Supplemento alla III parte

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Articolo 4 - Se tutti i sensi eserciteranno le loro funzioni

Pare che non tutti i sensi eserciteranno le loro funzioni.

Infatti:

1. Fra tutti i sensi il primo è quello del tatto, come insegna Aristotele [ De anima 2,2 ].

Ora, i corpi gloriosi non potranno esercitarlo: poiché il tatto si attualizza mediante una trasmutazione fisica del corpo, prodotta da un corpo esterno predominante in qualcuna delle qualità attive o passive, che il tatto ha la capacità di discernere.

Ma tale trasmutazione va esclusa dopo la risurrezione.

Perciò allora non tutti i sensi eserciteranno le loro funzioni.

2. Il senso del gusto serve alle funzioni della nutrizione.

Ma nei risorti tali funzioni non ci saranno [ q. 81, a. 4 ].

Quindi allora il gusto sarebbe inutile.

3. Dopo la risurrezione nulla potrà corrompersi: poiché tutte le creature si rivestiranno di una certa incorruttibilità.

Ora, il senso dell'odorato non può funzionare senza che ci sia una qualche corruzione: poiché l'odore scaturisce solo da un'evaporazione, che si riduce a un dissolvimento.

Quindi allora non ci potrà essere in atto il senso dell'odorato.

4. « L'udito serve per apprendere », dice Aristotele [ De sensu et sens. 1 ].

Ma dopo la risurrezione i beati non avranno bisogno di apprendere nulla attraverso i sensi: poiché saranno riempiti di sapienza divina grazie alla visione diretta di Dio.

Quindi allora non ci sarà l'udito.

5. Perché ci sia la visione bisogna che l'immagine dell'oggetto sia ricevuta nella pupilla.

Ora, nei beati dopo la risurrezione ciò sarà impossibile.

Quindi essi non potranno avere l'esercizio della vista, che pure è il più nobile dei sensi.

- Prova del termine medio [ del sillogismo ].

Ciò che è luminoso in atto non può ricevere un'immagine visiva: per cui uno specchio esposto direttamente ai raggi del sole non riflette l'immagine del corpo che gli è posto dinanzi.

Ora, nei risorti la pupilla, come anche le altre parti del corpo, sarà dotata di luminosità.

Quindi in essa non potrà essere ricevuta alcuna immagine di corpi colorati.

6. Stando agli studiosi di prospettiva, tutto ciò che è visto, è visto sotto un dato angolo [ di visione ].

Ma ciò non può valere per i corpi gloriosi.

A questi dunque non si può attribuire l'esercizio della vista.

- Prova del termine medio [ del sillogismo ].

Quando una cosa è vista sotto un dato angolo è necessario che ci sia una proporzione tra l'angolo e la distanza della cosa vista: poiché ciò che è visto più da lontano è visto meno e sotto un angolo più ristretto.

Per cui tale angolo potrebbe essere così piccolo da non farci vedere per nulla una data cosa.

Se quindi l'occhio glorificato vedesse sotto un dato angolo, bisognerebbe che vedesse a una determinata distanza: quindi, come adesso, non potrebbe vedere certi oggetti troppo distanti.

Ma ciò è inammissibile.

Quindi nei corpi gloriosi non ci potrà essere l'esercizio della vista.

In contrario:

1. Una facoltà è più perfetta quando è in atto che quando è solo in potenza.

Ma nei beati la natura umana sarà nella sua massima perfezione.

Quindi in essi tutti i sensi saranno nell'esercizio dei loro atti.

2. All'anima sono più prossime le potenze sensitive che non il corpo.

Ora, il corpo sarà premiato o punito per i meriti o per i demeriti dell'anima.

Quindi anche i sensi nei beati saranno tutti premiati e nei cattivi tutti puniti mediante il piacere o il dolore connesso con l'esercizio delle loro funzioni.

Dimostrazione:

Esistono sull'argomento due opinioni.

Alcuni affermano che nei corpi gloriosi ci saranno tutte le potenze sensitive, ma che due soli sensi saranno in esercizio: il tatto e la vista.

E questo non per un difetto dei sensi, ma per la mancanza del mezzo ambiente e dell'oggetto.

E tuttavia queste facoltà non saranno inutili, poiché contribuiranno alla verità della natura umana e alla glorificazione della sapienza del Creatore.

Questa opinione però non sembra vera.

Poiché ciò che costituisce il mezzo ambiente per questi sensi lo è anche per gli altri

Per la vista infatti il mezzo ambiente è l'aria, che lo è pure per l'udito e per l'odorato, come spiega Aristotele [ De anima 2, cc. 7,9 ].

E così il gusto ha un mezzo congiunto, al pari del tatto, non essendo, secondo Aristotele [ ib., c. 9 ], che « una specie di tatto ».

Inoltre avremo allora anche gli odori, che sono l'oggetto dell'odorato: poiché secondo la liturgia della Chiesa i corpi dei santi saranno un odore soavissimo.

Inoltre nella patria non mancherà la lode vocale: infatti S. Agostino [ Glossa ord. ], nel commentare le parole del Salmo [ Sal 149,6 ]: « Le lodi di Dio sulla loro bocca », afferma che « il cuore e la lingua » non cesseranno di lodare Dio.

