La Scuola Cattolica, oggi, in Italia Presentazione Questo documento pastorale è stato curato dalla Commissione Episcopale per l'Educazione Cattolica attraverso ripetute consultazioni dei Vescovi e con la collaborazione di numerosi esperti. Viene ora presentato con l'approvazione della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, per mandato della XXI Assemblea Generale ( Roma, 11-15 aprile 1983 ), che ne ha approvato l'impostazione e chiesta la pubblicazione. Esso si inquadra nell'ampio orizzonte di rinnovamento del Concilio Vaticano II, al quale si collega per l'insegnamento contenuto nella Dichiarazione « Gravissimum Educationis ». Adempie, inoltre, al preciso compito pastorale dei Vescovi di adattare alla situazione italiana le indicazioni generali espresse dalla Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica nel documento: « La Scuola Cattolica », del 19 marzo 1977. Pertanto il nostro documento, rivolgendosi alla comunità cattolica italiana, prende in considerazione, oggi, in Italia, la Scuola Cattolica nella sua realtà storica complessiva, ecclesiale e civile, culturale ed educativa, istituzionale e progettuale. E ciò significa specificamente due cose, che sono anche due connotazioni metodologiche per una corretta lettura del testo. La prima: non si tratta qui di un documento ripetitivo degli altri - ai quali rinvia - sulla dottrina riguardante la Scuola Cattolica. La seconda: si tratta certamente di un documento datato per la situazione storica in oggetto; tuttavia, esso non può essere considerato provvisorio per quanto concerne i valori e le scelte pastorali di fondo che presenta. Era necessario che i Pastori facessero sentire una loro parola sul problema dell'educazione e, più in particolare, sulla condizione della Scuola Cattolica. A questo proposito, però, sembra opportuno aggiungere che il grave problema della scuola in Italia mai è stato disatteso dai Vescovi italiani in questi anni travagliati di crisi, di contestazioni e di riforme ancora in corso; di volta in volta, essi non hanno mancato di richiamare l'attenzione della comunità cristiana del nostro Paese sui valori culturali, etici e religiosi che devono essere presenti nell'opera educativa. Se l'attenzione pastorale dei Vescovi in Italia si rivolge qui all'istituzione educativa cattolica, lo sguardo però rimane costantemente aperto alla più ampia istituzione statale dell'educazione scolastica. Desideriamo così ribadire - come viene richiamato ora dal nuovo Codice di Diritto Canonico ( can. 798 ) - che è preciso dovere dei genitori affidare i loro figli a scuole che provvedano all'educazione cattolica. Ma non meno urgente sembra l'impegno dei fedeli e di tutta la comunità cristiana a favorire le scuole cattoliche, « cooperando secondo le proprie forze per fondarle e sostenerle » - come lo stesso Codice sollecita ( cfr. can. 800 §2 ). Esse devono infatti considerarsi non solo frutto ed emanazione, ma vera « iniziativa della Chiesa particolare » ( Giovanni Paolo II, Allocuzione ai Vescovi della Lombardia, 15 gennaio 1982, n. 6 ). Per questo, noi chiediamo alla società civile e allo Stato di garantire per tutti il reale esercizio della fondamentale libertà di educazione. Ad una Scuola Cattolica che abbia una sua inconfondibile identità e vocazione storica nel nostro Paese noi guardiamo, consapevoli del prezioso servizio che essa rende sia alla comunità ecclesiale sia alla società civile, nonostante le non poche difficoltà e i pesanti condizionamenti che rendono assai difficile la sua vita e la sua missione. Noi, però, siamo fiduciosi del senso di responsabilità, di competenza professionale e di impegno apostolico di tutti gli operatori delle nostre Scuole Cattoliche d'ogni ordine e grado, che in questi anni sostengono con ammirevole sacrificio e generosa dedizione l'opera educativa dei nostri giovani. Ad essi diciamo la nostra gratitudine, a nome pure dei milioni di genitori, i quali, lungi dal delegare ad altri il compito di essere i primi educatori dei loro figli, devono considerarsi a pieno titolo membri della comunità educante. Senza di essi, infatti, nessuna opera educativa risulta efficace. Agli operatori dunque delle Scuole Cattoliche - siano essi gestori, insegnanti e personale ausiliario - ai genitori e agli alunni noi consegniamo questo nostro testo per un felice rinnovamento e incremento della Scuola Cattolica in Italia per gli anni '80. Lo consegniamo anche alle diverse Associazioni, che affiancano e sostengono l'impegno degli educatori e dei genitori, e a tutte le comunità cristiane, perché sentano pienamente la responsabilità educativa delle nuove generazioni e si facciano protagoniste di un progetto d'uomo e di società originale, ispirato al Vangelo, e perciò ricco di speranza per la Chiesa e per il mondo. Roma, 25 agosto 1983 + Antonio Ambrosanio Vescovo Ausiliare di Napoli Introduzione 1. - La Chiesa è mandata ad annunciare e ad incarnare la Lieta Notizia che porta a compimento la piena dignità e la libertà dell'uomo. Per questo, essa è da sempre attenta e sollecita verso quelle esperienze ed istituzioni, nelle quali - come accade nella scuola - prende forma l'umanità del domani e si delinea l'immagine di ciò che sarà il mondo futuro. Questo interessamento è piu che mai motivato nel nostro tempo. Oggi, infatti, è largamente diffusa la percezione che la possibilità di riprendere in mano il corso degli avvenimenti, per dare ad essi un senso più giusto e fraterno, dipende dalla formazione di uomini dotati di responsabilità e di autonomia. I cristiani perciò sono seriamente impegnati a garantire nella scuola una presenza vivace ed incisiva, che sia rispettosa della natura e delle diversità dell'ambiente in cui gli uomini vivono. La partecipazione diventa un appello e un modo di essere ai quali non ci si può sottrarre. Tocca infatti ai cristiani presenti nella scuola, e quindi soprattutto ai laici, dare vita ad una cultura e ad un'azione educativa che promuovano la liberazione integrale della persona e suscitino dialogo e comunione interpersonale. E così pure è compito delle Chiese locali attuare una pastorale organica, per mezzo della quale sia sostenuta, coordinata e verificata l'azione che i cristiani - personalmente o nelle varie forme associative - svolgono all'interno delle istituzioni scolastiche. In questo modo la scuola italiana potrà riconoscere nel Vangelo un impulso vitale e costruittivo, per superare positivamente la crisi che ormai da tempo la travaglia - come riflesso della più vasta crisi morale e sociale - e per condurre a fioritura i germi della speranza che è pure possibile intravvedere. Non si può infatti non nutrire fiducia e speranza guardando ad una realtà umana al centro della quale sono i bambini e i giovani: nelle loro attese il futuro è già presente. 2. - In questo contesto, che riguarda tutta la scuola italiana ( statale e non ), si colloca l'invito alla Chiesa italiana a prendere seriamente in considerazione il problema della Scuola Cattolica. Tale invito ha origine dalla chiara convinzione della permanente validità della Scuola cattolica e delle ragioni che la sostengono, le quali si rivelano particolarmente significative nell'attuale momento storico vissuto dalla Chiesa e dalla società civile, di cui la Chiesa condivide ansie e speranze. La situazione attuale della scuola appare infatti caratterizzata - più che in altri momenti storici - da una complessità di tensioni verso prospettive pedagogiche, culturali e sociali rispondenti ad esigenze molto diverse e perfino contrastanti. È necessario rendersi conto che questa situazione ha radici lontane nel tempo, così come è necessario prendere atto che nessun serio rinnovamento della scuola sarà possibile senza porre alla base sicuri riferimenti a progetti riguardanti l'uomo, la libertà, la responsabilità, il senso della storia, della cultura e della società. Si riflette oggi sulla scuola, in modi più o meno evidenti, quella crisi culturale che nasce dal « conflitto di umanesimi » caratteristico del nostro tempo e delle società moderne. I cattolici, d'altra parte, sanno che le culture non sono indifferenti per la fede cristiana. Essi hanno una originale concezione dell'uomo, della sua natura, del suo destino, della persona e della società, che è insieme frutto di ragione e dono di rivelazione. Tale concezione costituisce il punto sicuro di riferimento della propria identità e li orienta nell'opera di revisione delle possibili ambiguità o dei disvalori provenienti dai diversi umanesimi. In questo senso la Scuola Cattolica non ha soltanto da adempiere ad un compito educativo e didattico nei confronti dei propri alunni, ma è chiamata ad assolvere anche ad un compito di presenza attiva della « cultura cattolica » nel nostro tempo, per un confronto critico e costruttivo in vista della formazione integrale della persona umana e del bene comune della società. È anche a partire da questa realtà che si rivela feconda e significativa la presenza di strutture - quali la Scuola Cattolica -, che sono esperienze di comunione e di collaborazione, nella diversità dei doni e dei servizi, e hanno la funzione di allargare spazi culturali ed educativi finalizzati ad una integrale promozione umana, in un contesto di libertà e di pluralismo. Specialmente in un tempo di crisi e di incertezza, non è utile a nessuno mettere a tacere voci e presenze dalle quali può venire un aiuto e un'indicazione per il cammino da fare. 3. - Con questo documento si intende anche manifestare apprezzamento, riconoscenza e solidarietà a tutti coloro, uomini e donne, consacrati e laici, che nella scuola, e in particolare nella Scuola Cattolica, offrono quotidianamente il loro servizio, tra difficoltà sempre crescenti e spesso anche senza vedere adeguatamente riconosciuta la loro fatica. I Vescovi sono pienamente consapevoli dei problemi assillanti che vengono posti oggi alle Scuole Cattoliche, soprattutto sul piano organizzativo, normativo ed economico, fino al punto da suggerire non di rado l'ipotesi di abbandonare il campo e di assumere altri servizi. Essi si augurano, quindi, che questo documento sia, per tutte le Scuole Cattoliche e per tutte le Chiese che sono in Italia, un motivo per sostenerne l'impegno e per suscitare solidarietà e nuova fiducia. 1. La Scuola Cattolica, servizio della Chiesa per l'uomo 4. - L'identità e la scelta della Scuola Cattolica maturano nella coscienza storica della Chiesa, la quale, riflettendo sulla missione affidatale dal suo Signore, individua progressivamente gli strumenti pastorali più fecondi per l'annuncio evangelico e la promozione dell'uomo. Questo cammino di ricerca ha trovato un momento importante innanzitutto nella Dichiarazione del Concilio Vaticano II sull'educazione cristiana: « Gravissimum educationis », e successivamente nel documento: « La scuola cattolica », emanato dalla Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica nel 1977, le cui scelte essenziali sono: la collocazione della Scuola Cattolica nella missione evangelizzatrice della Chiesa; il suo impegno ad essere autenticamente scuola, e nello stesso tempo a realizzare la sintesi tra fede e cultura e tra fede e vita; l'inserimento organico della Scuola Cattolica nel tessuto vivo della Chiesa locale e il suo reale contributo alla società civile. Un altro riferimento essenziale del Magistero va poi ricercato nel Codice di Diritto Canonico, promulgato il 25 gennaio 1983, il quale inquadra ampiamente e stabilmente la Scuola Cattolica nella vita della Chiesa, facendone un momento essenziale del compito di insegnare che le è affidato, definendone insieme lo statuto e l'identità ecclesiali. Le indicazioni dottrinali e pastorali che qui seguono, rispondono alla preoccupazione di ripensare e riproporre i dati del Magistero universale in forma adeguata alla realtà italiana. 5. La Scuola Cattolica nella vita del Paese Le vicende della Scuola Cattolica in Italia si presentano già di per sé ricche di spunti da meditare, per scoprire le linee di una continuità di servizio e per individuare insegnamenti per il futuro. Infatti la presenza della Chiesa nella cultura, e quindi nel campo scolastico ed educativo, rappresenta per la storia italiana una costante e un germe innegabile di promozione umana e sociale. Si può fare memoria anzitutto del compito svolto dalle istituzioni benedettine, e poi anche dalle diocesi ( nei confronti, ad esempio, delle nascenti università ), nei secoli difficili che hanno segnato il sorgere di una nuova era. Come pure va ricordato, nel contesto del grande risveglio di vita religiosa che ha preparato e seguito il Concilio di Trento, l'impegno che uomini e donne, spesso venerati dalla Chiesa come Santi, hanno profuso per venire incontro alle drammatiche condizioni delle classi sociali più deboli, attraverso scuole e istituzioni educative, oppure per preparare ai propri compiti la classe dirigente. Ugualmente, nel secolo scorso e all'inizio del secolo attuale, quando si poteva intravvedere nei « segni dei tempi » l'alba di un'epoca nuova, altri uomini e donne hanno fondato famiglie religiose completamente dedicate all'educazione della gioventù nella scuola e nella formazione professionale. E per questi ultimi decenni basterà ricordare la costante fioritura soprattutto di scuole materne, sorte molto spesso come espressione e servizio delle comunità cristiane parrocchiali. Si tratta dunque di una ricca e vasta tradizione, nella quale riconosciamo un dono di Dio da accogliere con gratitudine, ma che diventa anche un appello e un impegno per rimanere docili allo Spirito e sapere rispondere alle attese del presente e del futuro. 