Unione/Opere/CartaLav/CartaLav.txt Carta di lavoro della Casa di Carità Arti e Mestieri Presentazione Questo documento rappresenta il risultato di un lavoro volto ad evidenziare i valori fondanti del nostro essere alla Casa di Carità e quindi del nostro lavoro, del rapporto e dell'impegno con gli allievi. Si tratta di un lavoro fortemente partecipato: è stato costituito un gruppo di progettazione, nel quale erano rappresentate tutte le componenti del personale; sono state consultate direttamente 70 persone, riunite in 8 gruppi di testimonianza; puntualmente sono stati informati tutti e richiesti suggerimenti e valutazioni personali. Un documento condiviso, che rappresenta un po' il vissuto di tutti noi, le motivazioni che ci spingono, i valori che ci animano: l'essere riusciti a parlarne, a scriverne è già in sé un grande risultato perché significa comunque un superare la tentazione all'intimismo, al considerare certi valori come patrimonio personale, da non divulgare, da non confrontare. Anzi, l'aver scoperto negli altri le stesse motivazioni, gli stessi valori ha generato entusiasmo, ha fatto sentire le persone più vicine, più unite, più uguali. Storie, esperienze, collocazioni geografiche, situazioni locali diversissime si sono ritrovate in un confronto e in un rapporto estremamente positivo che ha saputo produrre il bene, senza cedere alla tentazione di attorcigliarsi in spirali di confronti e recriminazioni localistiche. E nelle testimonianze, a volte così semplici, quasi umili, c'è tutta la Casa di Carità, il pensiero di fr. Teodoreto, i detti di fra Leopoldo, l'attività dei Catechisti ( mi limito a ricordare Cesone e Tessitore ), tradotti in operosità concreta, fattiva. C'è il richiamo fermo ai fondamenti, al carisma, alla storia della Casa di Carità, c'è la consapevolezza della realtà odierna e la tensione al futuro, alle nuove sfide che questa società in così rapida evoluzione ci propone costantemente. Se così è, se tanto siamo riusciti a proporre alla nostra riflessione, allora nulla sarà più come prima: la consapevolezza del nostro impegno diventa reale, il terreno di confronto delle opinioni risulta nitido e definito, il livello della comunicazione ( allievi, famiglie, colleghi, aziende, realtà ecclesiale, enti territoriali ) assume profondità e dimensione valoriale. Se così non fosse, se non verificassi tangibilmente, concretamente questi effetti di positiva ricaduta, vano sarebbe stato il lavoro, una mera esercitazione formale il documento; l'entusiasmo di tutti coloro che vi hanno lavorato in modo più o meno diretto, e le considerazioni di molti che hanno ritenuto di farmi giungere il loro pensiero, mi rendono certo della positività dell'iniziativa. Iniziativa, comunque, non eludibile, perché si pone in stretto riferimento al tema della qualità ed alla conversione del nostro sistema secondo le norme previste dalla Vision 2000. Si tratta di una prima esplicitazione della Carta dei Valori che era stata posta a premessa del nostro Manuale della Qualità, e rappresenta il concreto, fattivo contributo del personale tutto a una "missione condivisa" di una vera "Comunità educante". Questo credo possa essere il senso profondo di un lavoro che rappresenta una base di partenza per affermare in senso sempre più solidale la nostra partecipazione sincera e condivisa al carisma dell'Opera e al Messaggio dei nostri Padri Fondatori. Voglia il Signore, per l'intercessione di Gesù Crocifisso e Risorto e di Maria Immacolata, concederci fortezza e perseveranza nel miglioramento e nel compimento della Sua Opera. Ringraziamenti È mio dovere rivolgere un particolare e sentito ringraziamento al dott. Alberto Peretti, che ha saputo con competenza e sensibilità accompagnare il lavoro del gruppo di progettazione. Il suo apporto di alto contenuto professionale ed umano è stato particolarmente apprezzato. Un grazie sincero a tutti coloro che nella Casa di Carità a diverso titolo hanno con impegno partecipato e condiviso questo progetto. Motivi di riconoscenza profonda ho per Bruno Giraudo, cui sono stato legato da una pluriennale intesa professionale e che ancora mi onora della sua amicizia: ho ammirato la perseverante, martellante costanza con cui ha difeso e portato a compimento il progetto nel quale fermamente credeva. Il suo esempio mi conforta e mi sprona a credere sempre nelle grandi potenzialità della Casa di Carità e del personale tutto. Attilio Bandone Direttore Generale La Carta: istruzioni per l'uso Che cosa non è Non è un Codice, non contiene rigide norme cui attenersi. Non è un regolamento, non vuole limitare la libertà e la creatività di nessuno. Non è una sorta di enciclopedia del lavoro, piuttosto un modesto tentativo per riflettere con maggiore chiarezza sulla nostra attività. Non è una nuova proposta formativa, che l'Ente già possiede ed è descritta in appositi strumenti. Non è una sorta di testo "definitivo", e non vuole mettere la parola fine ad alcunché, piuttosto rappresenta un punto fermo da cui partire, un primo gradino per comprendere e comprenderci sempre meglio. Che cosa è È uno strumento per migliorare la qualità del nostro lavoro e del nostro servizio. È un veicolo per penetrare nello spirito, nella mission dell'Ente, nel suo grande patrimonio di storia, esperienza e Fede. È uno specchio, per interrogarci, ritrovarci e condividere un modo d'essere e di fare. È un crogiuolo, dove sono state raccolte e fuse tante emozioni, speranze, esperienze di lavoro. È una bussola, per fare il punto sul nostro presente e per orientare i nostri futuri comportamenti. È una sorta di "carica batterie", per ridare nuovo vigore al nostro fare, per ridare smalto all'impegno di coloro che l'avessero appannato. È una testimonianza d'affetto, di tanti verso la Casa di Carità e verso i tanti che negli anni l'hanno fatta vivere. È animata dalla convinzione che si possa migliorare la qualità della vita lavorativa a partire dalle piccole cose, dai comportamenti e dagli atteggiamenti individuali, intervenendo sul senso che ciascuno da al proprio lavoro. È uno strumento credibile, perché davvero costruito da noi e su di noi. Come è fatta La Carta è suddivisa in 20 sezioni. Ciascuna rappresenta un tema di grande rilevanza organizzativa. Ogni sezione contiene una raccolta di testimonianze di collaboratori della Casa di Carità. Le testimonianze, riportate con la massima fedeltà possibile, costituiscono il vero cuore pulsante della Carta. Ciascuna è accompagnata dalla semplice indicazione del ruolo di chi l'ha fornita. Ad esse segue un breve commento di sintesi, che non ha altra funzione che quella di collegare le testimonianze ai valori che guidano il nostro agire quotidiano. Come si usa La Carta non ha una sequenza privilegiata di lettura. Segua chi la legge l'ordine che gli dettano i suoi interessi o le questioni che più gli stanno a cuore. La Carta costituisce un viaggio nell'universo della Casa di Carità. Un viaggio che deve essere condotto da lettori di buona volontà, capaci di fare parlare al loro cuore e alla loro mente le tante testimonianze che essa contiene. La Carta è un libro aperto e come tale invita il lettore ad entrare, a farla sua, a personalizzarla, a completarla nel tempo con suoi pensieri e testimonianze. La Carta vuole essere maneggiata, discussa. Si propone di stimolare nuove idee, e di indurre chi legge ad elaborare personali risposte ai problemi posti dal nostro lavoro. Cattedrale Passeggiando per le vie di una città, un pellegrino passò a fianco di un cantiere dove si stava costruendo una cattedrale. Era stanco e si fermò a guardare. In mezzo al brulicare delle attività notò tre operai. Armati di martello e scalpello stavano squadrando dei blocchi di pietra. L'uomo per un po' li osservò, poi si avvicinò e domandò loro: "Che cosa state facendo?" "Mi sto guadagnando da vivere", rispose il primo, senza neppure alzare lo sguardo. "Sto squadrando la pietra in modo tale che si incastri perfettamente con le altre", rispose il secondo. "Costruisco una cattedrale", rispose il terzo, mentre un sorriso gli illuminava il volto. Fede Speranza Carità Cerchiamo di avere sempre una grande professionalità, coniugata con l'Amore, che è poi accettare una persona per quello che è, impegnandoci in un percorso di miglioramento reciproco. In fondo si tratta del concetto di sviluppo sostenibile applicato alla persona. Progettista Casa di Carità è una sorta di cipolla. L'Amore è ciò che tiene insieme tutto, permette di dare e ricevere. Speranza è speranza nelle persone ed è un dare speranza alle persone, è aver fiducia nella loro crescita, nei loro talenti, è aiutare una persona a credere nelle proprie potenzialità. Docente Speranza è non smettere di credere di poter fare qualcosa per far pensare i ragazzi, per stimolarli al dialogo, al confronto. Docente Amore è accogliere, mangiare insieme, condividere, aver tempo, trovare tempo, dare tempo … Docente Speranza è vivere in un certo modo il tempo, e le cose che accadono nel tempo, è credere nel potere del seme. Docente Casa di Carità è l'insieme delle persone che fanno vivere il carisma. Ognuno nel suo piccolo riesce a far vivere un pezzo del carisma. C'è chi ha un obiettivo comune e fa capire di essere al servizio degli altri. Chi sa vedere e fa vedere la luce e quando non c'è la va a cercare. Chi sa richiamare, sa dire dei no, con serenità, ma con forza. Chi sa farti vedere i segni che lasci nei ragazzi, chi sa indicarti che sei riuscito a incidere su persone che a prima vista sembravano inattaccabili: alle volte il loro cambiamento da solo non riesci a coglierlo … Docente Amore