Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Dalle parole dell'Apostolo

Gal 6,2-5: " Portate i pesi l'uno dell'altro " e da queste altre: " Ciascuno porterà il proprio fardello "

Contro i Donatisti. Discorso pronunciato poco dopo il Concilio tenuto a Cartagine

1.1 - La legge di Cristo è adempiuta da coloro che portano a vicenda i loro pesi
1.2 - I pesi vanno distinti
2.3 - Due generi di pesi
2.4 - A ciascuno i suoi pesi, i peccati. Il predicatore del mondo, Cristo
3.5 - Il peso dell'avarizia, il peso della pigrizia
4.6 - In luogo dei fardelli dell'avidità si devono accogliere i pesi della carità
4.7 - Cristo che cosa vuole si apprenda da lui. Leggero il peso di Cristo
6.8 - Ciascuno porta un peso: o della cupidigia o della carità
7.9 - I pesi da portare insieme. La povertà: un peso. La ricchezza: un peso
7.10 - I Donatisti ostinati nello scisma dopo il Concilio
7.11 - Chi tollera i perversi, non per ciò stesso partecipa dei loro peccati
8.12 - Ceciliano, assente e innocente, viene condannato. Le leggi degli imperatori contro i Donatisti. Ceciliano assolto tre volte. Primiano
9.13 - I Donatisti: condannati dalla loro stessa sentenza
10.14 - Che cosa trattiene dall'errore i Donatisti
10.15 - Si deve dimostrare pazienza verso di loro

1.1 - La legge di Cristo è adempiuta da coloro che portano a vicenda i loro pesi

Per la parola dell'Apostolo la Verità ci sospinge a portare l'uno dell'altro i nostri pesi: e sul punto stesso in cui ci rivolge l'esortazione, a portare i pesi l'uno dell'altro, proseguendo il suo dire, fa vedere con quale frutto lo facciamo: E così adempirete la legge di Cristo, ( Gal 6,2 ) legge che non si adempie se non portiamo l'uno dell'altro i nostri pesi.

Con l'aiuto del Signore prenderò a dimostrare quali siano tali pesi e come bisogna portarli, poiché indubbiamente tutti dobbiamo sforzarci, secondo le nostre forze, di adempiere la legge di Cristo.

Ricordate di esigere ciò che ho annunziato di dimostrare e, quando avrò soddisfatto, di non tornare a chiedere.

Sostenendo il Signore il mio intento e secondo le vostre preghiere per me, ho proposto che avrei dimostrato questo: quali siano i pesi che l'Apostolo comanda di portare l'uno dell'altro e come si debbano portare.

Se faremo questo, si coglierà quello nel quale egli ha posto il frutto, che adempiamo la legge di Cristo.

1.2 - I pesi vanno distinti

C'è chi dice: L'Apostolo ha parlato in modo oscuro davvero e tenterai tu di spiegare quali siano questi pesi e in che modo si debbano portare a vicenda?

C'è lì una difficoltà che ci obbliga a distinguere i pesi.

E proprio nello stesso testo della lettura vi trovi scritto: Ciascuno infatti porterà il proprio peso. ( Gal 6,5 )

Già ecco colpito il vostro buon senso: Se ciascuno porterà il proprio fardello, com'è che dice: Portate l'uno dell'altro i vostri pesi? ( Gal 6,2 )

Solo che i pesi vanno distinti per non pensare che l'Apostolo si contraddica.

Non certo a distanza, non certo in un'altra lettera, non certo le prime parole molto avanti o molto dopo delle altre nella stessa lettera, ma scrisse quelle e quelle proprio nel medesimo brano, così da trovarsi, le medesime parole, le une accanto alle altre; e che ciascuno porterà il proprio fardello, e ciò di cui ha reso avvertiti ed a cui ha esortato: affinché portiamo l'uno dell'altro i nostri pesi.

