Supplemento alla III parte

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Articolo 5 - Se si sia tenuti a confessarsi immediatamente

Pare che si sia tenuti a confessarsi immediatamente.

Infatti:

1. Ugo di S. Vittore [ De sacram. 1,9,5 ] scrive: « Se non c'è una necessità che imponga una dilazione, non si è scusati dal disprezzo ».

Ora, tutti sono tenuti a evitare il disprezzo.

Quindi tutti sono tenuti a confessarsi subito.

2. Si è più tenuti a evitare l'infermità spirituale che quella corporale.

Ora, chi è malato corporalmente non senza un danno per la salute ritarda la chiamata del medico.

Quindi pare che chi ha sacerdoti a disposizione e trascura di confessarsi immediatamente non lo possa fare senza un danno per la salvezza.

3. Siamo tenuti immediatamente a ciò a cui siamo tenuti senza scadenze.

Ora, l'uomo è tenuto alla confessione verso Dio senza scadenze.

Quindi vi è tenuto immediatamente.

In contrario:

1. Nei Canoni [ Decretales 5,38,12 ] viene determinato il tempo per la confessione assieme a quello relativo alla comunione eucaristica.

Ora, se uno non riceve l'Eucaristia prima del tempo stabilito dal diritto, non commette peccato.

Quindi neanche se non si confessa prima di quel tempo.

2. Chi omette ciò a cui è obbligato da un precetto, pecca mortalmente.

Se quindi uno fosse tenuto a confessarsi immediatamente e non lo facesse quando ha dei sacerdoti a disposizione, peccherebbe mortalmente; e per lo stesso motivo nel giorno successivo, e così di seguito.

Per cui uno incorrerebbe, per un'unica dilazione della penitenza, in molti peccati mortali.

Il che è inammissibile.

Dimostrazione:

Essendo il proposito di confessarsi implicito nella contrizione, si è tenuti a tale proposito tutte le volte che si è tenuti alla contrizione: quando cioè i peccati tornano alla mente, soprattutto in pericolo di morte, oppure quando uno si trova in circostanze tali da incorrere in peccato senza il perdono delle colpe; come quando uno è tenuto a celebrare, in mancanza di confessori è tenuto per lo meno a fare un atto di contrizione col proposito di confessarsi.

Ma a confessarsi di fatto si può essere obbligati in due modi.

Primo, indirettamente: quando cioè uno è tenuto a compiere una cosa che non può compiere senza peccato se non si confessa.

Infatti allora è tenuto a confessarsi: p. es. se deve ricevere l'Eucaristia, alla quale nessuno deve accedere dopo il peccato mortale se non dopo essersi confessato, avendo a disposizione il sacerdote, e fuori del caso di necessità.

E da ciò è derivato il precetto della Chiesa che obbliga tutti a confessarsi almeno una volta all'anno, poiché la Chiesa ha stabilito che almeno una volta all'anno, ossia a Pasqua, tutti ricevano la santa comunione.

Perciò prima di quel tempo tutti sono tenuti a confessarsi.

Secondo, uno può essere obbligato alla confessione direttamente.

E per tale obbligo pare che il differimento della confessione e quello del battesimo debbano essere regolati dallo stesso criterio: poiché sono entrambi sacramenti di necessità.

Ora, a ricevere il battesimo uno non è tenuto subito dopo che ne ha concepito il proposito, in modo da peccare mortalmente se non viene subito battezzato; e neppure c'è una scadenza oltre alla quale il differimento costituisce peccato grave, ma può capitare che nella dilazione del battesimo si incorra o non si incorra nel peccato mortale.

E ciò va determinato in base al motivo della dilazione: poiché, come dice Aristotele [ Phys. 8,1 ], la volontà non ritarda nel compiere una cosa voluta se non per un motivo suggerito dalla ragione.

Per cui se il motivo della dilazione del battesimo implica un peccato mortale, come nel caso del disprezzo o di altre cose del genere, allora tale dilazione è un peccato mortale; altrimenti no.

Pare quindi che si debba dire la stessa cosa della confessione, che non è più necessaria del battesimo.

E poiché nella vita presente l'uomo è tenuto a compiere quanto è necessario alla salvezza, se incombe un pericolo di morte, allora uno è obbligato di per sé a confessarsi, o a ricevere il battesimo.

Per questo anche S. Giacomo [ Gc 5,14.16 ] dà simultaneamente il precetto di confessarsi e quello di ricevere l'estrema unzione.

Perciò pare probabile l'opinione di quanti affermano che uno non è tenuto a confessarsi immediatamente; sebbene differire sia pericoloso.

Altri invece affermano che il contrito è tenuto a confessarsi immediatamente, appena si presenta l'opportunità di farlo secondo un giusto criterio.

Né fa obiezioni il termine stabilito dai Canoni, che cioè ci si confessi « una volta all'anno », poiché la Chiesa non vuole favorire la dilazione, ma proibisce la negligenza di una dilazione più grave.

Per cui quel precetto non scusa dal peccato di dilazione in foro interno, ma scusa solo dalla pena in foro ecclesiastico, in modo che uno non risulti privato della sepoltura regolare se viene a morire prima di quel tempo.

- Ma questa opinione pare essere troppo dura.

Poiché i precetti affermativi non obbligano immediatamente, ma nel tempo dovuto: che non è quello in cui essi possono comodamente venire eseguiti, poiché allora se uno non desse l'elemosina del suo superfluo appena si presenta un povero peccherebbe mortalmente, il che è falso, ma quello in cui si presenta una necessità urgente.

Quindi non è detto che uno pecchi mortalmente se non si confessa subito appena si presenta l'occasione, anche se non aspetta un'occasione più propizia, ma pecca quando col decorrere del tempo si presenta la necessità di confessarsi.

Né si deve all'indulgenza della Chiesa il fatto di non essere tenuti a farlo immediatamente, ma alla natura del precetto affermativo.

Per cui prima che venisse formulato il precetto della Chiesa, uno vi era tenuto ancora meno.

Alcuni però dicono che i secolari non sono tenuti a confessarsi prima della quaresima, che è il loro tempo penitenziale, ma i religiosi sarebbero tenuti a farlo immediatamente, poiché tutti i tempi sono per essi tempo di penitenza.

- Ma ciò non ha senso.

Poiché i religiosi non hanno più obblighi degli altri uomini, all'infuori di quelli a cui si sono legati con i voti.

Analisi delle obiezioni:

1. Ugo di S. Vittore parla di coloro che muoiono senza questo sacramento.

2. Per la salute del corpo non si richiede necessariamente che si chiami subito il medico, se non quando urge la necessità del rimedio.

E lo stesso si dica per la malattia spirituale.

3. Il trattenere la roba altrui contro la volontà del padrone va contro un precetto negativo, il quale obbliga sempre e di continuo.

Per cui si è tenuti a restituire immediatamente.

Diverso è invece il caso dell'adempimento un precetto affermativo, il quale obbliga sempre, ma non di continuo.

Per cui non si è tenuti ad adempierlo immediatamente.

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