Supplemento alla III parte

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Articolo 11 - Se sia giusto distinguere tre aureole: dei vergini, dei martiri e dei predicatori

Pare che non sia giusto distinguere tre aureole: dei vergini, dei martiri e dei predicatori.

Infatti:

1. L'aureola dei martiri corrisponde alla virtù della loro fortezza, quella dei vergini alla virtù della temperanza e quella dei dottori alla virtù della prudenza.

Quindi doveva esserci una quarta aureola corrispondente alla virtù della giustizia.

2. La Glossa [ ord. di Beda su Es 25,25 ] afferma che « la corona viene concessa laddove il Vangelo promette la vita eterna a chi osserva i comandamenti [ Mt 19,17 ]: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti".

Ad essa poi viene aggiunta l'aureola là dove si afferma [ Es 25,21 ]: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto possiedi e dallo ai poveri" ».

Perciò alla povertà è dovuta l'aureola.

3. Col voto di obbedienza uno si sottomette a Dio totalmente.

Quindi nel voto di obbedienza si ha la massima perfezione.

Così dunque sembra che ad esso sia dovuta l'aureola.

4. Esistono molte altre opere supererogatorie di cui l'uomo avrà nel secolo futuro uno speciale gaudio.

Esistono dunque molte altre aureole oltre alle tre ricordate.

5. Si può divulgare la fede sia predicando che scrivendo.

Perciò per quest'ultimo compito ci vuole una quarta aureola.

Dimostrazione:

L'aureola è un certo premio privilegiato che corrisponde a una vittoria privilegiata.

Così dunque secondo le vittorie privilegiate nei tre combattimenti che possono impegnare qualsiasi uomo si desumono tre aureole.

Infatti nella lotta contro la carne la vittoria più splendida è quella di colui che si astiene del tutto dai piaceri venerei, che sono i più violenti.

Quindi alla verginità è dovuta un'aureola.

- Nella lotta contro il mondo la vittoria più bella è invece quella di sostenerne la persecuzione fino alla morte.

Perciò ai martiri che ottengono la vittoria in tale combattimento è dovuta una seconda aureola.

- Nella lotta contro il demonio infine la vittoria più bella si ha quando uno ricaccia il nemico non solo da se medesimo, ma anche dal cuore degli altri, il che avviene mediante l'insegnamento e la predicazione.

Perciò ai dottori e ai predicatori è dovuta una terza aureola.

Alcuni però distinguono le tre aureole secondo le tre potenze dell'anima, dicendo che esse corrispondono ai tre atti principali delle tre facoltà dell'anima.

Infatti l'atto principale della ragione consiste nel diffondere anche in altri la verità della fede.

E a questo atto è dovuta l'aureola dei dottori.

- Il principale atto dell'irascibile è invece quello di superare anche la morte per Cristo.

E a questo atto è dovuta l'aureola dei martiri.

- Infine l'atto più importante del concupiscibile è l'astenersi totalmente dai piaceri più grandi.

E a questo atto è dovuta l'aureola dei vergini.

Altri poi distinguono le tre aureole in base ai tre aspetti in cui più nobilmente ci conformiamo a Cristo.

Egli infatti fu il mediatore fra il Padre e il mondo [ 1 Tm 2,5 ].

Perciò fu maestro, o dottore, in quanto manifestò al mondo la verità ricevuta dal Padre.

Fu invece martire in quanto sostenne la persecuzione del mondo.

Fu infine vergine in quanto conservò in sé la purezza.

Perciò i dottori, i martiri e i vergini hanno con lui la conformità più perfetta.

Per cui ad essi è dovuta l'aureola.

Analisi delle obiezioni:

1. Nell'atto della giustizia non si riscontra alcun combattimento, al contrario di quanto accade nelle altre virtù.

- Tuttavia non è vero che insegnare sia un atto della prudenza, essendo piuttosto un atto di carità o di misericordia, poiché sono queste virtù che ci spingono a tale esercizio; oppure è un atto della sapienza, alla quale spetta dirigerlo.

Oppure si può rispondere, secondo altri, che la giustizia abbraccia tutte le virtù [ Ethic. 5,3 ], per cui ad essa non è dovuta un'aureola speciale.

2. La povertà, pur essendo un'opera di perfezione, non occupa il primo posto in una data lotta spirituale: poiché l'amore dei beni temporali è un nemico meno pericoloso della concupiscenza della carne, o della persecuzione che infierisce sul proprio corpo.

Per cui alla povertà non è dovuta l'aureola.

È invece dovuto ad essa il potere di giudicare, a motivo dell'umiliazione che la accompagna [ q. 89, a. 2 ].

Ma la Glossa addotta prende il termine aureola in senso lato, per un premio qualsiasi dovuto a un merito eccezionale.

3, 4. Vale la stessa risposta.

5. Anche a coloro che divulgano con gli scritti la sacra dottrina è dovuta un'aureola.

Ma essa non si distingue da quella dei dottori: poiché scrivere è una certa maniera di insegnare.

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