2.3 - Due generi di pesi

Ci sono pertanto dei pesi tra cui ciascuno porta il suo, né lo condivide con l'altro, né lo abbandona all'altro; ma ci sono altri pesi circa i quali sei nel giusto dicendo al fratello: Ti aiuto a portarlo, oppure: Lo porto in tua vece.

Ne deriva che se la distinzione è necessaria, afferrarla non è facile.

In opposizione a coloro i quali ritenevano che l'uomo possa essere contaminato dai peccati altrui, l'Apostolo risponde: Ciascuno porterà il proprio fardello.

Analogamente, contrastando coloro nei quali, per questo, potrebbe subentrare noncuranza al punto che, come sicuri del fatto di non essere contaminati dai peccati altrui, non si preoccuperebbero di correggere alcuno: Portate l'uno dell'altro i vostri pesi. ( Gal 6,5 )

Risposta breve e differenziata in breve; e, a mio parere, non ha compromesso il chiarimento della verità.

Breve infatti è l'ascolto ed immediata la comprensione.

Non ho veduto i vostri cuori, ma mi sono giunte le voci come testimoni del cuore.

Or dunque, quasi come sicuri di ciò che si è appreso, discutiamo alquanto più diffusamente; non per una migliore intelligenza, ma nell'intento di consolidare ciò che è stato appreso.

2.4 - A ciascuno i suoi pesi, i peccati. Il predicatore del mondo, Cristo

I propri pesi che ciascuno porta sono i peccati.

Agli uomini che portano il carico di tali abominevoli pesi, il Signore dice: Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò. ( Mt 11,28 )

Come ristora quanti sono oppressi dai peccati, se non perdonando i peccati?

Il Predicatore del mondo, da una vera e propria specola di suprema autorità, grida forte: Ascolta genere umano, ascoltate figli di Adamo, ascolta razza da fatica senza frutto: vedo il vostro affanno, volgetevi al mio dono.

Lo so, siete affaticati e oppressi e, quel che è più lacrimevole, caricate le vostre spalle di pesi funesti; voi chiedete di non esserne liberati, ma ciò che è peggio, che a questi si aggiungano altri.

3.5 - Il peso dell'avarizia, il peso della pigrizia

Chi di noi è capace di esporre in breve la molteplicità e la varietà di questi fardelli?

Ne rievocheremo almeno pochi e, in base a questi, spiegheremo gli altri.

Considera un uomo sotto il peso dell'avarizia, vedilo sotto tale peso affaticato, ansante, assetato, che, aggiungendo oggi lo sforzo, fa crescere il peso.

Che ti aspetti, avaro, abbracciando il tuo peso e sottoponendo le tue spalle al carico funesto, tenendolo saldo con le catene dell'avidità? Che cosa aspetti?

A che scopo ti affanni? A che aspiri? Che brami?

Appagare l'avarizia, naturalmente.

O desideri vani, opere le più perverse! Attendi di appagare l'avarizia allora?

Essa può opprimerti e tu non puoi appagarla.

O che non è gravosa forse? Hai perduto anche il senno - fino a questo punto - sotto un tale carico?

Non è grave peso l'avarizia? Per quale ragione allora ti desta dal riposo essa che a volte non permette neppure che tu prenda sonno?

E forse insieme ad essa hai l'altro peso della pigrizia, e questi due pessimi fardelli che sono in contrasto tra loro e ti opprimono e ti lacerano.

Non sono perciò compatibili le loro esigenze, non impongono così voleri somiglianti.

Dice la pigrizia: Dormi; dice l'avarizia. Alzati.

Dice la pigrizia: Evita la stagione fredda; dice l'avarizia: Tollera in mare anche le tempeste.

Quella dice: Riposa; l'altra non concede tregua.

Non solo comanda: Va' avanti, ma anche: Passa il mare, alla ricerca di terre che non conosci.

Le merci si devono trasportare nell'India; tu non conosci la lingua degli Indi, ma risulta intelligibile il linguaggio dell'avarizia.

Andrai da ignoto all'ignoto; da', ricevi, compra, porta; sei giunto dopo aver corso dei pericoli, torni tra pericoli, gridi forte sul mare agitato dalla tempesta: O Dio, liberami!