è concretezza, è costruire rapporti concreti. Docente Carità è amore per le cose che sto facendo! Se non ce l'ho, per usare le parole di S. Paolo, davvero sono solo "un bronzo risonante". Docente L'amore è nei piccoli gesti, nell'accoglienza che ci diamo, anche tra di noi. Docente Quando sei in crisi, carità è aiutarsi tra di noi. Per andare avanti certe volte basta ricevere quel poco dai colleghi … Segretaria Appena trasferita, la nuova destinazione mi pesava un po'. Allora al mattino dei colleghi mi aspettavano al treno per fare un pezzo di strada insieme in auto. Oppure nel corso della giornata, per coinvolgermi, mi chiamavano: "Vieni giù a vedere cosa abbiamo fatto…" Segretaria Guardo i miei ragazzi: io ero al loro posto qualche anno fa, mi rivedo in loro, io li amo… Docente Carità è giudicare i ragazzi il meno possibile. Docente Fede È un impegno, un legame che arricchisce il nostro lavoro di un Senso Ulteriore. Fede è rapimento, sentimento che si impadronisce di noi, ma è anche adesione a Dio attraverso la ragione, un'adesione chiara e senza incertezze a una tradizione trasmessaci dalle Scritture, dalla Chiesa Cattolica, dai nostri Padri Fondatori. Vivere della Fede è per noi essenziale, così come poi agire e testimoniarla spinti dalla Speranza e dalla Carità. La Casa di Carità è testimonianza di fede. ( Diario di fra Leopoldo, 26° detto sulla Casa di Carità del 16 ottobre 1920 - Detti di Gesù Crocifisso: "Chi non crede ai miei detti crederà bene alle mie opere." ) Presidente Speranza La speranza è una disposizione dello spirito che porta l'uomo a credere e ad attendere la realizzazione di quanto si augura. Scrive David Maria Turoldo: "La cosa più difficile del mondo non è neanche credere […]: la cosa più difficile è sperare. […] Sperare di cambiare noi stessi, sperare di cambiare la realtà, sperare di crescere in umanità, perché questo è il vero progresso; non tanto sbarcare sulla luna, oppure compiere le più grandi e strabilianti imprese, il progresso vero è che tu cresca nella tua umanità, che poi è questo crescere di Dio nell'universo, questo realizzare Dio nell'universo, nella storia". La speranza è virtù vivificante. Nascosta nel cuore dell'uomo è ciò che permette di agire, fondare, seminare. Speranza cristiana, la nostra, non caratterizzata dall'angosciosa incertezza di ogni umano sperare, ma attesa fiduciosa, ardente. Una lieta speranza, dunque, perché rischiarata dalla Fede e dalla promessa dei nostri Padri Fondatori. Una speranza che davvero è per noi il futuro che ci spinge, il futuro nostro e dei nostri allievi che, già intravisto e come anticipato, ci solleva e ci da energia per credere nel significato del nostro quotidiano presente. La Casa di Carità è intessuta di speranza, perché scaturita da un'ispirazione di Gesù Crocifisso, unica speranza. Presidente Carità In che cosa consiste? Innanzitutto il gesto caritatevole si articola in una dimensione in cui non si guarda alla risposta. Vive nel qui e ora, là dove c'è bisogno, senza aspettarsi alcun ritorno simmetrico. Ma forse il tratto maggiore della Carità sta nell'essere "impegno di sé". Carità non è tanto dare o donare qualcosa, quanto darsi, donarsi, donarci. A questo proposito le parole di S. Paolo risuonano chiare: "Se anche distribuissi tutti i miei beni ai poveri e dessi il mio corpo a essere bruciato, se non ho la Carità tutto questo non giova a nulla" ( 1 Cor 13,3 ). Ciò che davvero fa la differenza e ci differenzia è questo nostro donarci mentre diamo. È il donare, a chi arriva da noi, innanzi tutto noi stessi. Possiamo quindi affermare che il nostro luogo di lavoro si intitola "Casa del dono di noi stessi", in cui il primo Donante è Gesù. Presidente Squadra Dobbiamo riuscire a coinvolgere tutti. "Io da solo fallisco": dovremmo tutti abituarci a pensare così e riconoscere la necessità dell'interdipendenza. Docente Se io sono competente in x mi devo collegare alle tue competenze y. Il miglioramento continuo è possibile solo attraverso continue interazioni. Docente Un'organizzazione, e a maggior ragione una scuola, può funzionare solo se diventa squadra. Docente È necessario sviluppare alleanze professionali per l'attivazione delle "buone pratiche". Docente Nel caso della presentazione del piano corsi senti la corresponsabilità di coloro che sentono di fare qualcosa che serve a tutti. Progettista Collaborazione è trasparenza. Docente Attraverso un'esperienza che abbiamo fatto insieme all'estero, tra noi partecipanti, appartenenti a Centri diversi, si è come instaurato una sorta di patto di sangue. Docente Mi sembra che manchi ancora una certa interazione tra le diverse figure professionali, ad esempio tra Segretaria e docenti. Docente Sovente tutto ciò che non viene risolto finisce per scaricarsi sulle segretarie … Segretaria Dobbiamo aiutare la Segreteria a sentirsi parte integrante del momento formativo. Anche l'approvvigionamento dei materiali posso farlo come un cartolaio o con la coscienza di far parte di un processo. Segretaria La vicinanza dei colleghi, la complicità che ci univa, sono sempre state fondamentali. Ricordo quando ci trovavamo a cantare tutti insieme il "Va' pensiero", cambiando le parole, dopo le ore di officina … Docente Collaborazione - Cooperazione Una favola di Esopo racconta di un padre che in continuazione predicava la concordia presso i suoi figli. Ma con le parole non riusciva a persuaderli. Allora fece portare un fascio di verghe. Disse ai figli di spezzarle tutte così compatte; ma per quanti sforzi facessero, non ci riuscirono. Allora sciolse la fascina e diede loro le verghe una ad una. E poiché così le rompevano senza fatica aggiunse: "Se non volete che le difficoltà possano sopraffarvi ricordatevi di questo esempio pratico". Le persone che hanno "intelligenza collaborativa" agiscono e pensano in maniera particolare. Costruiscono identità di squadra e spirito di corpo, cercano di proteggere il gruppo e la sua reputazione, condividono i propri meriti con gli altri, si offrono sostegno reciproco, si sforzano di coordinare i loro sforzi con quelli degli altri, si propongono di offrire a tutti stimoli e prospettive convincenti per impegnarsi. Casa di Carità è vincolo dì sostegno reciproco, motivato non solo da simpatia e cameratismo, ma dal formare un solo corpo in Cristo. Presidente Sperimentare Casa di Carità è "spregiudicata", è attraversata da una sorta di spregiudicatezza ragionata, nel senso che l'Ente ha il coraggio di agire e non ha pregiudizi o preclusioni che immobilizzino le nostre azioni: prendiamo e ci occupiamo di ragazzi difficili, sperimentiamo le nostre azioni sul territorio; il mondo della vita, con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, entra costantemente nel nostro lavoro. Progettista Bisogna lasciarsi interpellare, dalle occasioni, dalla realtà circostante, per poi provare, tentare, sperimentare. Anche questa è spregiudicatezza ragionata. Progettista Forse, potremmo … Il condizionale alle volte fa perdere un sacco di tempo. Essere "partigiani di vita" dovremmo, provando ad agire con decisione in un certo modo. Docente Per certi versi e in certe cose siamo dei pionieri. Docente Un giorno mi chiama il Direttore e mi dice: Dobbiamo partire con un corso per stranieri. Mi sono detto: Da soli non ce la possiamo fare. Ho dovuto domandarmi: Che cosa si fa sul territorio? Progettista Coraggio Il termine "coraggio" viene dal latino cor, cuore. Nel coraggio si esprime un'energia morale, una potenza dello spirito, una forza, appunto di cuore, che permette di tenere a freno timori e dubbi. È una padronanza intelligente della paura in reazione all'istinto di conservazione che porterebbe a fuggire. È lotta e impegno continui, nel lavoro, nella vita familiare e sociale, e soprattutto nella vita interiore. Realismo Permette di cogliere le opportunità che le circostanze offrono, e al contempo permette di discernere ciò in cui è davvero opportuno impegnarsi da ciò che non lo è e sarebbe inutile spreco di energie. Prudenza È ciò che raccorda il coraggio al realismo. È la virtù che permette di individuare i pericoli o gli ostacoli, e che fa conoscere e seguire ciò che è conveniente nel progettare e nel fare. Gli animali dispongono dell'istinto per organizzarsi, gli uomini hanno e devono usare la prudenza; che non esclude il rischio, piuttosto sa pesarlo per affrontare nel modo migliore il pericolo e l'incertezza. Alla Casa di Carità il realismo è prudenza nella misura in cui vi è fiducia nel suo Artefice. Presidente Risolvere È da fuori che risolvi il problema, non stando nel problema! Progettista Bisogna guardare oltre il problema per poterlo risolvere. Riuscire a vivere bene i momenti della transizione, della possibilità, dell'incertezza … Progettista Non si può girare attorno alle decisioni. Problemi ci sono, ma vanno risolti e guardando al presente. Docente Non si può solo e sempre dire: una volta si faceva così, era così … Docente Essere moderno significa essere aperto al cambiamento, essere aperto al confronto con ciò che ti portano i tuoi interlocutori. Segretaria Non vorrei che Casa di Carità fosse solo un ricordare i bei tempi andati: l'Ente lavora e vive oggi! Docente Rinnovamento Attitudine al cambiamento Recita un detto popolare: "La porta è la via d'uscita. Perché tentare di passare attraverso il muro?" Nel Medioevo, all'Università di Parigi tentarono di stabilire se l'olio esposto al freddo di una notte d'inverno congelava; lo fecero consultando le opere di Aristotele anziché osservare come l'olio reagiva in quelle circostanze. Pensare per risolvere significa comprendere il