Unione/Opere/CdCGen/CdCGen.txt La Casa di Carità fatto generazionale " La Casa di Carità Arti e Mestieri è un'opera impegnata nella formazione professionale dei giovani e dei lavoratori, in vista del loro inserimento o reinserimento nella attività produttiva della società in cui viviamo ''. E qui Carità va intesa nel significato genuino e perciò evangelico della parola. È la Carità che è sinonimo di amore, quell'Amore che si manifesta nel vincolo che lega i componenti di una famiglia, dove i genitori, dopo aver donato loro l'esistenza, condividono con i figli i problemi della vita e continuano a donare senza chiedere nulla in contraccambio, ma li aiutano nel la crescitaper portarli ad essere capaci di affrontare le responsabilità della vita nella famiglia e nella società. Questa Carità è, nel suo significato originale, la Carità di Cristo Gesù, il quale ha dato tutto se stesso per renderci capaci di essere liberi dal peccato e crescere nel suo amore, cooperare con la sua azione di salvezza e poterci così condurre nella Casa del Padre perché ci impegniamo nella diffusione del suo Regno. La Casa di Carità è iniziata nel 1925 a Torino, per opera dei Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, animati dal loro Fondatoreil Servo di Dio Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, dietro l'ispirazione di Fra Leopoldo Maria Musso dell'Ordine dei Frati Minori. Fra Leopoldo, prima di farsi frate Francescano, si chiamava Luigi Musso, esercitava la professione di cuoco ed era molto apprezzato per la sua abilità nel fare cucina. Nato a Terruggia nel Monferrato l'anno 1850, aveva frequentato la seconda classe elementare e poi i genitori erano stati costretti a fargli sospendere la scuola per farlo lavorare,a causa delle ristrettezze economiche in cui versava la famiglia, cosa per altro nomale specialmente negli ambienti rurali di quegli anni. La sua istruzione era perciò molto modesta, in compenso era tanto ricco di quella sapienza che è dono dello Spirito Santo, lo si può riscontrare leggendo i suoi scritti anche se piuttosto sgrammaticati e stilati di notte durante le ore di preghiera. Entrato nell'Ordine di S. Francesco come frate laico nel 1900 all'età di 50 anni gli fu dato l'incarico della cucina nel Convento di S. Tommaso in Torino. Il tempo libero dai suoi impegni lo dedicava alla orazione. In particolare alla sera, dopo la cena, si recava nel piccolo Santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore e rimaneva in preghiera davanti a Gesù Sacramentato fin verso le ore 22; è in questo Santuario che si verificarono fatti di particolare rilievo e di massima importanza per noi della Casa di Carità. Qui, normalmente, sentiva la voce di Gesù e quella di Maria SS. che gli parlavano, come diremo più avanti. Circa questi fatti è da segnalare che all'inizio del 1909, per motivi di sicurezza, il frate sacrestano ricevette l'ordine di chiudere a chiave la porta, che dalla sacrestia dà accesso al Santuario. Fra Leopoldo, che non aveva la chiave, non poteva più entrare e quando gli capitava di trovare la porta aperta, veniva regolarmente chiuso dentro dal sacrestano che eseguiva gli ordini senza fare troppi accertamenti. Questa disposizione ostacolava seriamente quell'incontro serale tra il Servo di Dio e Gesù Sacramentato, che oramai si stava manifestando fondamentale per il messaggio di cui doveva essere portatore e per le Opere che dovevano sorgere di conseguenza. Per più di un anno, dal marzo del 1909 all'agosto del 1910, Maria SS. gli venne in aiuto ed aprì lei stessa la porta quando entrava per poi richiuderla dopo che ne era uscito. Il fatto prodigioso della porta cessò di verificarsi regolarmente il giorno in cui gli fu data la chiave di sui aveva bisogno. A questo proposito leggiamo nel suo diario: Quanto sono in dovere di amare e benedire continuamente la mia Mamma Santissima, la gran Madre di Dio! Più volte, in un anno, fui chiuso in chiesa, ma all'ora di licenziarmi dal mio buon Gesù, ero certo che Mamma Santissima