6. - Ai nostri giorni la Scuola Cattolica, pur rimanendo fedele alla propria tradizione e mostrandosi attenta alle esigenze del rinnovamento, si trova a confrontarsi con problematiche e situazioni nuove, tipiche della realtà italiana o più vaste rispetto ad essa, ma comunque cariche di difficoltà e di interrogativi. Né basta a dare tranquillità il dato di fatto, pure confortante per certi aspetti, dell'aumento di domanda verso il servizio della Scuola Cattolica. È necessario infatti valutare attentamente le motivazioni di tale domanda, che non sempre è sorretta dalla scelta consapevole del progetto educativo cristiano. Sembra perciò opportuno sottolineare alcuni problemi: o perché sono frutto di situazioni reali che pongono gravi interrogativi alla vita stessa della Scuola Cattolica, o perché derivano da dubbi avanzati senza una responsabile presa di coscienza della realtà. Ci limitiamo a tre serie di considerazioni. 7. Le attuali provocazioni alla Scuola Cattolica Sul piano culturale, si fa talvolta notare che la Scuola Cattolica sarebbe separata dalla vita e non rispettosa del pluralismo contemporaneo. In questo modo, si lascia intendere che l'unica forma possibile di pluralismo sia quella garantita dalla compresenza, nella stessa istituzione, di orientamenti ideologici diversi, magari competitivi tra loro, e quindi tendenzialmente non alieni da rischi di manipolazione. Il pluralismo, in realtà, è rispettato là dove la cultura è autentica; dove cioè essa evidenzia, con accurata analisi critica, la relatività di tutte le soluzioni storicamente contingenti, e stimola un dialogo senza preconcetti con le diverse posizioni, nello sforzo di ricerca di ciò che è vero, giusto e buono. La verità non è possesso esclusivo di nessun uomo, ma si rivela al pensiero umano, quando esso si apra all'incontro con la realtà, soprattutto se la sua indagine è capace di confronto e di condivisione. In questa prospettiva, il pluralismo delle istituzioni è condizione per lo stesso formarsi del pluralismo. Certamente la Scuola Cattolica ha davanti a sé un compito non facile, perché è chiamata ad elaborare e ad aggiornare costantemente un progetto educativo fedele senza incertezze alla sua identità, che sappia anche tradursi in una proposta, rispettosa e significativa, di fronte alla varietà di posizioni culturali e religiose espresse da coloro che chiedono il suo servizio. 8. - Sul piano socio-politico, la Scuola Cattolica soffre acutamente di una emarginazione normativa ed economica, che la costringe a vivere unicamente delle proprie risorse e del contributo delle famiglie, con la conseguenza di apparire spazio di privilegio, aperto soltanto a coloro che sono in grado di garantire a se stessi strumenti educativi selezionati e costosi, e di compromettere così la stessa validità del suo operare. In questo modo viene anche ratificata una palese discriminazione nei confronti delle famiglie e dello stesso loro diritto alla libera scelta della scuola. All'origine di questa situazione sta il misconoscimento del servizio di pubblica utilità reso da istituzioni private o comunque non statali; il che rende difficile l'interazione tra scuola statale e non statale in un contesto di complementarietà e di libertà educativa e produce l'esclusione delle istituzioni non statali dalla possibilità di accedere alle pubbliche risorse. 9. - Né mancano talvolta le difficoltà derivanti dalla stessa comunità ecclesiale. Va infatti riconosciuta una certa indifferenza da parte delle comunità cristiane, nei confronti della Scuola Cattolica. Un motivo può forse essere ritrovato nel fatto che, a differenza di quanto è accaduto in altre nazioni, la Scuola Cattolica in Italia ( a parte le scuole materne ) è nata piuttosto nell'ambito proprio degli Istituti religiosi e non come emanazione diretta delle comunità parrocchiali e diocesane. Alcuni cristiani poi, spesso a partire da una lettura piuttosto unilaterale del rapporto tra Chiesa e mondo, negano per principio la legittimità di istituzioni scolastiche ecclesiali, distinte da quelle della società civile, oppure le ritengono non adatte ad un'impostazione feconda del dialogo con il mondo. E non è di poca incidenza, infine, il fenomeno della diminuzione delle vocazioni sacerdotali e religiose, da cui è derivata una sensibile contrazione di presenze nelle istituzioni di ispirazione cattolica. Questa situazione ha facilitato l'ingresso di laici nella Scuola Cattolica e ha impegnato le istituzioni - nate spesso come espressione di uno specifico carisma educativo, scaturito dalla vita di una comunità religiosa - ad accogliere positivamente questa nuova realtà e a sviluppare coerentemente il progetto originario, coinvolgendo nel suo spirito l'apporto specifico dei laici stessi. 10. Scuola Cattolica, conferma di un impegno della Chiesa in Italia È quindi necessario un meditato e rigoroso richiamo ai motivi che inducono i Pastori della Chiesa a confermare la scelta pastorale della Scuola Cattolica. Tali motivi possono essere riferiti a due ordini di riflessione: il primo riguarda il rapporto della Scuola cattolica con la missione della Chiesa; il secondo considera la Scuola Cattolica come espressione del diritto-dovere dei cittadini alla libertà dell'educazione. 11. - La Scuola Cattolica rientra nella missione salvifica della Chiesa, la quale si compie nella stretta unione tra l'annuncio di fede e la promozione dell'uomo e trova, per questo, particolare sostegno in quello « strumento » privilegiato che è la Scucla Cattolica, volta alla « formazione integrale dell'uomo ». Perciò la Chiesa, in un corretto rapporto con le realtà temporali e con la loro legittima autonomia, svolge la propria missione evangelizzatrice non soltanto nei confronti della scuola, ma anche attraverso la scuola. La fede deve raggiungere la cultura e le culture per animarle secondo il Vangelo, e questo incontro avviene anche attraverso quelle esperienze di mediazione culturale, che sono allo stesso tempo fedeli alla novità evangelica e rispettose dell'autonornia e della competenza proprie della ricerca umana. Così i valori umani vengono assunti secondo la loro propria dignità e, alla luce della fede, si avvia lo sforzo di chiarificazione della loro autenticità, per cui essi, purificati dalle ambiguità che spesso li accompagnano, crescono come semi del Verbo ». Oggi in Italia il servizio di evangelizzazione e di promozione umana della Scuola Cattolica si propone come risposta alla legittima richiesta delle famiglie credenti di avere luoghi educativi coerenti con la loro scelta di fede, ed assume un compito di annuncio ai lontani, in una realtà e in una cultura nelle quali il messaggio cristiano rischia di diventare sempre meno rilevante. 12. - La Scuola Cattolica è un'espressione del diritto di tutti i cittadini alla libertà di educazione, e del corrispondente dovere di solidarietà nella costruzione della convivenza civile. Ora tale diritto-dovere appartiene ai cittadini come persone e nelle formazioni sociali in cui si svolge la loro vita ( famiglia, comunità religiose, ecc. ). Perciò il pluralismo culturale e sociale non può esaurirsi all'interno delle istituzioni statali, ma si traduce anche in un pluralismo di istituzioni, nate come emanazioni delle diverse formazioni sociali in risposta a bisogni diversi, anche se convergenti e solidali nell'edificazione della società. La Scuola Cattolica è dunque una delle forme in cui si esprime il diritto di libertà e di cultura che appartiene ad ogni uomo e ad ogni legittimo gruppo umano, in particolare alle famiglie, e va quindi non solo riaffermato come principio, ma anche reso effettivo attuando le condizioni necessarie. L'impegno civile, quindi, che i cattolici esprimono a sostegno della libertà della scuola, non è rivendicazione di un privilegio, bensì esercizio del diritto originario della partecipazione, insieme agli altri uomini della stessa comunità nazionale, per la costruzione della società. Nello stesso tempo i cattolici, e la Scuola Cattolica in particolare, sono consapevoli che la salvaguardia di questi diritti, attraverso una legislazione paritaria, fino ad ora disattesa anche se prevista dalla Carta Costituzionale, si tradurrà in un preciso dovere di solidarietà verso l'elaborazione della cultura e di un progetto di società più libera e giusta, in nome del bene comune. 13. - Appare dunque motivata la richiesta, avanzata con rispetto ma anche con forza, anzitutto ai cattolici e poi ad ogni persona di buona volontà, di rivedere e, se necessario, mutare il proprio atteggiamento verso la Scuola Cattolica. I cattolici devono imparare a vedere in essa un luogo significativo di incontro tra fede e cultura e un modo efficace di presenza e di dialogo della Chiesa nel mondo, oltre che un servizio reso ai giovani è alle famiglie per un'educazione genuinamente cristiana. D'altra parte, chi non si riconosce nella comunione ecclesiale può onestamente valutare con pacatezza e obiettività il contributo che la Scuola Cattolica offre alla promozione di cittadini onesti, al potenziamento della cultura, al progresso sociale e civile. 14. - Rimane chiaro, tuttavia, che il richiamo ai principi e la riscoperta delle motivazioni a favore della Scuola Cattolica non sono sufficienti. La situazione oggettiva vissuta dalla Scuola Cattolica richiede che si sappiano individuare e tradurre in progetti concreti le condizioni, nelle quali essa possa vivere e operare coerentemente con la propria vocazione, coinvolgendo la solidarietà delle comunità cristiane. Tali condizioni fondamentali vanno ricercate in particolare nella garanzia di strumenti normativi e adeguati interventi economici da parte dello Stato, delle Regioni e degli enti locali, che rendano effettivi i diritti dei cittadini e riconoscano la funzione sociale del servizio delle scuole non statali che operano senza scopo di lucro. Oltre a questo fatto, rimane però un largo spazio di comune ricerca e progettazione, sul piano culturale e pastorale, in cui sono chiamate ad esprimersi insieme la Scuola Cattolica e la comunità ecclesiale, affinché l'istituzione educativa cattolica sia fedele alla propria identità e manifesti la sua presenza come iniziativa specifica della comunità cristiana. Pertanto gli aspetti che richiedono una speciale attenzione sono: il progetto educativo della Scuola Cattolica e l'inserimento della medesima nella Chiesa locale e nella società civile. 2. Il progetto educativo della Scuola Cattolica 15. - È certamente compito dei Pastori riaffermare come loro specifico dovere la necessità che le Scuole Cattoliche abbiano un loro preciso e coerente progetto educativo, e indicare i criteri che ne garantiscano l'ispirazione cristiana. Ma è poi compito degli educatori, i quali uniscono l'esperienza di fede alle competenze professionali, elaborare in termini culturali, pedagogici e didattici un progetto educativo aderente alle situazioni locali. Ill progetto educativo - che non va confuso con il regolamento interno, o con la programmazione didattica, o con una generica presentazione di intenzioni - esprime e definisce l'identità della scuola, esplicitando i valori evangelici cui essa si ispira; ne precisa gli obiettivi sul piano educativo, culturale e didattico e li traduce in precisi termini operativi; diventa quindi il criterio ispiratore e unificatore di tutte le scelte e di tutti gli interventi ( programmazione scolastica, scelta degli insegnanti, dei libri di testo, piani didattici, criteri e metodi di valutazione, ecc. ). In una prima e più generale prospettiva, l'elaborazione del progetto educativo, dovrà tener conto di alcuni criteri generali, sui quali qui brevemente ci soffermiamo. 16. Criteri generali per il progetto educativo La fedeltà al Vangelo annunciato dalla Chiesa: essa è il supporto essenziale di tutta l'impresa educativa e la sorgente continua di ispirazione per tutti i momenti e gli aspetti del servizio della Scuola Cattolica. In termini concreti questo significa ricercare e proporre nella persona di Cristo la pienezza della verità sull'uomo e mantenere un continuo riferimento a quanto è stato sviluppato dall'insegnamento della Chiesa in ordine ai diversi problemi umani, individuali e sociali. 