contesto del problema, definire i corretti obiettivi, utilizzare i concetti più adatti per giungere a una soluzione. Senza cadere nelle trappole della rigidità delle prospettive, pur rimanendo fedeli ai propri valori. La Casa di Carità, per dirla con S. Paolo, "è protesa verso il futuro e corre verso la meta" ( Fil 3,13 ). Presidente Gli ultimi Nostro obiettivo è saper governare gli ultimi, far scoccare scintille in loro. Direttore Chi sono gli ultimi? Coloro che da noi hanno forse l'ultima possibilità di trovare delle persone che siano loro "insegnanti". Docente Gli ultimi sono i ragazzi che da noi arrivano "scarichi di valore". Docente Anche tra noi siamo ultimi, anche noi possiamo diventare ultimi, quando perdiamo vigore, quando ci scarichiamo. E il cambiamento continuo, la frammentazione culturale, la crisi dei valori rischia di farci sentire un po' tutti ultimi … Per questo occorre essere solidali, per avviare continue reciproche ricariche. Docente Nostro compito è far uscire i ragazzi con una personalità, perché in primo luogo si apprezzino e poi vengano apprezzati dagli altri. Docente Di quali ragazzi occuparsi prima per trovar loro uno stage? Direi degli ultimi! Agli altri un posto prima o poi lo troveremo … Inviare al lavoro prima gli ultimi e poi i migliori: se vai a dire questo in altre scuole ti ridono in faccia … Direttore La capacità sta nel capire cosa vogliono davvero le aziende. Per farlo occorre una certa dose di sensibilità e di lungimiranza. Il ragazzo giusto per l'azienda alle volte è l'ultimo della fila: è lui quello che poi "ci sta", che funziona, che diventa fedele all'azienda. Ai nostri interlocutori dell'azienda dobbiamo far vedere il ragazzo "in prospettiva futura". Rendiamoci conto che chiediamo "per favore" alle aziende, ma spesso il favore lo facciamo noi a loro. Direttore La nostra parola d'ordine: non dobbiamo lasciare nessuno, non dobbiamo mollare nessuno. Direttore Alle volte lottiamo con certi ragazzi proprio perché crediamo in loro. È chi ci ha fatto dannare l'anima che poi ritorna e ci dice "Grazie!". Sono questi i ragazzi che si ricordano di noi perché sono quelli a cui abbiamo dato di più. Direttore Ricordo un nostro Direttore dire a un collega: "Guardi che qui gli allievi che sono bravi non hanno bisogno di lei. Si occupi degli altri!". Direttore C'è chi è veramente ih condizioni disastrose; la famiglia però da noi si aspetta qualcosa, un aiuto … E io come posso dire allora al ragazzo: "Non sei nemmeno capace di andare a lavorare …" Docente Ricordo il caso di un sedicenne con licenza di scuola media arrivato alla Città dei Ragazzi per un corso. Si scopre che è addirittura analfabeta! Abbiamo contattato il CTP per fargli fare le 150 ore e nel frattempo lo abbiamo inserito come uditore nel corso. Quando affronti cose come queste, che cosa può ancora farti paura? Direttore Spesso coloro che arrivano da noi sono abituati ad essere scaricati. I docenti delle Medie ci dicono: "Questo lo promuoviamo purché poi ve lo teniate …" Docente Solidarietà Nel nostro relazionarci reciproco non dovremmo mai dimenticarci della nostra fragilità. E, se solo ci pensassimo, avremmo molte buone ragioni per essere di sostegno gli uni gli altri, uniti da una stessa pietà. Siamo tutti, in fondo, piccoli e fragili, tutti bisognosi dell'aiuto di coloro che ci circondano, accomunati dallo stesso bisogno di Amore. Alla Casa di Carità, sentendoci "poveri, non nobili e semplici" come fra Leopoldo, imitiamo fr. Teodoreto nella particolare attenzione per gli allievi più bisognosi e più a rischio. Presidente Qualità Dopo il riconoscimento della qualità occorre avviare la fase della sua umanizzazione. Docente La vera qualità sta nella conoscenza reciproca, nel continuo scambio di esperienze, e anche nell'intelligenza d'uso degli strumenti della qualità. Docente Qualità è voglia di reciprocamente capirsi per chi davvero siamo. Docente Qualità è andare verso le informazioni, attivarsi per cercarle e trovarle e non passivamente attendere che esse ci arrivino sul tavolo. Progettista Qualità è iniziativa personale, attivarsi per proporre modifiche e per ridurre le eventuali "durezze" o "ridondanze" dei processi di qualità. Progettista In fondo, alla qualità devo "crederci": se ci credo, se credo nel miglioramento e nell'eccellenza, in qualche modo troverò la maniera per elaborare e migliorare le procedure. Progettista Dobbiamo pensare alla qualità come qualità della e nella relazione. Direttore La qualità non è nei documenti, è in tutti noi. Direttore La qualità corre due rischi. Il primo rischio è di fare una qualità formale, solo nei documenti. L'altro è pensare di potersi fare una qualità personale, su misura. Per paura di confrontarsi, di mettersi in discussione. Dobbiamo far vivere la qualità, dobbiamo abituarci a smontare il nostro lavoro, verificarlo, accettarne il feed back dagli altri. Direttore Dobbiamo impegnarci in prima persona a cercare di trovare l'elemento positivo, di vantaggio, delle procedure di qualità. Bisogna stare attenti a non vedere la qualità solo come una pietra che ci cade sui piedi. Piuttosto come una pietra che va squadrata e usata per costruire l'edificio del nostro lavoro. Direttore Ricerca La qualità è in primo luogo un atteggiamento. È una disposizione consapevole della mente e del cuore. È un modo di essere, di fare e di pensarsi mentre si lavora. La vera qualità non è nei documenti, anche se si serve di essi; e neppure alberga presso colui che si conforma, più o meno volontariamente, a una legge o a una procedura. È invece vicina a chi sa diventare norma a se stesso, a chi sa assumere su di sé, con piena consapevolezza, e confrontandosi incessantemente con gli altri, lo spirito della qualità. Che è poi, molto semplicemente, ricerca continua dell'eccellenza, ricerca senza fine del miglioramento possibile e del ben fare. Alla Casa di Carità la qualità è espressione della volontà di migliorare cui ci chiama il Datore di ogni bene, e dell'amore cui siamo impegnati verso gli altri. Presidente Pensare globalmente Occorre abituarsi a vedere le ombre, le luci fioche, le sfumature dei fenomeni. Docente Tra le altre cose occorre ragionare con un'ottica allargata, globale. Non bisogna perdere di vista i vincoli. Ciascuno ha uno spazio di operatività, ma deve imparare a stare dentro uno spazio più ampio, più generale. Vedi ad esempio le esigenze di accreditamento, qualità, certificazione. Progettista Casa di Carità non è una casa monolitica, ciascuno rappresenta una sfaccettatura di un grande edificio di spiritualità. Docente Che cosa è Casa di Carità? Un crocevia. Un luogo dove si incrociano la strada della formazione, delle famiglie, dello spirito, del lavoro … Cappellano Nel caso dell'acquisizione di altri Enti non abbiamo solo risposto alle esigenze dei ragazzi, ma alle aspettative di tante persone che contavano su Casa di Carità per riuscire a mantenere la propria famiglia. Direttore Dobbiamo evitare il distacco con l'Ente a causa delle mutate dimensioni. Direttore Mi sforzo di far sì che la mia rabbia personale per un fatto o un'ingiustizia, non mi impedisca di cogliere tutto ciò che di buono c'è e che viene fatto tutto intorno. Docente Attitudine alla complessità Pensare in modo complesso significa rappresentarsi i problemi in maniera diversa rispetto all'ottica tradizionale. Dobbiamo renderci conto che i fenomeni non sono isolabili e neppure sono retti da una semplice logica di causa ed effetto. Fatti ed eventi avvengono all'interno di insiemi complessi, retti da numerose variabili. Dovendo giudicare e decidere, il nostro compito è quello di pensare sistemicamente, globalmente. Dobbiamo cioè avere una visione "panoramica" dei fatti, in grado di farci comprendere i collegamenti e le relazioni che li caratterizzano. Trascurando il sistema si corre il rischio di restare intrappolati nei particolari: ci si concentra sui dettagli e si tappano singole falle, ma si rimane spesso imprigionati all'interno di una logica in grado di intervenire su sintomi superficiali e non su problemi profondi. Dobbiamo quindi abituarci ad analizzare i fatti nella loro complessità, ad esempio sforzarci sempre di capire e di interpretare il Sistema complesso all'interno del quale vengono presi una decisione o un indirizzo dell'Ente. Molto spesso è lì, nella dimensione della complessità, che tante scelte organizzative in apparenza troppo miopi o al contrario troppo coraggiose, trovano il loro senso e la loro ragione. Ci troviamo in una "Casa", anche se con più articolazioni, in cui alita la fiamma d'amore di Gesù Crocifisso. Come non coinvolgerci tutti insieme nei nostri progetti, e come non coinvolgere il mondo, che è stato redento? Presidente Resistenza Chi resiste in Casa di Carità è una persona con una marcia in più. Docente Resistere significa saper rinnovare l'entusiasmo. Docente La resistenza sta nel sopportare di chiedersi in continuazione: "È per me? Riuscirò a farlo?" La resistenza sta anche nel sopportare gli inevitabili dubbi dovuti ai nostri umani limiti. Docente Da noi resiste chi sente ti lavoro come una cosa che deve essere ben fatta. Docente Resistere non è rifiutare il cambiamento, irrigidirsi contro di esso, ma accettarne la sfida! Docente Sento che in Casa di Carità c'è un progetto più grande di me e delle mie aspettative. Devo resistere perché qui c'è qualcosa che va oltre noi … Docente Sentirsi davvero utili a qualcuno: non riesco a farne a meno e questo è uno dei motivi per cui mi sforzo di resistere in Casa di Carità. Docente Un nostro direttore chiedeva spesso a noi insegnanti: "Come va?" E