uomo quando avvenne il rapimento, ma « quattordici anni dopo »: infatti egli dice: « Conosco un uomo », e non: « Conosco il rapimento di un uomo ».

- Nulla poi impedirebbe di chiamare rapimento una morte causata soprannaturalmente.

E come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,3.6 ], « se l'Apostolo è rimasto nel dubbio, chi di noi può avere la certezza? ».

Perciò coloro che discutono di questo argomento arrivano a delle congetture più che a delle certezze.

2. L'Apostolo sapeva o che il terzo cielo era qualcosa di incorporeo, oppure che egli in quel cielo aveva visto qualcosa di incorporeo; ma questo poteva saperlo mediante il suo intelletto, anche se la sua anima non fosse stata separata dal corpo.

3. La visione che ebbe S. Paolo nel suo rapimento in parte assomigliava alla visione dei beati, cioè riguardo all'oggetto, e in parte ne differiva, cioè rispetto al modo di vedere: poiché egli non vide così perfettamente come i santi che sono nella patria beata.

Da cui le parole di S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,36.69 ]: « All'Apostolo che fu rapito al terzo cielo mancò questo, rispetto alla piena e perfetta conoscenza delle cose di cui fruiscono gli angeli: che egli non sapeva se era nel corpo o fuori del corpo.

Perciò questa conoscenza non mancherà quando, alla ripresa dei corpi nella risurrezione finale, questo corpo corruttibile avrà rivestito l'incorruttibilità ».

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