Sul battesimo contro i Donatisti

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Libro I

11.15 - Si pone la questione se nel partito di Donato, il battesimo rimette i peccati

Ci chiedono anche se nel partito di Donato il battesimo di Cristo rimette i peccati.

Così, se noi diciamo che li rimette, ci rispondono: " Dunque c'è, là, lo Spirito Santo "; il Signore, infatti, dopo averlo dato con il suo soffio ai discepoli, ha detto: Battezzate le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. ( Mt 28,19 )

A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete saranno ritenuti. ( Gv 20,23 )

" Ma se questo è vero - essi dicono - è la nostra comunione la Chiesa di Cristo: lo Spirito Santo non opera la remissione dei peccati fuori dalla Chiesa.

Ma se la Chiesa di Cristo è la nostra comunione, non è Chiesa di Cristo la vostra comunione.

C'è una sola Chiesa, chiunque sia il destinatario di queste parole: Una sola è la mia colomba, una sola per la sua madre ( Ct 6,8 ) e non possono esservi tante Chiese quanti sono gli scismi.

Se invece noi diciamo che da loro i peccati non vengono rimessi, replicano: " Dunque da noi non c'è il vero battesimo; di conseguenza i nostri che voi accogliete, dovete battezzarli.

Ma dato che non lo fate, ammettete di non essere nella Chiesa di Cristo ".

11.16 - Dove non c'è la carità, i peccati non si rimettono

Ci opponiamo seguendo le Scritture e li interroghiamo in modo che siano essi stessi a darsi la risposta che attendono da noi.

Mi dicano: si rimettono i peccati dove non c'è la carità? I peccati sono le tenebre dell'anima.

Dice infatti Giovanni: Chi odia il proprio fratello è ancora nelle tenebre. ( 1 Gv 2,11 )

Nessuno farebbe uno scisma, se non fosse accecato dall'odio verso i fratelli.

Se dunque noi diciamo che presso di loro i peccati non sono rimessi, come può rinascere chi vi si battezza?

Che significa, infatti, rinascere mediante il battesimo, se non rinnovarsi dalla vecchiezza?

E come si rinnova dalla vecchiezza colui al quale non si rimettono i peccati passati?

Ma se non è rinato, non è neppure rivestito di Cristo; ne consegue che sembra necessario ribattezzarlo.

Dice, infatti, l'Apostolo: Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo; ( Gal 3,27 ) ma se non è rivestito di Cristo, non va neppure considerato battezzato in Cristo.

Del resto, se noi diciamo che egli è battezzato in Cristo, ammettiamo che è rivestito di Cristo; ma ammettere questo, è ammettere che egli è un rigenerato.

Ma se è così, anche i peccati gli sono stati rimessi.

Come può dire Giovanni: Chi odia suo fratello è ancora nelle tenebre, ( 1 Gv 2,11 ) se già è avvenuta la remissione dei peccati?

Oppure nello scisma non esiste l'odio fraterno? E chi oserà dirlo, visto che l'origine e l'ostinazione nello scisma non è altro che l'odio fraterno?

11.17 - A Simon Mago sono stati rimessi i peccati?

Essi pensano di risolvere la questione, dicendo: " Se nello scisma non si ha la remissione dei peccati, non si ha né la rinascita dell'uomo nuovo né, di conseguenza, il battesimo di Cristo ".

Noi riconoscendo che da loro il battesimo di Cristo esiste, proponiamo di risolvere un'altra questione: Simon Mago fu lavato col vero battesimo di Cristo?

Risponderanno di sì, costretti dall'autorità della santa Scrittura.

Allora io chiedo loro se ammettono che gli vennero rimessi i peccati. Lo ammetteranno certamente.

Ed io insisto: " E perché Pietro gli disse che non avrebbe preso parte all'eredità dei santi? ". ( At 8,21 )

Replicheranno: " Perché più tardi peccò, volendo comprare con il denaro il dono di Dio, credendo che gli Apostoli ne fossero i venditori ".

12.18 - Il battesimo è vero anche senza la remissione dei peccati

E che succede se al battesimo si è accostato un ipocrita? Gli sono stati o no rimessi i peccati?