17. - Il rigore della ricerca culturale e della fondazione scientifica: condizione fondamentale perché la Scuola Cattolica sia tale è che essa rispetti la sua natura di scuola, e riconosca quindi la legittima autonomia delle leggi e dei metodi di ricerca delle singole discipline, orientate e finalizzate alla integrale formazione della persona. 18. - La capacità di adattamento e di gradualità: il servizio della Scuola Cattolica, nella concreta situazione italiana, è offerto sia a giovani e a famiglie che hanno fatto una chiara scelta di fede, sia a persone che si dichiarano disponibili nei confronti del messaggio evangelico, ma che non sono ancora inserite nella comunità ecclesiale o non lo sono pienamente. Bisognerà allora individuare soluzioni concrete che, pur presentando il progetto educativo nella sua globalità e nelle sue esigenze formative, promuovano, nel giusto rispetto della libertà religiosa, itinerari educativi personalizzati, chiedendo e offrendo a ciascuno secondo le proprie necessità. 19. - La corresponsabilità ecclesiale: il progetto educativo sarà frutto prevalentemente dell'impegno della comunità educante della Scuola Cattolica. Ma per potersi debitamente collocare nella missione evangelizzatrice della Chiesa, esso dovrà nascere dal confronto con la comunità ecclesiale, utilizzandone i diversi doni e ministeri, fino a coinvolgere, nelle forme dovute, la responsabilità dei Pastori. In particolare sarà utile sollecitare, nei modi opportuni e possibili, il contributo dei sacerdoti e delle comunità cristiane nelle quali e per le quali di fatto la Scuola Cattolica opera, e quello delle associazioni professionali cattoliche degli insegnanti che presentano una specifica competenza con una chiara scelta di fede. 20. - Un corretto inserimento nella società civile: il progetto educativo dovrà nascere anche dal confronto con la società civile. A tal fine , oltre ad usufruire dei canali di partecipazione offerti dalla legge, sarà opportuno sollecitare il contributo dell'associazionismo di ispirazione cristiana che opera nella realtà sociale, in particolare quello dei genitori. 21. - L'originalità delle diverse istituzioni: è pure importante che il progetto educativo valorizzi le tradizioni educative delle diverse istituzioni. Si tratta infatti di una ricchezza che non deve andare perduta, soprattutto quando queste tradizioni trovano alimento in uno specifico e distinto carisma, che ha dato origine a una particolare famiglia religiosa. 22. - Dimensione particolarmente importante del progetto educativo della Scuola Cattolica è l'educazione cristiana e, specificamente, l'insegnamento della religione. Tale dimensione è qualificante per l'identità della Scuola Cattolica. Orientamenti concreti su questo punto non sono facili, perché occorre rispondere a situazioni molto differenziate e raggiungere ciascun alunno al proprio livello di esperienza di fede. La pedagogia dell'educazione cristiana e dell'insegnamento della religione deve consentire il confronto dei punti di partenza e l'avvio di un comune cammino. Con criteri di gradualità e in riferimento alle mete e ai metodi propri dei vari ordini e gradi di scuola, gli alunni devono essere guidati via via ad una conoscenza organica del contenuto della fede e del mistero rivelato, in vista di esperienze sempre più consapevoli e di scelte libere e responsabili. Spetta agli insegnanti presentare, in termini pedagogici e didattici adeguati alle diverse situazioni spirituali degli alunni, il messaggio cristiano con serietà critica, con preminente riguardo alla fonte viva della Sacra Scrittura e della Tradizione della Chiesa. Nella fedeltà a Dio e, perciò stesso, nella fedeltà alla persona umana, gli educatori tendano inoltre ad una coerente formazione morale e ad una seria educazione alla liturgia e alla preghiera, secondo il criterio fondamentale della « sequela di Cristo ». Sempre da un punto di vista didattico, si dovrà sviluppare la metodologia di rigore critico e culturale propria dell'insegnamento scolastico, precisare il rapporto da instaurare tra l'insegnamento della religione e le altre discipline scolastiche, e tra questo insegnamento e i momenti celebrativi e formativi-spirituali che la scuola potrà proporre. È infatti importante che, sempre nel rispetto della libertà e della gradualità del cammino di ciascuno, la Scuola Cattolica preveda per i propri membri - alunni, docenti, genitori - occasioni permanenti di esperienza religiosa ( momenti di preghiera, celebrazioni, ritiri ed esercizi spirituali, impegni di carità … ), organicamente inserite nel progetto educativo e nella programmazione d'insieme e non sovrapposte alla vita della scuola, nelle sue specifiche finalità didattiche e culturali. 23. - La Scuola Cattolica ha particolari responsabilità in ordine alla formazione della coscienza morale dei giovani: essa vi si dedica in primo, luogo assicurando concrete testimonianze di vita, ma anche, affrontando, via via che se ne presenti l'occasione, secondo una sistematicità di sviluppo, i vari aspetti del problema morale, particolarmente di fronte alle nuove situazioni che il progresso culturale, scientifico e sociale presenta. 24. - La Scuola Cattolica si propone esplicitamente anche l'educazione sociale, civile e politica dei giovani, operando con chiarezza di obiettivi e di metodi per la fondazione teoretica della socialità in tutte le sue dimensioni e per la promozione di presenze significative sul piano sociale. A tal fine, particolare importanza riveste la sistematica conoscenza della dottrina sociale della Chiesa, espressa dal Magistero. 25. Aspetti particolari del progetto educativo Oltre a questi criteri di carattere generale, è anche utile richiamare alcuni temi specifici, di carattere culturale ed educativo, con i quali dovrà misurarsi un progetto di Scuola Cattolica, oggi, in Italia. La fede si propone infatti, di fronte alla cultura, come una forza critica e profetica, che relativizza ogni pretesa totalizzante delle ideologie, e aiuta a discernere i germi di verità, per una visione autentica dell'uomo e del suo destino. Pertanto nel dialogo con gli uomini, essa deve saper leggere i loro atteggiamenti e pensieri, per costruire un itinerario che da essi prenda le mosse e ad essi risponda. Anche la Scuola Cattolica, quindi, per elaborare il proprio progetto educativo, dovrà lasciarsi interpellare dai fermenti culturali del nostro tempo, leggerli alla luce della fede e ricavarne scelte culturali, pedagogiche e didattiche efficaci per il dialogo e coerenti con la propria vocazione. Ci riferiamo qui ad alcuni aspetti specifici di un progetto educativo, con i quali la Scuola Cattolica deve attentamente confrontarsi, nella autenticità della sua ispirazione culturale e pedagogica. 26. - La ricerca del « senso »: molti orientamenti della cultura contemporanea sembrano condurre alla negazione di qualsiasi significato o valore, che sia stabile e trascenda l'esperienza soggettiva. Ne deriva una forma esasperata di pluralismo, nel quale la richiesta di un « senso » per l'esistenza, pur sempre presente soprattutto nel mondo giovanile, tende a cercare le risposte non tanto nei valori universali e assoluti, che di per sé rimandano alla trascendenza e alla dimensione religiosa della vita, quanto piuttosto nelle esperienze vissute e nei bisogni personali. La Scuola Cattolica dovrà quindi esprimere una cultura capace di confrontarsi serenamente con queste posizioni, offrendo una ricerca del « senso » della vita che, partendo dalle esperienze concrete e dai bisogni vissuti dai giovani ( l'affettività, la sessualità, il nuovo modo di pensare e di vivere, la politica e l'impegno sociale, ecc. ) si apra alle superiori integrazioni dei valori della fede e della rivelazione, che li liberino dalle possibili ambiguità e ne fondino la dignità e la consistenza. Diventa allora determinante l'educazione al senso della verità e dei valori, nei quali l'uomo trova non tanto dei limiti oggettivi ai quali sottomettere il proprio slancio di vita, quanto piuttosto delle occasioni per liberare e portare a pienezza la propria realtà personale. 27. - L'elaborazione di nuovi progetti: la crisi del « senso » si tramuta spesso in crisi di futuro e fa cadere il gusto e l'impegno verso la progettazione e il cambiamento. La Scuola Cattolica dovrà allora proporre una cultura che sappia suscitare e orientare l'impegno per la progettazione e la costruzione di una convivenza umana più giusta e fraterna. In prospettiva sarà utile mantenere viva la memoria storica nei confronti di quanto ha preceduto l'epoca attuale, perché nessun futuro può esser costruito nello sradicamento totale dal passato. Così pure un aiuto considerevole potrà venire dall'educazione al volontariato, al quale i giovani si mostrano oggi sensibili, e che rappresenta una via decisiva per la formazione all'impegno personale definitivo, quando diventa capacità di mettere a disposizione la propria persona, e non tanto esperienza di autorealizzazione soggettiva o di effimero entusiasmo. 28. - La centralità dell'uomo: l'uomo e i diritti umani che derivano dalla sua stessa realtà personale sono oggi sempre più al centro della attenzione dei diversi movimenti culturali, sociali e politici. Ma l'uomo, nella sua concretezza e integralità, è anche « la via della Chiesa ». Solo riportando l'uomo al centro del « senso » e dei progetti ci potrà essere un futuro per il mondo. Il progetto della Scuola Cattolica dovrà quindi manifestare questa centralità dell'uomo, facendone anzitutto il contenuto essenziale e anche lo scopo ultimo della proposta culturale, non come fine a se stessa, ma come offerta di strumenti capaci di interpretare, promuovere e orientare l'esistenza umana. In questo modo verranno riconosciuti e promossi gli inalienabili diritti alla piena e responsabile libertà, alla realizzazione delle aspirazioni di giustizia e di amore e, in particolare, il diritto ad orientare la propria vita in conformità ai supremi valori spirituali ed etico-religiosi, che trovano in Cristo la loro pienezza. La centralità dell'uomo dovrà anche ispirare e strutturare l'insieme della vita scolastica, attraverso l'attuazione di alcuni precisi orientamenti pedagogici, che qui brevemente richiamiamo. 29. Pedagogia della « centralità dell'uomo » Il « decondizionanzento »: la dignità e la capacità espressiva delle persone è spesso condizionata da limiti fisici, psichici, sociali ed economici e da particolari esperienze vissute. Compito della Scuola Cattolica è allora quello di avviare un processo di liberazione, offrendo il suo servizio soprattutto a quanti sono più bisognosi e caratterizzandosi sempre più pienamente per la scelta dei poveri. Va anzi riconosciuto l'impegno espresso da molte istituzioni scolastiche cattoliche nel dedicarsi al recupero di forme diverse di impedimento e di disadattamento: si tratta di una scelta che va incoraggiata per la carica profetica che la pervade e che può diventare espressione di una particolare vocazione personale e comunitaria. In questo contesto va collocato anche il problema dell'integrazione degli alunni portatori di handicap. A tal fine è necessario ricercare preventivamente, con l'aiuto di esperti, le condizioni che rendono possibile e utile tale integrazione, per verificare poi in concreto la consistenza di queste condizioni nelle possibilità reali dell'istituto. Ma deve anche esser chiara la volontà di dedicare a queste persone tutte le risorse possibili, secondo il criterio della priorità evangelica dei poveri. 30. - Lo « sviluppo »: l'attenzione doverosa della Scuola Cattolica al compito del « decondizionamento », non può far dimenticare la funzione promozionale alla quale essa è chiamata nei confronti di alunni provenienti da categorie sociali diverse, per educarli ad affrontare consapevolmente e responsabilmente la vita e a divenire costruttori di una società migliore, nelle diverse mansioni operative o direttive. In vista del pieno sviluppo della personalità, si pone anche il problema della « coeducazione », già esistente in diverse Scuole Cattoliche, e di una educazione sessuale che si attua in una prospettiva personalistica, illuminata dalla concezione cristiana dell'uomo e del suo destino. Qualsiasi progetto o itinerario educativo, infatti, attento agli stadi di maturazione fisio-psicologica e spirituale del bambino, del fanciullo, dell'adolescente e del giovane, « aiuterà a vivere responsabilmente le relazioni sessuate tra uomo e donna, aprendo la persona a discernere e a seguire la propria vocazione ». Non si tratta perciò di attuare una semplice compresenza di alunni e alunne, ma di una precisa e meditata scelta educativa. Scopo della « coeducazione » è quello di porre ragazzi e ragazze nelle condizioni migliori per un incontro positivo e rasserenante, che permetta di conoscersi, ascoltarsi, imparare gli uni dagli altri, rispettarsi, al fine di supe rare le inevitabili difficoltà della maturazione, le tensioni derivanti della mutua presenza e prepararsi così ai compiti della vita. La stessa esperienza della coeducazione esige tuttavia che, nel rispetto dei diversi ritmi di sviluppo psico-fisico e delle diverse attese educative, accanto ai momenti scolastici comuni, siano previsti anche momenti formativi differenziati. In ogni caso, questo ricco e articolato impegno educativo-promozionale porterà necessariamente a rifiutare ogni immagine e ogni rischio di « scuola facile ». Una solida base culturale infatti rimane il fondamento necessario, sia alla crescita della persona sia alla fecondità del suo inserimento nella vita civile ed ecclesiale. 