Lavoro Formazione Vangelo

Presentazione

Don Giuseppe Pollano1

È segno di civiltà aver collegato, nel titolo di questo libro, tre parole quali "lavoro", "formazione", "vangelo".

Delle tre la prima è assolutamente predominante nelle nostre culture; la seconda è in esse completamente problematica; la terza urgentemente necessaria.

Ma sono parole che, di solito, non formano un trio: proprio il congiungerle è stato merito e scommessa insieme, assunto culturale molto apprezzabile.

Il lavoro, ebbe a dire Giovanni Paolo II nella Laborem exercens quasi vent 'anni fa, è una delle caratteristiche che distinguono l'uomo, e un bene dell'uomo; ciò che è evidente: ma il Papa intendeva anche affermare, con ciò, che il lavoro non è l'unica caratteristica e l'unico bene dell'uomo.

Ma i nostri giovani possono invece essere indotti a ritenere, nel clima utilitaristico che contraddistingue le società avanzate, che il lavoro debba tradursi in utilità pura.

Allora esso diventa un grande automatismo sociale, spesso una nevrosi professionalistica, in ogni caso un principio di decadenza umana, l'esatto contrario di ciò che dev'essere.

In effetti se il lavoro non è vissuto dentro un processo formativo, e anzi addirittura non ne fa parte, diviene attività che produce molti beni, ma non produce l'uomo stesso nella sua dignità e libertà di persona.

Dunque è umanità mancata.

La formazione comincia quando la gente s'interroga non su come è fatto il mondo o come si fanno le cose, ma sul perché del mondo e delle cose; in altri termini, quando la gente cerca il senso della vita e, anche senza fare della filosofia, vuole rispondere che si può esistere con un fine degno, e cerca il metodo per farlo.

Quanto ciò accada oggi nelle società fortemente industrializzate è ben difficile dirlo: ma si ha l'impressione che la persona, in quanto tale, tenda a scomparire, secondo la dura affermazione di Althusser: gli individui sono soltanto gli effetti della struttura, ed il soggetto non è altro che il supporto dei mezzi di produzione.

E per tale minaccia diretta contro l'uomo che oggi è indispensabile, e con urgenza, il Vangelo.

Gesù Cristo è stato essenzialmente l'amico dell'umanità e sa ciò che ci conviene: egli ci ha insegnato, a parole e con i fatti, che cosa significhi salvare le persone dal venire oppresse e soppresse, e orientarle fortemente all'assoluto di Dio.

Senza questo assoluto stiamo per scioglierci nella completa mancanza di significato e nella grande indifferenza reciproca: siamo l'un per l'altro socius, e non proximus perché abbiamo lasciato svanire la paternità di Dio su di noi.

Ecco perché il trio dei concetti legati nel titolo è di grande forza: se si riuscirà a conservarne la potente interazione, grandi frutti saranno consentiti.

Indice

1 Mons. Giuseppe Pollano, delegato arcivescovile per la formazione permanente dei fedeli, la pastorale dell'educazione cattolica, della cultura, della scuola e dell'università dell'Arcidiocesi di Torino