si stupiva, addirittura diffidava, di chi rispondeva: "Tutto bene!" Direttore Quando lavoravo fuori non vedevo il fondo dell'officina dalla polvere di ghisa che c'era. Uscivo stanco, ma con la soddisfazione e la semplice serenità del lavoro svolto bene, dello stampo eseguito. Oggi alle volte esco da qui distrutto. Eppure … Docente Fortezza Perseveranza Vi sono due tipi di coraggio: quello necessario per incominciare qualcosa e quello che occorre per durare nel proprio intendimento, il coraggio cioè di perseverare. Si chiama allora resistenza o perseveranza. Ed è la qualità di chi resta costante in una decisione presa e vi investe volontà ed energia in vista della realizzazione del suo progetto. Telamone è chiamata la statua d'uomo che nelle porte esterne d'un edificio, per esempio ai lati d'un portone, funge da colonna o pilastro. Spesso ha le fattezze di un uomo possente, il corpo gravato da pesi enormi, le braccia muscolose impegnate a reggere e sostenere un balcone, un architrave. È una figura che bene simboleggia la virtù della fortezza. Forte è colui che intraprende, che ha coraggio. Ma forse ancora più forte è colui che sa sopportare, che sa reggere, che riesce a portare a termine ciò che ha intrapreso. Senza cedere, senza arrendersi. La fortezza è forza unita alla pazienza. Fortezza è convivere con forze esterne e circostanze più grandi e potenti di noi, restando con i piedi ben saldi a terra, senza cedere alle lusinghe dell'avventura o ai sussurri della rinuncia. È sopportare, con pazienza, situazioni e costrizioni che ci impongono i loro tempi, ci avvolgono nei loro ritmi. Il massimo della fortezza consiste poi nel sapersi reggere, nel fare i conti con i proprio dubbi e vincerne le paure. Un po' come il telamone che accetta la prova e regge e sostiene e sfida il tempo. L'Unione Catechisti, fondatrice con i Fratelli S. C. della Casa di Carità, è sorta ed è tuttora un'opera di perseveranza della scuola cristiana e, più in generale, del catechismo cattolico. Nella Casa di Carità dobbiamo essere forti di tale perseveranza. Presidente Mettersi in gioco Impegnarsi significa darsi da fare per "fare seguito", per non far morire le iniziative, per costruire il seguito delle iniziative. Docente Impegnarsi significa prendersi la responsabilità. Magari ci vuole un po' di tempo in più, ma quando tè ne vai il lavoro è finito e non deve occuparsene qualcun altro. Docente Impegno è spendere il meglio di sé per arrivare al miglior risultato. Docente Impegno è anche sacrificio. E accettare una certa dose di sacrificio mi permette di guardare più in là, di non chiedere subito risultati e gratificazioni immediate. Docente Impegno è credere in ciò che si sta facendo. Docente Mia moglie è arrivata a dirmi: "Tu ti occupi fino in fondo dei figli degli altri e rischi di trascurare i tuoi!" Docente Avere il timore di fare una lettura a messa … Forse è solo la paura di impegnarsi! Docente Certe volte penso che quando smetterò di soffrire dovrò cambiare mestiere, perché finché soffro per i ragazzi significa che ci tengo. Docente Non c'è carità senza giustizia. Possiamo osare chiederci reciprocamente di più solo dopo che ciascuno ha fatto la sua parte. Cappellano Loro, a Ovada, si andavano a prendere gli allievi con il pulmino nell'entroterra ligure. Ci mettevano più di un'ora. Fratel Teodoreto ai suoi primi insegnanti diceva: "Se non avete allievi, anche a costo di pagarli dovete portarli a scuola". Direttore Per ritrovare il senso del nostro lavoro dobbiamo pensare che il lavoro siamo noi, il lavoro è la persona che lavora. Docente Casa d; Carità si è sempre poggiata su questo pilastro: la disponibilità di chi vi lavora. L'Ente sa di poter sempre contare sulle persone, sui suoi collaboratori. Segretaria È dentro di noi, nel DNA di Casa di Carità, l'atteggiamento del "rimboccarsi le maniche". Docente Sento una classe che fa baccano e non intervengo perché ci dovrebbe essere chi deve intervenire … È un modo di pensare e di fare che non va bene. Docente Il nostro ruolo deve essere a 360°. "Io sono solo un amministrativo; se ad esempio il ragazzo deve cambiare un Euro non tocca a me occuparmene". È un esempio di modo di pensare che deve cambiare! Direttore Prendo i ragazzi, vado in cortile, raccogliamo insieme le foglie. Nessuno me lo dice, ma sento di farlo … Docente Impegno Partecipazione Responsabilità Esiste una profonda differenza tra aderire passivamente a qualcosa ( un programma, un progetto, un'iniziativa ) ed essere un motore di attiva partecipazione. Nella parabola dei talenti il servitore che verrà scacciato semplicemente aderisce all'intendimento del padrone, non impegna il talento a lui affidato. Rinuncia ad investire se stesso in qualcosa. Rinuncia quindi ad impegnarsi, a vincolarsi in qualche modo. Ci impegnarne quando ci diamo "in pegno", obbligandoci a portare qualcosa a buon fine. E nel farlo impieghiamo tutto noi stessi, le nostre risorse e le nostre qualità. Impegnarsi significa partecipare, diventare parte di qualcosa investendo se stessi in ciò che si fa. Solo dall'impegno e dall'attiva partecipazione deriva la responsabilità. Che è in primo luogo un saper rispondere delle proprie scelte, delle proprie azioni. D'altronde come sarebbe possibile rispondere di noi, e di chi e di che cosa risponderemmo, se non ci mettessimo in gioco, se non partecipassimo impegnando tutto noi stessi? La Casa di Carità è sorta e persevera per l'impegno di coloro che si sono "messi in gioco", confidando nel piano e nell'aiuto della Divina Provvidenza: questi sono Catechisti, Fratelli e Personale. Presidente Formare Educare Dovremmo stare insieme ai ragazzi, essere loro vicini nei momenti extrascolastici, portarli in classe entusiasti. Direttore Dobbiamo sconfiggere l'apatia! Bella è la tensione precedente l'incontro sportivo, ancora di più quella post partita. Direttore Casa dì Carità è una scuola di rinnovamento. Chiede a ciascuno di rinnovare dentro di sé l'entusiasmo per ciò che viene fatto. Docente Un nostro direttore ci stringeva spesso il braccio dicendo a ciascuno di noi: "Vai avanti!". Anche noi dobbiamo avere questa sorta di obbligo all'ottimismo. Direttore "Se il ragazzo non ha voglia, che cosa ci posso fare?" È una frase che un insegnante non può proprio permettersi! Direttore Il mio Direttore mi fermava nel corridoio, mi guardava in volto e mi diceva: "È bene che i ragazzi che alle volte hanno poco dalla vita abbiano almeno un insegnante che sorride!" Docente No; ascoltiamo i ragazzi con la nostra mentalità, dovremmo farlo di più con la loro. Direttore Dico ai ragazzi: "Trovate un insegnante, quello che più vi ispira, e fatelo diventare un vostro punto di riferimento. Chiedetegli ascolto!" Docente Dovremmo legarci ai ragazzi anche nei momenti di pausa, extra-scolastici. Stare insieme a loro anche in contesti diversi da quello della classe. Dobbiamo diventare per loro punti di attrazione. Docente Dobbiamo costruire con loro un terreno comune, un po' come in famiglia. Direttore Essere uno di loro, come loro, ma non un compagnone. Direttore Perderli di vista nelle pause mensa è un vero peccato, un'occasione. educativa sprecata. Docente Il gioco va visto come occasione di confronto, di scoperta, di dono reciproco, di sana competizione. È scoperta delle fragilità reciproche, ma anche scoperta dei legami che ci uniscono. È un esercizio di impegno collettivo. Direttore Siamo insegnanti che aiutano gli altri in maniera più completa che altrove. Docente Occorre imparare a fare formazione anche attraverso lo stage. Pochi di noi sono abituati, ma occorre fare un salto. Dobbiamo imparare che oggi la nuova formazione avviene anche durante il periodo di stage. Docente Insegnare: missione o vocazione? Missione implica attendersi di vedere il risultato; vocazione è invece rispondere a una chiamata, è una precondizione, certo non sufficiente da sola, perché insieme ci vuole tecnica ed anche esperienza. Docente Che cosa sento di "salvare" con l'insegnamento? Non so le anime, ma certo la dignità, la possibilità di cambiare che è racchiusa nei ragazzi. Docente Dobbiamo avere fiducia: in noi, perché un nostro gesto può forse cambiare il futuro di un ragazzo; fiducia nell'Ente, nella sua origine, nella sua missione. Docente Dobbiamo insegnare ai ragazzi a vedere che "dietro" e "oltre" c'è qualcos'altro, al di là del presente e delle apparenze. Docente Un ragazzo, mentre era a militare, è tornato per dirmi: "Ma come faceva a sopportarmi, con tutto quello che combinavo?" Se ne è accorto adesso, gli è scattata la consapevolezza del mio lavoro dopo qualche anno, vivendo un'esperienza tutta diversa … Docente No; vediamo i frutti del nostro lavoro solo a distanza. Docente Dobbiamo cogliere il cambiamento di atteggiamento che avviene nei ragazzi alla fine di un ciclo. Non dobbiamo concentrarci solo su ciò che sanno o non sanno. Qualcosa rimane, qualcosa succede nella testa e nel cuore dei ragazzi … Docente Se vediamo solo ciò che appare perdiamo le cose più importanti. Dobbiamo guardare con speranza al dopo! Saper vedere l'invisibile! Ciò che conta non è tanto fare delle belle "fotografie" dei ragazzi, come sono, cosa al presente ci possiamo attendere da loro. Ciò che conta, a partire dalle "fotografie", è pensare a come il ragazzo si potrà modificare, come potrà diventare! Direttore Dobbiamo andare oltre il voto, usare il voto! Segretaria Ai nostri ragazzi manca la dimensione del sogno, del progetto, sono come "addentati" al presente. Docente Noi siamo chiamati a seminare non a raccogliere il frutto. Magra consolazione? Direi consolazione per persone