Non odi chi risponde: Perché? Ti ho forse inviato io?

L'avarizia ti ha imposto di acquistare ciò che non avevi; io ti ho comandato di dare ciò che avevi al bisognoso, davanti alla tua porta, senza fatica.

Quella ti ha spinto fino agli Indi per portare indietro dell'oro; presso la tua porta io ho posto il Cristo, dal quale acquistare il regno dei cieli.

Ti affatichi agli ordini dell'avarizia, non fatichi eseguendo il mio comando.

Entrambi abbiamo dato ordini; non hai ascoltato me, ti liberi quella, alla quale hai obbedito.

4.6 - In luogo dei fardelli dell'avidità si devono accogliere i pesi della carità

Quanti portano di questi pesi? Quanti, oppressi sotto di essi, gridano ora verso di me che parlo contro tali fardelli?

Sono entrati carichi e carichi sono usciti.

Sono entrati avari, e si allontanano avari.

Io ho durato fatica parlando contro tali.

Se gridate, deponete ciò che portate.

Alla fine non state ad ascoltare me, ascoltate il vostro Imperatore, che grida forte: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi.

Non venite certo se non smettete di essere nell'affanno.

Volete correre a me, ma non potete portando carichi pesanti.

Venite a me - dice - voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi ristorerò. ( Mt 11,28 )

Concedo il perdono dei peccati passati, toglierò ciò che copriva i vostri occhi, sanerò ciò che ha reso dolenti le vostre spalle.

Rimuoverò certo i pesi, ma non vi lascerò andare senza altri pesi; eliminerò i carichi nocivi e imporrò pesi utili.

Infatti, dopo aver detto: Ed io vi ristorerò, ha aggiunto: Prendete il mio giogo su di voi. ( Mt 11,29 )

Per il tuo male l'ambizione ti aveva posto sotto un giogo, per la tua salvezza ti ponga sotto il suo giogo, la carità.

4.7 - Cristo che cosa vuole si apprenda da lui. Leggero il peso di Cristo

Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me. ( Mt 11,29 )

Se per voi ha perduto valore qualsiasi insegnamento umano, imparate da me.

È Cristo maestro che chiama, l'unico Figlio di Dio, il solo verace, il solo vero, è la verità che proclama: imparate da me.

Che cosa? Che in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio e tutte le cose sono state create per mezzo di lui? ( Gv 1,1-3 )

Che forse potremo imparare da lui questo: fabbricare il mondo, riempire il cielo di luci, regolare l'alternarsi del giorno e della notte, regolare il succedersi delle stagioni e dei tempi, conferire energia vitale ai semi, riempire la terra di esseri animati?

Niente di queste cose ci comanda di apprendere il Maestro del cielo; egli le compie come Dio.

5.7 - Ma poiché questo Dio si è degnato di essere anche uomo, in quanto è Dio, ascolta a tuo conforto; in quanto è uomo, ascolta per imitare.

Imparate da me, egli dice; non a fabbricare il mondo e creare le nature; neppure quelle cose che egli, Dio occulto e uomo visibile, fece quaggiù; né egli dice: Imparate da me ad allontanare le febbri degli infermi, a scacciare i dèmoni, a risuscitare i morti, a comandare ai venti e alle onde, a camminare sulle acque; di questo non dice: Imparate da me.

Non è che egli concesse queste cose ad alcuni dei suoi discepoli escludendo gli altri, ma: Imparate da me, lo dice a tutti; nessuno si senta dispensato da questo precetto: Imparate da me che sono mite e umile di cuore. ( Mt 11,29 )

Perché esiti a portare questo peso? Questo peso, umiltà e pietà, è gravoso?

Questo peso, fede, speranza, carità, è gravoso? Queste in realtà rendono l'uomo umile, queste, mite.

E bada che non sarà un carico quello che porterai, se ascolterai lui stesso.

Il mio giogo infatti è soave, e il mio peso leggero. ( Mt 11,29-30 )

Che significa: è leggero? Che se pure ha peso, esso è però minore?