Liberi essi di scegliere. Qualunque scelta ci sta bene.

Se dicono che gli sono stati rimessi, replichiamo: " Come può lo Spirito Santo che ammaestra fuggire l'ipocrisia ( Sap 1,5 ) se ha operato in lui la remissione dei peccati? ".

Se dicono che non gli sono stati rimessi, chiedo: Se, in seguito, egli confessa la sua finzione con cuore contrito e con sincero dolore, si riterrà di ribattezzarlo?

Se questo è un discorso insensato, allora ammettano che un uomo può essere battezzato con il vero battesimo di Cristo, e impedire così al suo cuore, che persevera nella malizia e nel sacrilegio, la remissione dei peccati; e quindi capiscano che ci si può far battezzare nelle comunioni separate dalla Chiesa, nelle quali il battesimo di Cristo si dà e si riceve con lo stesso rito sacramentale.

Esso giova alla remissione dei peccati solo quando uno, riconciliatosi con l'unità, si libera dal sacrilegio dello scisma, che ritiene i suoi peccati, e non ne permette il perdono.

Colui che si era accostato al battesimo con finzione non deve essere ribattezzato, ma solo purificato con una santa correzione e una sincera confessione - ciò che non sarebbe possibile a chi è senza battesimo - affinché cominci a giovargli per la salvezza ciò che gli è stato dato prima, in quanto la sincera confessione ha rimosso la finzione.

Così colui che, nemico della carità e della pace, ha ricevuto il battesimo di Cristo, che non hanno perso quanti si sono separati con l'eresia o con lo scisma, cioè con un crimine sacrilego che impediva la remissione dei suoi peccati, non va ribattezzato quando si emenderà e verrà alla società e all'unità, della Chiesa.

La riconciliazione e la pace fanno sì che, nell'unità, incominci a giovare alla remissione dei suoi peccati, quel sacramento che, ricevuto nello scisma, non poteva giovare.

12.19 - L'ipocrita riceve subito la remissione dei peccati, ma essi ritornano subito a causa dell'ipocrisia

Supponiamo che dicano: a colui che si è accostato al battesimo con finzione, in quell'istante i peccati sono stati rimessi per la santa potenza di questo grande sacramento; tuttavia per colpa della sua finzione sono subito tornati.

Così, lo Spirito Santo, da una parte è stato presente nel battezzato per allontanarne i peccati, dall'altra ha fuggito la perseveranza nella finzione perché tornassero.

In tal modo sono veri entrambi i testi: Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo ( Gal 3,27 ) e: Lo Spirito Santo che ammaestra fuggirà chi agisce con finzione. ( Sap 1,5 )

Quindi da una parte la santità del battesimo lo riveste di Cristo, e dall'altra la malizia della finzione lo sveste di Cristo.

Come succede quando uno passa dalle tenebre alle tenebre attraverso la luce: i suoi occhi sono rivolti continuamente verso le tenebre e la luce non può inondarlo che di passaggio.

Ebbene, se essi dicono questo, devono capire che accade lo stesso anche a quanti si battezzano fuori dalla comunione della Chiesa, ma con il battesimo della Chiesa il quale, ovunque sia, è santo per se stesso, e perciò non appartiene a quelli che si separano, ma alla Chiesa da cui si separano.

Esso tuttavia è valido anche presso di loro per quel tanto che essi passano, attraverso la sua luce, alle tenebre del loro scisma; ma subito ritornano i peccati che la santità del battesimo in quell'istante aveva perdonati, come ritorna l'oscurità che la luce aveva fugato al suo passaggio.

12.20 - Il battesimo rimette sempre i peccati all'atto in cui si riceve

In realtà che i peccati rimessi ritornano dove manca la carità fraterna, il Signore lo insegna molto chiaramente quando parla di quel servo che fu trovato debitore di diecimila talenti, ma gli furono rimessi tutti perché si mise a supplicare.

Questo servo viceversa non ebbe pietà di un suo conservo che gli doveva cento denari; perciò il padrone gli ordinò di restituirgli tutto quanto gli aveva condonato. ( Mt 18,23-34 )

Ora il momento in cui si riceve il perdono attraverso il battesimo è come il tempo del rendiconto: si condonano tutti i debiti che sono pendenti.