mi accompagnava, per aprirmi la porta, tanto che una volta mi aprì pur rimanendo fuori il ferro della serratura lungo quattro dita. ( 26 - 3 - 1909 ) In questo Santuario, dal 1919 in poi, Gesù e Maria SS. gli parleranno della Casa di Carità, lo incoraggeranno nei momenti difficili, gli parleranno dei futuri allievi preannunciandogli pure che un giorno questi sarebbero andati in pellegrinaggio di ringraziamento per i tanti benefici ricevuti. In data 28 maggio 1920, egli scriverà nel suo diario: Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù desidera che i membri della pia Unione del SS. Crocifisso,unitamente ai figlioli della Casa di Carità Arti e Mestieri vengano una volta all'anno a visitarla, in ricordo dei favori e grazie ricevute e da Lei cooperati in loro vantaggio,con una S. Comunione in ringraziamento dell'amabile bontà usata loro da Dio e dalla sua SS. Madre. ( 28 - 5 - 1920 ) Finita la preghiera davanti a Gesù presente nel Eucaristia, andava nella sua cella per fare l'Adorazione alle Cinque Piaghe prostrato a terra, secondo l'usanza francescana, davanti ad un Crocifisso. La preghiera si protraeva fin verso la mezzanotte per poi riprendere, dopo un po' di riposo, verso le tre e mezza o le quattro del mattino seguente, e a volte durava anche tutta la notte. Erano ore passate nella contemplazione delle Piaghe di Gesù Crocifisso, sull'esempio della Adorazione fatta da Maria SS. sul Calvario davanti a suo Figlio inchiodato sulla croce, e in comunione con la Chiesa celeste, gli angeli e beati che nel cielo, davanti all'Agnello come immolato, così scrive S. Giovanni nell'Apocalisse, adorano dicendo a gran voce: " L'Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore gloria e benedizione, " … " A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli." ( Ap 5,12.13 ) Durante questa preghiera Gesù e Maria SS. continuavano a parlargli, gli ricordavano quanto gli avevano già detto nel Santuario e lui lo riportava nel suo diario scrivendo inginocchiato, con il quaderno su una sedia, a lume di candela. Gli davano suggerimenti per la sua vita, nello stesso tempo gli preannunciavano un grande Movimento di Adoratori a Gesù Crocifisso, che sarebbe sorto per offrire riparazione a Dio per i tanti peccati che si commettono nel mondo, e gli dicevano delle Opere che sarebbero pure sorte in seguito per quella Adorazione; per questo motivo gli avevano chiesto di far conoscere le parole dalla preghiera e di diffonderla. Noi, pur prestando una fede puramente umana a questi avvenimenti, facciamo notare che le Opere preannunciate ed effettivamente sorte in seguito e tuttora vitali, sono una testimonianza di questi fatti straordinari. Fra Leopoldo, stimolato dalle insistenze di Gesù e di Maria SS., parlava della preghiera della Adorazione con tutte le persone che aveva occasione di incontrare. In breve tempo si formò intorno a lui un piccolo gruppo che si organizzò per diffonderla e già nel 1906 distribuivano copie scritte a mano e duplicate con mezzi di fortuna. Successivamente, nel 1907, egli ricevette delle offerte in denaro per stampare il testo di quella preghiera; su quei foglietti veniva incollata una immaginetta di Gesù Crocifisso, e poi diffusa. Nel novembre del 1911 una signora di questo gruppo di Zelatori dell'Adorazione alle Cinque Piaghe, si presentò da Fratel Teodoreto che era allora Direttore della Scuola di via delle Rosine 14, e gli consegnò alcuni foglietti della Adorazione aggiungendo: " Le presento una pratica di pietà molto efficace; fu scritta da un frate sotto la guida di Gesù Crocifisso che gli parla familiarmente nell'orazione; se lei ha bisogno di qualche grazia, pratichi questa Divozione e ne sperimenterà l'efficacia. " In quel periodo Fratel Teodoreto ai trovava in serie difficoltà per alcuni problemi che lo assillavano e pensò di mettere alla prova quella Divozione: nel giro di poco tempo le difficoltà si risolsero in modo inconsueto. Fatta questa esperienza Fratel Teodoreto ebbe il desiderio di conoscere quel Frate