Contro Adimanto

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1.1 - Antitesi: Gen 1,1s. - Gv 1,10 ( la creazione )

I Manichei, oltremodo stolti, ritengono che il passo della Legge - da: In principio Dio creò il cielo e la terra a: E fu creata la sera e fu creata la mattina: primo giorno ( Gen 1,1-5 ) - sia in contrasto con il Vangelo; essi affermano infatti che nella Genesi è scritto che Dio creò il cielo e la terra e la luce da se stesso, mentre nel Vangelo è scritto che il mondo è stato creato con l'intervento di nostro Signore Gesù Cristo, là dove si dice: E il mondo fu creato per mezzo di lui, e il mondo non lo ha riconosciuto. ( Gv 1,10 )

Si possono tuttavia far loro tre obiezioni.

Innanzi tutto quando si dice: In principio Dio creò il cielo e la terra, il cristiano lo intende riferito alla stessa Trinità, in cui sono compresi non solo il Padre, ma anche il Figlio e lo Spirito Santo.

Noi non crediamo infatti in tre divinità, ma in un solo Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, sebbene il Padre sia Padre, il Figlio sia Figlio e lo Spirito Santo sia Spirito Santo.

Di questa unicità della Trinità sarebbe lungo trattare in questa sede.

In secondo luogo dove si dice: Dio disse: " Sia ", e così fu, bisogna intendere che egli ciò che fece lo fece per mezzo del Verbo.

Naturalmente il Verbo del Padre è il Figlio.

Per questo motivo il capitolo della Genesi, dove si trova scritto: E Dio disse: "Sia", e così fu, non contrasta con quel passo del Vangelo dove si afferma: E il mondo fu creato per mezzo di lui, vale a dire per mezzo di nostro Signore, dal momento che egli stesso è il Verbo del Padre per cui ogni cosa è stata creata.

Infine se non si ritiene che nella Genesi si alluda al Figlio, perché non è detto espressamente che Dio ha creato per mezzo del Figlio; neanche nel Vangelo Dio nutre gli uccelli per mezzo del Figlio e veste i gigli ( Mt 6,26-30 ) e compie tutte le altre innumerevoli cose che lo stesso Signore afferma siano compiute da Dio Padre, quantunque non dica che le faccia per mezzo del Figlio.

Inoltre i Manichei portano a sostegno quanto di nostro Signore Gesù Cristo dice l'Apostolo: Egli è il primogenito di ogni creatura; e per mezzo suo sono state create tutte le cose in cielo ed in terra, visibili ed invisibili; ( Col 1,15-16 ) ritengono che tali espressioni siano in contrasto colla Genesi, dove si afferma che Dio ha creato il mondo, ma non viene fatta alcuna particolare menzione del Figlio: fortemente si ingannano.

Non tengono conto infatti che, se così fosse, sarebbe l'Apostolo stesso a contraddirsi, tenuto conto che in un altro passo lo definisce il solo, dal quale, grazie al quale e per il quale sono tutte le cose ( Rm 11,36 ) e non fa menzione del Figlio.

Come in questo caso non viene fatta menzione del Figlio e tuttavia lo si discerne, similmente avviene anche nella Genesi; e allo stesso modo in cui non vi è contraddizione tra questi due luoghi di Paolo, neppure ve ne è tra Genesi e Vangelo.

2.1 - Antitesi: il riposo di Dio

I Manichei contestano anche il passo in cui è scritto: Dio nel sesto giorno portò a compimento tutte le sue opere che aveva fatto e si riposò nel settimo giorno di tutte quelle medesime opere che aveva fatto ( Gen 2,2 ) ed affermano che quanto sta scritto nella Genesi - che Dio nel settimo giorno si riposò di tutte le sue opere che aveva fatto - è contraddetto dal Nuovo Testamento.

Infatti nel Vangelo il Signore dice: Il Padre mio opera fino ad ora. ( Gv 5,17 )

Ma questa affermazione non è in alcun modo contraddittoria.

Il Signore infatti confuta l'errore dei Giudei, i quali ritenevano che Dio si fosse riposato nel settimo giorno e di conseguenza da allora non operasse alcunché.