Tuttavia quel servo in seguito non rimise al suo conservo il debito contratto e, perché questi non poteva restituirglielo, non ebbe pietà di lui.

Viceversa, quel suo conservo era già in debito con lui quando questi, presentandosi al suo padrone per il rendiconto, si era visto condonare un debito tanto grande, mentre egli non aveva condonato al suo conservo ciò che gli doveva, eppure si era avvicinato al padrone per farsi condonare il suo debito.

Lo indicano le parole del conservo: Abbi pazienza con me e ti restituirò tutto. ( Mt 18,26 )

Altrimenti gli avrebbe detto: " Già me lo avevi condonato; perché me lo chiedi di nuovo? ".

Lo esprimono meglio le parole del Signore: Appena uscito, quel servo incontrò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari. ( Mt 18,28 )

Non ha detto: " Al quale egli aveva già condonato un debito di cento denari ".

Se infatti glielo aveva condonato, non glielo doveva.

Ma poiché si dice: Gli doveva, è evidente che non glielo aveva condonato.

Certo, sarebbe stato meglio o piuttosto più conveniente per un sì grande debitore, che stava per rendere conto e aspettava la misericordia del suo padrone, che fosse stato lui, il primo, a condonare il debito al suo conservo e quindi andare al rendiconto, in cui doveva implorare la misericordia del padrone.

Tuttavia, il debito che egli non aveva ancora condonato al suo conservo, non impedì al suo padrone di condonare a lui, all'atto del rendiconto, l'intero debito.

Ma che gli giovò, dal momento che sul suo capo tornarono subito di nuovo tutti i debiti, a causa dell'odio che persisteva in lui?

Così, non si può impedire alla grazia del battesimo di rimettere tutti i peccati, anche se nel cuore di colui a cui si rimettono, persiste l'odio fraterno.

Infatti si rimette, per il giorno di ieri e per il precedente, nell'ora e nel momento che precede il battesimo e durante il battesimo.

Ma dopo, il battezzato incomincia subito ad essere colpevole, non solo dei giorni, delle ore e dei minuti successivi, ma anche di quelli passati, poiché ritornano tutti i peccati già rimessi.

E questo accade spesso nella Chiesa.

13.21 - Se vengono rimessi i peccati a chi si fa battezzare in pericolo di morte con l'odio nel cuore

Capita spesso, infatti, che un uomo abbia un nemico che odia molto ingiustamente, sebbene il Signore ci comandi di amare anche i nemici ingiusti e di pregare per loro. ( Lc 6,27 )

Ma di fronte ad un improvviso pericolo di morte, egli comincia ad agitarsi e chiede il battesimo che riceve talmente in fretta, che il pericolo incombente permette appena di porre le poche domande essenziali; quanto meno permette un discorso molto lungo, per scacciare l'odio dal suo cuore, anche se il battezzatore ne è al corrente.

Si sa che questi fatti non cessano di accadere non solo da noi, ma anche da loro.

Che dire allora? Sono rimessi o no i peccati a quest'uomo? Scelgano in piena libertà come vogliono.

Se infatti gli sono rimessi, ritornano subito: il Vangelo lo dice, la Verità lo proclama.

Ma, o che siano rimessi o che non siano rimessi, in seguito è necessaria una medicina.

Tuttavia se egli vivrà e saprà che deve correggersi dall'odio e si corregge, non viene ribattezzato né presso di loro e né presso di noi.

Questo vale anche per le cose che gli scismatici o gli eretici hanno e fanno in modo non diverso dalla vera Chiesa; quando essi vengono da noi, noi non gliele correggiamo, ma piuttosto le approviamo: perché in ciò che non dissentono da noi non sono separati da noi.

Tuttavia, poiché esse non giovano a niente, fin quando sono scismatici o eretici, e per colpa delle altre cose in cui dissentono dalla verità e per l'immane crimine dello scisma, sia che in essi i peccati restino e sia che, rimessi, ritornino subito, noi li esortiamo a venire alla salvezza della pace e della carità, non solo per avere ciò che non avevano, ma perché cominci a giovare loro ciò che avevano.

