Supplemento alla III parte

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Articolo 2 - Se ognuno allora sarà in grado di leggere tutto ciò che passa nella coscienza altrui

Pare che allora non tutti saranno in grado di leggere ciò che passa nella coscienza altrui.

Infatti:

1. I risuscitati non avranno una conoscenza più limpida di quella attuale degli angeli, essendo stata promessa loro l'uguaglianza con gli angeli [ Mt 22,30 ].

Ora, questi non sono in grado di leggere reciprocamente nei loro cuori le decisioni che dipendono dal loro libero arbitrio, per cui hanno bisogno della locuzione per comunicarle.

Quindi i risorti non potranno vedere ciò che passa nella coscienza altrui.

2. Tutto ciò che conosciamo o lo conosciamo in se stesso, o nella sua causa, o nei suoi effetti.

Ora, i meriti e i demeriti, che risiedono nella coscienza di ciascuno, un altro non può conoscerli in se stessi: poiché Dio soltanto penetra nel cuore e ne vede i segreti.

E nemmeno è possibile conoscerli nella loro causa: poiché non tutti vedranno Dio, che è il solo a muovere la volontà, dalla quale dipendono i meriti e i demeriti.

E neppure è possibile vederli nei loro effetti: poiché molti demeriti non lasceranno alcun effetto, essendo stati cancellati dalla penitenza.

Quindi non tutto ciò che si trova nella coscienza altrui potrà essere conosciuto dagli altri.

3. Il Crisostomo [ In Heb. hom. 31 ] afferma: « Se adesso ricordi i tuoi peccati, e spesso li confessi al cospetto di Dio supplicando per essi, subito li puoi cancellare.

Se invece li dimentichi, allora sarai costretto tuo malgrado a ricordarli quando saranno pubblicati e proclamati dinanzi a tutti, amici e nemici, e agli angeli santi ».

Dal che si rileva che tale pubblicazione è il castigo della negligenza che ne ha fatto trascurare la confessione.

Quindi i peccati di cui uno si è confessato non saranno resi pubblici agli altri.

4. Uno si consola se conosce di avere molti compagni nel peccato, e ne sente meno vergogna.

Se quindi ognuno conoscesse i peccati altrui, diminuirebbe molto la vergogna di ogni peccatore.

Ma ciò non è giusto.

Quindi non è vero che tutti potranno conoscere i peccati di tutti gli altri.

In contrario:

1. La Glossa [ P. Lomb. ], spiegando quel testo di S. Paolo [ 1 Cor 4,5 ]: « Metterà in luce i segreti delle tenebre », afferma: « Atti e pensieri, buoni e cattivi, saranno allora manifestati a tutti ».

2. I peccati di tutti i salvati saranno cancellati tutti allo stesso modo.

Ora, di alcuni santi i peccati saranno conosciuti: ad es. quelli della Maddalena [ Lc 7,37ss ], di Pietro [ Mt 26,69ss; Mc 14,66ss; Lc 22,55ss; Gv 18,17-27 ] e di Davide [ 2 Sam 11,2ss; 2 Sam 24,10ss ].

Quindi per lo stesso motivo si dovranno conoscere i peccati degli altri eletti.

E ancora di più quelli dei dannati.

Dimostrazione:

Nel giudizio finale la giustizia divina deve apparire evidente per tutti, mentre adesso è oscura per molti.

Ma la sentenza di condanna o di premio non può essere giusta se non viene proferita secondo i meriti o i demeriti.

Come quindi è indispensabile che conoscano le risultanze del giudizio il giudice e l'assessore, per proferire la giusta sentenza, così è necessario, affinché appaia giusta la loro sentenza, che tutti quelli che la vengono a conoscere abbiamo la conoscenza dei meriti [ che l'hanno provocata ].

Dato quindi che ciascuno, come conosce la salvezza o la dannazione personale, così conosce anche quella di tutti gli altri, necessariamente occorre che ciascuno, come ricorda i propri meriti o demeriti, così abbia la conoscenza anche di quelli altrui.

E questa è l'opinione più probabile e comune, sebbene il Maestro nelle Sentenze [ 4,43,5 ] dica il contrario, cioè che « i peccati cancellati con la penitenza » non sarebbero resi pubblici nel giudizio.

Ma da ciò seguirebbe che non si verrebbe a conoscere neppure la penitenza compiuta per quei peccati.

E così si toglierebbe molto alla gloria dei santi e alla lode di Dio, il quale li ha salvati con tanta misericordia.

Analisi delle obiezioni:

1. Tutti i meriti o i demeriti precedenti produrranno un certo grado di gloria o di pena nei risorti.

Perciò osservando l'esterno sarà possibile vedere nelle coscienze.

Ma soprattutto ciò sarà possibile per la virtù di Dio, affinché la sentenza del Giudice possa apparire giusta a tutti.

2. I meriti o i demeriti potranno apparire nei loro effetti, come si è notato [ ad 1 ].

Oppure potranno essere mostrati in se stessi dalla virtù di Dio, sebbene la capacità dell'intelletto creato non arrivi a tanto.

3. La pubblicazione dei peccati fatta per l'ignominia del peccatore è un effetto della sua negligenza nel confessarli.

Ma la manifestazione dei peccati dei santi non potrà essere di confusione o di vergogna per essi, come non è di confusione per S. Maria Maddalena il fatto che i suoi peccati siano ricordati pubblicamente nella Chiesa: la vergogna infatti, come dice il Damasceno [ De fide orth. 2,15; Arist., Ethic. 4,9 ] è « il timore del disonore », il quale non potrà trovarsi nei beati.

Anzi, tale pubblicazione procurerà loro una grande gloria, per la penitenza che ne hanno fatto: come anche il confessore elogia il penitente che confessa coraggiosamente dei gravi delitti.

Si dice poi che i peccati sono stati cancellati nel senso che Dio non li considera per castigarli.

4. Il fatto che un peccatore veda i peccati altrui in nessun modo farà diminuire la sua vergogna, anzi la farà crescere, vedendo egli meglio nel disonore altrui il proprio disonore.

La diminuzione infatti della vergogna prodotta da tale causa dipende dal fatto che adesso la vergogna si fonda sul giudizio degli uomini, che con la consuetudine perde di severità.

Allora invece il disonore si fonderà sul giudizio di Dio, il quale sarà secondo verità su ciascun peccato, sia esso di un solo uomo o di molti.

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