privilegiato da Dio e l'anno successivo, occasionalmente, venne a sapere che viveva nel Convento di San Tommasoe che si chiamava Fra Leopoldo. Si recò al convento il giorno 12 ottobre 1912 ed ottenne di parlare con lui. Dopo quel primo incontro ne seguirono altri e il rapporto tra i due religiosi si fece sempre più confidenziale, fino a quando Fra Leopoldo gli diede da leggere alcuni quaderni del suo diario. Leggendo quelle pagine Fr. Teodoreto si accorse che contenevano le indicazioni per realizzare quella Associazione di giovani impegnati che egli, da alcuni anni, aveva in mente di fare senza per altro poterla realizzare per le difficoltà che lo avevano ostacolato fino ad allora. Dopo aver riflettuto e pregato, Fratel Teodoreto, nell'aprile del 1913, espose la sua idea a Fra Leopoldo chiedendogli di pregare il Signore per sapere se una simile Associazione poteva sussistere. Fra Leopoldo pregò e la sera stessa ebbe la risposta di Gesù: " Dirai al Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente. " ( 23 - 4 - 1913 ) Scrisse queste parole su un biglietto a lo fece pervenire al Fratello Teodoreto, che subito riunì, con incontri settimanali, un gruppo di giovani e ragazzi, allievi della Scuola di via dalle Rosine, ed un anno dopo, il 17 maggio 1914, si inaugurava la Pia Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS, Immacolata. Fratel Teodoreto, aiutato da alcuni dei suoi confratelli, li formò ad una intensa vita di fede e di preghiera incentrata nella " Adorazione a Gesù Crocifisso ", che progressivamente divenne per tutti lo stile di vita caratteristico ed uno stimolo all'impegno nell'apostolato catechistico, come mezzo per far conoscere l'amore che Gesù ha verso di noi. Intanto il diario di Fra Leopoldo si andava arricchendo di annotazioni. Gesù Crocifisso e Maria SS. continuavano nel loro messaggio con suggerimenti, incoraggiamenti per lui e consigli da comunicare al Fratello Teodoreto che doveva guidare un'opera che egli aveva pensato ma non immaginato in quel modo, con quegli sviluppi e in un momento storico che stava diventando particolarmente difficile. La Casa di Carità fatto generazionale Infatti il 24 maggio 1915 l'Italia entrerà in guerra contro l'Impero Austro-Ungarico, sarà la prima guerra mondiale che si concluderà con la firma dell'armistizio il 4 novembre 1918. Molti giovani dell'Unione furono chiamati sotto le armi e qualcuno non fece più ritorno. Finita la guerra, l'Europa era lacerata dalle distruzioni e dall'odio; l'industria era fortemente in crisi a causa della necessaria conversione della produzione bellica in produzione per la ricostruzione e di beni di consumo. I reduci dai campi di battaglia non trovavano lavoro, inoltre gli animi erano esasperati ed eccitati dalle nuove ideologie politiche che proponevano rivendicazioni con la lotta di classe e la violenza e si urtavano contro l'intransigenza del capitalismo. I giovani erano disorientati e bisognosi di chi li aiutasse ad essere capaci di soddisfare alle esigenze della nuova industria, che tecnicamente si stava anche evolvendo,per potersi inserire in modo responsabile e dignitoso nelle forze produttive del mondo del lavoro. Avevano bisogno inoltre di orientamenti per riscoprire il senso e i valori della vita in una società che si stava trasformando profondamente. In quel clima di tensione e di lotta, il 24 novembre del 1919, nella Adorazione a Gesù Crocifisso,giunto alla preghiera della Piaga della Mano sinistra, Fra Leopoldo sentì Gesù che gli disse:" Per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per fare imparare ai giovani Arti e Mestieri. " " Non bisogna lesinare, al richiede qualche milione ". " Se non fanno quanto io chiedo, si scaveranno la fossa. " ( 24 - 11 - 1919 ) Fra Leopoldo, dopo aver scritto queste parole nel suo diario, le trascrisse sommariamente sopra un foglietto e lo consegnò a Fratel Teodoreto. Lo scritto fu letto dai Superiori di Fr. Teodoreto e dall'ing. Sella, uomo di fede e di azione, ardente Zelatore nella diffusione