31. - L'« orientamento »: l'educazione data dalla Scuola Cattolica dovrà essere percepita come uno strumento per « essere di più », e non per contare o « avere di più », in una scelta di disponibilità e di servizio ai fratelli e al regno di Dio. Così l'orientamento scolastico e professionale viene arricchito da valori culturali, etici e religiosi, capaci di donare alla vita di tutti e di ognuno una interpretazione autenticamente vocazionale. A ciò contribuisce un progetto educativo inteso a offrire una formazione culturale e una formazione professionale di base, e a promuovere negli alunni la consapevolezza che ogni onesta attività lavorativa e professionale è degna dell'uomo e utile alla società. La Scuola Cattolica è infatti impegnata a guidare gli alunni nella conoscenza di se stessi, delle proprie attitudini e delle proprie interiori risorse, per educarli a spendere la vita con senso di responsabilità, come risposta quotidiana all'appello di Dio. In un simile contesto, la Scuola Cattolica aprirà gli alunni a consapevoli scelte di vita: alla vocazione per una famiglia, alla vocazione al sacerdozio o alla speciale consacrazione, all'apostolato laicale, all'impegno professionale e sociale, in un fondamentale spirito di gratuità e di servizio. 32. - La « cultura di pace »: le tensioni presenti nella nostra società, che conducono spesso alle forme estreme di violenza e rendono a volte ingovernabile la convivenza sociale, chiedono la presenza di uomini di riconciliazione e di pace. La Scuola Cattolica, come servizio al grande progetto di riunificazione che Dio vuole per la storia umana e che la Chiesa annuncia e inizia, deve porsi come luogo e cultura di pace, valorizzando anche la compresenza di persone di diverso ceto sociale e di diverso orientamento culturale. 33. - La formulazione di questi contenuti ed obiettivi educativi e delle relative proposte pedagogiche deve essere attuata attraverso una programmazione didattico-metodologica che non solo salvaguardi le regole e le logiche delle differenti discipline, professionalmente affrontate e approfondite, ma ne ricerchi lo statuto epistemologico, ne operi il raccordo interdisciplinare e, nel confronto coi valori evangelici, realizzi la sintesi tra cultura e fede. 3. La comunità educante 34. - La comunità educante, costituita da tutti coloro che in qualche modo partecipano alla vita della Scuola Cattolica, è il centro propulsore e responsabile di tutta l'esperienza educativa e culturale, in un dialogo aperto e continuo con la comunità ecclesiale di cui è e deve sentirsi parte viva. Questa affermazione si giustifica anzitutto per il fatto che la Scuola Cattolica è un'autentica esperienza ecclesiale - anche se rimanda alla piena esperienza della Chiesa locale - e di questa esperienza deve manifestare i segni e i modi di vita nella comunione. Del resto anche l'unitarietà del processo educativo, per rispettare l'unità costitutiva della persona dell'educando, richiede contributi diversificati ma convergenti. Ne deriva quindi per i membri della Scuola Cattolica l'esigenza di vivere una comunione che sa di nascere anzitutto dal dono dello Spirito, e va perciò alimentata con la Parola e i segni sacramentali, in un continuo cammino di conversione e di riconciliazione che perdona i peccati e valorizza i doni di ciascuno. Infatti sono diversi i doni, come sono diverse le mansioni e le competenze richieste dalla programmazione e dalla gestione della vita della scuola, ma ogni dono e ogni compito vanno rispettati e fatti convergere armonicamente nel servizio educativo. Né va dimenticato il vasto processo di partecipazione maturato nella pedagogia scolastica di questi decenni, che ha trovato un'eco esplicita nel Concilio Vaticano II e si è espresso anche in Italia attraverso l'istituzione degli organismi collegiali. Anche la Scuola Cattolica potrà trovare in una sapiente utilizzazione di analoghi strumenti partecipativi, un momento costruttivo per il dialogo e la collaborazione tra le varie componenti scolastiche. 35. Gli operatori scolastici Nella comunità educante della Scuola Cattolica acquistano particolare rilievo coloro che sono responsabili diretti della gestione dell'istituto e della sua organizzazione culturale e didattica, e gli insegnanti, religiosi/e, sacerdoti e laici. Ad essi, che portano il peso maggiore della vita della Scuola Cattolica, è domandato, come fedeltà ad una specifica vocazione e a una scelta di servizio, l'impegno a vivere e a far crescere le competenze e gli atteggiamenti richiesti dal loro compito, attraverso un cammino serio di formazione permanente, e cioè: - la « scelta di fede », che orientando e alimentando tutto il servizio professionale, diventa testimonianza cristiana e vocazionale e fa di ogni educatore un evangelizzatore; - la « disponibilità al ruolo educativo », secondo l'identità e il progetto propri della Scuola Cattolica, accompagnata dal possesso delle competenze relative all'interazione educativa e alla comunicazione interpersonale, da cui viene sostenuta la dimensione comunitaria della scuola; - la « competenza professionale », di tipo culturale, didattico e organizzativo, all'interno della quale acquista oggi particolare importanza la capacità di programmazione, personale e collegiale, in quanto essa è riconosciuta come un modulo importante per gestire e innovare i processi scolastici. 36. - Si tratta evidentemente di un compito gravoso e impegnativo, al quale il Signore non farà mancare il frutto e la gioia ma che sarà tanto più fecondo e sostenibile, quanto più gli operatori della Scuola Cattolica sapranno scoprire nella missione a loro affidata, un autentico valore di ministero per il Vangelo e per l'uomo. In questo modo essi non rimarranno incerti e turbati di fronte ad altre forme di apostolato, che talora possono sembrare più ricche di potenzialità evangelizzatrici. È compito di tutti gli operatori scolastici, conformemente ai rispettivi carismi e vocazioni, l'animazione cristiana ed ecclesiale dei rapporti educativi. In particolare, spetta alla comunità religiosa, ove sia presente nella Scuola Cattolica, il compito di calare all'interno del progetto l'originalità del carisma proprio dell'Istituto religioso e l'esperienza acquisita nella tradizione del servizio. Ci sono quindi motivi validi per rivolgere un pressante appello a religiosi, religiose e sacerdoti, perché non siano facili ad abbandonare il servizio nella Scuola Cattolica per dedicarsi alla scuola statale o ad altri impegni. L'invito viene pure rivolto ai laici perché in una chiara prospettiva di servizio ecclesiale e civile, verifichino la possibilità e l'opportunità di offrire alla Scuola Cattolica la propria opera e la propria competenza, anche se questo fatto potrà comportare qualche sacrificio sul piano economico e dei riconoscimenti sociali. La presenza dei laici nella Scuola Cattolica esprime pienamente una vocazione all'impegno educativo e il diritto alla libertà di insegnamento proprio di ogni docente. 37. - In questa prospettiva va letto con speranza e fiducia il fatto di una presenza sempre più vasta e qualificata di insegnanti laici nella Scuola Cattolica. Essa infatti rende più piena e visibile la complementarietà ecclesiale della comunità educante. Tuttavia affinché l'inserimento dei laici nella Scuola Cattolica si riveli in tutta la sua positività ed efficacia, sarà necessario attenersi rigorosamente ad alcuni criteri: - la scelta degli insegnanti laici è di fatto spesso condizionata da molti fattori economici e normativi che limitano lo spazio reale di libertà. Anche in questa situazione difficile, però, si faccia tutto il possibile per verificare la competenza professionale e specialmente la scelta di fede e la disponibilità dei laici ad assumere il progetto educativo della Scuola Cattolica. - Va poi richiesta ed assicurata la loro partecipazione alle iniziative di formazione permanente che la Scuola organizza per tutti i docenti, integrando queste iniziative con alcuni contributi specifici inerenti alla loro condizione, età ed esperienza, e alle esigenze del grado di conoscenza e di partecipazione allo specifico progetto educativo. Particolare attenzione dovrà poi essere data alla loro formazione spirituale, attraverso la proposta di esperienze religiose che siano rispettose dei ritmi propri di un cammino di fede compiuto da adulti liberi e responsabili, ma che sappiano anche far percepire e accogliere l'appello a crescere nella fede e a far sintesi tra fede e vita, in vista del compito educativo nella Scuola Cattolica. 38. - In questo servizio sarà utile la collaborazione delle associazioni professionali cattoliche degli insegnanti, alle quali è bene che i docenti della Scuola Cattolica diano la propria adesione e attiva partecipazione. Anche la comunità ecclesiale a sua volta, attraverso gli organismi di pastorale scolastica, potrà dare il proprio contributo, con l'organizzazione di momenti organici di formazione per insegnanti di scuola statale e non statale. Sarà inoltre opportuno studiare forme di collaborazione in termini di volontariato anche da parte degli operatori scolastici, i quali, per precisa scelta apostolica, offrano la loro disponibilità e servizio. 39. - Per quanto attiene alla regolamentazione giuridica del rapporto tra le istituzioni che gestiscono le Scuole Cattoliche e i docenti che vi prestano la loro opera, se la Scuola Cattolica è tenuta a fare ogni possibile sforzo per garantire la parità di trattamento per quel che riguarda le condizioni economiche e normative di lavoro, è però questione di non lieve momento quella relativa al possibile conflitto, tra la libertà dell'istituzione e il suo diritto a perseguire e salvaguardare la propria identità culturale ed educativa da una parte, e la libertà dell'insegnante e il suo diritto ad esprimere il proprio pensiero, dall'altra. Sono posizioni giuridiche entrambe meritevoli di tutela anche se non vi è dubbio che la libertà del singolo debba trovare completamento e misura nel sentire della comunità sociale, nella quale è inserito anche in forza del proprio ruolo educativo. Tuttavia non appare fuor di luogo esortare il legislatore civile ad elaborare - sull'esempio di numerosi altri ordinamenti europei e sulla scorta di pregevoli studi scientifici della dottrina giuscivilistica e giuslavoristica italiana - una disciplina specifica delle cosiddette « organizzazioni o imprese di tendenza », che si connotano proprio per la prevalente qualificazione culturale, o « di tendenza » delle loro attività ( come un partito politico, un sindacato, un'impresa di stampa, o elettivamente una scuola culturalmente qualificata come la Scuola Cattolica ). In tali organizzazioni, apparendo più rilevante il diritto alla libera trasmissione attraverso una istituzione che intende essere fedele alla propria identità culturale, dovrebbe essere considerata condizione risolutiva del rapporto di lavoro la mancata adesione del dipendente ( nel caso il docente ) alla cultura dell'istituzione. Appare comunque necessaria una legislazione complessiva chiarificatrice, anche ad evitare ambiguità e disparità interpretative, che l'andamento non univoco della giurisprudenza recente non ha contribuito a risolvere. 40. - È altresì impossibile tacere della condizione di sperequazione in cui vengono a trovarsi, di fronte ai propri colleghi dipendenti dallo Stato, quegli insegnanti che hanno scelto di svolgere la propria professione presso una scuola non di Stato. Essi sono a volte privi di ogni tipo di informazione sull'aggiomamento previsto per i loro colleghi, aggiornamento che d'altronde per loro non è né garantito né gratuito; d'altra parte - e appare questa la discriminazione più grave - essi non acquisiscono i diritti retroattivi legati all'anzianità pregressa, poiché per la normativa corrente rimangono perennemente al livello degli incaricati annuali, anche se provvisti di abilitazione, cosicché ogni successiva legge che modifichi i requisiti richiesti per l'insegnamento fa sì che essi perdano il diritto all'insegnamento, e conseguentemente il posto di lavoro. La normativa corrente giustamente richiede l'abilitazione agli insegnanti che intendono svolgere la loro professione nella scuola non statale; ma essi vengono contemporaneamente dimenticati dalle disposizioni di indizione di corsi e concorsi abilitanti. È questa una delle ragioni di grave preoccupazione, e uno dei motivi più immediatamente cogenti, per sollecitare una legislazione generale sulla pubblica istruzione e sulla parità della scuola non di Stato che non lasci ad una normativa quanto mai frammentaria e incoerente, o addirittura alla discrezionalità della pubblica amministrazione, la concreta disciplina d'un settore così delicato della convivenza civile. 