Ma Dio si riposò da tutte le sue opere che aveva fatto, nel senso che non continuò a creare il mondo e le cose che in esso vi sono, non certo nel senso che si riposasse anche dal governo del mondo.

Non è scritto infatti: Dio si riposò di tutte le opere sue in modo tale da non operare più in seguito, ma è scritto: Dio si riposò di tutta l'opera che aveva fatto, sicché successivamente operò non con la creazione del mondo, dalla quale aveva cessato dopo il suo compimento, ma governandolo; ed in questo senso il Signore ha inteso dire che Dio è ancora operante.

Quel riposo non significa che Dio dopo la sua fatica abbia cercato un'interruzione, ma che cessò dalla creazione delle cose nel loro ordine naturale dopo averle portate a termine, quantunque continui ad operare fino ad ora nel governarle.

2.2 - Il riposo del sabato nel senso spirituale dei credenti

I Giudei d'altra parte non comprendevano l'osservanza del sabato, ritenendo infatti che bisognasse astenersi anche da quelle azioni necessarie alla buona salute degli uomini.

Perciò il Signore li redarguisce anche in altri passi con gli stupendi esempi del bue caduto in un pozzo e della bestia che viene sciolta per essere condotta ad abbeverarsi. ( Lc 14,5; Lc 13,15 )

Il sabato del resto non è stato rifiutato dai Cristiani, ma meglio compreso.

Esso infatti ha cessato di essere osservato nel suo significato carnale, ma è recepito nel suo significato spirituale dai credenti, i quali comprendono le parole del Signore che prescrive il riposo dicendo: Venite a me, voi che siete affaticati, e io vi ristorerò.

Prendete il mio giogo sopra di voi, e imparate da me poiché sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.

Il mio giogo infatti è dolce, e il mio carico è leggero. ( Mt 11,28-30 )

È questo il sabato, è questo il riposo indicato dalla Scrittura, che i Giudei non comprendevano e carnalmente nell'economia dei tempi seguivano l'ombra, il cui corpo, se così si può dire, cioè la verità, doveva essere data a noi.

Ma come dopo la creazione del mondo è stato introdotto il riposo di Dio, allo stesso modo anche noi conseguiremo il riposo promesso, dopo avere compiuto le nostre opere terrene, se saranno giuste, nella settima ed ultima parte di questo secolo, di cui sarebbe lungo discutere.

In conclusione il Signore non abroga l'Antico Testamento, ma spinge ad una sua più intima comprensione; egli non abolisce il sabato, affinché venga meno ciò che esso figurava, ma piuttosto lo svela, affinché appaia quel che in esso vi era nascosto.

3.1 - L'Antico Testamento non contrasta il detto del Signore che bisogna lasciare la propria sposa per il regno dei cieli

Si trova scritto nella Genesi: E Dio disse: Non è bene che l'uomo sia solo; facciamogli un aiuto.

Allora Dio infuse il sonno in Adamo e questi si addormentò; poi prese una delle sue costole dalla quale formò Eva che condusse ad Adamo; e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie. ( Gen 2, 18. 21-22.24 )

I Manichei contestano anche questo passo, dicendo che l'opinione ivi espressa, cioè che Dio abbia formato la donna e l'abbia unita all'uomo, contrasta con il Nuovo Testamento.

Infatti il Signore dice nel Vangelo: Chiunque avrà lasciato la casa o la sposa o i genitori o i fratelli o i figli per il regno dei cieli, riceverà cento volte tanto nel tempo presente e nel secolo futuro possederà la vita eterna. ( Mt 19,29; Mc 10,29-30; Lc 18,29-30 )

Io mi stupisco che in questa loro critica essi siano tanto accecati, o per meglio dire non mi stupisco affatto: Li ha accecati - così sta scritto - la loro malizia. ( Sap 2,21 )

Chi non si accorge di quante raccomandazioni si trovino nel Nuovo Testamento sull'obbligo di amare la propria sposa?

Allora perché dire che l'Antico Testamento è in contrasto con il detto del Signore che piuttosto bisogna lasciare la propria sposa per il regno dei cieli, e non che è il Nuovo Testamento stesso a contraddirsi?