14.22 - Il battesimo che hanno gli eretici e gli scismatici non è loro ma di Cristo

Invano, quindi, ci dicono: " Se voi accettate il nostro battesimo, che cosa abbiamo in meno, sì da ritenere che noi dobbiamo occuparci della vostra comunione? ".

Noi replichiamo: Non è il vostro battesimo che noi accettiamo: il battesimo non è né degli scismatici e né degli eretici, ma di Dio e della Chiesa, ovunque lo si trovi e dovunque lo si porti.

Di vostro avete solo i sentimenti malvagi, la condotta sacrilega e l'empio scisma.

Infatti, se voi aveste e credeste tutta la verità, e tuttavia perseveraste in uno scisma contrario al vincolo della pace fraterna e all'unità di tutti i fratelli - i quali nel mondo si rivelano come sono stati promessi, e di cui voi non avete mai assolutamente potuto conoscere e valutare le ragioni e le intenzioni per poterli giustamente condannare, e quindi non possono essere colpevoli di avere creduto più ai giudici ecclesiastici che ai litiganti -, in questo caso voi avete in meno solo ciò che ha in meno chi non ha la carità. ( 1 Cor 13,2 )

Ma che bisogno c'è, ormai, di ripeterlo? Andate voi stessi a vedere nell'Apostolo, quanto vale ciò che avete in meno.

Ma che interessa se colui che non ha la carità viene portato fuori dal vento della tentazione o rimane dentro per essere separato dalla messe, nella vagliatura finale?

Eppure anche questi, se già sono nati una prima volta mediante il battesimo, non occorre che rinascano una seconda.

15.23 - La Chiesa partorisce frutti nel battesimo come dal seme del suo Sposo

È la Chiesa, certo, che partorisce tutti con il battesimo: o dentro, cioè nel suo grembo, o fuori, dal seme del suo Sposo.

Sennonché, mentre Esaù, che era nato dalla sposa, a causa della discordia fraterna venne separato dal popolo di Dio, ( Gen 25,23 ) Aser, che era nato con il consenso della sposa, ma da una schiava, grazie alla concordia fraterna ricevette la terra promessa. ( Gen 30,13 )

Così non fu una madre schiava a danneggiare Ismaele e a farlo separare dal popolo di Dio, ma fu la discordia fraterna, e né gli giovò il consenso della sposa, di cui era maggiormente figlio perché, in virtù dei suoi diritti coniugali, era stato concepito nella schiava e accolto dalla schiava. ( Gen 16,11; Gen 17,20 )

Così è anche presso i Donatisti: per il diritto della Chiesa sul battesimo, nascono tutti quelli che nascono; ma se essi vivono d'accordo con i fratelli, verranno alla terra promessa, grazie all'unità della pace, e non è necessario che siano di nuovo espulsi dal grembo materno, ma solo riconosciuti nel seme del padre; se invece persevereranno nella discordia, faranno parte dell'eredità di Ismaele.

Ora, prima uscì Ismaele e poi Isacco; prima Esaù e poi Giacobbe; non perché l'eresia partorì prima della Chiesa o che la Chiesa partorì prima gli uomini carnali o animali e poi gli spirituali, ma perché nella nostra condizione mortale di discendenti da Adamo, " non precede ciò che è spirituale, ma ciò che è animale ", ( 1 Cor 15,46 ) e lo spirituale viene dopo.

È proprio dal senso animale, poiché l'uomo animale non comprende le cose dello Spirito di Dio, ( 1 Cor 2,14 ) che nascono tutte le discordie e gli scismi.

E l'Apostolo dice che quanti perseverano in questo senso appartengono al Vecchio Testamento, ( Gal 4,24 ) cioè alla cupidigia delle promesse terrene, che sono, sì, figura delle spirituali, ma l'uomo animale non comprende le cose dello Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,14 )

15.24 - Quali uomini appartengono al Vecchio Testamento e quali al Nuovo

Dunque, in qualunque tempo sono apparsi in questa vita uomini tali che, pur essendo già istruiti nel corso dei secoli dai sacramenti divini, hanno ancora sentimenti carnali, e aspettano e desiderano da Dio beni carnali, in questa e nell'altra vita, essi sono uomini animali.