L'avarizia ha un peso maggiore, la giustizia minore?

Non voglio che tu la intenda così.

Tale peso non è il carico di chi è stato appesantito, ma fa l'ufficio delle ali, di chi è destinato a volare.

Anche gli uccelli hanno infatti il peso delle loro ali.

E che diciamo? Le portano e ne sono portati.

Le portano sulla terra, ne sono portati nel cielo.

Nel caso tu voglia usare compassione verso un uccello, soprattutto in estate e dica: Le ali appesantiscono questo povero uccellino e ti prenda cura di staccare un tal peso; quello che volevi aiutare, resterà a terra.

Porta dunque le ali della pace, ricevi le ali della carità.

Questo è il peso, così si adempirà la legge di Cristo.

6.8 - Ciascuno porta un peso: o della cupidigia o della carità

Ci sono pesi e pesi. Ora riflettete, non so chi avaro entra; tu lo conosci come avaro, sta con te e tu non sei avaro; ma sei persino misericordioso, tu cedi al povero ciò che hai, non aspiri a quelle cose che non hai, ascolti l'Apostolo che dice: Ai ricchi in questo mondo raccomando di non essere orgogliosi, nel non riporre la speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma nel Dio vivente che tutto ci dà con abbondanza perché ne godiamo; diventino ricchi in opere buone, largheggino spontaneamente nel dare, condividano, mettano da parte un buon capitale per il futuro, per raggiungere la vera vita. ( 1 Tm 6,17-19 )

Hai udito, hai conosciuto, hai appreso, hai conservato, hai conosciuto.

Fa' ciò che fai, non diventare pigro, non ridurti all'inerzia.

Chi persevererà sino alla fine sarà salvato. ( Mt 10,22 )

Hai fatto del bene ad un uomo; quest'uomo è ingrato: non pentirti di avere fatto il bene, non perdere, rincrescendoti, ciò che hai compiuto con misericordia.

Di' nel tuo cuore: Costui al quale ho fatto il bene non vede, vede colui per amore del quale l'ho compiuto, giacché, se costui vedesse, se non fosse ingrato, gioverebbe più a lui che a me.

Mi terrò unito a Dio, cui sono palesi le mie opere non solo le mie opere, ma anche i desideri del cuore; voglio sperare la ricompensa da lui che non ha bisogno di un testimone del mio operato.

Tu sei così, e forse ti sta vicino tra il popolo di Dio, l'uomo avaro e ladro, che ambisce ai beni altrui.

Tu lo conosci tale, ed è un fedele, o meglio, uno che è chiamato fedele; tu non puoi metterlo fuori della chiesa, non hai alcun modo di correggerlo, castigandolo e biasimandolo: sta per accedere all'altare insieme a te.

Non temere: Ciascuno porterà il proprio fardello. ( Gal 6,5 )

Ricordati dell'Apostolo, per accedere tranquillo: Ciascuno porterà il proprio fardello.

Solo che non ti venga a dire: Aiutami a portarlo.

Giacché, se vorrai condividere con lui l'avarizia, il carico non si farà meno pesante, ma ne saranno gravati in due.

Porti dunque il suo fardello, e tu il tuo; poiché, quando il Signore ha liberato dal carico le tue spalle, ne ha imposto un altro; ha rimosso il carico dell'ambizione, ha posto quello della carità.

Pertanto ciascuno porta il suo fardello secondo le proprie ambizioni: il perverso il nocivo, il giusto l'utile.

7.9 - I pesi da portare insieme. La povertà: un peso. La ricchezza: un peso

Volgi ora la tua attenzione anche a quel precetto: Portate i vostri pesi l'uno dell'altro. ( Gal 6,2 )

Tu porti infatti il peso di Cristo; è con questo che puoi portare con l'altra il proprio peso.

L'altro è povero, tu sei ricco; il peso di lui è la povertà, tu non hai un tale peso.