Ma affermare una cosa di questo genere sarebbe sacrilego.

Infatti i passi che agli ignoranti appaiono contraddittori bisogna cercare di comprenderli e non contestarli in maniera avventata.

3.2 - A dire il vero il Signore, essendo stato interrogato dai Giudei se ritenesse lecito che la moglie fosse rimandata con l'atto di ripudio, rispose loro con queste parole: Non avete letto forse che chi creò l'uomo da principio, li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una carne sola?

Così che non sono più due, ma una carne sola.

Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi.

Gli dissero: Perché allora Mosè ha ordinato di dare l'atto di ripudio e di mandarla via?

Disse loro Gesù: Per la durezza dei vostri cuori Mosè vi ha permesso di mandare via le vostre mogli, ma da principio non fu così.

D'altra parte vi dico: Chiunque manderà via la propria moglie, tranne che a motivo di fornicazione, la renderà adultera; ed egli stesso, se sposerà un'altra, commette adulterio. ( Mt 19,3-9 )

Ecco dunque ribadito dal Signore stesso, contro l'ignoranza dei Giudei, il senso del pensiero espresso nell'Antico Testamento.

Nello stesso tempo dà atto a Mosè che a motivo della durezza del loro cuore permise il divorzio.

Ma forse i Manichei pensano che anche il Vangelo contraddica se stesso?

Potrebbero osare dire che questo testo non è autentico ed è stato aggiunto da falsari della Scrittura ( infatti sono soliti dirlo, quando non sanno cosa controbattere ); allora chiunque altro potrebbe ritenere come un'aggiunta e false le parole che essi stessi invece ammettono che il Signore abbia pronunziato: Chiunque lascerà la casa o la sposa o i genitori o i figli per il regno dei cieli, ( Mt 19,29 ) e ciò che segue?

Non si rendono neanche conto, poveretti, che con le loro affermazioni cercano di smantellare tutta la fede cristiana.

D'altra parte la vera fede e la dottrina della Chiesa cattolica conferma che entrambi i detti sono veri e sono stati pronunziati dal Signore; essi non sono per nulla in contrasto tra loro: infatti sia l'unione di marito e moglie proviene dal Signore, come pure dal Signore proviene l'abbandono della moglie per il regno dei cieli.

Non è certo perché Gesù Cristo ha resuscitato i morti ed ha dato loro la vita, che la vita stessa non deve essere lasciata per il regno dei cieli.

Allo stesso modo quantunque il Signore abbia assegnato all'uomo una moglie, tuttavia, se necessario, essa deve essere lasciata per il regno dei cieli.

In ogni caso ciò non è sempre necessario, secondo quanto dice l'Apostolo: Se uno che professa la nostra fede ha la moglie non credente, e questa consente a stare con lui, non la ripudi. ( 1 Cor 7,12 )

Evidentemente vuol significare che se non consente a stare con lui, cioè se non approva la sua fede in Cristo e non lo sopporta proprio perché è cristiano, deve essere lasciata per il regno dei cieli, come l'Apostolo stesso afferma successivamente: Ma se il non credente vuole separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono infatti soggetti a servitù. ( 1 Cor 7,15 )

Se dunque chi rinuncia al regno dei cieli, perché non vuole rinunciare alla moglie che non sopporta un marito cristiano, non riceve l'approvazione del Signore; similmente non riceve l'approvazione del Signore un marito che lascia la moglie, dopo averle dato l'atto di ripudio, se non sussiste il motivo di fornicazione o per ottenere il regno dei cieli.

Non vi è in sostanza alcuna contraddizione tra questi due passi del Vangelo e neppure ve ne è tra il Vangelo e l'Antico Testamento: infatti ivi la donna si unisce all'uomo affinché insieme acquistino meriti per possedere il regno dei cieli, ma allo stesso modo viene prescritto di lasciare la moglie qualora impedisca al marito di possedere il regno dei cieli.

3.3 - E quando l'Apostolo ammonisce mariti e mogli, entrambi cristiani, non lo fa forse con queste parole: Amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa, e ha dato se stesso per lei? ( Ef 5, 25.22 )

E: Le mogli siano sottomesse ai loro mariti come al Signore, perché anche la Chiesa è sottomessa a Cristo?

