Padri/Agostino/DisSan/297.txt Nel natale degli Apostoli Pietro e Paolo 1.1 - La presunzione di Pietro. Dalla debolezza umana il timore, dalla grazia divina l'amore Il sangue degli Apostoli ha reso festivo per noi questo giorno. I servi hanno ricambiato ciò che per loro fu speso con il sangue del Signore. Come abbiamo ora ascoltato, il Signore ordina al beato Pietro di seguirlo; nondimeno, egli si preparava a precedere quando disse al Signore: Darò la mia vita per te. ( Gv 13,37 ) Aveva presunzione e ignorava la sua debolezza. Voleva precedere chi doveva seguire. Il bene lo entusiasmava, ma non rispettava l'ordine. Nell'amarezza del timore, egli fece l'esperienza di quanto fosse amara la morte e lavò con lacrime amare il peccato di un amaro timore. Una serva interpella il timore, il Signore è all'amore che si rivolge. E che risponde il timore se non la trepidazione propria dell'uomo? Che risponde l'amore se non l'aperta dichiarazione della divinità? Amare Dio è, infatti, dono di Dio. Quando il Signore interrogava Pietro sull'amore, esigeva quel che aveva dato. 1.2 - A Pietro si annuncia che soffrirà ciò che non vuole Qual è tuttavia la predizione che il Signore fece a Pietro e che dà carattere festivo a questo giorno? Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. ( Gv 21,18 ) Dov'è il: Sarò con te fino alla morte? ( Lc 22,33 ) Dov'è il: Darò la mia vita per te? ( Gv 13,37 ) Ecco, tremerai di paura, ecco, negherai, ecco, piangerai e colui per il quale hai avuto paura di morire risorgerà e tu riceverai fermezza. Che c'è da stupire se Pietro fu sopraffatto dal timore prima che Cristo risorgesse? Ecco, Cristo è ormai risorto, è manifesta ormai la realtà dell'anima e del corpo, ormai ciò che è nella promessa è confermato dalla prova. Dopo la croce, dopo la morte, dopo il sepolcro, si vede il Signore vivo. Che si vede è poco: si tocca, si tasta, se ne ha conferma. Trattò con i discepoli per quaranta giorni, con l'entrare ed uscire, nel mangiare e nel bere, non a causa del bisogno, ma perché ne aveva il potere; non per necessità, ma per amore: mangiando e bevendo senza lo stimolo della fame né della sete, ma intento a istruire e a dare l'esempio. Riconosciuto vero e verace sale al cielo, invia lo Spirito Santo, ricolma i credenti e gli oranti, invia quanti devono predicare. Pur tuttavia, dopo tutti questi eventi, un altro cinge Pietro e lo conduce dove egli non vuole. A ciò che volevi quando il Signore faceva la sua predizione allora saresti stato disponibile, quando dovevi seguire. 2.3 - Tollerata dai martiri l'amarezza della morte per una più gloriosa corona. La spina celeste dei piedi di Pietro Un altro ti cinge la veste e ti conduce dove tu non vuoi. ( Gv 21,18 ) Di tale realtà il Signore vuole offrire un conforto quando lascia apparire in sé la nostra debolezza e dice: La mia anima è triste fino alla morte. ( Mt 26,38 ) Per questo grandi i martiri perché disprezzarono l'attrattiva di questo mondo; per questo grandi i martiri, perché riuscirono a tollerare la brutalità dolorosa all'eccesso di un'amara morte. Poiché, se è cosa facile tollerare la morte, che di grave sopportarono i martiri a confronto della morte del Signore? Perché grandi, perché posti in alto, perché molto più fiorita di quella degli altri uomini la loro corona? Perché - è cosa che i fedeli sanno - distinti dai defunti, i martiri sono commemorati in luogo loro proprio, né si prega per loro, ma la Chiesa si raccomanda alle loro preghiere? Perché questo se non in quanto la morte - che essi preferirono affrontare per la testimonianza del Signore piuttosto che rinnegare Cristo - è certamente amara? In realtà, la natura rifugge dalla morte. Considera attentamente ogni specie di animali, non ne scoprirai alcuno che non voglia vivere, che non abbia timore di perire. La stirpe degli uomini ha questa coscienza. La morte è penosa, ma non perché la morte è penosa - io dico - deve rifiutarsi la vita. Anche da vecchio, Pietro non voleva morire. Certo