41. - Una continua e particolare attenzione formativa dovrà essere assicurata al « personale non docente », impegnato nei servizi necessari all'organizzazione scolastica o al funzionamento dell'ambiente e delle opportunità che esso offre ( mensa, attività extra-scolastiche, servizi sanitari, ecc. ). Queste persone infatti vivono spesso ruoli apparentemente modesti e poco riconosciuti, ma concorrono notevolmente alla formazione del clima educativo dell'istituzione, per cui il loro compito va sostenuto e adeguatamente orientato. 42. - Un cenno particolare, poi, merita la figura dell'Assistente spirituale della scuola, qualora la sua presenza risultasse possibile e opportuna. Il suo servizio si esprime nell'impulso e nel coordinamento dato all'educazione religiosa, e di conseguenza, anche all'insegnamento della religione. Tuttavia questi aspetti rappresentano una dimensione strutturale e permanente di tutta l'azione culturale ed educativa della Scuola Cattolica. Essi quindi impegnano la responsabilità di ogni operatore scolastico, anche se possono talora tradursi nelle specifiche esperienze della celebrazione, della preghiera, degli incontri spirituali e della guida individuale che vengono affidate all'Assistente. 43. I genitori Anche nella Scuola Cattolica i genitori rimangono i primi responsabili dell'educazione dei figli, rifiutando ogni tentazione di delega educativa, e sono a pieno titolo membri della comunità educante. La loro responsabilità e il loro compito si articolano in alcune direzioni ben precise. 44. - Anzitutto, i genitori sono tenuti a rendere autentiche le motivazioni in base alle quali operano la scelta della Scuola Cattolica. A questo proposito non è sufficiente la ricerca di un ambiente rassicurante e protetto, culturalmente ed educativamente ricco; i genitori devono comprendere che la Scuola Cattolica ha una sua identità e un suo progetto, che qualificano la sua proposta culturale e pedagogica e non ammette una presenza indiscriminata e non consapevole. Questo comporta che essi devono conoscere e condividere, con interiore disponibilità, ciò che la Scuola Cattolica propone, anche per evitare pericolose fratture tra l'intervento educativo della scuola e quello della famiglia. 45. - I genitori sono anche chiamati a collaborare alla realizzazione del progetto educativo, secondo la competenza che è loro propria e che si definisce prevalentemente nel precisare gli obiettivi educativi cui la scuola tende. In particolare essi potranno arricchire questo progetto rendendo vivo ed esplicito il clima familiare che deve caratterizzare la comunità educante. 46. - I genitori, infine, essendo contemporaneamente membri della comunità ecclesiale e civile, rappresentano il ponte più naturale tra la Scuola Cattolica e la realtà circostante, sia per sensibilizzare le comunità cristiane a questo problema, sia per sostenere dinanzi alle pubbliche autorità la priorità del loro diritto ediicativo e il conseguente diritto di libera scelta scolastica per i propri figli senza condizionamenti economici. In questo modo essi potranno dare un grande sostegno alla vita della Scuola Cattolica. E lo stesso contributo economico da loro assicurato, spesso, a prezzo di notevoli sacrifici e subendo una evidente ingiustizia, se dato con senso di responsabilità e secondo le possibilità reali, potrà favorire il servizio della Scuola Cattolica ai poveri, nella prospettiva evangelica della condivisione dei beni, per cui chi ha di più si fa disponibile a chi meno possiede. 47. - Le associazioni e i gruppi di ispirazione cristiana, che riuniscono esclusivamente genitori di Scuole Cattoliche, o questi assieme a genitori di altre scuole, sono impegnati a collaborare strettamente tra loro, al fine di svolgere un'azione sensibilizzatrice e promozionale nei confronti di tutte le famiglie degli alunni, in ordine agli obiettivi sopra indicati. Le Scuole Cattoliche, da parte loro, devono accogliere volentieri la collaborazione dei genitori, e considerare come momento essenziale della propria missione anche un servizio organico di formazione permanente offerto alle famiglie, in vista della loro crescita umana e cristiana e dei loro compiti educativi. 48. Gli alunni Gli alunni sono protagonisti primari del cammino culturale e formativo proposto nella Scuola Cattolica, e quindi devono partecipare all'elaborazione e all'attuazione di tale cammino, nelle forme rese progressivamente possibili dal maturare dell'età. Bisognerà perciò individuare forme e spazi, anche nuovi, che rendano la loro partecipazione reale e coerente con i criteri di comunione cui la Scuola Cattolica si ispira. Tra queste forme può rivelarsi particolarmente significativa la presenza degli studenti negli organismi di partecipazione, presenza che, oltre ad essere espressione diretta delle esigenze giovanili, costituisce una reale ed attiva forma di assunzione di responsabilità nella gestione della scuola. 49. - In tale rapporto di condivisione della vita scolastica, agli alunni, come già ai genitori, è chiesto anzitutto di verificare e di rendere progressivamente sempre più autentiche le motivazioni della loro presenza nella Scuola Cattolica. Questo impegno comporta una disponibilità seria e sincera verso la proposta educativa e culturale che viene loro rivolta; anche se il punto di partenza e lo svolgimento del loro cammino interiore potranno comprensibilmente rivelarsi non privi di tensioni e di problemi. La scuola da parte sua, dovrà rispettare l'originalità, la fatica e talora anche le momentanee difficoltà di assimilazione personale di questi itinerari di crescita e di orientamento, secondo il criterio di gradualità precedentemente indicato. Nello stesso tempo però dovrà verificare e richiedere la lealtà nel rapporto educativo e nel confronto con la proposta culturale, e l'impegno ad affrontare e risolvere seriamente i problemi personali. Così pure è necessario che la scuola non solo favorisca, secondo un chiaro criterio educativo, il contatto con gli eventi, le situazioni e le strutture ecclesiali e civili, ma concretamente aiuti i singoli alunni ad inserirsi attivamente nella vita della propria comunità parrocchiale. 50. - Strumento efficace a questo fine è l'associazionismo giovanile, che consente agli alunni di maturare più profondamente nell'esperienza i valori dell'amicizia, del dialogo e della socialità, e di instaurare rapporti con il più vasto mondo dei giovani; tutto questo potrà costituire mezzo di verifica e di orientamento, capace di trasformare l'esperienza di gruppo in appello all'impegno personale. In questa prospettiva, va giustamente valorizzata anche la ricchezza di apporti educativi che può derivare da una seria ed intelligente pratica sportiva, correttamente inserita nello stesso progetto della scuola. 51. Gli ex-alunni È vivamente auspicabile la partecipazione degli ex-alunni, sia come singoli che come associazioni, alla comunità educante della Scuola Cattolica. La loro presenza infatti rappresenta una continuazione e insieme una verifica del progetto educativo che ha guidato la loro formazione. La loro collaborazione è un modo per mettere la competenza acquisita in vari campi a servizio della scuola di cui hanno condiviso problemi e speranze, ed è utile in particolare per l'organizzazione delle attività para o extra-scolastiche e, più in generale, per sostenere la vita dell'istituzione e i suoi rapporti con la Chiesa e con la comunità civile. 4. I diversi ordini e gradi della Scuola Cattolica 52. - Il progetto educativo della Scuola Cattolica ha evidentemente una diversa tonalità a seconda dell'ordine e grado cui il singolo istituto appartiene. È allora necessario offrire qualche indicazione circa i vari livelli. 53. La scuola materna Le scuole materne cattoliche rappresentano in Italia l'esperienza più diffusa per quanto riguarda la presenza della Chiesa nel campo educativo. La maggioranza di esse è nata nel tessuto vivo delle parrocchie, come luogo di formazione umana e cristiana pensato dalla comunità ecclesiale per i propri bambini e offerto poi a tutte le famiglie, in un inserimento pieno e dinamico nella vita e nelle tradizioni del territorio. Va quindi nettamente contrastata, anche per mezzo di una solidale unione di forze per la gestione e l'aggiornamento pedagogico, la tendenza talora affiorante a chiudere le scuole materne a causa delle crescenti difficoltà economiche e organizzative ( spesso legate alla diminuzione del personale religioso ) o per la diffusione in atto delle scuole materne statali o comunali. A questo scopo diventa anche necessario aprire un chiaro confronto con gli enti locali, affinché, in nome del servizio reso alla comunità civile dalle scuole materne cattoliche e nel pieno rispetto della loro identità, si possano stipulare forme efficaci di collaborazione ( quali le convenzioni o altri tipi di intesa ), in vista di una più organica regolamentazione del settore, di cui si auspica una equa e sollecita realizzazione. Da parte sua la scuola materna cattolica dovrà sempre meglio chiarire il proprio progetto educativo, con attenzione al contesto del territorio in cui si svolge il suo servizio, attraverso la qualificazione e l'impegno collegiale del personale educativo. Una particolare cura dovrà essere posta nella collaborazione con i genitori. L'integrazione funzionale tra scuola e famiglia rappresenta, infatti, la condizione essenziale in cui vengono messe in luce e sviluppate tutte le potenzialità che il bambino rivela in rapporto con l'uno e con l'altro ambiente, compresa la sua apertura al senso religioso e a ciò che tale apertura comporta. 54. Le scuole dell'istruzione obbligatoria La dimensione che meglio potrà qualificare il progetto educativo della Scuola Cattolica, a livello elementare e medio, è l'educazione ai valori compiuta a partire dalla ricchezza e varietà di esperienze e di interessi che il ragazzo vive. Un altro elemento caratterizzante è dato poi dalla stretta connessione, che diventa reciproco riferimento, esistente a questo livello tra Scuola Cattolica e scuola statale. L'una e l'altra, infatti, devono offrire, nell'attenzione al primato della finalità educativa di tutte le dimensioni della persona umana, la base comune di conoscenze e di abilità, da cui deriva la pari dignità e il solidale impegno di tutti i cittadini in una società democratica. Diventa allora necessario prestare la continua attenzione critica ai profondi mutamenti di concezioni e di programmi che avvengono nell'ambito della scuola. Tali mutamenti interpellano anche la Scuola Cattolica e chiedono una partecipazione costruttiva e una fiduciosa capacità di coinvolgersi nei processi innovativi. Perciò, senza opporre resistenze che non siano motivate dalla fedeltà all'uomo e al Vangelo, la Scuola Cattolica è impegnata a esercitare qui la propria originalità e creatività, dal punto di vista pedagogico e didattico. Sarà anzitutto necessario utilizzare le ampie possibilità di scelta che si profilano all'interno degli stessi programmi, per rispondere a specifiche richieste educative e alle finalità del proprio progetto globale, chiarendo queste opzioni nella programmazione scolastica. 55. La scuola secondaria superiore Per quanto riguarda la secondaria superiore, la Scuola Cattolica è chiamata a prestare la dovuta attenzione e collabokazione alla complessa ricerca culturale e politica che è alla base dell'assetto della identità di questa specifica istituzione. La Scuola Cattolica non può certo prescindere dalle riforme in atto; ad esse anzi collabora lealmente e positivamente confrontandosi con la realtà, sempre preoccupata soprattutto del servizio che le strutture devono assicurare alle persone. La necessaria ricerca di un corretto inserimento nel quadro normativo dello Stato, non dovrà mortificare l'originalità e la libertà della Scuola Cattolica, per cui va superato il rischio di un'adesione passiva a progetti che rispondono ad altre logiche, per quanto rispettabili. Tali spazi di originalità e libertà sono del resto garantiti dalla normativa sulla sperimentazione scolastica, di cui anche la Scuola Cattolica potrà e dovrà avvalersi. In particolare il suo progetto educativo dovrà caratterizzarsi per il primato riconosciuto alla persona umana nella sua totalità, e per il significato che da esso deriva nei confronti dell'orientamento scolastico, del rapporto da stabilire tra formazione personale e apertura progressiva alla professionalità, e quindi del rapporto tra scuola e mondo del lavoro e università. 