coraggiose. Docente Ogni tanto penso che il futuro Presidente della Repubblica, il futuro Papa, ora stanno frequentando la scuola, hanno degli insegnanti. Dobbiamo fare attenzione perché il materiale umano con cui lavoriamo può esplodere, nel bene come nel male, e questo dipende anche da noi. Docente Entusiasmo La parola greca enthousiasmos significa letteralmente "pieno di Dio", "essere di Dio". Chi è entusiasta, e trasmette agli altri entusiasmo, è in qualche modo attraversato da una sorta di spirito divino e ne diventa l'apostolo … È entusiasmante formare al bene mediante le Arti e i Mestieri. Presidente Ottimismo Il sorriso è il segno lasciato sul volto dalla fede che ci anima. Lo dimostra l'angelo scolpito sulla facciata della cattedrale francese di Reims. L'angelo sorride, perché sa, perché conosce le meraviglie nascoste dell'esistenza. È posseduto da una tranquilla felicità, da una salda certezza. Rivela tutto ciò con un sorriso: sulla soglia della casa di Dio, l'angelo riesce a far sorridere anche la pietra. Anche S. G. B. de La Salle ha certamente colto il sorriso dell'angelo di Reims, e ci trasmette tuttora questo ottimismo per la nostra missione educatrice. Presidente Ascolto "Venite a me voi che siete affaticati e oppressi, io vi consolerò" ( Mt 11,28 ). Consolare significa anche accogliere con l'ascolto, offrire un supporto a colui che non sa con chi condividere una solitudine. Significa dare dignità a tante storie di vita, tristi o meno, che comunque non troveranno mai un loro senso compiuto se non grazie a qualcuno che, con amore, le vorrà ascoltare. La Casa di Carità è casa di ascolto, per una formazione mirata, non astratta. Presidente Completezza - Competenza Chi siamo? Come definirci? Degli istruttori - addestratori? Forse in parte, ma certo non soltanto. Addestrare significa preparare i propri allievi a difendersi dal nuovo, dalle sorprese del futuro. Noi invece li apriamo al nuovo, alla vita, affinché siano pronti ad accogliere nella maniera migliore ciò che li attende. Quindi degli educatori? Certamente sì, senza però dimenticare che siamo anche chiamati a fornire ai nostri allievi un sapere e delle competenze tecniche. Forse allora i termini che meglio qualificano il nostro lavoro sono insegnante-formatore. Forniamo un sapere, delle competenze, una cultura e al contempo aiutiamo gli allievi a dar forma alla loro vita, a dare ad essa un senso e una direzione. Siamo quotidianamente impegnati in un difficile percorso di "pedagogia esistenziale", dove tutto ( ad esempio un gesto di ascolto, un modo di fare lezione o il semplice offrire il passo a un ragazzo davanti a una porta ) diventa importante. E non solo ciò che avviene in aula, ma le quattro chiacchiere scambiate nel corridoio, lo stare con gli allievi in mensa, l'esempio di comportamento che offriamo stando con loro in campo durante un torneo di calcetto … E forse proprio attraverso il gioco e lo sport possiamo fornire le migliori "lezioni di morale": la lealtà, l'accettazione delle regole, l'impegno, la solidarietà nell'impresa comune, il rispetto reciproco … Per molti dei nostri allievi il campo di gioco può rappresentare la loro vera università per la vita. Alla Casa di Carità l'educazione si realizza essenzialmente facendo formazione professionale: insegnare un mestiere è forgiare l'allievo e sensibilizzarlo all'amore a Gesù. In tal modo la missione diventa una vocazione. Presidente Lungimiranza Un imprenditore illuminato era solito assumere giovani senza disporre veramente di un posto a cui destinarli. Il responsabile del personale lasciava fare, poi un giorno chiese ragione di un comportamento in apparenza così assurdo. L'imprenditore gli disse: "Tutti hanno dentro una perla … Bisogna solo dare loro il modo e il tempo per farla conoscere. Lei deve rendersi conto che non esistono persone già fatte per un ruolo: per sapere se sono adatte occorre immaginare come saranno diventate tra un anno!". La lungimiranza è questo saper veder lontano, questa immaginazione intrisa di speranza, questo voler rimescolare i tempi, questo sforzo di calare il futuro nel presente e di trasformare il presente in una promessa d'avvenire. La Carità opera a breve, a medio e a lungo termine, anzi per l'eternità: questi sono i tempi della nostra Casa negli investimenti educativi e formativi. Presidente Lavoro Ciò che ci distingue è che noi diciamo ai ragazzi che il lavoro è un'attività vista alla pari dello studio. Docente Dobbiamo portare i ragazzi a svolgere un lavoro ragionato; non solo insegnare ad usare gli strumenti, ma ad usarli criticamente, alla luce di un progetto di vita. Docente Fin dai primi giorni è importante far sentire ai ragazzi l'intelligenza delle mani: così fanno una grande scoperta, cioè che sono capaci di fare qualcosa, e ciò aumenta la loro autostima. Docente Insegno ai ragazzi che attraverso il lavoro si costruiscono un'esistenza possibile. Docente Dignità del lavoro Il nostro Ente si propone da sempre di "intercettare" la questione lavoro, di trasformare il semplice fare e l'insegnare a fare in autentica cultura del lavoro. Che cosa può significare vivere e insegnare la cultura del lavoro? In primo luogo che per noi non vi sono due categorie di uomini, un homo faber destinato a lavorare e un homo sapiens chiamato a contemplare e studiare la verità. Lo stesso uomo è faber e sapiens, è un uomo che lavorando nutre la mente e lo spirito. Cultura del lavoro la nostra, perché il lavoro è un atto molteplice, insieme economico, sociale, religioso. Il lavoro è per noi fonte di gioia e di fierezza per una vita stretta in pugno attraverso un'attività resa davvero nostra e che impegna tutto noi stessi; ma il lavoro è anche salvezza religiosa e avvicinamento a Dio, in quanto attraverso il lavoro l'uomo e il mondo, che vivono nel tempo e nella storia, si innestano su un progetto grande e ulteriore, che trascende il tempo e la storia, e al quale, con il nostro lavoro, siamo tutti i giorni chiamati a partecipare. Cultura del lavoro, quindi, diffusa tra noi, ma cultura soprattutto proposta ai nostri allievi. La nostra mission potrebbe infatti così essere sintetizzata: formare con, sul, per il lavoro. In che senso? Ciò che offriamo ai nostri allievi ( una base culturale, delle competenze specifiche, una maggiore padronanza di sé ), è finalizzato ad avviare in loro un grande progetto di vita che nel lavoro trova il suo fulcro. Attraverso il lavoro vogliamo aiutarli a ridare dignità alla loro vita, attraverso il lavoro cerchiamo di offrire a ciascuno l'opportunità di esprimersi e di mettere a frutto i propri talenti. Attraverso il lavoro, un vero lavoro, equo e dignitoso, ci affranchiamo e li affranchiamo dall'insensatezza e dall'insignificanza esistenziale. Esopo in una sua favola racconta di un contadino che, poco prima di morire, chiamò i suoi figli e disse: "Ragazzi, in una delle mie vigne c'è un tesoro". Dopo la morte del padre i figli presero aratri e vanghe e cominciarono a scavare nel campo. Non trovarono il tesoro; però la vigna, vangata a fondo, produsse una straordinaria quantità d'uva. Capirono allora: il tesoro degli uomini può essere il loro lavoro. Alla Casa di Carità la cultura del lavoro, cioè la formazione alle Arti e ai Mestieri, è anche rivelazione dell'amore dì Dio. Presidente Relazione Occorre prendersi cura anche del collega, del nuovo assunto, non prenderlo e piazzarlo in classe o in ufficio. Bisogna fargli respirare l'aria di Casa di Carità, avere cura del collega, metterlo in condizione di lavorare bene. Segretaria Avevo tra i miei allievi un ragazzo affetto da nanismo. Un giorno lo vedo al solito in disparte con le cuffie alle orecchie. "Perché ascolti musica in questo modo?" gli chiedo. "Perché sono solo" mi risponde. Ho incominciato a tenerlo d'occhio e a seguirlo con particolare attenzione. Oggi, a distanza di anni, viene ancora a trovarmi. Docente "È un abisso" ci dicono i ragazzi quando ci confrontano con altri Enti, soprattutto dal punto di vista dell'attenzione per la persona, della relazione. Segretaria Il rischio è di perdere l'attenzione alla persona. Se tu rinunci ad educare il ragazzo, lo offendi. Docente Da noi c'è qualcosa in più e questo qualcosa lo sentono anche i ragazzi. Docente Una mamma mi diceva: "Grazie per come fate scuola". Forse è anche per come sviluppiamo nei ragazzi la consapevolezza e la gioia di poter fare e, in poco tempo, anche di saper fare. Direttore Casa di Carità non può e non deve essere come un Istituto tecnico. Direttore In qualche modo sento che insegno qualcosa anch'io, quando incontro ragazzi che hanno bisogno di una parola, un consiglio, un appoggio. Forse sono un po' mamma e un po' insegnante. Segretaria La segretaria, la donna delle pulizie, anche loro educano il ragazzo, nel momento in cui lo richiamano nello spirito di una madre. Direttore Venticinque anni fa, la prima volta che ho messo piede in Casa di Carità, l'accoglienza l'ho vista nella signora delle pulizie, che mi ha salutato, mi ha accompagnato in classe … Docente L'accoglienza la si fa anche con gli adulti, con i diplomati. Direttore L'accoglienza è essenziale, se non funziona è perché è vissuta come materia. Docente Dobbiamo riuscire in qualche modo ad affiancare di più i nuovi entrati, ad inserire meglio i collaboratori esterni. Docente Tendere la mano alla fine di un colloquio: un gesto importante! Docente Ospitalità è accogliere con un sorriso, la sua essenza, è racchiusa nell'offrire delle caramelle allo sportello … Segretaria Prendersi cura - Farsi carico Cura è premura, attenzione, sollecitudine, vigilanza, ma