della Adorazione a Gesù Crocifisso, che concordò con i Fratelli delle Scuole Cristiane la formazione di un Comitato per collaborare con gli stessi nel dar vita a questa nuova opera. Gesù incoraggiò questi uomini di buona volontà, ma nello stesso tempo preavvisò Fra Leopoldo delle opposizioni che sarebbero sorte. Il Comitato si riunì, propose programmi, discusse molto, ma alla fine non accettò il titolo " Casa di Carità " e si oppose alla iniziativa di una scuola gratuita. Di fronte a queste incomprensioni Gesù Crocifisso e Maria Santissima intervennero ripetutamente per sostenere Fra Leopoldo e precisare al Comitato quali dovevano essere gli orientamenti dell'Opera. Il 10 marzo 1921 Gesù disse: " Difendimi Leopoldo: dì loro che io non voglio un'opera umana. Voglio un'opera divina: e un andamento nella Casa di Carità, secondo il mio cuore." ( 10 - 3 - 1921 ) I Fratelli, malgrado fossero molto ostacolati da queste opposizioni, il 18 ottobre 1920, riuscirono ugualmente ad iniziare con difficoltà due corsi professionali diurni e due corsi serali … i locali erano stati preparati nel periodo estivo con entrata principale in via S. Massimo 21 bis, qui vennero pure impegnati alcuni Catechisti come insegnanti, non poterono però adottare il titolo " Casa di Carità ", onde evitare altre opposizioni che facessero fallire l'iniziativa. Il fatto nuovo c'era; un gruppo di ex allievi dei Fratelli delle Scuole Cristiane, formato e guidato da Fr. Teodoreto, proveniente da una scuola gratuita rivolta ai poveri, ora si affiancava ai suoi educatori nella missione ereditata da San Giovanni Battista de La Salle, ed offriva la sua collaborazione in questa nuova scuola gratuita che si era aperta per aiutare i figli dei poveri. Ma purtroppo l'Opera che Gesù aveva chiesto non si era ancora realizzata e Fra Leopoldo, rifiutato e calunniato da alcuni membri del Comitato per costringerlo al silenzio, ne soffrì moltissimo. Questo fu per lui il calvario che segnò la sua morte, avvenuta il 27 gennaio dell'anno successivo. Ancor prima di questi fatti Fr. Teodoreto aveva impegnato i suoi giovani nell'apostolato catechistico parrocchialee già nel 1916 questi facevano il catechismo in 11 parrocchie di Torinocon un totale di 650 allievi. Questo genere di apostolato aveva messo i Catechisti a diretto contatto con i problemi che travagliavano i giovani in quegli anni del dopoguerra, problemi che si sentivano più acuti nelle parrocchie della periferia, dove vivevano i poveri e dove si andavano ammassando gli immigrati, erano giovani oppure intere famiglie di contadini, che abbandonavano il lavoro dei campi per venire in città in cerca di una condizione di vita migliore,ma nello stesso tempo erano del tutto impreparati per affrontare questa nuova situazione di vita. Nella parrocchia di Nostra Signora della Pace, in Barriera di Milano, dove maggiormente affluivano questi immigrati, i giovani di Fratel Teodoreto, nel 1925,pensarono di venire loro in aiuto affiancando alle lezioni di catechismo altri argomenti di carattere tecnico e professionale per dare loro la possibilità di soddisfare alle esigenze del lavoro nelle fabbriche. Sottoposero l'idea a Fr. Teodoreto, il quale, dopo averli ascoltati e riflettuto, suggerì di dare all'idea un orientamento scolastico di tipo gratuito popolare. Fu abbozzato un piccolo programma e nell'ottobre si iniziò nei locali parrocchiali il primo corso con orario festivo, sull'esempio di quella Scuola serale che i Fratelli avevano aperta nel 1920 in via delle Rosine, e fu chiamata " Scuola Professionale Festiva Nostra Signora della Pace ", una trentina gli allievi e quattro gli insegnanti: ne rispondeva ufficialmente Fratel Teodoreto, ogni documento era firmato da lui. In pochi anni la Scuola Festiva si sviluppò tanto da obbligare i Catechisti a cercare un locale più ampio per contenere tutti i giovani che insistevano per esservi iscritti. Venne allora l'idea di accogliere quel titolo " Casa di Carità " che era stato di impedimento al primo progetto