Discorsi sui tempi Liturgici

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Trattato di Sant'Agostino sulla Passione del Signore

1 - Si legge e si celebra con rito solenne la Passione del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che con il suo sangue ha cancellato le nostre colpe.

Con la devota celebrazione annuale se ne rinnova il ricordo e aumenta in noi la gioia; con l'accresciuta partecipazione dei popoli la nostra fede viene annunziata e acquista splendore.

La stessa solennità quindi esige da noi che vi parliamo della Passione del Signore, per quel tanto che egli vorrà donarci.

In effetti, i patimenti che il nostro Signore ha sofferto ad opera dei nemici li ha sofferti per la nostra salvezza e perché ne traessimo profitto per la vita presente, in quanto egli si è degnato sopportarli per darci un esempio di pazienza, e così noi, se Dio vorrà che soffriamo qualcosa per la verità del Vangelo, non ci sottraiamo a tali sofferenze.

Ricordando però che egli nel suo corpo mortale non soffrì nulla per necessità ma ogni cosa fu scelta dalla sua libera volontà, abbiamo motivo di credere che rivestano un loro proprio significato tutti e singoli gli avvenimenti che ebbero luogo durante la sua Passione e che a noi sono stati tramandati in iscritto.

2 - E cominciamo.

Consegnato [ ai nemici ] per essere crocifisso, egli portò personalmente la sua croce. ( Gv 19,16-17 )

Ci diede un esempio di sopportazione e, camminando avanti a noi, ci mostrò cosa debba fare colui che vuole seguirlo.

È quanto ci esortò a fare con la sua parola, quando disse: Colui che mi ama prenda la sua croce e mi segua. ( Mt 16,24 )

Porta in certo qual modo la sua croce colui che sostiene [ il peso del ] la sua mortalità.

3 - Egli fu crocifisso nel luogo del cranio. ( Gv 19,17-18 )

Volle significarci che nella sua Passione c'era la remissione di tutti i peccati, dei quali si dice nel salmo: Le mie colpe sono diventate più numerose dei miei capelli. ( Sal 40,13 )

4 - Insieme con lui furono crocifissi due uomini, ( Gv 19,18 ) uno da una parte e uno dall'altra.

Si indica che un giorno alcuni saranno alla sua destra, altri alla sua sinistra. ( Mt 25,33 )

Di coloro che saranno alla sua destra è detto: Beati quelli che soffrono persecuzioni per la giustizia; ( Mt 5,10 ) di quelli che stanno alla sinistra è detto: Quand'anche avessi dato alle fiamme il mio corpo, se non avrò la carità non mi giova a nulla. ( 1 Cor 13,3 )

5 - Sulla croce di lui fu posta una iscrizione che diceva: Il Re dei giudei. ( Gv 19,19 )

Volle dimostrare che nemmeno uccidendolo ottennero di non averlo come loro re: quel re, che in forza del suo potere sovrano che appare con estrema chiarezza agli occhi di tutti, avrebbe ripagato ogni uomo secondo le sue opere. ( Rm 2,6 )

È quel che si canta nel salmo: Io sono stato da lui costituito re sul Sion, suo santo monte. ( Sal 2,6 )

6 - Il titolo era scritto in tre lingue: ebraica, greca e latina. ( Gv 19,20 )

Si proclama che egli non avrebbe regnato sui soli giudei ma anche sulle genti pagane.

In vista di ciò, nel salmo citato si comincia col dire: Io sono stato da lui costituito re di Sion, suo santo monte, ( Sal 2,6 ) e lì regnò in lingua ebraica.

Ma ecco che, quasi volendo aggiungere immediatamente la lingua greca e latina, dice: Il Signore mi ha detto: tu sei mio Figlio, oggi io ti ho generato.

Chiedilo a me, e io ti darò le genti come tua eredità, i confini della terra come tuo possesso. ( Sal 2,7-8 )

Non che il greco e il latino siano le sole lingue dell'umanità, ma certo sono, senza confronto, fra tutte le più importanti: il greco per l'attrattiva delle lettere, il latino per il dominio esercitato dai romani.

In queste tre lingue si voleva dunque indicare che a Cristo si sarebbero sottomesse tutte le nazioni; tuttavia in quella iscrizione non fu posto: "Re delle genti " ma soltanto: " Re dei giudei ".

Questo, perché nell'unicità del nome fosse sottolineata l'origine della semente [ evangelica ].

Così infatti era stato detto: La legge è venuta da Sion, da Gerusalemme la parola del Signore. ( Is 2,3 )

Orbene, chi sono coloro che nel salmo cantano: Egli ha assoggettato a noi i popoli e [ ha posto]  le genti sotto i nostri piedi, ( Sal 47,4 ) se non coloro dei quali l'Apostolo asserisce: Se i gentili sono diventati partecipi dei loro beni spirituali, debbono somministrare ad essi almeno i beni materiali? ( Rm 15,27 )

Non vorremo dunque volgere gli occhi alla straordinaria grazia predicata dagli apostoli a cui si sono assoggettate le genti, e ci limiteremo a considerare quei rami staccati dal tronco ( Rm 11,17 ) che chiamiamo giudei?

Non vorremo piuttosto ascoltare quell'israelita discendente di Abramo ( Rm 11,1 ) che da Saulo divenne Paolo, cioè da piccolo divenne grande, quando all'olivo selvatico innestato [ nel buon olivo ] ( Rm 11,17 ) rivolge la parola ammonitrice: " Prendine coscienza! Non sei tu che porti la radice, ma la radice porta te "? ( Rm 11,18 )

Cristo dunque è il re dei giudei, ma sotto il suo giogo soave ( Mt 11,30 ) sono state convogliate anche le genti [ pagane ] per conseguire la salvezza.

