Supplemento alla III parte

Indice

Articolo 2 - Se i corpi dei dannati saranno incorruttibili

Pare che i corpi dei dannati saranno corruttibili.

Infatti:

1. Tutto ciò che è composto di elementi contrari deve corrompersi.

Ma i corpi dei dannati saranno composti di quegli stessi elementi contrari che attualmente li compongono: altrimenti non si avrebbe la medesima specie, e quindi nemmeno l'identità numerica.

Quindi saranno corruttibili.

2. Se i corpi dei dannati dovranno essere incorruttibili, non lo saranno per natura, dovendo essi avere la medesima natura che hanno adesso.

E neppure lo saranno per grazia o per gloria, essendo essi privi di queste cose.

Quindi in nessun modo potranno essere incorruttibili.

3. Non sembra giusto togliere a quanti sono condannati alla suprema infelicità la più grave delle pene.

Ora, la pena più grave è la morte, come nota il Filosofo [ Ethic. 3,6 ].

Quindi ai dannati non deve essere risparmiata la morte.

Perciò i loro corpi sono corruttibili.

In contrario:

1. Nell'Apocalisse [ Ap 9,6 ] si legge: « In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno di morire, ma la morte li fuggirà ».

2. I dannati saranno puniti nell'anima e nel corpo con una pena eterna; poiché sta scritto [ Mt 25,46 ]: « Andranno al supplizio eterno ».

Ora, ciò sarebbe impossibile se i loro corpi fossero corruttibili.

Quindi tali corpi saranno incorruttibili.

Dimostrazione:

Poiché ogni moto va attribuito a una causa, l'esclusione del moto o mutamento in un determinato essere può dipendere da due fattori: primo, dall'assenza della causa del moto; secondo, da un impedimento posto a tale causa.

Ora, la corruzione non è altro che una mutazione.

Perciò può capitare in due modi che un corpo soggetto alla corruzione quanto ai suoi princìpi sia reso incorruttibile.

Primo, per il fatto che viene del tutto eliminata la causa che porta alla corruzione.

Ora, è così che saranno incorruttibili i corpi dei dannati.

Siccome infatti la prima causa delle alterazioni è il cielo mediante il suo moto di rotazione, mentre tutte le altre cause seconde agiscono per il suo influsso, e quasi sotto la sua mozione, venuto a cessare il moto dei cieli è necessario che nessuna causa agente possa più trasmutare un corpo dalle sue proprietà naturali con una qualsiasi alterazione.

E così dopo la risurrezione, venuto a cessare il moto dei cieli, nessuna qualità sarà capace di alterare il corpo umano nelle sue qualità naturali.

Ora la corruzione, come anche la generazione, non è che il termine di un'alterazione.

Perciò i corpi dei dannati non potranno corrompersi.

E ciò serve alla giustizia di Dio, come vedremo [ a. 3; q. 99, a. 1 ], per punire eternamente degli esseri fatti per durare eternamente, come anche adesso la corruttibilità dei corpi serve alla divina provvidenza, che dalla corruzione di certe cose viene a produrne altre.

Secondo, l'incorruttibilità può dipendere dal fatto che la causa della corruzione viene impedita.

E fu così che fu incorruttibile il corpo di Adamo [ I, q. 97, a. 1 ]: poiché le qualità contrarie esistenti nel corpo umano vennero allora trattenute per la grazia dell'innocenza dal produrre la dissoluzione del corpo.

E molto più esse ne saranno trattenute nei corpi glorificati, che saranno del tutto soggetti allo spirito.

Cosicché nei corpi dei beati dopo la risurrezione i due tipi di incorruttibilità si troveranno accomunati.

Analisi delle obiezioni:

1. Gli elementi contrari di cui i corpi sono composti sono soltanto delle cause seconde della corruzione: poiché la causa prima è il moto dei cieli.

Supposto quindi il moto del cielo è necessario che un corpo composto di elementi contrari si corrompa, se non interviene una causa superiore a impedirlo.

Tolto invece il moto del cielo, gli elementi contrari che compongono il corpo non bastano a produrre la corruzione neppure nell'ordine naturale, come risulta dalle spiegazioni date sopra [ nel corpo ].

Ora, i filosofi non sapevano che un giorno il moto dei cieli si sarebbe arrestato.

Perciò essi ritenevano indubitabile che un corpo composto di elementi contrari si dovesse per natura corrompere.

2. L'incorruttibilità dei dannati sarà naturale; non per la presenza di un principio di incorruzione nei loro corpi, ma per l'assenza della prima causa movente della corruzione.

3. Sebbene la morte, assolutamente parlando, sia il più grave dei castighi, tuttavia da un certo punto di vista nulla impedisce che sia un rimedio alle sofferenze, per cui l'eliminazione della morte può costituire un aumento della pena.

Il Filosofo [ Ethic. 9,9 ] infatti scrive che « vivere sembra piacevole a tutti, poiché tutte le cose desiderano l'esistenza; tuttavia non si deve pensare a una vita miserabile e stentata, che si svolge in mezzo ai dolori ».

Come quindi di per sé la vita è piacevole, non però una vita condotta in mezzo ai dolori, così la morte, che è la privazione della vita, di per sé è penosa ed è il più grave dei castighi, in quanto toglie il primo bene che è l'esistenza, insieme col quale spariscono anche tutti gli altri; in quanto però essa toglie una vita miserabile, che si svolge in mezzo ai dolori, è un rimedio alle sofferenze, che finiscono con essa.

Di conseguenza l'eliminazione della morte comporterà un aumento delle sofferenze, che verranno rese interminabili.

Se poi si vuol dire che la morte è penosa per i dolori che la accompagnano, allora non c'è dubbio che sarà molto più grave il dolore che sentiranno di continuo i dannati.

Per cui essi vengono considerati come in una morte eterna, secondo le parole del Salmo [ Sal 49,15 ]: « Sarà loro pastore la morte »

Indice