Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se Cristo sia mediatore fra Dio e gli uomini in quanto uomo

In 3 Sent., d. 19, q. 5, a. 2; De Verit., q. 29, a. 5, ad 5; In 1 Tim., c. 2, lect. 1

Sembra che Cristo non sia mediatore fra Dio e gli uomini in quanto uomo.

Infatti:

1. Scrive S. Agostino [ Vig. di Tapso, De unit. Trin. 12 ]: « Una sola è la persona di Cristo, per impedire che Cristo sia diviso, e non sia una sola sostanza; per non togliere di mezzo la sua mediazione e ridurlo a essere o soltanto Figlio di Dio o soltanto Figlio dell'uomo ».

Ma egli non è Figlio di Dio e dell'uomo unicamente in quanto uomo, bensì in quanto Dio e uomo.

Perciò non si deve neppure dire che è mediatore fra Dio e gli uomini soltanto come uomo.

2. Cristo, come è uguale al Padre e allo Spirito Santo in quanto Dio, così è uguale agli uomini in quanto uomo.

Ma per la sua uguaglianza con il Padre e lo Spirito Santo non può essere detto mediatore in quanto è Dio, per cui la Glossa [ ord. di Agost. ], commentando il testo di S. Paolo [ 1 Tm 2,5 ]: « Mediatore fra Dio e gli uomini », afferma: « In quanto Verbo non può essere intermediario, poiché è uguale a Dio, e Dio presso Dio, e insieme un solo Dio ».

Quindi neppure in quanto uomo può essere detto mediatore, per la sua uguaglianza con gli uomini.

3. Cristo è detto mediatore poiché ci ha riconciliati con Dio, e lo ha fatto togliendo il peccato che ci separava da Dio.

Ma togliere il peccato spetta a Cristo non in quanto uomo, bensì in quanto Dio.

Quindi Cristo è mediatore in quanto Dio, non in quanto uomo.

In contrario:

Scrive S. Agostino [ De civ. Dei 9,15 ]: « Cristo non è mediatore in quanto Verbo.

Sommamente immortale e sommamente beato, il Verbo è troppo distante dagli uomini mortali e infelici.

È mediatore invece in quanto uomo ».

Dimostrazione:

Nel mediatore si possono considerare due aspetti: primo, la posizione intermedia rispetto agli estremi; secondo, la funzione di unirli tra loro.

Ora, per essere in mezzo occorre al mediatore una certa distanza da ambedue gli estremi; per unirli invece bisogna che egli trasmetta all'uno ciò che appartiene all'altro.

Ora, nessuna di queste due caratteristiche è attribuibile a Cristo in quanto Dio, ma solo in quanto uomo.

Infatti come Dio egli non differisce dal Padre e dallo Spirito Santo nella natura e nell'onnipotenza, né il Padre e lo Spirito Santo hanno qualcosa che non appartenga al Figlio, così che sia possibile a quest'ultimo comunicarlo agli uomini come cosa non sua.

Ambedue le caratteristiche sono invece attribuibili a Cristo in quanto uomo.

Egli infatti, in quanto uomo, dista da Dio per la natura, e dagli uomini per la dignità della grazia e della gloria.

E così pure in quanto uomo unisce tra loro Dio e gli uomini, comunicando a questi i precetti e i doni di Dio, e offrendo a Dio per gli uomini espiazioni e suppliche.

Perciò si dice con tutta verità che egli è mediatore in quanto uomo.

Analisi delle obiezioni:

1. Se si toglie a Cristo la natura divina, gli si toglie necessariamente anche la singolare pienezza di grazia, che gli compete in quanto è « l'Unigenito dal Padre » [ Gv 1,14 ].

Ora, è tale pienezza che lo costituisce al di sopra di tutti gli uomini e lo rende più vicino a Dio.

2. Cristo in quanto Dio è in tutto uguale al Padre.

Invece per la sua natura umana è superiore agli altri uomini.

Può quindi essere mediatore in quanto uomo, non in quanto Dio.

3. Sebbene togliere il peccato come causa efficiente spetti a Cristo in quanto è Dio, tuttavia soddisfare per il peccato del genere umano gli spetta in quanto è uomo.

Ed è appunto per questo che egli è detto mediatore fra Dio e gli uomini.

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