Quanto alla Chiesa, che è il popolo di Dio nel pellegrinaggio di questa vita, essa è una realtà antica che, in alcuni uomini, possiede una parte animale, in altri, invece, una spirituale: agli animali spetta il Vecchio Testamento, agli spirituali il Nuovo.

Ma nei primi tempi, da Adamo a Mosè, essi erano entrambi nascosti.

È stato Mosè a manifestare il Vecchio; ma in esso si nascondeva il Nuovo, poiché vi era segretamente significato.

Ma dopo che il Signore è venuto nella carne, ( 1 Gv 4,2 ) il Nuovo è stato rivelato; ora, mentre i sacramenti del Vecchio sono cessati, queste concupiscenze non sono cessate.

Tra i cristiani, infatti, vi sono di quelli che l'Apostolo, benché siano già nati mediante il sacramento del Nuovo Testamento, considera ancora uomini animali, incapaci di percepire le cose dello spirito di Dio. ( 1 Cor 2,14 )

Come, infatti, nei sacramenti del Vecchio Testamento, vivevano alcuni spirituali, che naturalmente appartenevano misteriosamente al Nuovo Testamento, che allora era nascosto, così anche ora, nel sacramento del Nuovo Testamento, che è già stato rivelato, vivono molti uomini animali.

Ma se essi si rifiutano di progredire nella percezione delle cose dello spirito di Dio, alla quale li esorta la parola dell'Apostolo, apparterranno al Vecchio Testamento.

Se invece progrediscono, prima di coglierlo, grazie a questo progresso e alla loro disposizione, appartengono al Nuovo.

E se prima di diventare spirituali, sono rapiti da questa vita, poiché sono custoditi dalla santità del sacramento, sono annoverati nella terra dei viventi, dove c'è la nostra speranza e la nostra porzione, il Signore. ( Sal 142,6 )

E io non trovo quale senso più vero può avere questo versetto: I tuoi occhi hanno visto la mia imperfezione, se si considera il seguito: E nel tuo libro vi saranno scritti tutti. ( Sal 139,16 )

16.25 - Uomini spirituali e carnali

Ora, colei che partorì Abele, Enoch, Noè ed Abramo, partorì anche Mosè e i profeti successivi, prima dell'avvento del Signore; e colei che partorì questi, partorì anche gli Apostoli, i nostri martiri e tutti i buoni cristiani.

È vero, tutti questi sono certamente apparsi sulla terra in epoche diverse, ma sono inclusi nella società di un unico popolo, e hanno esperimentato, come cittadini di una stessa città, le fatiche di questo pellegrinaggio; alcuni di loro le esperimentano ora e gli altri le sperimenteranno sino alla fine.

Parimenti, colei che partorì Caino, Cam, Ismaele ed Esaù, partorì anche Datan ed altri suoi simili nello stesso popolo; e colei che partorì questi, partorì anche Giuda, il falso apostolo, Simon Mago e tutti i falsi cristiani, fino ai nostri giorni: uomini tenacemente ostinati nei loro sentimenti animali, o che siano mescolati nell'unità o che ne dissentano con aperta rottura.

Ma quando questi falsi cristiani sono evangelizzati dagli spirituali e istruiti nei sacramenti, li partorisce, per così dire, personalmente Rebecca, come Esaù. ( Gen 25,25 )

Quando invece a generarli sono quelli che annunciano il Vangelo ( Fil 1,17 ) nel popolo di Dio senza retta intenzione, è Sara che li partorisce, ma da Agar. ( Gen 16,15 )

Parimenti, quando nascono i buoni spirituali, quantunque evangelizzati e battezzati dagli uomini carnali, li partoriscono, sì, Lia o Rachele in virtù del diritto coniugale, ma dal grembo della schiava. ( Gen 30,3 )

Quando invece sono gli uomini spirituali a generare al Vangelo i buoni fedeli che, o raggiungono il senso della maturità spirituale, o non cessano di tendervi, o non lo fanno perché non possono, allora essi nascono alla nuova vita e al Nuovo Testamento, come Isacco nacque dal grembo di Sara e come Giacobbe da quello di Rebecca.