56. I Centri di formazione professionale La Chiesa in Italia ha manifestato da lungo tempo una particolare attenzione alle istituzioni che preparano i giovani al lavoro, riconoscendo ad esse una funzione educativa e culturale che domanda molto impegno. La situazione attuale poi fa prevedere un largo sviluppo per queste istituzioni, a causa della crescente domanda di competenza tecnica avanzata dal sistema produttivo. Va però sottolineato che questa richiesta di competenza impegna a non inserire nella formazione professionale procedimenti unicamente preoccupati di promuovere e di valutare le abilità tecniche, ma a sviluppare l'attenzione alla totalità della persona umana. L'impegno della comunità ecclesiale deve quindi farsi ancora più attento, perché questi Centri di ispirazione cristiana, secondo la loro lunga e collaudata esperienza, sempre meglio possano operare nel pieno rispetto della dignità umana e secondo un progetto educativo valido e chiaramente ispirato all'annuncio evangelico sull'uomo e sul lavoro. Alcuni aspetti dovranno soprattutto essere tenuti presenti, tanto più in queste fasi di riforma della scuola secondaria superiore: l'equilibrio tra formazione professionale e formazione umana, in una età ancora segnata dallo sviluppo; la necessità di una fondazione scientifica, culturale ed etica della formazione professionale; l'attenzione alle ricorrenti esigenze di « riconversione », tipiche di questo settore; la proposta di una « cultura del lavoro » che sappia riesprimere alla luce del Vangelo la relazione dell'uomo con la macchina e la materia, nonché la problematica sociale e sindacale. A tal fine occorre che, anche in sede di riforrna legislativa della scuola secondaria superiore, si assicuri tutela adeguata a Centri e servizi che hanno arricchito la nostra società e di cui il Paese ha tuttora bisogno. 57. L'Università Cattolica e gli Istituti di Studi Superiori L'Università Cattolica del Sacro Cuore rappresenta « un contributo inestimabile alla vita della Chiesa e della società », espresso mediante le funzioni di ricerca scientifica, di elaborazione didattica e di educazione permanente. Dal suo ininterrotto e crescente impegno di rigore scientifico e di partecipazione alla vicenda umana, è quindi legittimo attendersi un ricco apporto di prospettive culturali, elaborate alla luce di una razionalità illuminata dalla fede e fermentatrici di nuovi progetti per l'uomo e per la società. Tutta la comunità cristiana dovrà accompagnare questo sforzo con il sostegno morale e materiale, nelle forme già sperimentate e nelle forme nuove che i tempi potranno suggerire. In particolare, i cattolici impegnati nella vita culturale e sociopolitica sono invitati a mantenere vivo il dialogo e la partecipazione nei confronti della ricerca operata dall'Università Cattolica, per realizzare una reciproca osmosi di esperienze e di prospettive. Questa attenzione rivolta all'Università Cattolica potrà avere anche un riscontro più ampio, diventando uno stimolo a farsi carico del problema globale riguardante il rapporto tra Chiesa e mondo universitario. Appare infatti urgente che le diocesi prendano in considerazione la necessità di una pastorale finalizzata all'animazione cristiana dell'ambiente universitario e alla formazione cristiana di quanti vivono in esso. La questione diventa particolarmente esigente per gli studenti: il distacco dalla comunità ecclesiale di una parte rilevante di questa fascia di età, la difficoltà di elaborare un cammino di fede significativo per questo momento di vita, la necessità di mantenere aperto il dialogo tra fede e cultura, la nuova fisionomia assunta dall'istituzione universitaria, sono tutti motivi che invitano a ricercare valide e concrete soluzioni a questi problemi. Vanno inoltre ricordate le Facoltà Ecclesiastiche e gli Istituti di Studi Superiori che, in Roma o nelle diverse regioni, uniscono alla loro attività accademica la ricca e articolata serie di corsi e di scuole teologiche per il laicato, quale servizio più diretto alla comunità cristiana locale. 5. La Scuola Cattolica e la comunità cristiana 58. - Ogni servizio reso all'evangelizzazione trova la sua autenticità e la sua forza nel costante riferimento alla comunità ecclesiale. Anche la Scuola Cattolica dunque deriva il motivo fondamentale della propria identità e della propria esistenza, dall'appartenenza alla Chiesa locale in cui è chiamata a vivere e a servire. Da questo principio nasce l'esigenza di un duplice e convergente cammino: la Scuola Cattolica deve pensare se stessa e il proprio compito in una relazione sempre più piena con la Chiesa diocesana; la diocesi deve sentire e trattare la Scuola Cattolica come una realtà profondamente radicata nella propria trama vitale e nella propria missione verso il mondo. In altre parole, la Scuola Cattolica potrà vivere e manifestare la propria identità se, superando resistenze e inadempienze reciproche, si avvierà ad essere davvero « scuola della comunità cristiana ». 59. La Chiesa locale e la Scuola Cattolica Il Vescovo, primo responsabile dell'evangelizzazione, rivolge un'attenta cura pastorale alla Scuola Cattolica, sia essa diocesana, o legata ad Istituti religiosi, o esistente in altre forme. Fa parte del suo ministero aiutare queste scuole a mantenersi fedeli alla propria ispirazione e a collocarsi positivamente nella comunione e nella missione della Chiesa locale. 60. - Nello svolgere il suo compito pastorale nei confronti della Scuola Cattolica, il Vescovo può opportunamente avvalersi della collaborazione delle strutture diocesane che, a seconda delle esigenze delle varie Chiese locali, vengono costituite per promuovere il servizio della comunità cristiana al mondo della scuola. Tra queste strutture assumono particolare rilievo gli Uffici e le Consulte diocesane di pastorale scolastica, che i Vescovi raccomandano quale strumento di coordinamento e di orientamento di tutta l'attività pastorale nel mondo della scuola. In questi organismi ( o in strutture analoghe ), infatti, convergono e collaborano tutte le realtà operanti in campo scolastico, e la loro funzione consiste nell'individuare risposte incisive e condivise ai concreti problemi di animazione cristiana della scuola. Della Consulta diocesana fa parte anche la Scuola Cattolica, con una rappresentanza adeguata alla sua presenza in diocesi, per dare il proprio contributo originale allo studio e alle iniziative della comunità cristiana in relazione ai problemi della pastorale scolastica. Ove se ne ravvisi l'opportunità e l'utilità, il Vescovo potrà avvalersi della collaborazione di un « Delegato per la pastorale scolastica ». Questi stabilirà un dialogo permanente con la Scuola Cattolica, favorendone il legame con la diocesi e stimolando la costante verifica della sua identità. 61. - È anche compito degli Uffici e delle Consulte diocesane di pastorale scolastica valorizzare e incrementare gli organismi sorti per coordinare e promuovere la vita delle istituzioni educative cattoliche. In particolare, va intensificato il dialogo e la collaborazione con la « Federazione Italiana di Attività Educative », la quale tradizionalmente svolge un servizio di promozione dei rapporti ecclesiali e civili della Scuola Cattolica. Altrettanta attenzione va data alle Federazioni delle Scuole materne e dei Centri di formazione professionale di ispirazione cristiana. Esse infatti sono validamente impegnate nella qualificazione professionale e nell'animazione pastorale degli istituti associati, ed estendono la loro azione promozionale anche in ambiti aperti ai valori cristiani, ma non dichiaratamente connessi alla comunità ecclesiale. 62. - La Scuola Cattolica si qualifica secondo la sua precisa identità, perché nasce in un riconosciuto contesto istituzionale ecclesiale e perché trasmette una cultura e un'educazione ispirate al Vangelo e al Magistero della Chiesa. Allo scopo di garantire questa identità, rientra nei compiti del Vescovo la verifica dell'autenticità del servizio prestato, così come viene delineato nel progetto educativo, e della sua applicazione concreta. 63. - Per quanto riguarda le ipotesi di apertura o chiusura di Scuole Cattoliche, ferma restando la normativa del nuovo Codice di Diritto Canonico e le indicazioni del documento « Mutuae relationes », dovranno essere tenuti presenti i seguenti criteri: - le decisioni circa l'apertura e chiusura di una Scuola Cattolica non può essere un atto unilaterale dell'istituzione che ne è responsabile, ma deve coinvolgere la valutazione dell'Autorità diocesana, la quale potrà avvalersi anche del parere dell'ufficio e della Consulta di pastorale scolastica ( o di analoghi organismi ); - per quanto concerne in particolare la chiusura di una Scuola Cattolica, è necessario prima esplorare tutte le forme di collaborazione che ne possano garantire la continuità, coinvolgendo, se necessario, la responsabilità diretta della diocesi anche con la costituzione di cooperative, di associazioni o di altre forme opportune di gestione. 64. - Non si può comunque dimenticare che la grande maggioranza delle Scuole Cattoliche è affidata a Famiglie religiose, le quali in quetso campo manifestano la ricchezza di un particolare carisma, dono dello Spirito alla Chiesa e al mondo. A ciascuna di esse va la gratitudine e l'apprezzamento della Chiesa italiana, nella certezza che il loro secolare servizio, svolto con dedizione e competenza, si aprirà sempre più profondamente a rapporti di comunione e di collaborazione ecclesiale con la comunità diocesana. Perciò la viva consapevolezza del carattere ecclesiale del loro carisma e l'apertura agli appelli dello Spirito nei « segni dei tempi », potranno condurre i religiosi a ripensare il significato delle opere nelle quali si svolge il loro servizio, o per rinnovarle coraggiosamente, qualora ciò sia richiesto dalle attese della Chiesa e del mondo, o per valutare l'opportunità di animare con il proprio carisma altre istituzioni della comunità diocesana. Sarà allora possibile sostenere esperienze in atto e trovare forme anche inedite di collaborazione tra diversi Istituti e tra Istituti religiosi e diocesi, specialmente quando si tratterà di unire le forze per garantire la sopravvivenza di scuole in difficoltà, o di collaborare con la Chiesa locale nella fondazione o gestione di istituzioni, di cui si riconosce il valore e la necessità in un piano pastorale d'insieme. 65. Nuove forme di gestione delle Scuole Cattoliche Oggi si va diffondendo anche un'altra forma di gestione di scuola di ispirazione cristiana, e cioè quella che fa capo a cooperative o associazioni di genitori, di insegnanti o comunque di cristiani attenti ai problemi educativi. Questa esperienza risponde al diritto di iniziativa che appartiene ai membri del popolo di Dio, e può inoltre presentare aspetti di concretezza funzionale, quali una maggiore corresponsabilità e un più agile rapporto con gli organismi pubblici. Va anche detto che una scuola, per qualificarsi come cattolica, deve rispondere a precisi requisiti circa il suo statuto e il suo funzionamento. È necessario pertanto che tali scuole ottemperino ad alcune condizioni, che qui brevemente indichiamo. 66. - L'iniziativa deve nascere nella piena comprensione dell'identità e delle finalità della Scuola Cattolica, con un progetto educativo coerente con le linee sopra indicate, e che dia garanzia di permanenza nel tempo. Non sono dunque accettabili motivazioni fondate sulla ricerca di spazi di difesa e di privilegio. 67. - Il riferimento alla Chiesa diocesana deve rimanere esplicito nella realtà e non solo nell'atto istitutivo. Vanno pertanto individuate forme di rapporto che, nei limiti e nei modi dovuti, consentano stabilmente un clima di corresponsabilità. Potrà essere prevista, a titolo di esempio e a giudizio dell'ordinario, la presenza istituzionale nella cooperativa di qualche rappresentante della diocesi. 68. - A livello nazionale, la responsabilità pastorale della Scuola Cattolica compete alla Conferenza Episcopale Italiana, la quale ne curerà l'orientamento ed il potenziamento attraverso i suoi organi statutari e i suoi Uffici, avvalendosi anche della collaborazione dei diversi organismi della Scuola Cattolica. 69. Impegni pastorali della Scuola Cattolica La Scuola Cattolica partecipa alla missione pastorale della Chiesa con il servizio educativo che le è proprio. Essa però sviluppa ulteriormente la propria fisionomia ecclesiale, partecipando anche alle diverse iniziative pastorali della diocesi, così da venire arricchita dalla testimonianza e dal sostegno del popolo di Dio e offrire ad esso il proprio originale contributo. 