Quando il povero si rivolgerà a te ripetutamente, guardati dal dire: Ciascuno porterà il proprio fardello. ( Gal 6,5 )

A questo punto ascolta l'altro precetto: Portate i vostri pesi l'uno dell'altro.

La povertà non è il peso mio, ma è il peso del mio fratello.

Bada se le ricchezze non siano per te un peso più opprimente.

Non hai infatti quale fardello la povertà, ma quale fardello hai le ricchezze.

Se è retto il tuo punto di vista, costituiscono un carico.

Quello ha un fardello, tu un altro.

Aiuta lui a portare ed egli aiuti te, in modo da portare a vicenda i vostri pesi.

Qual è il peso della povertà? Non avere.

Qual è il peso delle ricchezze? L'avere più del bisogno.

E sotto un peso c'è quello e ci sei tu.

Aiuta lui a portare il " non avere ", egli porti con te " l'avere di più ", così che i vostri pesi diventino uguali.

Infatti, se darai al bisognoso, a lui che non ha riduci il fardello costituito dal " non avere "; se gli darai, comincia ad avere; gli è stato ridotto il peso, chiamato " non avere "; a sua volta egli ha alleggerito il tuo peso, chiamato "avere in più".

Voi due percorrete la via di Dio nel pellegrinaggio di questo mondo; tu portavi ingenti valori superflui, ma quello non aveva risorse; si è affiancato a te, desiderando di essere tuo compagno di viaggio; non ignorarlo, non disprezzarlo, non abbandonarlo.

Non vedi quanto porti? Cedine una parte a chi nulla porta né possiede; e aiuterai il compagno e ne riceverai sollievo tu.

A mio parere, è stata spiegata abbastanza la sentenza dell'Apostolo.

7.10 - I Donatisti ostinati nello scisma dopo il Concilio

Non vadano vendendovi nebbie quelli che dicono: Noi siamo santi, rinunciamo a portare i vostri pesi, perciò non conserviamo la comunione con voi.

Costoro portano i pesi più grandi della divisione, portano i pesi più grandi della separazione, i pesi dello scisma, i pesi dell'eresia, i pesi del dissenso, i pesi delle avversioni, i pesi delle testimonianze false, i pesi delle incriminazioni calunniose.

Ci siamo sforzati e ci sforziamo di deporre tali pesi dalle spalle dei nostri fratelli.

Quelli amano tenerli su di sé, non vogliono che siano alleggeriti, perché si sono gonfiati di alterigia proprio a causa di tali pesi.

Infatti anche chi depone un carico che portava sul collo, sembra quasi più piccolo, non quanto a statura, ma per aver tolto il carico.

7.11 - Chi tollera i perversi, non per ciò stesso partecipa dei loro peccati

Ma io, dice, non partecipo dei peccati altrui.

Come se con questo io intenda dirti: Vieni, partecipa dei peccati altrui.

Non lo dico, so che cosa voglia dire l'Apostolo, ora quello io dico.

A causa dei peccati altrui - se fossero veri ed i tuoi non fossero più gravi - non dovevi abbandonare il gregge di Dio formato di pecore e capri; non dovevi disertare l'aia del Signore mentre ancora si trebbia; non dovevi rompere le reti del Signore quando ancora non tirano a riva i pesci buoni e i cattivi.

E come posso tollerare, tu dici, chi so perverso?

Non sarebbe meglio forse che accettassi lui piuttosto che escludere te?

Ecco in che modo dovevi accettare: se facessi attenzione all'Apostolo che afferma: Ciascuno porterà il proprio fardello, ( Gal 6,2 ) una tale attestazione ti renderebbe libero.

Non sarebbe un partecipare con lui all'avarizia, ma un partecipare con lui alla mensa di Cristo.

E che danno ne avresti se partecipassi con lui alla mensa di Cristo?

Dice l'Apostolo: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna. ( 1 Cor 11,29 )

La propria, non la tua.