anche preoccupazione e inquietudine, nei confronti di una persona o di un oggetto per noi di valore. La cura è un atteggiamento fondamentale dell'uomo, un modo d'essere attraverso cui la persona esce da sé e si apre al mondo, si affaccia sugli altri e trova in loro il suo baricentro. Aver cura, prendere a cuore: forse le parole conservano l'antico legame tra lo zelo d'animo e il palpitare, il bruciare del cuore per qualcuno o qualcosa. La cura nasce infatti quando la vita di qualcuno ha importanza per me. Allora incomincio a dedicarmi a quella persona. Divengo partecipe del suo destino e delle sue sofferenze. Senza il nostro sentimento, la nostra dedizione, il nostro cuore, la materia di cui sono fatti i nostri ragazzi sarebbe spesso destinata a rimanere informe. Occorre che qualcuno si chini su di loro, metta cura nel modellare la loro educazione, insegni loro la cura di sé e per gli altri. Insegni ad aver cura per il lavoro, a mettere diligenza e amorosa sollecitudine in tutti gli aspetti della vita, siano essi materiali o spirituali. È nella Casa che le relazioni sono paterne, materne, filiali e fraterne, anche quando occorre esortare e magari riprendere. Presidente Accoglienza Il termine "accoglienza" viene dal latino ad e collìgere, raccogliere, radunare, riunire. Significa ricevere e ospitare qualcuno o qualcosa con varia disposizione d'animo. Il Vangelo sottolinea la sacralità dell'ospitalità. "Ero forestiero e mi accoglieste" ( Mt 25,35 ). Ero un estraneo e mi avete guardato e senza conoscermi mi avete riconosciuto. Chi arriva da noi cerca in primo luogo questa forma ormai rara di riconoscimento: vuole essere riconosciuto non solo come numero o come "utente", ma come persona. Cerca qui la casa, la famiglia, il luogo dove le cose sono messe in comune, dove conta stringere relazioni ancor prima che trasmettere informazioni, cerca un ambiente dove venga riconosciuto valore all'uomo. Cerca qualcuno che in forma moderna gli ponga le domande dell'antica ospitalità: "Come ti chiami? Da dove vieni? Che cosa cerchi?". E voglia ascoltare la sua risposta, forse stentata, ma spesso sofferta e complessa. Ospitare, certo, non significa tutto accettare, tutto tollerare, ma sforzarsi di capire, andare incontro alla diversità dell'altro fin dove si ritenga giusto e possibile, senza derogare ai principi che ci rendono orgogliosi di appartenere a una fede e a una comunità, la nostra comunità. Ma è cosa possibile "ospitare" colui che arriva ad esempio ad un nostro sportello? E come farlo? Usando le semplici regole della cortesia. Quella vera, naturalmente, fatta di un gesto meditato, di sorridente curiosità, di un pizzico di pazienza per chi giunge da noi e che forse non ha piena consapevolezza di essere in cerca più che di un luogo dove apprendere, di un diverso modello per vivere e per comunicare. La Carità contiene, compendia e valorizza gli atteggiamenti da tenere verso gli altri, specie se di Casa. Presidente Identità Siamo in un momento di travaglio organizzativo. Viviamo una situazione diversa che implica una gestione diversa. Qualcuno direbbe che l'Ente è perennemente in travaglio. Beh, forse ciò vuole anche dire che siamo sempre gravidi di idee e che il cambiamento non ci spaventa. Docente È molto negativo l'arroccamento sul vecchio e la sottolineatura degli aspetti negativi dell'innovazione. Progettista Ciò a cui tutti dovremmo tendere è prendere ciò che di buono, ad esempio valori, sentire, spirito, c'è in Casa di Carità e cercare di trasferirlo, travasarlo nelle nuove iniziative. Per esempio l'impegno a capire e ad andare incontro al disagio. Docente Non dobbiamo mai tirarci indietro, senza rinunciare a ciò che siamo. Direttore Sempre uguali pur nella diversità: un esempio è l'aver mantenuto la nostra attenzione sui corsi di 1° livello, anche quando tutto e tutti ci inducevano a tagliare in quel settore. Direttore Se continuiamo a guardare solo indietro, rischiarne di andare a sbattere contro qualche palo. Direttore Avere nei nostri corsi persone di 5 o 6 nazionalità diverse o corsi con il 50% di extracomunitarì implica che valori come il rispetto reciproco e la mediazione diventino fondamentali. Direttore Dobbiamo imparare a stare attenti a certe cose: ad esempio il velo per le donne musulmane, la presenza degli uomini nei corsi di cucina, le tensioni tra persone appartenenti ad una stessa religione, ma di etnie diverse. Direttore In fatto di sincerità e tenerezza, alle volte sono stata più colpita dagli stranieri che dai connazionali. Segretaria Dobbiamo attrezzarci per attualizzare i valori che si devono confrontare con le nuove situazioni. Direttore Entrare in Casa di Carità non come ex allievo significa farlo in punta di piedi, perché occorre innestare il tuo mondo su quello dell'Ente. Docente La continuità è possibile anche a fronte di un mutato contesto. Per esempio fare uno sforzo per trovare sempre e ovunque quegli elementi che possono aiutare le persone. Docente Ci sono ricchezze, modi di esprimersi, culture diverse che, quando si integrano ed emerge la parte migliore, danno luogo a cose stupende. Quando invece queste differenze vengono viste come qualcosa di inconciliabile possono esplodere conflitti. La differenza va vissuta come valore positivo. Anche tra colleghi. La ricchezza dell'ex allievo da sola non è sufficiente: il collega che viene da altre esperienze può dare un contributo essenziale. Certi apporti esterni ci hanno aperto gli occhi. Ho imparato tanto da una collega che non era ex allievo ma che aveva una grande sensibilità nel relazionarsi. Direttore Fedeltà - Innovazione Multiculturalità Flessibilità I rami dell'albero, anche se piegati dal vento, ritornano alla loro posizione originaria. La capacità dell'albero sia di resistere assumendo una nuova forma, sia di conservare la sua propria forma, si chiama flessibilità. La flessibilità è l'adattamento di un sistema alle sollecitazioni esterne, ai cambiamenti in una logica di automantenimento e di crescita. Significa quindi adattarsi alle circostanze, cambiando, mutando, senza però stravolgersi e senza rinunciare alla propria identità. La fedeltà dell'Ente a se stesso (alla sua storia, ai suoi valori, alla sua tradizione e la necessaria innovazione a fronte dei continui mutamenti di scenario del nostro lavoro, trovano una possibile sintesi nel pensiero flessibile. Un pensiero che non tradisce mai se stesso pur sapendosi perennemente reinterpretare. Per essere intelligentemente flessibile l'Ente deve concordemente essere aperto alle sollecitazioni e alle tante differenti culture che incontra e che ospita. Deve avere la capacità di utilizzare le novità integrandole con l'esistente, in funzione della propria evoluzione. Deve avere la forza di cogliere e mantenere il nucleo essenziale di ciò che siamo però attualizzandolo, vivificandolo con il nuovo, in un perpetuo dialogo con tutti i suoi interlocutori, fondato sul rispetto reciproco e la voglia autentica di comprendersi. La Casa di Carità è "cattolica", cioè universale. "Non c'è più giudeo ne greco; non c'è più schiavo ne libero; non c'è più uomo ne donna, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù." ( Gal 3,28 ) Presidente Dono Come docente ho ricevuto la grande possibilità di non fermarmi, di cambiare, di mettermi continuamente in gioco. Docente Gli insegnanti mi hanno dato tanto. Ora, ho pensato, tocca a me provare a restituire. Docente Tutte le mattine vado a restituire ciò che ho ricevuto. Se fosse solo per il 27 non ce la farei: le tentazioni fuori sono tante … Ma se nessuno "da possibilità" ai nostri ragazzi, loro non possono neppure provare a spendersi. Docente Il problema per noi docenti è che scopri solo "dopo" se sei adatto o meno a fare l'insegnante. Docente Il mio impegno e la mia gioia è dare agli altri ciò che si è ricevuto. Docente A 25 anni mi vergognavo un po' di dire agli amici che ero in Casa di Carità. Loro andavano al liceo, all'ITIS. Poi mi hanno chiamato come docente. È scattato l'orgoglio e anche un certo pensiero: Ma come, hanno chiamato proprio me che mi vergognavo del nome della mia scuola? Docente Sul treno ho due ragazzi che tutti i giorni alle 7,35 salgono e mi siedono vicino. Uno è orfano. E forse ha bisogno di me. Lo ascolto e da lui ho imparato tutto sul grano, le sementi, i macchinari agricoli. L'altro è figlio di divorziati e vive con i nonni. "Non ho tagliato perché sul treno c'era lei", mi ha detto l'altro giorno. Avrei bisogno di starmene in pace 10 minuti a leggermi il giornale, invece forse inizio a fare il formatore già lì … Docente Ho un allievo che non sa nemmeno farti una somma. È proprio lui che alla mensa mi si piazza di fianco, che in giardino mi gironzola sempre intorno … Docente Per alcuni ragazzi certi docenti sono dei veri "idoli". Docente Vorrei ricordare le parole di S. Paolo: "C'è più gioia nel dare che nel ricevere" Cappellano All'inizio dell'anno porto in classe dei cioccolatini. Quasi tutti i ragazzi mi domandano il perché. "Perché vorrei condividerli con voi" rispondo. E allora incominciano a portarli anche loro. Penso sia un buon modo per avviarli a riflettere su cose importanti. Docente Conservo le fotografie di tutti gli allievi che ho avuto … Docente Tempo fa sono entrato in classe e ho detto: "Ragazzi, oggi la lezione avrà un tono più basso delle altre volte, perché sono un po' triste: oggi è l'anniversario della morte di mio padre." Da lì si è innestato un momento di scambio, in cui anche alcuni allievi hanno parlato dei loro padri e delle loro tristezze. È stato importante, anche se ovviamente non abbiamo passato così