Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se coloro che ricevevano il dono delle lingue parlassero in tutte le lingue

C. G., III, c. 154; In 1 Cor., c. 14, lect. 1

Pare che coloro che ricevevano il dono delle lingue non parlassero in tutte le lingue.

Infatti:

1. Quando una cosa viene accordata per virtù divina è sempre la migliore nel suo genere: come il Signore, dice S. Giovanni [ Gv 2,10 ], cambiò l'acqua in vino buono.

Invece quelli che ebbero il dono delle lingue continuavano a esprimersi meglio nella propria lingua.

Infatti la Glossa [ ord. ] fa notare che « non c'è da meravigliarsi se la lettera agli Ebrei per eloquenza è superiore alle altre: poiché è naturale a tutti l'esprimersi meglio nella propria lingua.

E si sa che l'Apostolo compose le altre lettere in una lingua straniera, cioè in greco, mentre questa la scrisse in ebraico ».

Perciò col suddetto carisma gli Apostoli non ebbero la conoscenza di tutte le lingue.

2. La natura non adopera più mezzi quando ne basta uno solo: e molto meno Dio, il quale opera con più ordine della stessa natura.

Ora, Dio poteva fare in modo che mentre i discepoli parlavano una sola lingua fossero intesi da tutti: infatti a proposito di quel testo [ At 2,6 ]: « Ciascuno li udiva parlare nella propria lingua », la Glossa [ ord. di Beda sul v. 4 ] commenta: « Poiché parlavano tutte le lingue; oppure perché parlando la loro lingua, cioè l'ebraico, erano compresi da tutti come se parlassero la lingua di ciascuno ».

Quindi essi non ebbero la capacità di parlare in tutte le lingue.

3. Le grazie fluiscono tutte da Cristo nel suo corpo « che è la Chiesa » [ Col 1,24 ], poiché sta scritto [ Gv 1,16 ]: « Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto ».

Ma di Cristo non si legge che abbia parlato più di una lingua.

E anche adesso i singoli fedeli non parlano che una sola lingua.

Quindi i discepoli di Cristo non ricevettero la grazia di poter parlare in tutte le lingue.

In contrario:

Negli Atti [ At 2,4 ] si legge che « essi furono tutti pieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi »; e S. Gregorio [ Glossa ord. ] spiega che « lo Spirito Santo apparve sui discepoli sotto forma di lingue di fuoco, e diede loro la conoscenza di tutte le lingue ».

Dimostrazione:

I primi discepoli di Cristo furono da lui scelti per predicare ovunque la fede percorrendo tutto il mondo, secondo il comando evangelico [ Mt 28,19 ]: « Andate e ammaestrate tutte le nazioni ».

Ora, non era conveniente che quanti erano inviati per istruire gli altri avessero bisogno di essere istruiti dagli altri per poter parlare e intendere ciò che gli altri dicevano.

Specialmente perché gli inviati erano di una sola nazione, cioè della nazione giudaica, secondo la predizione di Isaia [ Is 27,6 Vg ]: « Quelli che escono con impeto da Giacobbe riempiranno con la loro discendenza la faccia della terra ».

Inoltre essi erano poveri e impotenti, e non avrebbero potuto trovare facilmente da principio degli interpreti fedeli: soprattutto essendo essi inviati ai popoli pagani.

Quindi fu necessario che Dio provvedesse loro con il dono delle lingue: per cui, come la diversità delle lingue era cominciata quando i popoli si erano abbandonati all'idolatria [ Gen 11,7ss ], così pure quando i popoli stavano per essere richiamati al culto del vero Dio fu dato un rimedio a questa diversità col dono delle lingue.

Analisi delle obiezioni:

1. Come si legge nella Scrittura [ 1 Cor 12,7 ], « la manifestazione dello Spirito è concessa per una utilità ».

Perciò S. Paolo e gli altri Apostoli furono istruiti da Dio nelle lingue di tutte le genti nella misura richiesta dall'insegnamento della fede.

Quanto invece alle rifiniture dell'arte, quali la bellezza e l'eleganza del periodo, l'Apostolo ne ebbe il dono nella propria lingua, non nelle lingue straniere.

Come anche nella sapienza e nella scienza gli Apostoli erano istruiti a sufficienza secondo le esigenze dell'insegnamento della fede, ma non quanto a tutto ciò che può essere conosciuto con la scienza acquisita, come ad es. le conclusioni dell'aritmetica o della geometria.

2. Sebbene fosse possibile l'una o l'altra soluzione, cioè che venissero compresi da tutti parlando una sola lingua, oppure che parlassero tutte le lingue, tuttavia era più conveniente che essi stessi parlassero tutte le lingue: poiché ciò conveniva maggiormente alla perfezione del loro sapere, in base al quale non solo potevano parlare, ma anche intendere ciò che gli altri dicevano.

Se invece tutti avessero compreso la loro unica lingua, ciò sarebbe avvenuto o per la scienza di quelli che li sentivano parlare, oppure per una specie di illusione: cioè per il fatto che alle orecchie degli altri le parole giungevano diverse da quelle che essi proferivano.

Per questo dunque la Glossa [ ord. di Beda ] afferma che « fu un miracolo più grande che essi potessero parlare ogni genere di linguaggio ».

E S. Paolo [ 1 Cor 14,18 ] dichiara: « Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi ».

3. Cristo personalmente doveva predicare a una sola nazione, cioè ai Giudei.

Per cui, sebbene egli senza dubbio conoscesse perfettamente tutte le lingue, tuttavia non era necessario che le parlasse.

Per questo, come scrive S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 32 ], « pur ricevendosi anche oggi lo Spirito Santo, nessuno parla più le lingue di tutte le genti: poiché ormai tutte queste lingue le parla la Chiesa, fuori della quale nessuno riceve lo Spirito Santo ».

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