non voleva morire, però preferiva seguire Cristo. Gli piaceva di più seguire Cristo che non morire. Se fosse aperta una via per la quale si potesse seguire Cristo senza morire, chi può dubitare che si affretterebbe a raggiungere questa, questa sceglierebbe? Ma non c'era altra via per la quale seguire Cristo, nella quale [ pur ] voleva andare, eccettuata quella che non voleva subire. Insomma, per il fatto che per quelle angustie di morte passarono gli "arieti", le pecore li hanno seguiti. I santi Apostoli gli "arieti" delle pecore. Aspra la via della morte, irta di spine, ma, avendone fatto il percorso la Pietra e Pietro, tali spine sono rimaste triturate da passi di pietra. 3.4 - L'amore di quale vita merita lode Non ne facciamo oggetto di critica né di biasimo anche se viene amata questa vita. Questa vita si ami tuttavia in modo che non ci sia peccato nell'amore di essa. Si ami la vita, ma si scelga la vita. Mi rivolgo a quanti amano la vita e dico: C'è qualcuno che desidera la vita? ( Sal 34,13 ) Anche con il silenzio tutti rispondete: Chi è che non desideri la vita? Proseguo con quel che aggiunge il Salmo: C'è qualcuno che desidera la vita e brama di gustare giorni felici? ( Sal 34,13 ) Si risponde: Chi è infatti che non desideri la vita e che non brami di gustare giorni felici? Se, dunque, vuoi vivere e gustare giorni felici, dato che questo costituisce una ricompensa, fa' attenzione all'opera che vale questa ricompensa: Preserva la tua lingua dal male. ( Sal 34,14 ) Così è detto più avanti nel Salmo: C'è qualcuno che desidera la vita e brama di gustare giorni felici? Aggiunge: Preserva la tua lingua dal male e le tue labbra non dicano il falso: allontanati dal male e fa' il bene. ( Sal 34,15 ) Dillo ora: voglio. Chiedevo: vuoi la vita? Rispondevi: La voglio. Chiedevo: Vuoi gustare giorni felici? Rispondevi: Voglio. Preserva la tua lingua dal male. Dillo ora: Voglio. Allontanati dal male e fa' il bene. Di': Voglio! Ma se questo vuoi, realizza l'opera e ti affretti verso la ricompensa. 4.5 - Si rende a Paolo la corona meritata, perché precedette grazia non dovuta Volgi il pensiero all'apostolo Paolo, poiché questo è anche il giorno della sua festa. Vissero entrambi in concordia tra loro, l'uno e l'altro versarono il loro sangue fraterno, l'uno e l'altro guadagnarono la corona del cielo, entrambi resero sacro questo giorno. Considera, dunque, l'apostolo Paolo, medita le parole che poco prima abbiamo ascoltato mentre si leggeva una sua Lettera. Egli dice: Io presto sarò immolato, ed è imminente l'ora della mia liberazione. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Mi resta solo - dice - la corona di giustizia, che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno. ( 2 Tm 4,6-8 ) Non rifiuterà certo il dovuto colui che ha donato il non dovuto. Il giusto giudice renderà la corona: ha infatti un creditore. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede: a tali meriti attribuirà la corona; come ho detto, colui che ha donato il non dovuto non rifiuterà il dovuto. Che ha donato di non dovuto? Per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. ( 1 Tm 1,13 ) Che cosa allora ha donato di non dovuto? Ascoltiamo lui stesso che confessa e con la testimonianza della sua vita loda il donatore della grazia. Dice: Per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ti era dunque dovuto che tu fossi apostolo? Che si doveva ad un bestemmiatore, ad un persecutore, ad un violento? Che cosa se non la dannazione eterna? Ed in luogo della dannazione eterna che cosa ha ricevuto? Ma mi è stata usata misericordia perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede. ( 1 Tm 1,13 ) Questa è la misericordia, quella che Dio ha donato non dovuta. Ascolta ancora, proprio dal medesimo Apostolo, in un altro passo: Non sono degno di esser chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. ( 1 Cor 15,9 ) Mi rendo dunque conto, Apostolo, che non eri degno. Da che ti deriva il fatto che tu ne