tutta l'ora. Docente Alle volte chiedo per curiosità ai miei ragazzi, di solito così abulici, l'indirizzo di un sito o una funzione del cellulare e si mettono in quattro a spiegarmelo. Forse dovremmo sempre chiedere agli allievi di insegnarci qualcosa, non solo di apprendere da noi. Docente Generosità - Altruismo Quel che l'uomo è o ha, lo ha semplicemente ricevuto. All'uomo tutto è stato donato. Tutto ci arriva da Dio e l'unico merito possibile, come ci ricorda la parabola dei talenti, è mettere a frutto quanto Dio ci ha affidato. Ciò che abbiamo ricevuto è quindi qualcosa che deve essere speso per il bene di tutti. Forse è per questo che ciò che dobbiamo fare è solo reciprocamente donarci. Donare per entrare in comunione con colui che non ha, per entrare con lui in un rapporto di condivisione. In un rapporto che Jean Guitton descrive così: "come se avere e non avere fossero due modi complementari di essere". Proprio allora, nel momento del dono accomunante, scoprendoci come esseri complementari che possono completarsi solo grazie agli altri, possiamo comprendere un altro aspetto misteriosamente meraviglioso dell'Amore-Carità. È proprio questa la caratteristica nella nostra Casa: l'Amore-Carità che si esplica attraverso le Arti e i Mestieri. Presidente Condivisione Un uomo giunse nell'aldilà e fu destinato al Paradiso. Chiese di poter dare un'occhiata all'Inferno e venne accontentato. Giunto all'Inferno si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con cibi squisiti. Ma i commensali, Seduti tutt'intorno, erano smunti, pallidi e denutriti da far pietà. "Com'è possibile?" si chiese l'uomo. "Vedi", rispose l'angelo che lo accompagnava, "quando arrivano qui ricevono delle posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e tutti devono rigorosamente impugnarle all'estremità per portarsi il cibo alla bocca. Un vero tormento!" Per quanti sforzi facessero, quei poveretti non riuscivano infatti a mettersi neppure una briciola sotto i denti. L'uomo non volle vedere altro e chiese di andare subito in Paradiso. Qui lo attendeva una sorpresa. Trovò infatti lo stesso salone, la stessa tavola imbandita con attorno dei commensali muniti delle stesse lunghissime posate per portarsi il cibo alla bocca. Qui però la gente era allegra, ben pasciuta e felice. L'angelo gli spiegò. "All'Inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e a portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati in vita. Qui, al contrario, ciascuno prende il cibo con la propria posata e si preoccupa di imboccare colui che gli siede di fronte!" La Casa di Carità ha per Maestro Gesù: la mensa che Lui condivide ha per cibo e per bevanda il suo Corpo e il suo Sangue. Presidente Sfida Il carattere di Casa di Carità in sintesi: non ti devi mai arrendere! Direttore Spesso abbiamo dovuto affrontare situazioni forse più grandi di noi. Avessimo dovuto attendere di essere perfettamente preparati non saremmo mai partiti. Abbiamo " … sopperito con l'ardimento". Così facendo si impara per necessità a far gruppo, a far cordata, tu metti un pezzo, io un altro. Così si impara l'umiltà, la mentalità di servizio. Certo non bisogna esagerare … Direttore Che cosa vuoi dire "sopperire con l'ardimento?" Se c'è un problema e si propone qualcosa di concreto, la proposta viene sempre presa in considerazione. L'Ente vuole persone che di fronte alle difficoltà si attivino. Magari chiedano aiuto, ma siano promotori, cerchino mezzi e strumenti di soluzione. Progettista Occorre saper cogliere le indicazioni e sfruttare le occasioni che si hanno a disposizione. Dobbiamo dirci: "Sulla base di ciò che mi hai detto, se io facessi così, cosa succederebbe secondo te?" È con questo atteggiamento che poi arrivano i risultati. Progettista Abbiamo il gusto di accettare e di vincere sfide difficili. Docente L'ardimento non dovrebbe tanto servire per sopperire a carenze, quanto per osare intraprendere nuove iniziative. Direttore L'ardimento non deve però avallare l'improvvisazione, non deve far passare come condizione normale l'emergenza. Direttore Ardimento L'esploratore dell'antartico Sir Ernest Shackieton nel 1900 fece pubblicare questo annuncio sui giornali di Londra: Cercasi uomini per viaggio rischioso. Guadagni ridotti, freddo costante, lunghi mesi incompleta oscurità, pericolo costante, ritorno in salvo non assicurato. Onori e riconoscimenti in caso dì successo. Anche noi siamo persone impegnate in un'impresa grande e rischiosa. Sfidare il pregiudizio verso gli ultimi, lottare contro il cinismo ovunque si annidi, credere con rinnovata speranza nei talenti nascosti nel cuore e nella mente dei nostri allievi, scegliere comunque la via della Carità e della solidarietà non sono certo obiettivi di poco conto. Soprattutto se per raggiungerli dobbiamo confrontarci con il mare, perennemente tempestoso, della formazione! Per riuscire nell'impresa occorre forza d'animo, fiducia nella propria intelligenza e in quella dei colleghi, un pensare strategico in grado di tracciare rotte originali, un ardire e un coraggio che sappiano arrivare dove altri non hanno osato. Occorre soprattutto pensare, nei momenti più difficili, quando le forze sembrano non bastare, di non essere soli. Qualcuno è sempre al nostro fianco e guida i nostri passi. Come scrisse in una famosa poesia Thomas Eliot: Chi è che sempre ti cammina accanto? Se conto siamo soltanto tu e io insieme. Ma quando guardo innanzi a me lungo la strada bianca. C'è sempre un Altro che ti cammina accanto. Per noi la risposta è semplice, forte e chiara! Dal Diario di fra Leopoldo, 9° detto sulla Casa di Carità, del 5 febbraio 1920, ore 7 di sera, nel Santuario - Detti di Gesù: "Tu devi sempre spingerli, incoraggiarli." Presidente Persona Dobbiamo parlare di noi, lavorare su di noi. Occorre investire sull'uomo! Docente Penso sovente alla parabola dei talenti. Quante volte non viene sfruttata una persona e trascurate le sue potenzialità solo perché per riuscirci occorrerebbe discutere con lui, ascoltarlo di più … Docente Mi occupo anche di orientamento e di stage. Vengono spesso a parlarmi, io li ascolto, e quando escono mi sembra di aver subito un prelievo di sangue. Docente Essere al servizio significa ascoltare. Docente Colleghi che mi erano sembrati rigidi, con una cena informale hanno dimostrato tutta la loro umanità. Segretaria Al mattino esco da casa tranquilla. Da noi non c'è un grande distacco tra famiglia e lavoro. Segretaria Ero tutta indaffarata, di corsa nel corridoio. Probabilmente il Direttore ha colto il mio momento di difficoltà. "Forza!", mi ha detto, appoggiandomi una mano sulla spalla. Una cosa forse da nulla, ma mi ha colpito e mi ha aiutato ad andare avanti. Segretaria Il Direttore del mio Centro, sotto Natale, in un momento per tutti difficile, ha chiamato noi donne, ci ha consegnato un regalino corredato da un bigliettino diverso per ciascuna di noi. È stata una cosa che mi è rimasta nel cuore. Segretaria Forse basta poco per rispettare gli altri: ad esempio se arriva un utente allo sportello mentre si sta telefonando, basta interrompere per poco la telefonata e dire: "Sarò tra lei tra un attimo", per far capire che ci siamo accorti di lui e che lo consideriamo. Segretaria Rispetto In che cosa consiste il rispetto? Molto semplicemente nel volgersi a guardare, nel non essere ciechi, nell'avere occhi e orecchie per accorgersi che non si è soli e che attorno a noi ci sono gli altri e che meritano uno sguardo, un gesto, una nostra attenzione. Meritano ciò che noi meritiamo: di essere riconosciuti nella nostra integrità di persone portatrici di pensieri, sentimenti ed emozioni. Il rispetto è una via umanissima e immediatamente praticabile per riconoscere il nostro prossimo ed evitare di offendere coloro che ci circondano. Offendiamo qualcuno non solo quando lo ìnsultiamo con una parola o un gesto, ma quando facciamo come se non esistesse, quasi ci fosse invisibile o non fosse altro che una macchina, una sorta di automa senza storia, carattere, personalità. Lo offendiamo quando non abbiamo più occhi e cuore in grado di vedere che qualcosa potrebbe ferirlo o farlo soffrire, quando non gli riconosciamo la possibilità di avere proprie idee e opinioni, sentimenti ed emozioni, quando non ci accorgiamo più del ruolo da lui giocato all'interno della comunità di lavoro. Dal Diario di fra Leopoldo, 25° detto sulla Casa di Carità, dell'11 ottobre 1920, ore 7.30 di sera, nel Santuario: "Questi carìssìmi giovani voglio trarli tutti a me." - Detto di Gesù Sacramentato. Presidente La grande Opera Un ragazzo mi ha detto: "Sa che cosa mi è piaciuto? Che parlate di Dio in tutta normalità." Docente Facciamo parte di una grande promessa. Docente È il sentirsi parte di qualcosa che ti permette di fare bene. Docente Forse l'errore è pensare che certe persone che in passato hanno collaborato con Casa di Carità fossero grandi solo dal punto di vista umano o delle competenze. Hanno invece creduto in certi valori. Noi, nel nostro ruolo, quando chiediamo qualcosa ai nostri collaboratori dobbiamo far capire che stiamo vedendo e seguendo qualcosa di grande. Direttore Dobbiamo trasferire a chiunque collabori con noi il senso della "grande sfida". Direttore Ricordo un nostro passato Direttore. Andavo da lui sovente angustiato da problemi e difficoltà. Mi accoglieva, ma mi diceva: "Vieni con me a pregare, prima di parlarne andiamo insieme al terzo piano …" Docente Quando ti telefona un allievo dopo cinque anni, ti senti importante, senti, nel tuo piccolo, di avere fatto qualcosa che resta, che lascia il segno. Docente Avere fede significa