Esercizi del 1/11/1969

Domenico Conti

1 - L'ordinabilità della creazione all'uomo e la subordinazione a Dio
2 - Il fine delle realtà terrene in S. Paolo
3 - Vivere in Gesù

1 - L'ordinabilità della creazione all'uomo e la subordinazione a Dio

Consacrazione secolare

Ma la nostra consacrazione dovrebbe, come si suole dire, essere una consacrazione secolare e qui gli equivoci possono nascere a ogni pie sospinto.

Interpretazione della consacrazione secolare

Ci sono coloro che per consacrazione secolare hanno inteso la consacrazione al mondo, hanno inteso il farsi del mondo ma in un senso oppositivo al farsi per Dio: proprio un immergersi, un farsi assorbire dal mondo, un mondanizzarsi con il mondo e per il mondo.

Compito dei laici secondo la "Lumene gentium"

La "Lumen gentium", ( lo ricorda anche Lazzatti ), a proposito dei laici dice che il loro compito specifico, di cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.

Quindi: cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali; il che suppone di vivere nel mondo, fisicamente nel mondo e appartenere a una condizione di quelle che il mondo annovera, e svolgervi un compito che è intrinseco per così dire al mondo.

Trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.

Ebbene noi evidentemente siamo consacrati nel mondo, cioè viviamo nel mondo, la nostra esistenza si svolge nel mondo, non in un convento, svolgiamo dei compiti mondani; anche quello di insegnare è un campito mondano.

Vi sono le attività familiari, professionali, civili.

Però questo non è sufficiente: occorre anche vedere il motivo e il fine.

2 - Il fine delle realtà terrene in S. Paolo

Il motivo e il fine delle attività secolari

E per vedere rettamente il motivo e il fine seconde la visione cristiana, nulla di meglio abbiamo che cercare di considerare il secolo, il mondo, e di considerarlo in Cristo Gesù.

Per esempio dall'epistola ai Romani noi apprendiamo come debbono veramente vedersi le realtà terrene, quale è la vocazione, il loro fine.

Le attività secolari nell'epistola ai Romani

Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non reggono in confronto con la gloria che dovrà, manifestarsi in noi.

"La stessa intera creazione anela di ansiosa attesa alla manifestazione gloriosa dei figli di Dio e anela perché è stata sottomessa alla vanità da parte del peccato.

Più avanti dice: "sappiamo infatti che tutta la creazione fino al momento presente geme e soffre i dolori del parto" ( Rm 8,19,23 ).

Cerchiamo di renderci conto di questo per non fare della nostra secolarità un argomento di perdizione per noi e gli altri.

Ordinabilità della creazione all'uomo

È chiaro che nell'epistola ai Romani si afferma l'ordinabilità della creazione all'uomo: la creazione è in attesa della manifestazione gloriosa dei figli di Dio; la creazione verrà affrancata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloria dei figli di Dio.

È chiara la ordinabilità delle cosiddette realtà terrene all'uomo; l'uomo che deve essere figlio di Dio.

La creazione è stata sottomessa alla vanità da parte del peccato dell'uomo.

Che cosa vuoi dire? Vuol dire cioè, che la sua è come una esistenza inutile, profondamente vuota essendo stato frustrato il suo destino originale di essere dominata e interpretata dall'uomo e sottomessa dall'uomo a Dio.

Per questo, manca di fine ed è resa vana; è ciò che noi vediamo nella convivenza civile, manchiamo di fini.

Se oggi c'è una crisi importante nella società organizzata negli uomini è la crisi dei fini.

Tutto questo sbandamento, queste sproporzioni che noi vediamo, che ci turbano, che ci dilaniano in qualche modo, sono dovute alla carenza di fini.

Sia il discorso dell'uomo, sia il suo operare, decade, se la crisi è nei fini, se i fini che motivano il parlare dell'uomo, il fare dell'uomo, sono dei fini che non hanno dignità di fine.

Il discorso dell'uomo ed il suo operare si fa opaco, sì fa inespressivo, non deliberante.

È nel movente "per cui", nel fine in vista "del quale" che tutto ciò che appartiene all'uomo acquista o perde perfezione, bellezza, splendore.

Consacrazione e crisi dei fini nel mondo del lavoro

Guardate per esempio nel mondo del lavoro: evidente è la crisi dei fini.

Il fine del benessere ed il fine economico produttivo è il fine specifico, non è fine ultimo.

Invece è stato assunto spesse volte come fine ultimo e principale, non come modo specifico di conseguire il fine.