della scuola gratuita in favore della classe operaia. Si impegnarono ad adottarlo se la Provvidenza fosse venuta in aiuto. Nel maggio del 1929, pur non disponendo di denaro, firmarono un compromesso per l'acquisto dello stabile di via Feletto 8 angolo via Soana. Per far fronte agli impegni finanziari che ormai si facevano assillanti,il 29 novembre iniziarono una novena di preghiere a Maria SS. Immacolata loro titolare e della quale si celebra la festa l'8 Dicembre. Durante quei nove giorni una anziana signora, Zelatrice della Adorazione a Gesù Crocifisso, si presentò e consegnò la somma ancora mancante che, unita ad altre offerte raccolte in precedenza, permise di estinguere la cambiale,era il giorno 7 dicembre vigilia della festa della loro Celeste Patrona alla quale si erano rivolti con tanta fiducia. Nel 1930 si iniziò nei nuovi locali la scuola che nel frattempo era diventata anche serale. Sulle due facciate dell'edificio i Catechisti avevano fatto scrivere a grandi caratteri: "Casa di Carità " e nel 1939 contava già ben 800 allievi, erano giovani e sovente anche padri di famiglia in cerca di un lavoro, di una qualifica o desiderosi di migliorare la loro condizionecon una cultura più adeguata alle esigenze del loro ambiente di lavoro. Dopo solo 9 anni di attività nella nuova sede acquistata con tanti sacrifici, ancora una volta i locali erano insufficienti; o respingere le domande di iscrizione e limitare il numero degli allievi o darsi da fare per una nuova sede: ecco il bivio in cui si trovavano nuovamente i Catechisti tra i quali ormai molti erano ex allievi dei primi corsi professionali di via delle Rosine e della Casa di Carità di via Feletto. Si arrivò alla conclusione di affrontare l'onere di un edificio espressamente costruito, con locali capaci, veramente adatti per una scuola. La spesa sarebbe stata ingente, l'impresa era ardita e per riuscire aveva bisogno dell'aiuto di Dio: per ottenerlo i Catechisti si proposero di adottare, per Ia loro Scuola, il titolo intero tante volte raccomandato dal Servo di Dio Fra Leopoldo: " Casa di Carità Arti e Mestieri ",e posero l'iniziativa sotto la protezione di San Giuseppe. La Provvidenza di Dio anche questa volta si manifestò in modo tangibile, si riuscì ad acquistare l'attuale terreno di corso Benedetto Brin il 31 maggio del 1940, 10 giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia che paralizzò ogni attività ed avrebbe reso impossibile l'acquisto. Il secondo conflitto mondiale era già iniziato dal settembre del 1939 con l'aggressione della Polonia da parte di Hitler e terminò nel 1945 lasciando per la seconda volta l'Europa, e questa volta non più soltanto l'Europa, nella distruzione e nel dolore. La ricostruzione fu lenta e faticosa e i Catechisti, anche loro ridotti di numero, ripresero il progetto per costruire la loro Scuola. Nel 1947, sempre confidando nella Divina Provvidenza, posero la prima pietra per la costruzione del nuovo edificio e il 19 marzo dell'anno successivo, solennità di San Giuseppe, al quale si erano rivolti per affrontare la nuova impresa, giunse loro un telegramma che comunicava l'assegnazione di una somma di denaro che permetteva di realizzare il progetto iniziato. Intanto, ancora in via Feletto, nell'attesa della nuova costruzione, iniziarono anche i Corsi Diurni e la Scuola ebbe il suo nome definitivo: " Casa di Carità Arti e Mestieri ". Nel 1950 iniziò l'attività nella nuova Sede, a malapena ultimata, con Corsi diurni, serali e festivi. La Casa di Carità fatto generazionale Nel novembre del 1919 Fra Leopoldo, che aveva soltanto frequentato la seconda classe elementare, si era sentito dire da Gesù: " Per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per fare imparare ai giovani Arti e Mestieri. " A più di trent'anni di distanza, tra opposizioni e difficoltà di ogni genere, quest'Opera si consolidava adottando completo il titolo programmatico voluto dal Signore. I Fratelli delle Scuole Cristiane, ai quali Gesù si è rivolto per realizzare