Se sei un vero giudice, se hai ricevuto la potestà, servendosi del regolamento ecclesiastico, se viene accusato alla tua presenza, se viene convinto dai documenti autentici e da testimoni veraci, punisci, biasima, scomunica, priva di grado.

La tolleranza sia vigile perché la disciplina non resti inattiva.

8.12 - Ceciliano, assente e innocente, viene condannato. Le leggi degli imperatori contro i Donatisti. Ceciliano assolto tre volte. Primiano

Ma, dicono, Ceciliano è stato condannato.

Condannato? Da chi? Un primo momento, trovandosi assente, poi, dichiarato innocente, dai traditori.

Questi dati sono stati allegati, inclusi agli Atti, sono stati approvati.

In realtà hanno tentato di privare di forza la verità, e di annebbiarne la chiarezza, per quanto ne hanno potuto, con le sofisticherie di insane discussioni.

Si è fatto presente il Signore e la sua chiarezza ha dissipato le loro nubi.

E notate come, senza saperlo, hanno dato soddisfazione alla Chiesa universale e, quali che siamo in essa, noi ci rallegriamo di vivere nella sua comunione.

Quando difendiamo l'aia del Signore, non custodiamo, non difendiamo, non facciamo valere noi stessi, ma essa; è a favore dell'aia del Signore che io alzo la voce.

Non ti devi preoccupare che cosa io sia in essa: attendo la vagliatura. ( Mt 3,12 )

Non preoccuparti di questo, ripeto; oppure, se vuoi occupartene, non farlo litigando, perché tu possa rendere la salute al fratello.

Abbi cura della paglia, se puoi, ma non trascurare il frumento, se non puoi aver cura della paglia.

Talora si scuote dall'aia del Signore anche la pula; di tanto in tanto pure i granelli, ma non lontano.

Ma ci sono buoni operai che vanno in giro per l'aia e quei grani che sono stati sbattuti al di fuori, una volta sottoposti ad una certa mondatura, vengono sospinti e ricondotti nell'aia, anche se dietro pressione, anche se per costrizione.

I mezzi di mondatura sono queste leggi del mondo.

Riprendi, porta su il frumento insieme al terriccio, così che non vada a male il frumento a causa del terriccio.

Ceciliano è stato condannato, dicono.

È stato condannato una volta mentre era assente; presente, è stato assolto tre volte.

L'abbiamo detto loro in risposta; e per quanto abbiamo potuto, abbiamo rievocato in breve a questi uomini grossolani il loro modo di agire, e abbiamo detto: Perché tirate in campo contro Ceciliano un concilio di settanta Vescovi che hanno emanato la sentenza contro di lui assente?

Da parte del concilio dei seguaci di Massimiano molte sentenze sono state promulgate contro Primiano assente.

Abbiamo detto. Assente, Ceciliano è stato condannato da quelli; assente, Primiano è stato condannato da questi.

Come costoro non pregiudicano Primiano assente, così anche quelli non hanno potuto recar pregiudizio a Ceciliano assente.

9.13 - I Donatisti: condannati dalla loro stessa sentenza

Che pensate abbiano risposto in questa posizione imbarazzante?

Che cosa potevano dire infatti? Una volta incappati nelle reti della verità, per dove uscirne?

Per rompere violentemente queste reti, che dissero in breve e nettamente a nostro favore?

Effettivamente molte cose, e quasi tutte a nostro favore, come lo mostreranno gli Atti, la cui lettura deve ora proporsi la vostra Carità.

Ma, da questo momento vi prego e vi scongiuro per Cristo di conservare ciò, di parlarne, di tenerlo sempre sulle labbra.

Impossibile proferire una sentenza più breve, più sicura, più chiara, a nostro favore.

Poiché noi facevamo questa obiezione: " Costoro non sono di pregiudizio a Ceciliano, così come quelli non sono stati di pregiudizio a Primiano ", che cosa ha detto allora?

E quel loro difensore: Né una causa pregiudica un'altra causa, né una persona un'altra persona.1

Che risposta! Breve, chiara, verace!