70. - A questo scopo, è compito del Vescovo e degli organismi pastorali diocesani ( Consigli presbiterale e pastorale, Consulta per la pastorale scolastica, uffici e organi esecutivi, Consulta per l'apostolato dei laici, ecc. ), svolgere un'opera di sensibilizzazione e di sostegno nei confronti della Scuola Cattolica. È anzitutto necessario far crescere nelle comunità cristiane e nei gruppi e movimenti ecclesiali una più chiara conoscenza dell'identità e della missione della Scuola Cattolica, prendendo l'avvio da quelle realtà territoriali nelle quali il suo servizio è già presente e apprezzato. Infatti, una condizione essenziale per la vita delle Scuole Cattoliche è che le parrocchie, le famiglie cristiane, le associazioni giovanili cattoliche, siano impegnate a vivere responsabilmente la vita della Chiesa e il servizio evangelico al mondo. Questa loro fondamentale apertura, vissuta in un cammino culturale coerente con la fede e attento alle esigenze umane, sarà di vero sostegno alla Scuola Cattolica e potrà qualificarne sempre meglio l'ambiente educativo, in dialogo con la comunità ecclesiale e civile. Una collaborazione particolare con la Scuola Cattolica è chiesta infine alle associazioni, movimeuti e gruppi ecclesiali e di ispirazione cristiana, impegnati nella scuola e per la scuola, e a quelli finalizzati alla pastorale familiare o che lavorano nei vari settori della cultura. 71. - La Scuola Cattolica, da parte sua, è chiamata a svolgere un ruolo proprio nella pastorale della Chiesa locale, rimanendo fedele ad alcune scelte precise. Anzitutto, la Scuola Cattolica dovrà inserirsi nella pastorale diocesana secondo la propria fisionomia originale, che si caratterizza nella promozione dell'educazione e della cultura. Essa quiildi darà il proprio contributo a programmi e ad iniziative coerenti con questa sua identità. Per quanto possibile, poi, la Scuola Cattolica eviterà di avviare iniziative pastorali esterne, che risultino autonome e separate, ma parteciperà, seppure in modo proprio, ai programmi diocesani. In ogni caso essa concorderà i propri interventi pastorali con gli organismi diocesani che sono responsabili dei diversi settori, per mezzo di un dialogo disponibile e continuo. Tutto questo, particolarmente, per quanto riguarda la catechesi, la pastorale dei sacramenti, la pastorale giovanile, la pastorale della scuola e del lavoro, la pastorale della carità nei confronti della emarginazione. 72. - La catechesi: dove non esistano oggettive condizioni di impossibilità e salvo particolari situazioni riconosciute e approvate dal Vescovo, è doveroso assicurare la partecipazione degli alunni delle Scuole Cattoliche agli itinerari di catechesi e di iniziazione sacramentale predisposti dalle comunità parrocchiali. La Scuola Cattolica, attraverso l'insegnamento della religione ed eventuali iniziative ad esso collegate, potrà delineare un piano organico di catechesi per l'età evolutiva, connesso ai catechismi della Chiesa italiana, che possa integrarsi con la catechesi parrocchiale, secondo le modalità proprie della scuola, o anche sostituirla quando la partecipazione ad essa non sia realizzabile. Iniziative organiche di catechesi potranno anche essere pensate per i genitori e gli insegnanti laici, nel contesto più ampio della catechesi degli adulti. È bene comunque che, dove è possibile, tali iniziative vengano concordate con le parrocchie interessate. 73. - La pastorale sacramentale: la possibilità per le Scuole Cattoliche di estendere ai propri alunni anche il servizio di pastorale sacramentale ( prime comunioni, cresime, confessioni ), sarà valutata dalle singole Chiese locali all'interno del piano pastorale diocesano, tenendo presenti, da un lato, la necessità per Scuole Cattoliche di orientare gli alunni alla vita parrocchiale, alla quale non possono non far riferimento per la loro completa crescita cristiana; e, dall'altro, il reale servizio che la Scuola Cattolica è in grado di offrire alle comunità ecclesiali non sufficientemente provviste di adeguate strutture. 74. - La pastorale giovaniie: il contributo educativo della Scuola Cattolica verrà integrato favorendo la partecipazione dei propri alunni alle associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali giovanili e studenteschi, e promuovendo il loro inserimento generoso nelle comunità parrocchiali. Anzi la Scuola Cattolica stessa potrà mettere a disposizione le proprie risorse di ambienti e di cultura per iniziative di pastorale studentesca aperte a tutti i giovani che si riconoscono nella comunità ecclesiale, in dialogo con le diverse esperienze associative e con gli organismi diocesani interessati. 75. - La pastorale della scuola e del lavoro: la Scuola Cattolica, con la competenza che le è propria, può contribuire utilmente all'elaborazione di un progetto di evangelizzazione di ambienti umani specifici, come sono quelli della scuola e del mondo del lavoro. Per questo, essa dovrà collaborare con gli organismi di pastorale scolastica e anche con quelli interessati al mondo del lavoro, specialmente attraverso i Centri di formazione professionale. 76. - La pastorale nei confronti dell'emarginazione: l'impegno posto dalla Scuola Cattolica nel recupero degli svantaggiati va integrato nell'insieme di iniziative che la Chiesa diocesana attua a favore di coloro che, per motivi diversi, sperimentano l'emarginazione dalla convivenza sociale. 6. La Scuole Cattolica e la comunità civile 77. - A motivo del servizio che è impegnata a rendere per la formazione di cittadini liberi, onesti e consapevoli, la Scuola Cattolica si sente ed è pienamente inserita nel contesto sociale e civile del Paese e nel sistema integrale e integrato di diritti e doveri che costituisce l'ordinamento giuridico italiano, esplicitamente riaffermato nella vigente Costituzione. La Chiesa italiana ritiene perciò di dover riconfermare da una parte la disponibilità della Scuola Cattolica ad essere fattore di sviluppo dell'intero sistema scolastico italiano; e dall'altra, la necessità che i cattolici si pongano davanti ai non facili problemi e alle prospettive che si presentano a tale sistema come cittadini di questa Repubblica, senza rivendicare alcun privilegio se non i propri diritti costituzionali, ma pronti a costruire le condizioni perché vengano effettivamente attuati i diritti di tutti. 78. Scuola Cattolica e sistema scolastico italiano La Scuola Cattolica contribuisce con le sue strutture, le sue disponibilità culturali, materiali e umane, con la sua specifica soggettività, a formare quel sistema integrato di servizio scolastico, in cui le strutture predisposte dai pubblici poteri e quelle istituite e/o gestite da soggetti diversi si integrano e si coordinano nell'unico fine comune cli garantire alle nuove generazioni il necessario grado di istruzione e alle famiglie il supporto per la loro missione educativa, in spirito di servizio e senza alcuna finalità di lucro. Le risposte ai problemi posti dal concreto sviluppo del sistema integrato di servizio scolastico vanno ricercate tenendo conto della avvenuta transizione, nel nostro Paese, dalla scuola intesa come scuola delle élites, alla scuola di massa, tendenzialmente aperta a tutti. Non è possibile d'altronde affrontare le tematiche relative alla presenza della Scuola Cattolica nella comunità civile, senza prendere atto del pluralismo sociale e culturale che caratterizza questa nostra epoca, e che può costituire una feconda categoria interpretativa e costruttiva del sistema scolastico italiano. Né mancano segni - non soltanto formali - della volontà anche del legislatore italiano di superare incomprensioni, concorrenzialità, contrasti tra la scuola di Stato e quella non di Stato. 79. - La Scuola Cattolica dimostra in questi ultimi anni, oltre che l'aderenza costante alla tradizionale serietà, una rimarchevole vivacità di immaginazione, sviluppando nuove forme di gestione partecipata e di strutture associative. La corresponsabilizzazione più ampia delle famiglie nel governo stesso della scuola ( fatta naturalmente salva l'ispirazione cristiana e garantito il carisma specifico delle diverse congregazioni ed ordini religiosi che hanno dato vita a istituti scolastici ed educativi ), e la utilizzazione dello schema e dello spirito cooperativistico per costituire strutture scolastiche a conduzione partecipata, sono tra i segni più rilevanti del processo di comprensione che la Scuola Cattolica sta dimostrando di compiere nei confronti dei principi e delle categorie dell'ordinamento giuridico italiano. In particolare la forma cooperativistica, caratterizzata come è dalla socialità, dalla mutualità, dall'assenza di fini di speculazione privata, appare assai idonea - garantita ovviamente la continuità dell'ispirazione cristiana - a ridare vitalità e vivacità sia a strutture scolastiche antiche, sia a nuove iniziative che sorgono in risposta al bisogno educativo e alla domanda di libertà di educazione sempre più diffusa nel nostro Paese, e non solo tra i cattolici. 80. Libera istituzione per un responsabile servizio Questi fatti sociali di decentramento, di partecipazione, di corresponsabilizzazione attiva rivelano una matura attenzione alle realtà e alle esigenze culturali del territorio, una sana capacità di autonoma iniziativa, una confortante disponibilità al servizio, e segnano un « riorientamento » - e per così dire « dal basso » e in senso popolare - dello sviluppo sociale. Non si può che valutare positivamente questa rinnovata offerta scolastica ed educativa da parte della comunità cristiana a tutta la comunità del Paese, e incoraggiare la presa di coscienza d'esser servizio scolastico a pieno diritto e a pieni doveri, nel rispetto della legislazione e, anzi, nello sviluppo di tutte le sue possibilità. Di queste nuove prospettive vanno prendendo coscienza le stesse organizzazioni sindacali e numerose altre forze sociali, attraverso il riconoscimento della specificità e piena legittimità della Scuola Cattolica e della sua funzione sociale, mentre gli stessi organi costituzionali dello Stato - specie i Tribunali amministrativi regionali - stanno esprimendo una giurisprudenza di stampo paritario. Accanto a queste linee positive di tendenza, non si può tuttavia tacere del persistere di discriminazioni contrarie al buon senso oltre che alle leggi, ai tradizionali principi di tolleranza e di pluralismo caratteristici dell'ordinamento giuridico italiano e alla stessa Costituzione. 81. - Nello Stato sociale, partecipativo, fondato sui principi del personalismo, del pluralismo, dell'uguaglianza e della giustizia sociale, quale è quello delineato dalla vigente Costituzione italiana, è compito dei pubblici poteri rimuovere gli ostacoli che si oppongono al pieno sviluppo della persona umana e dei suoi diritti, sia come singolo sia nelle sue storiche formazioni sociali. Ribadiamo, al riguardo, il valore e l'attualità del principio di sussidiarietà, insistentemente proclamato dal Magistero della Chiesa. Nello specifico campo scolastico tale principio si traduce nel riconoscimento e nell'impegno di promozione e tutela del diritto all'educazione ( sia a ricevere adeguate prestazioni educative, sia a liberamente prestarle ); del diritto alla istituzione scolastica ( sia a scegliere l'istituzione scolastica che si ritiene più idonea, sia a concretamente istituire scuole ); del diritto alla prosecuzione degli studi fino ai loro più alti gradi. Titolari di tali diritti sono rispettivamente il singolo cittadino e la sua famiglia; tutti i cittadini, singoli o aggregati; ancora il singolo cittadino, a prescindere dal luogo concreto in cui intenda realizzare il suo diritto. In questo contesto, la Scuola Cattolica si pone come scuola autenticamente pubblica, cioè volta ad offrire a tutti i cittadini e alle loro famiglie la realizzazione ritenuta più idonea dell'originario diritto a ricevere adeguate prestazioni educative, a liberamente scegliere il luogo e il contesto culturale in cui rendere effettivo il loro diritto allo studio. Questa caratterizzazione di servizio pubblico - pur nel rigoroso rispetto della propria identità culturale - conferisce alla Scuola Cattolica anche una connotazione sociale, che esclude ogni scopo di lucro. 