l'Opera della Casa di Carità, non hanno mai lasciato mancare il loro apporto. A Fratel Teodoreto, che ha guidato i primi Catechisti per avviarla nel 1925 presso la parrocchia di Nostra Signora della Pace, assumendosi pure la responsabilità della direzione, si sono affiancati numerosi Fratelli che collaborarono prestando la loro opera cose insegnanti. Qualcuno di loro diede pure inizio a Sezioni staccate come ad esempio la " Scuola Serale Fr. Teodoreto " voluta da Fr. Cecilio presso il Collegio San Giuseppe di Torino. Fr. Anastasio, che non ha risparmiato fatiche per mantenere vivo tra i suoi confratelli il messaggio di Fr. Teodoreto, ha dedicato in modo particolare gli ultimi anni della sua vita alla Casa di Carità,contattando industriali e persone facoltose per stimolare adesioni ed avere aiuti finanziari a favore dell'Opera e giunse ad ottenere dalla Cartiera Sertorio il finanziamento per la costruzione di un capannonepresso l'Istituto Pacchiotti dei Fratelli di Giaveno, dove fu possibile iniziare una Sezione con corsi serali. Un'altra sovvenzione di particolare rilievo la ottenne dalla Carrozzeria Pininfarina che finanziò la costruzione del " Centro Scolastico-Ricreativo Pininfarina, sede della Sezione di Grugliasco della Casa di Carità. Ancora una volta, a distanza di anni, si realizzava quanto Gesù aveva già detto a Fra Leopoldo: " Parlerai ai ricchi della mia Misericordia, del mio amore e della mia potenza. Parlo dei ricchi: ascoltino i miei consigli, si ricordino che hanno avuto da me ricchezze per aiutare l'opera della Casa di Carità. " ( 20 - 1 - 1920 ) Fin dall'inizio anche gli ex allievi dei Corsi diurni, che qui sono insieme ai loro ex ingegnanti, vengono in aiuto collaborando con la Casa di Carità a vari livelli: come consulenti, come insegnanti teorici oppure pratici,giungendo successivamente anche ad assumere cariche di responsabilità. Nel 1969 i Catechisti in unione con l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, dal quale hanno avuto la loro origine, costituirono l'Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri ". Questo nuovo Ente dà così una figura giuridica all'Opera voluta da Dio e nella collaborazione responsabile tra Catechisti e Fratelli si continua e si sviluppa il messaggio trasmesso da Gesù Crocifisso per le mani di Fr. Teodoreto. Nel 1974, grazie a questa collaborazione, fu possibile iniziare anche i corsi diurni presso la Sezione della Casa di Carità di Grugliasco. Anche in questo caso gli ex allievi che lavorano con i Catechisti e con i Fratelli dividendo con loro responsabilità e fatiche, hanno avuto una parte di primo piano per la loro attitudinedi affiancare alla competenza tecnica, una capacità specifica che hanno ricevuto dai loro Catechisti:comprendere e trasmettere lo spiritoche anima la Casa di Carità. Si comincia così ad avverare anche quello che Gesù aveva detto con Fra Leopoldo il 22 dicembre 1920, allorché non era stato possibile realizzare l'Opera per l'incomprensione degli uomini che avrebbero dovuto farla:" Coraggio, coraggio. I miei beneficati, che sono i giovani studenti di Arti e Mestieri, verranno, a suo tempo, in aiuto; il mondo si convertirà, verrà terra di Paradiso. " ( 22 - 12 - 1920 ) Dai suoi inizi fino ad oggi, questa Opera si è sviluppata progressivamente. Dai programmi di evangelizzazione e di promozione umana sempre più rispondenti alle esigenze di una professionalità responsabile degli allievi,al continuo aggiornamento delle attrezzature,per giungere ai metodi di insegnamento più avanzato,frutto di una continua ricerca, di una costante elaborazione e sperimentazione,alla luce dello spirito che anima la Casa di Carità, l'Opera si è sempre posta in una posizionedi primo piano nel settore della formazione tanto da riscuotere continui ed ampi consensi in campo nazionale ed anche internazionale. Tutto ciò è stato possibile per la dedizione di tutti coloro che si sono impegnati nella Casa di Carità. Vanno particolarmente ricordati con riconoscenza gli insegnanti dei