Non si è reso conto di quello che ha detto, ma, simile a Caifa quando era pontefice, ha fatto una profezia ( Gv 11,49 ): Né una causa pregiudica un'altra causa, né una persona un'altra persona.

Se una causa non pregiudica un'altra causa, né una persona un'altra persona, in conseguenza, ciascuno porta il proprio fardello.

Vada pure ora e ti contrapponga Ceciliano; non a te individuo, ma al mondo intero stesso contrapponga Ceciliano.

Quando lo fa, contrappone un innocente a degli innocenti.

Gli Atti precisamente lo indicheranno nel modo più chiaro.

Ceciliano è stato discolpato.

Supponi però che non sia stato assolto, che sia stato trovato colpevole; ascolta la tua voce da parte del mondo intero: Né una causa pregiudica un'altra causa, né una persona un'altra persona.

Spirito eretico, irrecuperabile, baldanzoso, perché accusi il giudice, dal momento che pronunzi tu la sentenza contro di te?

Se io l'ho corrotto perché giudicasse a mio favore, chi ha corrotto te perché condannassi te stesso?

10.14 - Che cosa trattiene dall'errore i Donatisti

Voglia il cielo che a volte pensino a queste cose, sia pure tardi, vi riflettano, o almeno riducendosi la superbia, le considerino; che tornino in sé, s'interroghino, si scuotano, si diano una risposta; a difesa della verità non abbiano timore di quelli a cui per lunghissimo tempo hanno venduto la falsità.

Proprio costoro temono di offendere; arrossiscono di fronte alla debolezza umana e non arrossiscono dinanzi alla verità senza pari invincibile.

Ecco quello che temono, che si dica loro: Allora perché ci avete ingannati?

Per quale ragione ci avete corrotti? Com'è che avete detto tante cose ingiuste e false?

Se avessero il timore di Dio dovrebbero rispondere: Cadere nell'errore è stato proprio della natura umana, è diabolico insistere nell'errore per superbia.

Senza dubbio era meglio non essere mai caduti nell'errore; facciamo però almeno il possibile per correggere una buona volta l'errore.

Abbiamo ingannato perché eravamo stati ingannati; abbiamo predicato falsità noi che abbiamo creduto a quanti predicano cose false.

Dicano ai suoi: Ci siamo trovati insieme nell'errore, allontaniamoci insieme dall'errore.

Siamo stati vostre guide alla fossa e ci avete seguiti quando vi facevamo finire nella fossa; seguiteci ora che vi conduciamo alla Chiesa.

Si avveri che facciano un tale discorso; si rivolgerebbero a uomini eccitati dallo sdegno, parlerebbero ad uomini adirati ed anche quelli una buona volta potrebbero lasciar cadere lo sdegno e amare l'unità, sia pure tardi.

10.15 - Si deve dimostrare pazienza verso di loro

Tuttavia, da parte nostra, fratelli, siamo tolleranti nei loro confronti.

Gli occhi che abbiamo in cura sono infiammati e gonfi.

Non intendo dire di smettere di curare, ma di non provocare con gli insulti a più acuti inasprimenti; rendiamo ragione con pacatezza senza assumere con orgoglio aria di trionfo.

Infatti un servo del Signore - dice l'Apostolo - non deve essere litigioso, ma mite con tutti, capace di correggere, paziente, dolce nel riprendere gli oppositori nella speranza che Dio voglia concedere loro di convertirsi, e ritornino in sé sfuggendo alle insidie del diavolo che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà. ( 2 Tm 2,24-26 )

Perciò, se siete retti, tollerate pazientemente, tollerate pazienti, in quanto siete nella rettitudine.

Infatti chi ha la perfezione della giustizia?

Poiché quando il Re giusto verrà a sedere sul trono, chi si vanterà di avere il cuore puro, o chi si vanterà di essere immune dal peccato? ( Pr 20,8-9 )

Pertanto, finché siamo tali, siamo tenuti a portare l'uno dell'altro i nostri pesi.

Rivolti al Signore.

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1 Brev. Collat. cum Donat. 3, 16, 28