fossi degno? Per quale ragione lo sei sebbene tu non ne sia degno? Ascolta: Ma per grazia di Dio sono quel che sono. ( 1 Cor 15,10 ) Per mia rovina sono stato quello che sono stato: per grazia di Dio sono quel che sono. Per grazia di Dio - dice - sono quel che sono: e la sua grazia in me non è stata vana, anzi, ho faticato più di tutti loro. ( 1 Cor 15,10 ) Quindi, hai corrisposto alla grazia di Dio? Hai ricevuto ed hai restituito? Fa' attenzione a quel che hai detto. Vi pongo attenzione, dice. Non io però, ma la grazia di Dio che è in me. ( 1 Cor 15,10 ) Allora, a questo apostolo infaticabile, che combatte la buona battaglia, che termina la corsa, che conserva la fede, al quale ha conferito grazia non dovuta, Dio giusto negherà la corona dovuta? 4.6 - I nostri meriti sono doni di Dio. Siamo vincitori in Colui che ci ha amati Ma a che attribuirà la corona di giustizia, o piccolo, grande Paolo, a che l'attribuirà? Senz'altro ai tuoi meriti. Hai combattuto la buona battaglia, hai terminato la corsa, hai conservato la fede: attribuirà la corona di giustizia a questi tuoi meriti. Ma perché ti si renda la corona tua, sono doni di Dio i meriti tuoi. Ecco hai combattuto la buona battaglia, hai terminato la corsa. Poiché hai fatto esperienza di un'altra legge nelle tue membra, che muove guerra alla legge della tua mente e ti rende schiavo della legge del peccato, che è nelle tue membra, da che ti viene di poter vincere se non da ciò che segue? Sono uno sventurato, chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,24-25 ) Ecco grazie a chi hai combattuto, ecco grazie a chi hai faticato, ecco grazie a chi non sei venuto meno, ecco grazie a chi hai vinto. Osservate il combattente: Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. ( Rm 8,35-36 ) Ecco la debolezza, la fatica, la miseria, i pericoli, le tentazioni. Donde la vittoria dei combattenti? Ascolta quel che segue: Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. ( Rm 8,37 ) Hai terminato la corsa: chi ti conduceva, chi ti guidava, chi ti aiutava? Che dici al riguardo? Ho terminato la corsa - dice - ma non dipende dalla volontà dell'uomo, né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia. ( Rm 9,16 ) Hai conservato la fede. È vero. Quale fede all'inizio? Quella che ti sei dato da te? Quanto hai detto secondo la misura di fede che Dio ha dato a ciascuno, ( Rm 12,3 ) è falso? Non incoraggi tu alcuni tuoi compagni di lotta, che nello stadio di questa vita si affaticano e corrono, e dici loro: Perché a voi è stato concesso in Cristo? Che cosa è stato concesso? Non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui. ( Fil 1,29 ) Ecco, è stata concessa l'una e l'altra cosa, e di credere e di soffrire per Cristo. 5.7 - È proprio di Dio custodire in noi i suoi doni Ma qualcuno può dire: certamente la fede l'ho avuta in dono, ma io l'ho custodita. Chiunque ascolti queste cose da insipiente, sei forse tu a dir questo: ho avuto in dono la fede, ma l'ho custodita io: questo non dice il nostro Paolo: l'ho custodita io. Ha infatti lo sguardo rivolto al: Se il Signore non avrà custodito la città, invano veglia il custode. ( Sal 127,1 ) Fatica, custodisci: ma è bene che tu sia custodito. Non sei infatti capace di custodirti. Se sarai lasciato a te stesso, diventerai indolente e ti lascerai prendere dal sonno. Ma non si assopisce, non si addormenta il custode di Israele. ( Sal 121,4 ) 5.8 - Si ami la vita, ma la vita buona. Gli uomini desiderano buone tutte le cose, eccetto la loro anima Ci è cara, dunque, la vita e non abbiamo alcuna esitazione ad amarla; né potremo assolutamente negare che amiamo la vita. Se amiamo la vita, facciamo la nostra scelta della vita. Che scegliamo? La vita. Per prima cosa, quaggiù, la vita buona, dopo di questa, quella eterna. Anzitutto, sulla terra, quella buona, ma non ancora beata. Si viva al presente quella buona cui è riservata in seguito quella beata. La vita buona è l'opera: la vita beata è la mercede. Vivi una vita