E le parole dell'Antico Testamento - Per questo l'uomo abbandonerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una sola carne - che questi tapini di Manichei scherniscono, non sono forse intese dall'Apostolo come un grande mistero quando afferma: Questo mistero è grande, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa?

Ed aggiunge: Quindi ciascuno ami la propria moglie come se stesso e la donna sia rispettosa verso il marito. ( Ef 5,31-33 )

E non indica forse in maniera molto evidente anche in un altro passo che la natura e l'unione dei due sessi ha avuto per creatore ed ordinatore il Signore Iddio?

Dice infatti: Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna.

Come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna: tutto poi proviene da Dio. ( 1 Cor 11,11-12 )

Se tenessero conto di tutte queste asserzioni, i Manichei non annebbierebbero gli inesperti separando dal loro contesto alcuni testi scritturistici e contrapponendoli artatamente tra loro; al contrario essi si accorgerebbero che tanto nell'Antico quanto nel Nuovo Testamento è stato l'unico Spirito Santo a scrivere e tramandare ogni cosa.

3.4 - Infatti anche nell'Antico Testamento si trovano nel profeta Isaia diverse promesse riferite agli eunuchi, pertanto non credano che sia stato solamente il Signore a lodarli nel Nuovo Testamento, là dove dice che vi sono alcuni i quali si sono castrati per il regno dei cieli ed aggiunse: Chi può capire, capisca. ( Mt 19,12 )

Infatti anche Isaia dice così: Queste sono le parole che il Signore dice agli eunuchi: quanti osserveranno i miei precetti e sceglieranno le cose a me gradite, e saranno capaci di rispettare la mia alleanza, a loro darò nella mia casa e tra le mie mura un posto e un nome molto migliore di figli e figlie: darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato. ( Is 56,4-5 )

Quel popolo che ricevette l'Antico Testamento, secondo una mirabile e ben ordinata successione dei tempi, prima dell'avvento del Signore, ha avuto una comprensione delle cose in certo senso come di ombre e figure; tuttavia in mezzo ad esso si trovano una predizione e prefigurazione del Nuovo Testamento tali che non è possibile rintracciare, in seno alla dottrina evangelica ed apostolica, insegnamenti e promesse, per quanto profondi e provenienti da Dio, che non siano presenti anche nei libri dell'Antico Testamento.

Vero è che le sante Scritture richiedono non denigratori temerari e superbi, ma lettori diligenti e devoti.

4 - Non c'è opposizione fra la maledizione inflitta a Caino e le parole del Signore ai discepoli di non preoccuparsi del domani

Si legge nella Genesi: Il Signore disse a Caino: Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo.

Ora sii maledetto lungi da quella terra, che per opera della tua mano ha inghiottito ed ha ricevuto il sangue di tuo fratello: dovrai lavorare la terra ed essa non ti darà i suoi frutti. ( Gen 4,10-12 )

Nel loro modo di cavillare su questo passo della Genesi, in cui Caino viene maledetto e viene punito con l'infertilità della terra, e nella loro bramosia di dimostrare che esso è contrario al Vangelo, a me sembra che i Manichei pensino non saggiamente di avere a che fare non con uomini, ma piuttosto con delle pecore, che devono stare ad ascoltarli od a leggere i loro scritti; approfittano in questo modo della loro ignoranza e della loro lentezza d'ingegno, o per meglio dire della cecità del loro animo.

Sostengono infatti che contrastino con quel brano scritturistico le parole che il Signore rivolge ai propri discepoli: Non preoccupatevi per il domani; sarà lo stesso domani infatti a preoccuparsi per sé.

Guardate gli uccelli del cielo, non seminano, né mietono, né ammassano nei granai. ( Mt 6,34 )

Come se si potesse paragonare il parricida Caino con i discepoli di Cristo! Come se, poiché egli meritò la pena della sterilità della terra, di conseguenza subissero la medesima sterilità anche coloro, che al seguito del Signore Gesù Cristo venivano preparati alla predicazione del Vangelo.