Il fine in relazione all'uomo dovrebbe essere appunto la ordinabilità di tutte le cose all'uomo a servizio dell'uomo, sotto il controllo dell'uomo,  affinché, come vedremo, l'uomo possa essere per Dio.

Questa mostruosità è dovuta a questo fatto, alla distorsione dei fini.

In realtà oggi si contesta l'efficienza produttiva.

Ancora di recente ho sentito dire: basta con un mondo del lavoro che sia efficiente; noi vogliamo un mondo del lavoro che sia umano, ma qui naturalmente si equivoca.

Però è significativo questo discorso che si va facendo a livello di partiti politici e di dibattito generale.

Involuzione borghese del mondo cristiano

Noi cristiani dobbiamo riflettere su quanto siamo stati poco fruttuosi, poco validi, poco fedeli a Cristo in questa interpretazione di crisi ai fini, per esempio nel mondo della scuola, del lavoro, della politica.

Bisogna che siano gli altri a sollevare questi argomenti, perché noi siamo divenuti dei borghesi, nel senso deteriore della, parola: questo è il fatto!

Siamo orientati al benessere, è così! Ci piace vivere in questo mondo e la vita spirituale la riduciamo a un condimento della vita, ad una panacea per risolvere i guai quotidiani.

Necessità del cristiano di farsi interprete dell'anelito del creato

Bisogna che noi cristiani interpretiamo questo anelito della creazione, ed il gemito che si alza anche dell'uomo, dell'umanità.

Perché noi non ci rendiamo interpreti di questo anelito, di questa ansiosa attesa, di questo - come disse S. Paolo - gemere e soffrire i dolori del parto da parte di tutta la creazione?

Quante volte siamo carenti, su questo punto.

Quante volte, praticamente di fronte alle avversità della vita, alle contrarietà, al dovere duro quotidiano, noi ignoriamo queste parole del Signore: ."Sappiamo ancora che Dio fa cooperare tutto al bene di coloro che lo amano". ( Rm 8,28

Questo richiamo anche per dire l'importanza di queste cose; il ragionamento è semplice: se il Signore fa cooperare tutto, è perché tutto può cooperare, sia pure con l'azione del Signore.

Allora c'è una dignità in tutto, parche se le cose fossero inutili, senza valore, evidentemente Dio non potrebbe fare e conferire valore; perché se le cose nulla valgono non possono servire a nulla.

Il compito che ci attende e la consacrazione

Quindi teniamo presente questo: da una parte consideriamo questo gemito, questo anelito, queste doglie di parto della creazione, dall'altra, parte rendiamoci interpreti della destinazione della creazione ed anche di tutta la civiltà, di tutto il lavoro dell'uomo, per quel che ha di buono, di positivo.

S. Paolo dirà: "tutto è vostro" - ecco l'ordinabilità delle cose all'uomo - "ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio". ( 1 Cor 3 22-23 )

Sottolineerei questo bisogno che le cose hanno di Cristo attraverso l'uomo, poiché soltanto per Cristo e in Cristo si realizzerà l'ordinazione di tutte le cose all'uomo.

E poi ancora: non è forse questo il disegno del Padre?

Egli ci ha manifestato il disegno della bontà sua, quel piano stabilito e predisposto in lui per l'economia dalla pienezza dei tempi, di ricondurre ad un unico Capo Cristo tutte le cose; quelle che sono in cielo e quelle che sono in terra. ( Ef 1,9-10 )

Ancora, più avanti, sempre agli Efesini ( Ef 4,10 ) "Colui che discese è il medesimo che anche ascese al di sopra. di tutti i cieli per riempire ogni cosa".

Come guardare alle cose

Quindi non rimaniamo nel mondo con una visione mondana, in senso deteriore, che vede le cose slegate dal vero fine e dalla regalità di Cristo, il quale invece deve condurle al loro fine.

Non vediamole in modo secolaristico e non vediamole nemmeno in un modo manicheo, quasi che le cose, le realizzazioni dell'uomo, e in fondo gli uomini stessi che non seguono Dio, siano intrinsecamente perversi e cattivi, irrimediabilmente perduti, figli del principe del male in tutto e per tutto invece di essere oggetto della misericordia di Dio, con una possibilità effettiva di tornare a Lui, finché vivono su questa terra..

Sono possibili tutte e due le cose.

L'egoismo

E se andiamo a vedere sia nell'una che nell'altra, ci sono gli stessi motivi:  c'è l'egoismo, una forma di benessere che vogliamo procurarci; non c'è veramente la consacrazione a Dio di vivere per Dio, il muoverci secondo il pensiero, il cuore di Dio in relazione a questa realtà.