82. - In particolare, la titolarita da parte del cittadino - e non della istituzione scolastica - del diritto allo studio, e la titolarità da parte delle famiglie - e non dello Stato - del diritto ad impartire la educazione che si ritiene più idonea, indicano alcuni precisi criteri per la promozione del sistema integrato di servizio scolastico. Se il diritto allo studio è un diritto della persona, l'erogazione dei contributi pubblici atti a rendere effettivo tale diritto è dovuta al cittadino in quanto tale, indipendentemente dalla situazione giuridica della scuola che egli di fatto frequenta. Alla stessa maniera, l'erogazione dei contributi pubblici atti a migliorare la qualità del servizio prestato dalle scuole, a fronte della domanda di istruzione, avverrà in ragione del numero e delle fasce degli allievi della scuola, e non in ragione della situazione giuridica o, peggio, dell'appartenenza patrimoniale della scuola stessa. I rapporti giuridici relativi al diritto allo studio ( borse di studio, assegni alle famiglie e tutte le altre provvidenze ugualmente previste dalla legislazione regionale in tema ) sono infatti indipendenti dai rapporti relativi alla libertà di educazione ( la scelta della scuola dove concretamente esercitare il diritto allo studio ); così pure i rapporti giuridici relativi al diritto allo studio sono indipendenti dai rapporti tra pubblica amministrazione e istituzione scolastica, relativamente alla gestione di quest'ultima. Di qui, la possibilità di pensare ad un servizio educativo integrato; e insieme l'importanza di separare le questioni che riguardano il finanziamento del diritto all'educazione e allo studio, da quelle che riguardano il finanziamento del diritto di istituire scuole. 83. - Tale diritto di libera istituzione scolastica trova la sua radice nell'« obbligo gravissimo » che hanno i genitori « di educare la prole », obbligo che si fa « dovere e diritto primario ed irrinunciabile. Questo obbligo morale trova un suo esplicito riconoscimento anche nella Costituzione, art. 30 comma primo, là dove si affenna che « è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli ». Inequivocabilmente vi si individuano come titolari esclusivi del diritto di scelta educativa i genitori e più complessivamente la famiglia, singola o aggregata in comunità storiche, territoriali, culturali. Cosicché il fine ultimo d'ogni istituzione scolastica è di porsi come scuola delle famiglie e delle comunità, al servizio della crescita culturale e sociale dei cittadini. La famiglia - che ha un ruolo decisivo, non solo materiale, ma anche di indirizzo, garanzia, solidarietà, gestione sociale degli indirizzi educativi e della concreta gestione della scuola - assume così il ruolo pregnante non solo di utente, ma anche di autentico committente del servizio. 84. Concreti impegni di servizio e di collaborazione La Scuola Cattolica si deve porre in prima linea nel sostegno della dinamica del servizio scolastico così come abbozzata nei numeri precedenti. E ciò non solo come richiesta di adempimento dei dettati costituzionali e legislativi, quanto piuttosto per assicurare la piena disponibilità della Scuola Cattolica alle forme di governo, gestione, coordinamento, sperimentazione e studio del sistema scolastico integrato, per recarvi l'apporto della propria specifica ispirazione, per cogliere gli stimoli propositivi, per testimoniarvi una presenza originale e significativa. 85. - Se, infatti, la scuola si pone come scuola delle famiglie e delle comunità, e se l'assetto normativo non solo consente ma addirittura stimola le famiglie a coinvolgersi sempre più nella scuola, allora si pongono le condizioni reali per un'effettiva libertà di educazione, dove« i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza », e possano liberamente adempiere - anche in forza di interventi pubblici - ai loro fondamentali doveri educativi. La comunità educante aspirerà a una sempre maggiore partecipazione e incidenza negli organi collegiali e negli organi territoriali per la gestione sociale della scuola, a un sempre maggiore coinvolgimento nelle decisioni relative al sistema scolastico nel suo complesso, a una sempre maggiore corresponsabilizzazione nei momenti qualificanti dell'indirizzo e della gestione scolastica. È auspicabile che ciò avvenga, sia nel senso di una più piena ed effettiva apertura alla partecipazione nella Scuola Cattolica ( organi collegiali, frequenti rapporti tra le diverse componenti, forme di associazione e corresponsabilizzazione dei genitori al governo e alla gestione della scuola ); sia nel senso di una piena adesione da parte della Scuola Cattolica al sistema della partecipazione, attraverso la valorizzazione della sua presenza e della sua rappresentanza negli organi territoriali per la gestione sociale della scuola e attraverso il riconoscimento più attento e sollecito da parte dell'amministrazione statale centrale e periferica del contributo che la Scuola Cattolica può e deve dare nel campo della sperimentazione, dell'aggiornamento culturale e metodologico, della programmazione territoriale, ecc. 86. - Impegnati ad « essere agenti positivi di cambiamento in una società in continua trasformazione » e mossi da una costante attenzione all'ambiente socio-culturale, economico e politico della scuola e da un « atteggiamento di socialità verso … l'intera comunità umana », di cui sono pienamente ed effettivamente parte, i cattolici si impegnano a fare della Scuola Cattolica un ente promotore di cultura e non - se mai lo è stato - un ente erogatore di istruzione neutra ». Convinti che la « scuola neutra » in pratica non esiste, e che qualsiasi esperienza educativa deve radicarsi in una cultura, nella quale si esprime l'integralità dell'uomo fatto per la verità, i cattolici italiani considerano la Scuola Cattolica come parte integrante del patrimonio culturale del nostro Paese, radicata come è - il più delle volte - nel territorio e nella ricca storia della cultura e delle tradizioni locali e nazionali; espressione viva di quella « comunità che possiede una storia che sorpassa la storia dell'individuo e della famiglia » e che produce una cultura in cui si manifesta la « sovranità fondamentale della società » sullo Stato e più generalmente sulle istituzioni. In questa prospettiva si auspica vivamente che la Scuola Cattolica si faccia operosamente strumento promotore di cultura, di formazione permanente e ricorrente, mettendo con generosità e spirito di servizio le proprie risorse ( umane e strumentali, librarie e ambientali ) a disposizione, instaurando con gli enti locali gli opportuni collegamenti e le opportune convenzioni, specialmente per il recupero, la valorizzazione e la salvaguardia delle culture e delle tradizioni locali, nella consapevolezza che l'uomo non può vivere il presente e progettare il futuro quando perde la propria identità sradicandosi dal proprio passato. 87. - La Scuola Cattolica non assicurerà la sua presenza nel territorio soltanto attraverso il dialogo e la collaborazione attiva con gli enti locali, ma anche con le scuole di Stato, mediante il confronto delle sperimentazioni in atto e delle ipotesi di sperimentazioni future, in vista di sempre proficue collaborazioni e doverosi coordinamenti, pur nel rispetto dell'identita e dei ritmi di vita delle diverse scuole. Si potrà insieme ottenere un'attiva partecipazione e collaborazione alla formazione, attuazione, controllo sociale della programmazione scolastica territoriale, ed anche l'offerta d'incontri tra le diverse componenti delle comunità scolastiche per iniziative comuni ( sportive, culturali, ricreative, con tematiche specificamente scolastiche, ecc. ). In particolare si potranno realizzare: per i docenti, iniziative comuni di aggiornamento e tutela della professionalità; per i genitori, occasioni di confronto e di iniziativa comune su temi di particolare rilievo ( bacini di utenza, utilizzazione delle strutture, scelta dei libri di testo, attrezzature, ecc. ); per gli alunni, momenti di incontro, di cultura, di festa, di sport, ecc. 88. - Per la vita propria della Scuola Cattolica, poi, momento propositivo particolarmente qualificante il suo progetto educativo potrà essere, oltre alla sperimentazione, l'esplicazione dell'autonomia didattica dei docenti e degli interi complessi scolastici, come ricerca e realizzazione di innovazioni sul piano sia didattico-metodologico sia degli ordinamenti e delle strutture esistenti, e in modo speciale la programmazione originale di attività integrative, anche a carattere interdisciplinare e serie esperienze di tempo pieno. A questo proposito, si domanda che le pubbliche amministrazioni estendano anche alla Scuola Cattolica, ai suoi docenti, alle famiglie e agli alunni, la piena informazione circa la vita e le attività della scuola nel nostro Paese, e circa tutta la produzione amministrativa e regolamentare delle stesse pubbliche amministrazioni. Si auspica, in particolare, per gli alunni e i docenti della Scuola Cattolica, la piena equiparazione agli alunni e docenti delle scuole di Stato in ordine alla partecipazione alle iniziative culturali e di aggiornamento, e un coinvolgimento più attento della stessa Scuola Cattolica nelle attività degli IRRSAE, perché possa dare l'apporto originale della propria identità culturale. 89. Senza privilegi, verso una reale parità È ormai maturo il tempo che nel nostro Paese prevalga, sulla concezione monopolistica e statalistica della scuola, il principio dell'utilizzazione di tutte le proposte educative secondo la categoria della reale parità, per giungere ad un'adeguata legislazione in materia, anche tenendo conto della recente legislazione regionale in tema di diritto allo studio. È importante per questo, che - secondo lo spirito e la lettera della Costituzione italiana - si abbandoni finalmente la logica dei sussidi discrezionali e d'una certa visione totalizzante e assistenzialistica delle attività scolastiche nei riguardi dei cittadini, per assicurare loro con una legge paritaria piena uguaglianza e libertà, cosicché lo stesso trattamento sia garantito agli alunni che frequentano le scuole non di Stato come a quelli che frequentano le scuole di Stato. 90. - Preme comunque alla Chiesa italiana riaffermare che la Scuola Cattolica rifiuta ogni volontà concorrenziale nei confronti dell'istruzione statale, mentre chiede con la stessa determinazione che sia abbandonata nei suoi riguardi la concezione tendente a considerare la sua presenza e la sua funzione nella società civile come pura supplenza. In verità, il doveroso ed effettivo riconoscimento pubblico della presenza e dell'apporto della Scuola Cattolica, nel pluralismo culturale e scolastico italiano. diventa esperienza di maturazione della stessa coscienza civile, proprio perché essa non difende privilegi ma promuove diritti umani più ampi e universali, educa all'uso corretto dei mezzi democratici, forma i cittadini a scelte di libertà e di reale promozione umana e sociale nel nostro Paese. Conclusione 91. - Mentre consegniamo questo documento pastorale alla comunità ecclesiale in Italia, desideriamo ringraziare le associazioni, i movimenti e i gruppi ecclesiali e di ispirazione cristiana che, in spirito di comunione e con genialità di iniziative, danno testimonianza di servizio nella scuola. Con animo grato ricordiamo in particolare: le Associazioni dei genitori ( AGeSC e AGe ); le Federazioni che riuniscono le Scuole Cattoliche ( FIDAE ), le scuole materne non statali di ispirazione cristiana ( FISM ) e i Centri di formazione professionale ( CONFAP ); le Associazioni professionali degli insegnanti e dei maestri cattolici ( UCIIM e AIMC ). Ad esse in particolare affidiamo gli orientamenti contenuti in questo documento pastorale, perché possano sorreggere e arricchire quel servizio che per lunga tradizione offrono non solo alla Scuola Cattolica e alla Chiesa, ma a tutta la scuola e all'intero Paese. 92. - Nella società contemporanea le strutture scolastiche richiedono agli educatori competenze sempre più qualificate e, a tutti, maggiori disponibilità a farsi competenti nei problemi educativi. Da molti anni è in atto uno sforzo vasto e diffuso con traguardi e prospettive importanti per la scuola. Noi, mentre assicuriamo e confermiamo la disponibilità della Chiesa e dei cristiani, auguriamo che il Paese possa continuare a rinnovarsi nei suoi ordinamenti scolastici, e sappia anzi offrire, con la responsabile partecipazione di tutte le forze culturali, un contesto tale che le nuove generazioni possano crescere e assumere le responsabilità morali, sociali e religiose, che sono garanzia di solidarietà, di vita democratica e di pace per la società futura. La scuola e l'educazione domandano fatica, pazienza a tutta prova e molta carità: Ma chi vi consacra la vita e chiede a Dio di essere fedele al suo impegno educativo, oltre alla gioia di sentirsi scelto come cooperatore della verità, avrà da Dio stesso sostegno e conforto, e riceverà da lui la ricompensa di cui parla il Libro santo: ' Coloro che avranno indotto molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre ' ( Dagli « Scritti » di S. Giuseppe Calasanzio ). La Vergine Maria, prima discepola del Verbo di Dio e sede della Sapienza, benedica questo impegno e sorregga la fatica di quanti lo condividono