sentirsi un tassello di un progetto più vasto, fede è fede in un percorso, in un'Opera grande nella quale siamo coinvolti. Docente Amo il mio lavoro, lo faccio al meglio, mi impegno, poi ci penserà la Provvidenza … Più ci penso e più mi convinco che quello che succede qui va oltre la ragione, c'è qualcosa di miracoloso in quello che si ottiene, non sono cose eclatanti ma tante piccole cose significative. Ci chiediamo: come siamo riusciti a realizzare questo? Sono dei miracoli, solo che a volte lo diamo per scontato, altre volte abbiamo la forza e la serenità per riconoscerlo. Direttore Preghiera Provvidenza Un padre guardava il suo bambino che con grande fatica cercava di spostare una pietra molto pesante. Nonostante tutti i suoi sforzi non riusciva a muoverla che di pochi centimetri. "Hai usato tutte le tue forze?", gli chiese il padre. "Certo", rispose ansando il bambino. "Non mi pare", ribatté il padre, "dal momento che non mi hai chiesto di aiutarti". Pregare, con fede nella Provvidenza, è usare "tutte" le nostre forze. Dal Diario di fra Leopoldo, 34° detto sulla Casa di Carità, dell'8 marzo 1921, ore 10 di sera - Detto di Gesù Crocifisso: "Non temere, tu sei nelle mie mani e nelle mie mani sono le Scuole." Presidente Servizio Casa di Carità ti fa soffrire come una bestia, ma se ti accetti come strumento, se hai la forza interiore per accettarlo, ne viene fuori una "bella forma" … Progettista Nel nostro piccolo Centro non ci sono divisioni di "casta" tra personale docente e segreteria. Segretaria Da noi non esiste il mansionario. Se squilla il telefono rispondiamo tutti! Segretaria La fatica la si sopporta se ti fanno capire che quella goccia che tu fai, nel contesto è importante e ti viene valorizzata. È una goccia, perché ognuno è utile e nessuno indispensabile, però poi è bello fare parte del mare. Docente Dedizione Dedizione è mettersi al servizio. È chiedersi: Come posso servire meglio? Come e dove posso essere più utile, non solo a me stesso, ma al gruppo, all'Ente, al Progetto grande nel quale siamo tutti coinvolti? Nella dedizione è racchiuso lo spirito di servizio. Spirito di servizio che deve emergere ad esempio quando si viene chiamati a un compito o a un ruolo che non collimano perfettamente con la nostra idea o le nostre aspettative. O quando certi nostri pensieri sembrano non trovare un punto d'accordo con certi indirizzi dell'Ente. O ancora quando occorre andare in cerca non dell'idea geniale, ma della soluzione più funzionale … Spirito di servizio che vuoi dire saper vedere al di là, oltre il proprio punto di vista, al di là della propria prospettiva, per abbracciare un orizzonte più vasto rischiarato dalla luce del Vangelo: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore" ( Mt 11,29 ). Spirito di servizio che significa saper rispondere all'invito di S. Paolo all'unità di intenti "avendo il medesimo pensiero, il medesimo amore, un solo animo, un medesimo sentire, nulla facendo per spirito di parte, ne per vanagloria, ma con umiltà, ognuno stimando gli altri superiori a se stesso" ( Fil 2,3 ). Dal Diario di fra Leopoldo, 7° detto sulla Casa di Carità, del 30 gennaio 1920, ore 9.30 di sera - Detto di Gesù Crocifisso: "Per l'opera nessuno deve rifiutarsi a costo di fare un sacrificio, e il sacrificio che faranno è sempre poco a confronto del bene che ne verrà." Presidente Umiltà Il termine umiltà viene da humus, terra vegetale decomposta, per ricordare all'uomo che è polvere e che tale è chiamato a ritornare. Ma l'humus richiama anche un'altra idea. Nascostamente, sotterraneamente, l'humus da nutrimento e crea le condizioni perché qualcosa si sviluppi. Umiltà è allora agire senza apparire. È farsi un po' più piccoli e nascosti di quanto il nostro orgoglio vorrebbe. È farsi da parte, per nutrire gli altri nascostamente, senza imporsi e senza apparire. L'Immacolata, dichiaratasi a fra Leopoldo direttrice della Casa di Carità, è il nostro modello di umiltà. Presidente Rete I momenti difficili si superano parlando, confrontandosi con i colleghi. Docente Occorre favorire il dialogo tra Centri, confrontarsi, mettersi in discussione, abituarsi a guardare oltre il proprio orticello. Direttore Occorre intervenire sui flussi di comunicazione che ci attraversano, affinché ciascuno allarghi la propria visione e riesca a leggere in modo in modo più "tondo" ciò che fa. Docente Non può bastare dirsi ogni tanto: "Ci vediamo per una pizza a Natale". Si sente il bisogno di occasioni di confronto frequenti, abbiamo bisogno di spazi di dialogo che rappresentino l'anticamera di una vita di autentica comunione. Cappellano Il confronto genera entusiasmo! Docente La comunicazione non va vista solo come informazione, ma come uno strumento di "recupero" del personale. Può essere un momento per ricreare le condizioni di aggregazione, un momento per ridare vigore a chi si sente "scarico". Docente Chi lavora in Casa di Carità, per le caratteristiche peculiari dell'Ente, sente forse più che altrove il bisogno di incontrarsi con coloro che sono chiamati a guidarci, per conoscere finalità, obiettivi, livelli d'imprenditorialità che si vogliono raggiungere. Docente Nel 1969, quando sono entrato, ogni insegnante aveva il suo ciclo di lavoro, coltivava il suo orticello. Oggi uniformare i metodi di insegnamento è importate. Se non condivido qualcosa posso sempre proporre dei cambiamenti al gruppo. Certo, ci devono essere occasioni per proporre e discutere assieme. Oggi sono ancora un po' pochi i momenti di incontro, ad esempio per migliorare metodi e procedure. Docente Incontrarmi con colleghi di altri Centri alle volte è un'ardua impresa … Anche se programmati gli incontri alle volte saltano perché gli eventi e l'accavallarsi degli impegni si susseguono. Docente Dirsi le cose, ma anche ridirsele, è fondamentale! Docente La voglia di innovare, di proporre miglioramenti rischia di svanire quando è difficile incontrarsi con i colleghi, quando ad esempio occorrerebbe decidere in maniera concertata una certa modifica. Docente Coraggio è avere la forza di affrontare un problema confrontandosi apertamente con chi ha idee differenti. Docente È fondamentale che tra di noi si instauri ancora di più una sorta di "generosità comunicativa". Prendere il telefono e poter chiedere una dispensa, un approfondimento o semplicemente un'informazione. Segretaria Dialogo La nostra mente guarda al mondo attraverso "filtri". Con indosso i nostri occhiali interpretativi siamo portati a prestare attenzione solo a ciò che abbiamo sempre sotto gli occhi, a ciò che si allinea con le nostre aspettative, misurando ciò che ci circonda con regole stereotipate e spesso di comodo. Comunicare dialogando è un modo per evitare queste trappole. Il dialogo è uno strumento per individuare nuovi orizzonti, per confrontarsi e riesaminare vecchie posizioni, per aprirsi a nuove prospettive oltre gli steccati e i rigidi confini. Grazie al dialogo possiamo recuperare la flessibilità necessaria per affrontare i cambiamenti che hanno investito il nostro lavoro. Colui che dialoga osserva il modo di pensare degli altri non per trovarvi degli errori, ma come se le idee altrui fossero "pietre di guado", appoggi dove mettere piede per vedere dove potrebbero portare, cosa potrebbero suggerire. È più costruttivo che critico. Vive il dialogo come un momento per migliorare decisioni e modi di azione, non come un momento per difendere una qualche sua "verità" o come un'occasione per apparire più brillante. Dialoga per comunicare, cioè per costruire un rapporto sincero e senza violenza alcuna, in cui ognuno ascolta e si esprime, e soprattutto in cui ciascuno cresce. Imparare a dialogare quindi, per essere sempre di più rete e non un grappolo di funzioni isolate e divise in comparti stagni. S. G.B. de La Salle ha raccomandato il dialogo. La "conduite des écoles" è frutto di intesa, comunicazione e partecipazione di esperienze acquisite nella conduzione delle scuole. Presidente Confronto Sul lavoro vige spesso la logica dei comparti stagni. È la logica del confine: io di qua tu di là e in mezzo una rigida linea di demarcazione, che separa rigidamente ruoli, competenze, ma anche abilità e saperi. Ciascuno si tiene i suoi e minimi sono i momenti di condivisione e confronto. Una frontiera è invece uno spazio di mezzo, all'interno del quale persone, ruoli esperienze e quant'altro possono incontrarsi e ibridarsi a vicenda. È uno spazio di confronto, dove osservarsi e scoprirsi. È un luogo, fisico o mentale, dove i confini esistono, ma vengono superati, un luogo di intrecci e di trasformazioni, dove sono favoriti gli scambi, le integrazioni, gli innesti. Per costruire nuove frontiere lavorative occorre diffondere all'interno dell'Ente una cultura della comunicazione, della comunione informativa, delle idee messe in comune. Occorre promuovere in tutti la sensibilità verso i momenti di incontro e di scambio. È questa la via necessaria per un'autentica qualità del lavoro, quella fondata sul miglioramento continuo e sulla spintaa innovare. "L'organizzazione didattica mira ad assecondare e favorire l'azione formativo - educativa come fatto comunitario." ( Proposta formativa della Casa di Carità del 1994 ) Presidente Note "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra angolare" ( Mc 12,10 ) "Le Case di Carità, che si edificheranno, splendano cristianamente e cattolicamente, per tutto il loro andamento!" ( dal Diario di Fra Leopoldo, 27 dicembre 1919 ) "Fra poco la Casa di Carità Arti e Mestieri prenderà uno sviluppo da far meravigliare" ( dal Diario di Fra Leopoldo, 31 gennaio 1920 )