buona e riceverai quella beata. Che di più giusto, che di più regolato? Dove sei tu che ami la vita? scegli quella buona. Se desiderassi aver moglie, la vorresti senz'altro buona: ami la vita e preferisci la vita cattiva? Dimmi cosa desideri che sia cattivo. Tutto ciò che può essere oggetto dei tuoi desideri, tutto ciò che può essere caro lo vuoi buono. Certamente non vuoi una cavalcatura pericolosa, non infido il servo, non logora la veste, non infruttuoso un podere, non scomoda la casa, non una moglie che sia cattiva, non dei figli che siano indocili. Desideri sia buona ogni cosa: sii buono tu che hai di tali desideri. Perché hai fatto torto a te stesso da voler essere cattivo tu solo fra tutte le cose che vuoi buone? Ti è caro il podere, tua moglie, la tua veste e - tanto per giungere ad un ultimo particolare - ti sono care le tue calzature, ma per te manca di ogni valore la tua anima? In realtà questa vita è piena di fatiche, di sventure, di tentazioni, di miserie, di dolori, di ansietà … ne è piena questa vita; è senza dubbio di chiara evidenza che sia piena di tutti questi mali. E tuttavia, così com'è piena di tutti i mali, se alcuno ce la concedesse eterna tale qual è, quanta gratitudine avremmo per il fatto di essere infelici sempre? Non la promette tale un qualsiasi uomo, ma il Dio vero. La Verità verace promette la vita, non solo eterna, ma anche felice; dove niente c'è che sia molestia, fatica, timore, dolore. Ivi è piena e completa l'assoluta sicurezza. La vita che Dio regge, la vita con Dio, la vita da Dio, la vita che è Dio stesso. Proprio questa ci viene promessa eterna, e, ad essa, si preferisce la vita temporale, persino questa, cioè, infelice e travagliata? Sì o no è preferita? io chiedo. È preferita quando vuoi commettere omicidio per non essere tu a morire. Poiché tu temi che un servo voglia la tua morte, uccidi allora il servo. Hai timore che ti uccida tua moglie, della quale sospetti forse a torto; allora tu, ripudiata la moglie, brami nozze illegittime con un'altra. Ecco, per l'amore alla vita, hai perduto la vita: alla vita eterna hai preferito quella temporale, alla vita felice quella infelice. E che te n'è venuto? È probabile che, mentre ti preme la vita, tuo malgrado cessi di vivere. Tu non sai quando debba partire di qui. Con che faccia vai incontro a Cristo? Con che faccia rifiuti la condanna? Non sto a dire: con che faccia pretendi il premio? Sarai condannato alla morte eterna tu che preferisci la vita del tempo, la cui scelta ti porta a disprezzare la vita senza fine. 6.9 - Non va cercata quaggiù la vita felice. Siamo noi a rendere cattivi i giorni. È dall'uomo che deriva il male per l'uomo. Chi si è reso libero dal proprio "io" perverso non soffre danno da un estraneo Ma tu non ascolti consiglio. Cerchi la vita, cerchi giorni felici. Quel che cerchi è cosa buona, ma non è qui che si trova. Questa pietra preziosa è di un'altra regione, non si forma qui. Per quanto tu voglia faticare scavando, non troverai qui ciò che qui non è. Ma adempi quel che viene comandato e ti si darà in cambio quel che ami. Ecco infatti, per quanto sia lunga questa vita, vi troverai forse giorni felici? Notate quel che ha aggiunto: La vita e i giorni felici: ( Sal 34,13 ) che la vita non venga meno e che non sia infelice a causa di giorni cattivi. Sono in gran numero quaggiù i giorni cattivi; ma che i giorni siano cattivi non dipende da quel sole che si affretta passando da oriente ad occidente e riprendendo il corso un altro giorno: ma siamo noi, fratelli, a rendere cattivi i giorni. Se vivessimo rettamente tutti i giorni, anche qui avremmo giorni felici. All'uomo da che proviene il male se non dall'uomo? Enumerate quante cose debbono tollerare gli uomini all'esterno. Sono rari quei mali che sembra non derivino dagli uomini. Sono in gran numero i mali che all'uomo provengono dall'uomo. Da un uomo i furti, da parte di un uomo si è subito l'adulterio nella moglie, da un uomo gli è stato corrotto il