Familia a Deo instituta

1. La famiglia, istituita da Dio perché fosse la prima e vitale cellula dell'umana società, da Cristo redentore, che si degnò di nascere nella famiglia di Nazaret, fu tanto grandemente onorata, che il matrimonio, intima comunità di amore coniugale e di vita, da cui la famiglia trae origine, fu da lui elevato alla dignità di sacramento, così da significare efficacemente il mistico patto d'amore tra Cristo e la chiesa ( cfr. GS 48 ).

A ragion veduta, pertanto, il concilio ecumenico Vaticano II ha qualificato la famiglia come « chiesa domestica » ( LG 11; cfr. anche AA 11 ), mostrando con tale insegnamento quale peculiare ruolo la famiglia sia chiamata a svolgere nell'intero piano della salvezza, e quanto impegnativo sia perciò il dovere che obbliga i membri della famiglia ad attuare, ciascuno secondo la propria missione, il triplice compito profetico, sacerdotale e regale, che Cristo ha affidato alla chiesa.

2. Non deve, perciò, stupire che la chiesa, sempre sollecita lungo il corso dei secoli della famiglia e dei suoi problemi, essendosi oggi accresciuti sia i mezzi atti a promuovere la famiglia sia i pericoli di ogni genere che la minacciano, rivolga ad essa gli occhi con premura anche maggiore.

Testimonianza significativa di tale apostolica sollecitudine è il passo intrapreso dal mio grande predecessore di v.m., il papa Paolo VI, il quale l'11 gennaio 1973 decise di costituire uno speciale « Comitato per la famiglia » con l'incarico di studiare i problemi spirituali, morali e sociali della famiglia, in una visione pastorale.

Esso era stato concepito come un organismo di studi e di ricerche pastorali al servizio della missione della chiesa e in particolare della Santa Sede.

Con il motuproprio « Apostolatus peragendi » fu disposto che il « Comitato per la famiglia », pur conservando la struttura e la composizione sue proprie, facesse capo al « Pontifico consiglio per i laici ».

3. Un'attenta riflessione sull'esperienza di questi anni, ma soprattutto il desiderio di dare una risposta sempre più adeguata alle attese del popolo cristiano, raccolte dall'episcopato di tutto il mondo e manifestate dal recente sinodo dei vescovi, dedicato alla famiglia, hanno indotto a dare al Comitato per la famiglia una nuova propria fisionomia e una propria struttura organizzativa in modo che essa possa affrontare la problematica specifica della realtà familiare in ordine alla cura pastorale e all'attività apostolica relative a questo nevralgico settore della vita umana.

Perciò, tutto ben ponderato e dopo aver chiesto il consiglio degli eminentissimi cardinali, nella riunione straordinaria del novembre 1979, del sinodo dei vescovi e udito il parere di esperti, si dispone quanto segue:

I. È costituito il « Pontificio consiglio per la famiglia » che succede, sostituendolo, al Comitato per la famiglia, il quale viene pertanto a cessare.

II. Esso è presieduto da un cardinale, assistito da un « comitato di presidenza » composto da vescovi dei diversi continenti, e dal segretario del medesimo Pontificio consiglio per la famiglia, nonché dal vicepresidente del Pontificio consiglio per i laici.

Il cardinale presidente è coadiuvato da un segretario e da un sottosegretario.

Un congruo numero di officiali scelti dai vari paesi tra coloro che hanno una competenza e un'esperienza pastorale specifica in materia, assicura il lavoro negli uffici.

III. Membri del pontificio consiglio sono le persone, in maggioranza laici coniugati, uomini e donne chiamati da tutte le parti del mondo ed espressive delle varie aree culturali.

I membri sono nominati dal santo padre.

I membri si riuniscono in plenaria almeno una volta all'anno.

IV. Il pontificio consiglio si serve della collaborazione di consultori esperti nelle varie discipline con particolare riferimento alla problematica della famiglia.