primi corsi festivi o serali;erano laureati, studenti, oppure tecnici o anche competenti operai qualificati, ricchi di una lunga esperienza di officina, che dopo la giornata di lavoro in fabbrica o di studio hanno prestato la loro opera gratuitamente per insegnare. Molti hanno inoltre dedicato il resto delle ore del tempo libero per stilare programmi, preparare libri di testo, oppure organizzare visite alle industrie che erano di particolare interesse per la professionalità degli allievi. Oramai sono oltre 10.000 gli allievi licenziati:giovani e lavoratori che hanno potuto trarre dalla preparazione acquisita,elementi sicuri per il lavoro, aiuti concreti per costruire un proprio progetto di vita. E vi sono altre migliaia di giovani e di lavoratoriche si sono avvalsi dell'azione formativa dell'Opera in corsi di riqualificazione e di aggiornamento. Notevoli i risultati conseguiti nelle gare tra gli allievi ed ex allievi delle iniziative di formazione professionale,sia pubbliche che private, sul piano nazionale ed internazionale. Infine sono significativi i giudizi espressi dalle Commissioni di Esame: costantemente segnalano " alle competenti Autorità ''la Casa di Carità Arti e Mestieri, quale Centro Sperimentale Modello per lo studio, la sperimentazione e la divulgazione di programmi e metodologie appropriate e per la formazionee l'aggiornamento degli insegnanti sia teorici che pratici ". La Casa di Carità fatto generazionale Nel messaggio della Casa di Carità, Opera sorta, dalla " Adorazione a Gesù Crocifisso " noi siamo chiamati a riscoprire … come lo sviluppo integrale di ogni uomo possa trovarsi soltanto nell'unione concorde e operosa di tutto il genere umano. Nella contemplazione delle Sue Piaghe sanguinanti e gloriose possiamo riscoprire il senso e il valore della vita terrena. Uno solo, Gesù Cristo e Gesù Cristo crocifisso, ci è stato dato affinché fosse " luce del mondo " e nostra " via, verità e vita "; nessun altro, all'infuori di Lui, dobbiamo ricevere come nostro " Maestro " e " Pastore " come nostra " Pace " e " Resurrezione ": Lui che è " il primo e l'ultimo ", " il principio e la fine di tutto e di tutti. " 0gnuno di noi alla Casa di Carità, può essere aiutato a ritrovare se stesso, a comprendere quale forza morale richiede l'apprendimento e l'esercizio quotidiano della sua professionalità, il sacrificio e la donazione che essa comporta fino a farci partecipi della sua sofferenza e della sua glorificazione. Guardare fiduciosi Gesù Crocifisso per imparare da Lui l'infinito e meraviglioso amore che è Dio. Occorre che riscopriamo in Lui … l'autentico valore di ognuno di noi, ognuno per il quale Egli si è immolato. Comprendere di quale amore siamo stati amati e di quale amore dobbiamo amarci come Lui stesso ci ordina: " Amatevi gli uni gli altri, come Io vi ho amati ". In questa luce la nostra professione ritrova il suo originale significato di servizio e di solidarietà verso il prossimo, oltre che l'essere un doveroso servizio verso noi stessi. Tutto ciò permette di realizzare, in ogni tempo e in ogni attività della vita, l'omaggio di Adorazione e di lode … all'Agnello che è stato sgozzato per la nostra salvezza. Gesù ha voluto che si chiamasse prima di tutto " Casa "perché in essa i rapporti devono essere di autentica condivisione, quindi chi entra a farvi parte, sia insegnante, sia allievo o ex allievo, è chiamato ad inserirsi responsabilmente per favorire il clima di fraterna solidarietà che l'Opera richiede, per vivere insieme nella " Carità " che si realizza in modo comunitario con il contributo di tutti. In essa ognuno potrà ritrovare il principio e il senso del rinnovamento e del consolidamento suo personale, del suo ambiente, dell'ambiente di lavoronel quale è inserito e della società in cui vive. Questo è quanto si proponeva Gesù stesso quando chiedeva a Fra Leopoldo che sierigessero " Case di Carità Arti e Mestieri " … " … per la riforma del mondo cominciando dalla gioventù educandola cristianamente ". ( 9 - 10 - 1920 )