Supplemento alla III parte

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Articolo 5 - Se il carattere sacerdotale venga impresso alla consegna del calice

Pare che il carattere sacerdotale non venga impresso alla consegna del calice.

Infatti:

1. La consacrazione del sacerdote avviene mediante un'unzione, come anche la cresima.

Ma nella cresima il carattere viene impresso al momento dell'unzione.

Quindi anche nel sacerdozio, e non alla consegna del calice.

2. Il Signore [ Gv 20,22s ] diede ai discepoli il potere sacerdotale quando disse: « Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati », ecc.

Ma lo Spirito Santo viene dato mediante l'imposizione delle mani.

Perciò il carattere dell'ordine viene impresso nell'imposizione delle mani.

3. I ministri vengono consacrati come le loro vesti.

Ora, queste vengono consacrate con la sola benedizione.

Quindi la consacrazione del sacerdote avviene al momento della benedizione episcopale.

4. Al sacerdote viene consegnata la veste sacerdotale come viene consegnato il calice.

Ora, se il carattere viene impresso alla consegna del calice, per lo stesso motivo ciò dovrà avvenire anche alla consegna della casula.

E così egli riceverebbe due caratteri distinti: il che è falso.

5. Il diaconato è conforme al sacerdozio più del suddiaconato.

Ma se il sacerdote ricevesse il carattere alla consegna del calice, allora il suddiacono sarebbe conforme al sacerdote più del diacono: poiché è il suddiacono, e non il diacono, che riceve il carattere alla consegna del calice.

Quindi il carattere sacerdotale non viene impresso alla consegna del calice.

6. L'ordine degli accoliti si avvicina alle funzioni sacerdotali più nel servizio delle ampolle che in quello del candelabro.

Eppure gli accoliti ricevono il carattere dell'accolitato più nella ricezione del candelabro che in quella delle ampolle: poiché il termine accolito sta a indicare l'azione di portare i ceri [ Isid., Etym. 7,12 ].

Perciò anche nel sacerdozio il carattere non viene impresso nell'atto di ricevere il calice.

In contrario:

L'atto principale del sacerdozio è consacrare il corpo di Cristo.

Ma tale potere viene dato alla consegna del calice.

Quindi allora ne viene impresso il carattere.

Dimostrazione:

Come abbiamo già notato [ a. 4, ad 1 ], appartiene alla medesima causa imprimere la nuova forma e predisporre immediatamente la materia a riceverla.

Per questo il vescovo nel conferire l'ordine compie due cose: prepara gli ordinandi a ricevere l'ordine e ne trasmette il potere.

Li prepara sia istruendoli nel loro ufficio, sia compiendo qualcosa su di loro per renderli idonei a riceverne i poteri.

E tale funzione preparatoria abbraccia tre cose: la benedizione, l'imposizione delle mani e l'unzione sacra.

Con la benedizione gli ordinandi vengono deputati al servizio divino.

Per questo la benedizione viene data in tutti gli ordini.

- Con l'imposizione delle mani invece viene data la pienezza della grazia, necessaria per compiere gli uffici maggiori.

E così essa è riservata solo ai diaconi e ai sacerdoti, a cui spetta l'amministrazione dei sacramenti: ai primi come incaricati principali, ai secondi come ministri.

- Con la sacra unzione poi essi vengono consacrati per trattare i sacramenti.

Così dunque l'unzione è riservata ai sacerdoti, i quali devono toccare con le loro mani il corpo di Cristo: come anche viene unto il calice che ne contiene il sangue, e la patena che deve accoglierne il corpo.

Ma il conferimento dei poteri viene fatto mediante la consegna di oggetti attinenti alle funzioni proprie.

Poiché dunque la funzione principale del sacerdote consiste nel consacrare il corpo e il sangue di Cristo, di conseguenza il carattere sacerdotale viene conferito nella consegna del calice, precisata dalle parole della forma.

Analisi delle obiezioni:

1. Nella cresima non viene conferito un potere per agire su una materia esterna.

Perciò in essa il carattere non viene impresso con la consegna di qualcosa, ma con la sola imposizione delle mani e con l'unzione sacra.

Invece nell'ordine sacerdotale è diverso.

Quindi il paragone non regge.

2. Il Signore diede ai discepoli il potere sacerdotale quanto alla funzione principale prima della passione, nell'ultima cena, quando disse [ 1 Cor 11,24 ]: « Prendete e mangiate », aggiungendo: « Fate questo in memoria di me ».

Invece dopo la risurrezione conferì loro il potere sacerdotale quanto all'atto secondario, che consiste nel legare e nello sciogliere.

3. Le vesti sacre non richiedono un'altra consacrazione oltre alla loro destinazione al culto di Dio.

Per esse quindi basta la benedizione a consacrarle.

Diverso invece è il caso degli ordinandi, come si è visto [ nel corpo ].

4. La veste sacerdotale non significa il potere conferito al sacerdote, ma l'idoneità richiesta in lui per esercitarne le funzioni.

Perciò né il sacerdote né gli altri ordinandi ricevono il carattere nella consegna di una qualche veste.

5. Il potere del diacono è intermedio fra quello del suddiacono e quello del sacerdote: poiché il sacerdote ha il potere direttamente sul corpo di Cristo, il suddiacono sui soli vasi che lo contengono, il diacono invece sul corpo contenuto nei recipienti.

Infatti egli non può toccare il corpo di Cristo, ma portarlo sulla patena, e distribuirne il sangue con il calice.

Quindi il suo potere rispetto all'atto principale non poteva essere espresso con la consegna né dei recipienti soltanto, né della materia.

Invece il suo potere viene espresso in rapporto a un atto secondario, mediante la consegna del libro dei Vangeli: e in tale potere viene inteso anche l'altro.

Per questo il carattere [ del diacono ] viene impresso con la consegna del libro.

6. L'atto principale dell'accolito è presentare le ampolle, non portare i candelabri: sebbene esso prenda il nome dall'atto secondario, perché più noto e caratteristico.

Quindi il carattere dell'accolitato viene impresso alla consegna delle ampolle, in virtù delle parole pronunziate dal vescovo.

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