17.26 - I veri figli della Chiesa

Gli uomini carnali quindi, sembrino dentro o siano palesemente fuori, ciò che è carne è carne; ( Gv 3,6 ) e sia che restino nell'aia con la propria sterilità o che ne siano portati fuori al momento della tentazione, come dal vento, ciò che è paglia è paglia. ( Mt 3,12 )

Ed è sempre separato dall'unità della Chiesa senza macchia e senza ruga, ( Ef 5,27 ) anche chi è mescolato all'assemblea dei santi, ma vive nell'indurimento della carne.

Noi però non dobbiamo disperare di nessuno, né di chi sta dentro e si rivela peccatore, né di chi sta fuori ed è un avversario più aperto.

Quanto agli spirituali e a quelli che tendono a questo fine con religioso zelo, essi non escono fuori dalla Chiesa; infatti, anche quando sembra che ne siano espulsi dalla perversità o dalla costrizione degli uomini, allora danno prova maggiore che se restassero dentro, perché non si mettono in nessun modo contro la Chiesa, ma si radicano sulla solida roccia dell'unità con il tronco robustissimo della carità.

Si riferisce a questo, infatti, quanto si legge nel sacrificio di Abramo: Ma gli uccelli non li divise. ( Gen 15,10 )

18.27 - Il Donatismo prende nome da Donato

Sulla questione del battesimo penso di avere già discusso abbastanza.

E poiché si tratta di uno scisma molto evidente, che viene chiamato dei Donatisti, non ci resta che credere con amore, sul battesimo, la dottrina che la Chiesa universale, lontana dal sacrilegio dello scisma, custodisce.

Se in essa, tuttavia, su questa questione, alcuni la pensavano in un modo e altri in un altro, salva la pace, finché un concilio universale non avesse preso una decisione chiara e autorevole, la carità dell'unità copriva l'errore dell'umana fragilità, come sta scritto: La carità copre la moltitudine dei peccati. ( 1 Pt 4,8 )

In effetti, se essa manca, è inutile avere gli altri doni; se c'è, non averne alcuni è una venialità.

18.28 - L'autorità di Cipriano e l'esempio della sua vita

Negli scritti del beato martire Cipriano esistono importanti prove, per cui io passerei a parlare di lui, visto che della sua autorità i Donatisti si vantano carnalmente, benché la sua carità li uccida spiritualmente.

In realtà, ai suoi tempi, prima che il consenso di tutta la Chiesa confermasse, con la decisione di un concilio plenario, la dottrina da seguire in questa questione, Cipriano con una ottantina di suoi colleghi, vescovi delle Chiese africane, credette che ogni persona battezzata fuori della comunione della Chiesa cattolica, venendo alla Chiesa, dovesse ribattezzarsi.

Che questa non fosse una decisione giusta, senza dubbio il Signore non lo rivelò a questo grande uomo, proprio per mettere in evidenza la sua santa umiltà e carità nel custodire in modo salutare la pace della Chiesa, e perché, non solo ai cristiani di quell'epoca, ma anche ai posteri, egli fosse additato come una testimonianza, diciamo così, medicinale.

In effetti, benché Cipriano, un vescovo di grande merito, capo di una illustre Chiesa, uomo di grande cuore, di ricca eloquenza e di grande virtù, avesse, sul battesimo, un'idea discordante da quella che una ricerca più attenta della verità avrebbe confermata; e benché molti suoi colleghi seguissero, anche se non ancora chiaramente messo in luce, l'insegnamento che l'antica consuetudine della Chiesa e, più tardi, tutto il mondo cattolico abbracciarono, egli non si separò da quanti avevano una idea diversa, per creare una comunione a parte; né cessò di persuadere gli altri a sopportarsi a vicenda nell'amore studiandosi di conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo della pace. ( Ef 4,2-3 )

Così, pur restando intatto l'organismo del corpo, se un membro avesse una infermità, avrebbe ricevuto forza dalla salute degli altri, piuttosto che, amputandolo, si dichiarasse che non ci si preoccupava della cura.

Ma ammettiamo che Cipriano si fosse separato: quanta gente l'avrebbe seguito!

Quanta notorietà si sarebbe fatta! E quanto sarebbero più diffusi i Ciprianisti che i Donatisti!