In realtà anche in questi due passi, uno della Genesi l'altro del Vangelo, che i Manichei hanno contrapposto come avversi tra loro, vi sono affinità ed accordo tali quali non si potrebbe maggiormente desiderare.

Che cosa vi è infatti di più coerente e di più conveniente del fatto che chi si è macchiato dell'omicidio del proprio fratello venga punito con la sterilità della terra da lui lavorata, e che invece questa, senza che si debbano preoccupare del domani, metta i propri frutti a disposizione di coloro che, predicando la parola di Dio, rendono possibile la salvezza ai fratelli?

Se inorridiscono all'idea che nell'Antico Testamento a causa di una maledizione di Dio la terra fu resa sterile per uno che aveva peccato, come mai non inorridiscono all'idea che nel Nuovo Testamento a causa di una maledizione di nostro Signore Gesù Cristo si sia seccato un albero di fico, ( Mt 21,19 ) pur non avendo commesso il suo padrone alcun peccato?

Allo stesso modo se si compiacciono per le parole con le quali il Signore dice ai discepoli di non preoccuparsi del domani, perché è Dio a prendersi cura del loro nutrimento, come mai non si compiacciono anche per i versi che il profeta cantò: Getta sul Signore la tua preoccupazione ed egli ti darà nutrimento? ( Sal 55,23 )

Insomma è auspicabile che i Manichei comprendano, se ne sono capaci, che sia quelle parole pronunziate da Dio nell'Antico Testamento, che essi non accettano, sono talmente giuste da ritrovarsi anche nel Nuovo Testamento; sia quelle che essi lodano ed esaltano nel Nuovo si ritrovano parimenti nell'Antico.

Di conseguenza a chi considera esattamente le cose non può non apparire manifesta l'armonia dei due Testamenti.

5.1 - Antitesi: chi è il creatore dell'uomo?

Nella Genesi sta scritto: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; ( Gen 1,26 ) i Manichei affermano che anche questo passo della Genesi, in cui si dice che l'uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, è in contrasto col Nuovo Testamento, poiché il Signore nel Vangelo dice ai Giudei: Voi avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro.

Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui, ( Gv 8,44 ) ed inoltre perché in un altro passo gli stessi Giudei vengono definiti " razza di serpenti e di vipere ". ( Mt 3,7; Mt 23,33 )

Non capiscono che l'essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio si riferisce all'uomo prima del peccato, mentre ciò che si afferma nel Vangelo - Voi avete per padre il diavolo - è riferito a dei peccatori e per giunta infedeli.

A dire il vero nelle sacre Scritture il termine " figlio " assume tre accezioni: la prima concernente l'ordine naturale, come nel caso di Isacco, " figlio " di Abramo, o anche degli altri Giudei appartenenti ad una stessa stirpe; la seconda riguardante l'ambito dottrinale, per cui un tale viene chiamato " figlio " del suo maestro: è il caso appunto dell'apostolo Paolo che chiama suoi " figli " coloro che hanno appreso da lui il Vangelo; ( 1 Cor 4,14-15 ) la terza che viene attribuita in modo estensivo, come ancora nel caso dell'Apostolo che ci definisce " figli " di Abramo, in quanto ne imitiamo la fede. ( Gal 3,7 )

Di conseguenza i Giudei, peccatori ed infedeli, sono chiamati dal Signore " figli " del diavolo per due ragioni; o perché hanno appreso da lui la loro empietà, come afferma del diavolo stesso l'Apostolo: Il quale opera ora nei figli della diffidenza; ( Ef 2,2 ) o perché lo imitano, nel qual caso risulta più calzante ciò che di lui si dice: E non ha perseverato nella verità, dal momento che anche i Giudei stessi non perseverarono nella verità della Legge che era stata loro data; il Signore lo attesta con le seguenti parole: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. ( Gv 5,46 )

A causa del veleno dei loro peccati sono definiti inoltre " razza di serpenti e di vipere ".

