Summa Teologica - III

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Articolo 1 - Se i sacramenti imprimano un carattere nell'anima

In 4 Sent., d. 4, q. 1, a. 1; a. 4, sol. 1, ad 1; De art. fidei

Pare che i sacramenti non imprimano alcun carattere nell'anima.

Infatti:

1. Il carattere è un segno distintivo.

Ma ciò che distingue le membra di Cristo dalle altre creature è l'eterna predestinazione, la quale non pone nulla nel predestinato, essendo soltanto un atto di Dio predestinante, come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 23, a. 2 ]; e ciò secondo le parole di S. Paolo [ 2 Tm 2,19 ]: « Il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo segreto: Il Signore conosce i suoi ».

Quindi i sacramenti non imprimono alcun carattere nell'anima.

2. Il carattere è un segno distintivo.

Ma il segno, secondo la definizione di S. Agostino [ De doctr. christ. 2,1 ], è « ciò che oltre all'immagine di sé che imprime nei sensi, fa conoscere qualcos'altro ».

Ora, nell'anima non vi è nulla che possa produrre nei sensi una qualunque immagine.

Quindi dai sacramenti non viene impresso alcun carattere nell'anima.

3. I sacramenti della nuova legge distinguono il fedele dal non fedele come i sacramenti dell'antica legge.

Ma i sacramenti dell'antica legge non imprimevano [ nell'anima ] alcun carattere: per cui sono riferiti dall'Apostolo [ Eb 9,10 ] « alla giustizia della carne ».

Quindi nemmeno i sacramenti della nuova legge imprimono un carattere.

In contrario:

S. Paolo [ 2 Cor 1,21ss ] scrive: « È Dio stesso che ci conferma assieme a voi in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha contrassegnati con il suo segreto e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori ».

Ma il carattere non è altro che un contrassegno o segreto.

Quindi Dio con i sacramenti imprime in noi il suo carattere.

Dimostrazione:

I sacramenti, come si è detto [ q. 62, a. 5 ], sono ordinati a due fini: togliere i peccati e perfezionare l'anima in ciò che riguarda il culto di Dio secondo la religione cristiana.

Ora, chiunque viene destinato a un compito specifico ne assume ordinariamente il segno distintivo, come i soldati che venivano arruolati nell'esercito solevano anticamente essere contrassegnati con un qualche segno sul corpo, data la materialità della loro prestazione.

Ora, dato che con i sacramenti gli uomini vengono destinati a prestazioni spirituali attinenti al culto di Dio, è logico che grazie ad essi restino fregiati di un qualche carattere o segno spirituale.

Da cui le parole di S. Agostino [ Contra Parmen. 2,13.27 ]: « Se un disertore, preso dalla paura del segno militare impresso nel suo corpo, ricorre alla clemenza dell'imperatore, lo supplica, ne ottiene il perdono e ritorna sotto le armi, forse che, essendo egli libero e pentito, il segno militare gli viene rinnovato, o non piuttosto gli viene riconosciuto e approvato?

Ora, è possibile che i sacramenti cristiani restino meno impressi di questo contrassegno corporale? ».

Analisi delle obiezioni:

1. Al premio della gloria futura i fedeli cristiani vengono deputati dal segno della predestinazione eterna, ma alle funzioni della Chiesa qui presente vengono deputati da un segno spirituale impresso in essi, e che prende il nome di carattere.

2. Il carattere impresso nell'anima si presenta come un segno per il fatto che viene impresso da sacramenti sensibili: poiché la certezza che uno è fregiato del carattere battesimale risulta dal fatto che è stato asperso sensibilmente con l'acqua.

Tuttavia metaforicamente si può chiamare carattere o contrassegno qualsiasi realtà, anche non sensibile, che serva a conferire una rassomiglianza con qualcuno o a distinguerlo: come Cristo, secondo l'Apostolo [ Eb 1,3 ], è « figura » o « carattere » della sostanza del Padre.

3. I sacramenti dell'antica legge, come si è detto [ q. 62, a. 6 ], non avevano in se stessi una virtù spirituale capace di produrre degli effetti spirituali.

Per questo in essi non si richiedeva alcun carattere spirituale, ma bastava la circoncisione corporale, che l'Apostolo chiama « segreto » [ Rm 4,11 ].

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