Ma egli non era un figlio della perdizione, ( Gv 17,12; 2 Ts 2,3 ) di cui è stato detto: Li hai abbattuti, mentre essi si innalzavano, ( Sal 73,18 ) ma era un figlio della pace della Chiesa che, pur ricco di tanta luce interiore, non vide un aspetto della verità, affinché tramite lui, si rivelasse una verità più grande.

Dice, infatti, l'Apostolo: Vi voglio mostrare una via migliore.

Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo suonante e un cembalo squillante. ( 1 Cor 12, 31-13,1 )

Cipriano quindi non ha penetrato a fondo, fino a vedere il mistero del sacramento; ma se anche avesse conosciuto tutti i misteri e non avesse avuto la carità, non sarebbe niente. ( 1 Cor 13,2 )

Tuttavia malgrado avesse una conoscenza meno profonda del sacramento, conservò la carità, umilmente, fedelmente e saldamente, e meritò di giungere alla corona del martirio.

Così, se per l'umana condizione si era insinuata una nube nella sua lucida mente, il sereno glorioso del suo sangue fulgente la dissipò.

Non è infatti senza motivo che il Signore nostro Gesù Cristo, dopo avere detto che Lui era la vite e i suoi come i tralci nella vite, ha aggiunto che i tralci si recidono e si tolgono dalla vite come rami inutili e infruttuosi. ( Gv 15,1ss )

Ma qual è il frutto, se non quel nuovo dono, di cui dice: Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri? ( Gv 13,34 )

Ecco, è questa la carità senza la quale il resto non serve a niente.

Dice ancora l'Apostolo: Il frutto dello spirito, poi, è la carità, la gioia, la pace, la longanimità, la benignità, la bontà, la fedeltà, la mansuetudine, la continenza. ( Gal 5,22-23 )

Ora, tutte queste virtù partono dalla carità e formano, insieme ad essa, una specie di grappolo meraviglioso.

Non è senza motivo che il Signore ha aggiunto: I tralci che in me portano frutto, il Padre mio li pota, perché portino più frutto, ( Gv 15,2 ) ma perché anche quelli che eccellono nel frutto della carità, possono avere qualcosa che va purificata e che l'agricoltore non lascia incoltivata.

Dunque, che questo santo uomo, il quale sul battesimo aveva un'idea diversa dalla verità, che venne approfondita e confermata più tardi dopo uno studio molto attento, sia rimasto nell'unità cattolica, da una parte gli è stato ricompensato con l'abbondanza della carità, dall'altra egli è stato potato con la falce del martirio.

19.29 - I Donatisti oppongono l'autorità di Cipriano agli ignoranti

Ma perché non sembri che per sottrarmi alle prove io inizio a celebrare la lode del beatissimo martire, lode non sua, per la verità, ma di Colui che lo ha tanto innalzato con la sua grazia, citiamo le prove dalle sue opere: saranno esse a chiudere definitivamente la bocca ai Donatisti.

È appunto la sua autorità, che i Donatisti obiettano agli ignoranti, per dimostrare che, ribattezzando i fedeli che vanno da loro, agiscono quasi rettamente.

Quanto sono miserabili! Se non si correggono, si condannano da se stessi!

Di un uomo così grande, infatti, essi scelgono di imitare ciò che non gli fu nocivo, visto che si incamminò con passi pieni di perseveranza, verso quella pace dalla quale si sono allontanati i Donatisti che non conoscono la via della pace. ( Sal 14,3 )

Vero è che il battesimo di Cristo è santo ovunque, e sebbene si trovi anche tra gli eretici e gli scismatici, esso, tuttavia, non è né dell'eresia e né dello scisma.

Ecco perché non vanno battezzati neppure quelli che passano da lì alla Cattolica.

Comunque, un conto è questo, e un conto è ritenere che quanti deviano dalla pace cattolica e precipitano nella tetra fossa dello scisma, siano, per di più, da ribattezzarsi.

In effetti, mentre i seni della carità coprivano quel neo sul candore di questa santa anima, il loro volto irrequieto mette in mostra la fuliggine della loro bruttezza infernale.

Ma per quanto concerne l'autorità del beato Cipriano, la tratteremo riprendendo il discorso daccapo.

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