Supplemento alla III parte

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Articolo 6 - Se tale fuoco sia della stessa specie del fuoco che ora vediamo

Pare che tale fuoco non sia della stessa specie del fuoco che ora vediamo.

Infatti:

1. S. Agostino [ De civ. Dei 20,16 ] scrive: « Penso che nessuno sappia, se non per un'illuminazione dello Spirito Santo, come sia il fuoco eterno ».

Invece la natura di questo fuoco la conoscono tutti, o quasi tutti.

Perciò tale fuoco non ha l'identica natura o specie del fuoco che ora vediamo.

2. S. Gregorio [ Mor. 15,29 ], spiegando quel passo del libro di Giobbe [ Gb 20,26 ]: « Lo divorerà un fuoco non acceso da uomo », scrive: « Il fuoco corporeo per esistere ha bisogno del combustibile; e una volta acceso non può durare se non viene alimentato.

Invece il fuoco della geenna, pur essendo corporeo e pur bruciando corporalmente i reprobi, non viene acceso dall'intervento dell'uomo e non è alimentato dalla legna, ma una volta creato dura inestinguibilmente, non avendo bisogno di accensione e non mancando mai di ardere ».

Quindi esso non è della stessa natura del fuoco che vediamo.

3. L'eterno e il corruttibile non sono riducibili a un identico concetto: anzi, non appartengono neppure a un genere comune, come dice il Filosofo [ Met. 10,10 ].

Ora, il fuoco che noi conosciamo è corruttibile, mentre quello è eterno, secondo l'espressione evangelica [ Mt 25,41 ]: « Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno! ».

Perciò non sono della medesima specie.

4. La natura del nostro fuoco implica il fatto di risplendere.

Invece il fuoco dell'inferno non risplende, come si rileva da quel passo del libro di Giobbe [ Gb 18,5 ]: « Certamente la luce del malvagio si spegnerà ».

Esso quindi non ha la stessa natura del nostro fuoco.

In contrario:

1. Secondo il Filosofo [ Topic. 1,5 ] « qualsiasi acqua è dell'identica specie di tutte le acque ».

Così dunque per lo stesso motivo qualsiasi fuoco è specificamente identico a ogni altro fuoco.

2. Nella Sapienza [ Sap 11,16 ] si legge: « Con quelle stesse cose con cui uno pecca, con esse sarà poi castigato ».

Ora, gli uomini peccano servendosi delle realtà sensibili di questo mondo.

Quindi è giusto che siano puniti per mezzo di esse.

Dimostrazione:

Il fuoco, essendo fra tutti gli elementi quello che possiede una più grande virtù nell'agire, può avere per materia gli altri corpi, come nota Aristotele [ Meteor. 4,1 ].

Perciò il fuoco può riscontrarsi sotto due forme: nella materia propria, come si trova nella propria sfera, oppure in una materia estranea, o terrestre, come nel carbone, o aerea, come nella fiamma.

Però sotto qualsiasi forma si presenti, il fuoco è sempre dell'identica specie, quanto alla natura del fuoco: ci può essere invece diversità di specie quanto ai corpi che sono la sua materia.

Infatti il carbone e la fiamma sono specificamente diversi, come pure sono diversi il legno infuocato e il ferro infuocato.

E da questo punto di vista non incide il fatto che essi siano infuocati in modo violento, come nel caso del ferro, oppure per un principio intrinseco naturale, come nel caso dello zolfo.

Ora, è evidente che il fuoco dell'inferno, quanto alla sua natura di fuoco, è dell'identica specie del nostro fuoco.

Se poi il suddetto fuoco sia nella sua propria materia o in una materia estranea, e in questo caso in quale, non lo sappiamo.

Così dunque, se è considerato sotto l'aspetto della materia, tale fuoco può essere specificamente diverso dal nostro.

Tuttavia esso ha delle proprietà differenti: non ha ad es. bisogno di essere acceso, e non è alimentato dalla legna.

Ma queste differenze non rivelano una diversità specifica quanto alla natura del fuoco.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino in quel testo si riferisce all'elemento materiale di quel fuoco, non già alla sua natura di fuoco.

2. Il nostro fuoco viene alimentato dalla legna ed è acceso dall'uomo poiché viene introdotto artificialmente e con violenza in una materia estranea.

Ma il fuoco suddetto non ha bisogno di essere alimentato con la legna: o perché risiede nella propria materia, oppure perché si trova in una materia estranea in maniera non violenta, ma naturale, in forza di un principio intrinseco.

Perciò non è acceso dall'uomo, ma da Dio, il quale ha creato tale natura.

Da cui le parole di Isaia [ Is 30,33 ]: « Lo accenderà, come torrente di zolfo, il soffio del Signore ».

3. Come i corpi dei dannati saranno dell'identica specie di quelli attuali, sebbene adesso siano corruttibili mentre allora saranno incorruttibili, per una disposizione della giustizia divina e per il quietarsi del moto dei cieli, così sarà anche per il fuoco dell'inferno destinato a punire tali corpi.

4. Risplendere non spetta al fuoco in tutti i suoi modi di esistere.

Poiché quando è nella propria materia esso non risplende: per cui non risplende nella propria sfera, come dicono i naturalisti.

E anche in alcune materie estranee il fuoco non risplende: come quando si trova in una materia opaca terrosa, quale ad es. lo zolfo.

E lo stesso si dica quando il suo splendore viene offuscato da qualche fumo denso.

Perciò il fatto che il fuoco dell'inferno non risplenda non è un argomento sufficiente per dire che non è della medesima specie.

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