8 settembre 1968
Il barometro del mondo segna « variabile ».
Ed è un « variabile », che vede all'orizzonte della nostra storia segni di vecchie tempeste e schiarite di sole nuovo.
I contrasti nel mondo, invece di comporsi in forme di concordia e di pace, come abbiamo sperato in questi ultimi anni, si accentuano in episodi dolorosi e sintomatici, che sembrano preludere a giorni difficili ed amari.
D'altro canto però le idee buone si affermano e trovano nuovi seguaci e nuove espressioni.
Alcuni principii sembrano diventare ogni giorno più necessari e più evidenti per l'avvenire dell'umanità:
i diritti dell'uomo per tutti gli uomini,
la convivenza pacifica delle nazioni,
la solidarietà verso i popoli meno favoriti e in via di sviluppo,
un benessere sufficiente per tutti, ecc.
Ma ancora gli uomini non vogliono rinunciare alla ragione delle armi, con tutti i pesi e i pericoli e le sopraffazioni e le tragedie, che esse portano con sé.
Di più, è venuta di moda la « contestazione », cioè la sazietà, il disgusto, la ribellione per una società imperfetta e paga solo di se stessa, priva di ideali trascendenti, che possano integrare, sostenere e continuamente perfezionare le aspirazioni dell'uomo, confortare il suo dolore, alimentare le sue speranze.
Che cosa dobbiamo fare noi?
Dobbiamo fortificare le nostre convinzioni umane e cristiane.
Senza una più cosciente fortezza di spirito e di azione, senza una fede più profonda e più operante, potremo essere travolti, per sola colpa della nostra inerzia e della nostra illusione che le cause del bene si difendano da sé.
Dobbiamo anche noi contestare le espressioni nemiche della vera vita, libera e degna, dell'uomo, la loro incontrastata prevalenza; nel campo della moralità della stampa e dello spettacolo, per esempio.
I tempi sono forti, ed esigono uomini forti, veramente buoni ed uniti.
Che la Madonna, di cui oggi ricorre la festa, serena come un'aurora, della Natività, corrobori la nostra speranza.