Regalità e consacrazione

Vedete ancora per quel che riguarda la regalità di Cristo e la nostra partecipazione a questa regalità rispetto alle realtà terrene: Col 1,15-20; 1 Cor 3,21-22; 1 Cor 15,20-28

Lo stesso profetismo di Gesù è rivolto agli uomini tutti, al mondo, a tutto l'universo ( Ef 1,9-10 ).

La stessa funzione sacerdotale di Cristo è rivolta a tutto il mondo, a tutti gli uomini e, attraverso gli uomini, a tutte le realtà terrene ( Col 1,20 ).

3 - Vivere in Gesù

Cosa vuol dire consacrazione secolare

E allora, cosa vuol dire consacrazione secolare? Vuoi dire che noi siamo consacrati a Cristo per rimanere con Cristo, vedere, decidere, operare, accettare il mondo in Cristo, con Cristo, per Cristo.

Abbiamo il timore di operare dei giudizi, di assumere degli impegni, di svolgere delle attività, che non sia su questo fondamento: con Lui, in Lui e per Lui?

Non è forse Lui che deve assoggettare tutto al Padre al fine di assoggettare anche se stesso, come uomo, affinché Dio sia tutto in tutti?

E non facciamo torto al Signore pensando che il nostro cuore di uomini e di uomini decaduti possa senza di Lui amare bene il mondo, compresa la realtà fisica universale, ( quella che ama Lui perché da Lui creata, da Lui assunta in qualche modo, facendosi uomo per giunta, amata sino a versare il Suo sangue per la salvezza dell'uomo e nell'uomo per la salvezza di tutto ciò che è ordinato all'uomo ).

Perché l'uomo è anche mondo e non sarebbe concepibile una vita dell'uomo che non fosse nel mondo o con il mondo.

Difatti c'è la risurrezione della carne e ci sono nuovi cieli e nuova, terra.

E allora alla luce di queste cose affermate, ritorniamo a vedere che significato abbia veramente la nostra vita nel suo complesso, il nostro essere nel mondo, che significato ha, come lo viviamo.

Ma lo vogliamo veramente vedere in Gesù il mondo?

Vogliamo nutrire verso il mondo l'amore di Gesù, vogliamo disporci per essere ripieni di Lui e quindi amarlo dell'amore suo, spinti dall'amore suo, con tutti i suggerimenti creativi che questo amore ci dà?

Vogliamo vedere in Gesù questo nostro vivere in famiglia, esercitare un'attività professionale, i nostri impegni civili, religiosi, la nostra, stessa appartenenza alla chiesa, alla società?

Domandiamoci con quale luce, mossi da quale spirito, per chi operiamo.

Domandiamoci quanto è grande la nostra accettazione.

Consacrazione e accettazione

Prima di tutto si accetta e poi si fa tutto il resto; perché il nostro "sì a tutto e a tutti", ( per ripeterlo con la frase detta da Gesù a suor Consolata Betrone) non è un subire.

Il "sì" a come sono nella loro condizione per migliorarla; il "sì" alle persone, al mondo, all'Unione, ai nostri doveri, ai nostri superiori, anche se ci affliggono, anche se ci tormentano, è un acconsentire!.

Dovremo sempre vedere con gli occhi di Gesù, dovremo sempre fare ogni cosa per Dio in Gesù, mossi dallo spirito di Gesù.

Dovremo sempre accettare, ( approfondiamolo questa tema ), ricevendolo in noi tutti, ciò che ci accade, e internamente e esternamente, tutto ciò che in qualche modo forma l'oggetto della volontà permissiva di Dio, tutto ciò che ci capita, accettarlo come Gesù per Gesù.

E allora veramente non dobbiamo più aver paura di questa parola: secolarità, secolarizzazione.

Con Gesù non c'è da aver paura, di niente e di nessuno.

Ascoltiamo S. Paolo: essendo con Gesù non c'è da aver paura di niente e quindi neanche di immergerci nel mondo, neanche di impegnarci nel mondo e in qualche modo per il mondo, purché sia veramente fatto con Gesù, in Gesù, per Gesù e allo scopo di approfondire questo appartenere a Dio per Gesù.

Se è così, non c'è da temere nulla; c'è da stare tranquillissimi per noi e per gli altri, anche se ci avvicinano a settori pericolosi, a zone che necessariamente devono essere affrontate, a problematiche confuse, già compromesse da diversi errori; non c'è da temere.

Il punto essenziale è questo.

Ecco, durante questi Esercizi, questa prima giornata, dovendo procedere ad una revisione ai vita, io vi ho offerto queste considerazioni che riguardano appunto essere consacrati e consacrati nel mondo.