5.2 - Non è tuttavia solamente la Genesi ad affermare che l'uomo è stato creato ad immagine di Dio, ma lo ribadisce chiaramente anche l'Apostolo quando scrive: L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio, la donna invece è gloria dell'uomo. ( 1 Cor 11,7 )

E affinché si comprenda con evidenza che l'uomo è stato creato ad immagine di Dio non secondo la vecchiezza del peccato che lo corrompe, ma secondo la sua più vera configurazione spirituale, l'Apostolo stesso esorta a spogliarci dell'abitudine al peccato, cioè dell'uomo vecchio, ed a rivestirci di una vita nuova in Cristo, quella ch'egli chiama uomo nuovo.

Parla di un rinnovamento in quanto intende far capire che è una condizione che noi abbiamo in precedenza perduto.

Infatti così si esprime: Spogliandovi infatti dell'uomo vecchio con le sue azioni, vestitevi del nuovo, che si rinnova nella conoscenza di Dio, ad immagine del suo Creatore. ( Col 3,9-10 )

Quindi figli di Dio sono gli uomini rinnovati a sua immagine e sono diventati simili a lui a tal punto da amare i nemici; anche il Signore dice infatti che dobbiamo amare i nostri nemici per essere simili al Padre nostro che sta nei cieli. ( Mt 5,44-45 )

Ed è la Scrittura ad insegnare che questo potere ci è stato dato da Dio stesso, vi si dice infatti: Ha dato loro potere di diventare figli di Dio. ( Gv 1,12 )

Gli uomini sono definiti invece figli del diavolo, quando ne imitano l'empia superbia: allora precipitano giù dalle vette luminose della sapienza e non credono alla verità.

A costoro allude il Signore quando dice: Voi siete figli del diavolo … ( Gv 8,44 ) ecc.

E con questo passo evangelico si accorda quanto dice il profeta: Io ho detto: Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo.

Eppure morirete come uomini e cadrete come un qualsiasi principe. ( Sal 82,6-7 )

6 - Antitesi: legami di sangue e regno di Dio

Anche il passo in cui Dio ordinò di onorare i genitori ( sta scritto nell'Esodo: Onora tuo padre e tua madre  ( Es 20,12 ) ) i Manichei affermano che sia in contrasto con quel passo del Vangelo nel quale ad un tale che diceva: Andrò prima a seppellire mio padre, il Signore rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu vieni ed annunzia il regno di Dio. ( Lc 9,59-60 )

Questa difficoltà si risolve allo stesso modo di quella precedente, relativa alla necessità di lasciare la moglie per il regno dei cieli; infatti dobbiamo onorare i genitori, tuttavia li possiamo trascurare per annunziare il regno di Dio senza macchiarci di alcuna empietà.

Se infatti a motivo di questo insegnamento il Vangelo fosse in contrasto con l'Antico Testamento, lo sarebbe anche con l'Apostolo, il quale esorta i figli ad onorare i genitori ed i genitori ad amare i figli. ( Ef 6,2-4; Col 3,20-21 )

Ma non basta. Potrebbe sembrare che il Signore stesso si contraddica ( però sarebbe empio pensarlo ), poiché in un altro passo dice ad un tale che aspirava ad ottenere la vita eterna: Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti, tra i quali menziona anche: Onora il padre e la madre.

Ottemperando a questi comandamenti ci si eleva anche all'amore di Dio, in cui risiede la totale perfezione.

Infatti l'amore verso il prossimo è un sicuro gradino che conduce all'amore di Dio.

Per questo motivo il Signore rivolto ancora a lui, che risponde di avere osservato tutti i comandamenti, aggiunge che gliene manca uno per essere perfetto: vendere tutto ciò che possiede, donarlo ai poveri e seguirlo. ( Mt 19,17-21 )

È chiaro dunque che il rispetto dei genitori debba avere un grado d'importanza suo proprio, e tuttavia è senza dubbio necessario che a confronto con l'amore di Dio essi siano trascurati, soprattutto se costituiscono un impedimento.

Lo afferma anche l'Antico Testamento: Chi dice al padre o alla madre: Non vi conosco, e chi non riconosce i propri figli, costui ha imparato a conoscere la tua alleanza. ( Dt 33,9 )

In conclusione, se anche nel Nuovo Testamento viene raccomandato il rispetto dei genitori e nell'Antico viene raccomandato di trascurarli, dai due contesti insieme deriva l'accordo dei due Testamenti.

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