servo, da un uomo gli è stato mentito, da un uomo è stato proscritto, da un uomo è stato sopraffatto, da un uomo è stato condotto schiavo. Liberami, Signore, dall'uomo malvagio. ( Sal 140,2 ) Chiunque stai ad ascoltarmi non pensi ora che all'eventuale nemico che tu debba tollerare in un cattivo vicino, in un potente, in un compagno, in un concittadino. Forse vai con il pensiero a queste cose a proposito di un ladro, quando ascolti: Liberami, Signore, dall'uomo malvagio, e così preghi, quando preghi, che Dio ti liberi dall'uomo malvagio, da quello o da quell'altro tuo nemico. Non essere tu cattivo verso te stesso. Ascoltami: Dio ti liberi da te. Quando infatti, per sua grazia e misericordia, Dio ti rende buono da malvagio, da che ti cambia in buono, da che ti libera, se non dal tuo "io" di uomo perverso? Fratelli miei, questo è assolutamente vero, questo è certo, questo è di validità costante: se Dio ti avrà liberato dal tuo "io" di uomo perverso, non ti recherà alcun danno qualsiasi altro uomo perverso. 7.10 - Paolo liberato dal suo "io" perverso Citerò un esempio al riguardo dello stesso apostolo Paolo, del quale celebriamo il giorno del martirio. Fu persecutore, bestemmiatore, violento. Era uomo perverso, era la sua propria rovina. Inoltre, mentre d'altra parte egli è furioso di strage ed assetato del sangue dei cristiani, dovrà versare il proprio; recando lettere di presentazione da parte dei sommi sacerdoti allo scopo di catturare quanti avesse scoperti seguaci del Cristianesimo perché fossero puniti, trovando soddisfazione nella via della crudeltà, chiuso ad ogni senso di compassione, udì una voce dall'alto. Era lo stesso Signore nostro Gesù Cristo che gli parlava dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo. ( At 9,4-5 ) Colpito da questa voce, il persecutore è a terra, chi si rialza, è il predicatore: fu accecato nel corpo perché vedesse nello spirito; gli fu restituita la luce degli occhi perché la sua parola derivasse dal profondo del cuore. Che vi sembra, fratelli? Saulo venne liberato dall'uomo perverso: da quale, se non dal suo "io", Saulo? Per il fatto che venne liberato dal suo "io" di uomo perverso, che cosa gli procurò di male un estraneo perverso? Sono parole dell'apostolo Pietro: E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? ( 1 Pt 3,13 ) Fu un uomo perverso che perseguitò, un uomo perverso che volle lapidare, un uomo perverso a battere con le verghe: fino all'ultimo un uomo perverso catturò, mise in catene, fece prigionieri, uccise. Quanti mali aggiunse ai mali quello, altrettanti beni concesse Dio. Tutto ciò che soffrì non fu il tormento che comporta il castigo, ma occasione per la corona. Riflettete che cosa significhi essere liberato dall'uomo perverso, cioè dal proprio "io". Dice: Chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? 8.11 - Gli uomini perversi non recano danno a chi è libero dal proprio "io" perverso. Come celebrare le feste dei Santi Ma ecco, fanno del male gli uomini perversi. Te ne recarono tanti di mali, o Paolo, gli uomini perversi. Paolo ti risponderà: Era necessario che io venissi liberato da quell'uomo perverso che io ero. Del resto, che mi fanno questi uomini perversi? Non sono paragonabili le sofferenze del momento presente alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. ( Rm 8,18 ) Infatti quel che è il leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili. Le cose visibili sono di un momento, ma quelle invisibili sono eterne. ( 2 Cor 4,17-18 ) Sei stato veramente liberato dall'uomo perverso, cioè dal tuo "io", così che tutti gli altri uomini perversi non ti recassero danno, ma piuttosto ti giovassero. Quindi, carissimi, festeggiamo il giorno celebrativo dei Santi, che lottarono fino al sangue contro il peccato, e vinsero per la grazia e il soccorso del loro Signore, in modo da esprimere amore. Quale sia il nostro amore che c'induca all'imitazione: dopo averli imitati, ottenere così di raggiungere il premio da loro meritato.