E la stessa cosa risulta dalla Glossa [ ord. ] su un passo del secondo libro di Esdra [ Esd 3,10 ]: « Con cantici e cembali », ecc.

Perciò secondo altri si deve ritenere che allora avremo l'esercizio anche dell'odorato e dell'udito.

Non ci sarà invece l'esercizio del gusto mediante l'ingerimento di cibi o di bevande, come risulta dalle cose già dette [ q. 81, a. 4 ]:a meno che non si dica che ci sarà l'esercizio del gusto per una qualche umidità da cui sarebbe trasmutata la lingua.

Analisi delle obiezioni:

1. Le qualità che il tatto percepisce sono quelle che costituiscono il corpo animale, o sensibile.

Per cui nello stato presente esso è naturalmente mutato dalle qualità tangibili con una mutazione sia fisica che spirituale che procede dall'oggetto del tatto.

E così il tatto è il più materiale tra i vari sensi: poiché implica una maggiore trasmutazione materiale.

Tuttavia l'alterazione fisica nell'atto della sensazione, che si compie mediante una trasmutazione spirituale, è solo accidentale.

Perciò nei corpi gloriosi, dai quali l'impassibilità esclude l'alterazione fisica, ci sarà solo l'alterazione spirituale da parte delle qualità sensibili: come c'era anche nel corpo di Adamo, il quale non poteva essere né bruciato dal fuoco né tagliato da una spada, e tuttavia di tali cose avrebbe avuto la sensazione.

2. Il gusto allora non sarà in esercizio quale senso dell'alimentazione.

Tuttavia quale senso del discernimento dei vari sapori forse potrà attualizzarsi nel modo che abbiamo indicato [ ad 1 ].

3. Alcuni ritengono che l'odore non sia altro che una specie di evaporazione.

La loro opinione però non può essere vera: come appare evidente dal fatto che gli avvoltoi corrono verso i cadaveri, dopo averne percepito l'odore, da luoghi lontanissimi, e d'altra parte non è possibile che un'evaporazione giunga a luoghi così remoti anche se il cadavere si risolvesse tutto in vapore: soprattutto se pensiamo che i corpi sensibili trasmutano lo spazio circostante a uguale distanza in tutte le direzioni.

Perciò l'odore talora trasmuta il mezzo ambiente e gli organi della sensazione con una trasmutazione spirituale, senza che alcuna evaporazione raggiunga il senso.

Che poi si richieda una certa evaporazione deriva dal fatto che l'odore è impregnato di umidità, per cui deve dissolversi per essere percepito.

Ma nei corpi gloriosi l'odore sarà nella sua ultima perfezione, e in nessun modo condizionato dall'umidità.

Esso quindi darà solo una trasmutazione spirituale, come fa l'odore dei vapori.

E il senso dell'odorato, dato che nei santi non sarà impedito da alcuna umidità, non conoscerà solo gli odori più intensi, come avviene ora in noi data l'eccessiva umidità del cervello, ma ne percepirà anche le più piccole differenze.

4. Nella patria beata non mancherà la lode vocale, sebbene altri dicano il contrario, dal momento che nei beati l'organo dell'udito sarà alterato solo da una trasmutazione spirituale.

E questi suoni non avranno lo scopo di fare acquistare la scienza, ma quello di dare ai sensi perfezione e diletto.

In che modo poi potrà allora formarsi la voce lo abbiamo già spiegato in precedenza [ In 2 Sent., d. 2, q. 2, a. 2, ad 5 ].

5. L'intensità della luce non impedisce la ricezione spirituale del colore, purché essa rimanga in un corpo trasparente.

Per quanto infatti l'aria venga illuminata, può sempre servire quale mezzo per la vista; anzi, quanto più essa viene illuminata, tanto più chiaramente permette la visione, a meno che non ci sia un difetto per la debolezza della vista.

Il fatto poi che nello specchio esposto direttamente al raggio del sole non appaia l'immagine del corpo che c'è dinanzi non è dovuto all'impossibilità di riceverla, ma al fatto che viene impedita la rifrazione.

Perché infatti un'immagine possa comparire nello specchio è necessario che essa venga riflessa su un qualche corpo oscuro: ed è per questo che negli specchi il vetro viene placcato col piombo.

Ora, il raggio solare elimina tale oscurità: e così nello specchio non può apparire nulla.

Ma la luminosità del corpo glorioso non toglie la trasparenza della pupilla: poiché la gloria non eliminerà la natura.

Perciò l'intensità della luminosità della pupilla servirà più ad acuire la vista che ad attutirla.

6. Più il senso è perfetto, minore è la trasmutazione con cui esso è capace di percepire il proprio oggetto.

Ora, quanto più si restringe l'angolo visuale, tanto minore è la trasmutazione visiva: per cui una vista più perfetta è in grado di vedere più lontano di una vista più debole, poiché quanto più da lontano si vede, tanto più si restringe l'angolo visuale.

E poiché la vista nei corpi gloriosi sarà perfettissima, essa potrà vedere con una trasmutazione minima.

Sarà quindi possibile vedere sotto un angolo visuale molto minore di adesso, e quindi molto più lontano.

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