A far parte dei consultori, possono essere chiamati anche sacerdoti e religiosi.

I consultori compongono la consulta, che ha il compito di esprimere consigli e pareri circa le questioni proposte dal presidente e dai membri.

Essi potranno essere sentiti singolarmente o collettivamente in incontri periodici.

V. Competenza: Spetta al Pontificio consiglio per la famiglia la promozione della cura pastorale delle famiglie e dell'apostolato specifico in campo familiare, in applicazione degli insegnamenti e degli orientamenti espressi dalle competenti istanze del magistero ecclesiastico, in modo che le famiglie cristiane possano compiere la missione educativa, evangelizzatrice e apostolica, cui sono chiamate.

In particolare:

a) in spirito di servizio e di collaborazione e nel rispetto dell'azione loro propria, cura rapporti di informazioni, di scambi di esperienze e di orientamenti ispiratori della pastorale familiare con i vescovi, le conferenze episcopali e i loro organismi, preposti alla pastorale familiare;

b) cura la diffusione della dottrina della chiesa circa i problemi familiari in modo che essa possa essere integralmente conosciuta e correttamente proposta al popolo cristiano sia nella catechesi che nella conoscenza scientifica;

c) promuove e coordina gli sforzi pastorali in ordine al problema della procreazione responsabile secondo gli insegnamenti della chiesa;

d) stimola l'elaborazione di studi relativi alla spiritualità matrimoniale e familiare;

e) incoraggia, sostiene e coordina gli sforzi in difesa della vita umana in tutto l'arco della sua esistenza fin dal concepimento;

f) promuove, anche attraverso l'opera di istituti scientifici specializzati ( teologici e pastorali ), gli studi finalizzati ad integrare, sui temi della famiglia, le scienze teologiche e le scienze umane affinché tutta la dottrina della chiesa sia sempre meglio compresa dagli uomini di buona volontà;

g) cura le relazioni con i movimenti ispirati a diverse confessioni religiose ( o a diverse concezioni ideali ), rispettosi della legge naturale e di un sano umanesimo;

h) nel rispetto della competenza propria del Pontificio consiglio per i laici e in collaborazione con esso cura la specifica preparazione dei laici impegnati nell'apostolato familiare svolto come singoli e come associazioni, ispira, sostiene e regola l'attività delle organizzazioni internazionali cattoliche familiari sia nazionali che internazionali e dei vari gruppi dell'apostolato dei laici con specifico riferimento ai problemi della famiglia.

A tal fine intrattiene speciali rapporti col medesimo Pontificio consiglio per i laici, con uno scambio periodico di informazioni in vista di comuni riflessioni e programmi;

i) presta la sua collaborazione ai dicasteri e agli organismi della curia romana nelle materie di loro competenza, che hanno qualche riflesso sulla vita e la pastorale delle famiglie - ricevendone a sua volta la collaborazione - specialmente per quanto riguarda

la catechesi sulla famiglia,

la formazione teologica dei giovani sui problemi familiari nei seminari e nelle università cattoliche,

la formazione teologico-pastorale nel campo familiare dei futuri missionari e delle future missionarie, dei religiosi e delle religiose,

l'azione della Santa Sede in seno alle competenti istanze internazionali e presso i singoli stati perché i diritti della famiglia siano sempre più riconosciuti e tutelati;

l) promuove la raccolta - attraverso le rappresentanze pontificie - delle notizie sulla situazione umana, sociale e pastorale delle famiglie nei vari paesi.

VI. Un « regolamento » sperimentale, redatto in applicazione del presente motuproprio e osservando quanto stabilito nella « Regimini ecclesiae universae » e nel « Regolamento generale della curia romana » darà le opportune disposizioni circa la vita interna del pontificio consiglio.

Roma, presso San Pietro, 9 maggio 1981, anno terzo di Pontificato.

Giovanni Paolo II