Che ad esse questo dono sia stato concesso per una misericordia più abbondante loro usata, lo mostra in modo quanto mai esplicito lo stesso Apostolo quando dice: Io pertanto dico che Cristo è stato al servizio dei circoncisi a motivo della veracità di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri.

Quanto poi alle genti pagane, esse glorificano Dio per la sua misericordia. ( Rm 15,8-9 )

Non era infatti un obbligo prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani, a meno che questi cani non si fossero abbassati per raccogliere le briciole sotto la tavola dei padroni, ( Mt 15,26-27 ) e così, innalzati a motivo dello stesso loro abbassamento e diventati uomini, non avessero potuto accostarsi alla stessa mensa [ dei padroni ].

7 - Le autorità del giudaismo suggerirono a Pilato di non scrivere assolutamente che Egli era il re dei giudei ma che aveva affermato di essere il re dei giudei.

A loro Pilato rispose: Ciò che ho scritto, ho scritto. ( Gv 19,21-22 )

Come i capi del giudaismo simboleggiavano i rami staccati dalla pianta così Pilato simboleggiava l'olivo selvatico innestato [ alla pianta ]. ( Rm 11,17 )

Era infatti un pagano e metteva in iscritto la confessione della fede che avrebbero fatto le genti, evidenziando l'errore commesso dai giudei nel rifiutare il Signore, che con tutta ragione aveva detto: Sarà tolto a voi il Regno e sarà dato a un popolo che praticherà la giustizia. ( Mt 21,43 )

Ciò tuttavia non toglie che egli sia re anche dei giudei.

È infatti la radice quella che sostiene i rami dell'oleastro, non è l'oleastro che sostiene la radice; ( Rm 11,18 ) e sebbene quei rami si siano spezzati ( Rm 11,20 ) per il rifiuto della fede, non per questo Dio ha respinto il suo popolo prediletto, ( Rm 11,2 ) tant'è vero che - dice ancora - anch'io sono un israelita. ( Rm 11,1 )

E sebbene quei figli che non vollero regnasse su di loro il Figlio di Dio siano incamminati verso le tenebre fuori casa, tuttavia le moltitudini che verranno da oriente e da occidente, nel regno di Dio, sederanno a mensa non con Platone o con Cicerone ma con Abramo, Isacco e Giacobbe. ( Mt 8,12 )

Ed effettivamente Pilato scrisse " Re dei giudei ", non " re dei greci o dei latini ", sebbene egli avesse dovuto regnare sui popoli pagani; e ciò che scrisse scrisse, né lo cambiò per suggerimento degli increduli. ( Gv 19,22 )

Proprio come era stato predetto molto tempo prima nel salmo: Non alterare l'iscrizione del titolo. ( Sal 57,1; Sal 58,1; Sal 59,1 )

Tutte le genti credono nel Re dei giudei: egli regna su tutte le genti, eppure è il Re dei giudei.

Quella radice infatti era dotata d'un tale vigore che poté tramutare in se stessa l'olivo selvatico innestato a lei, mentre l'olivo selvatico non riuscì a togliere ad essa il nome di olivo. ( Rm 11,17-18 )

8 - I soldati divisero in quattro parti le sue vesti e se le portarono via. ( Gv 19,23 )

Simbolismo: i suoi sacramenti si sarebbero diffusi in tutt'e quattro le parti del mondo.

Essi non divisero ma sorteggiarono l'unica sua veste, la quale era stata tessuta senza cuciture dall'alto in basso. ( Gv 19,23-24 )

Il fatto dimostra con sufficiente chiarezza che i sacramenti visibili, sebbene siano anch'essi degli indumenti di Cristo, tuttavia possono averli tanto i buoni quanto i cattivi.

Il contrario è della fede, la quale, quando è autentica, produce assoluta unità attraverso la carità: ( Gal 5,6 ) quella carità che è stata riversata nei nostri cuori dall'alto ad opera dello Spirito Santo, che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )

Una tal fede non è una proprietà riservata di alcuni, ma viene data per un'occulta grazia di Dio, quasi che la si estragga a sorte.

Fu per questo che a Simone, che, pur avendo ricevuto il battesimo, non aveva quella virtù, fu detto da Pietro: Tu non hai né sorte né parte in questa fede. ( At 8,21 )

10 - Dall'alto della croce la riconosce per madre e la affida al discepolo prediletto. ( Gv 19,25-27 )

Stando per morire come uomo, ben a proposito dimostra il suo affetto umano.

Questa ora non era ancora venuta quando, prima di cambiare l'acqua in vino, riferendosi alla sua divinità aveva detto: Cosa c'è fra me e te, donna?

Non è ancora giunta la mia ora. ( Gv 2,4 )

Non aveva infatti preso da Maria la sua natura divina, mentre aveva preso da Maria quell'umanità che pendeva dalla croce.

11 - Dicendo: Ho sete ( Gv 19,28 ) cercava la fede nei suoi.

Ma, siccome egli venne nella propria casa e i suoi non lo accolsero, ( Gv 1,11 ) invece dell'amabilità della fede gli porsero l'aceto dell'incredulità, e glielo porsero in una spugna. ( Gv 19,29 )

Li dobbiamo assomigliare veramente alla spugna, essendo gonfi ma non pieni, non aperti alla via diritta della confessione ma sperduti nei meandri tortuosi e bui delle loro trame insidiose.

È vero tuttavia che in quella bevanda c'era anche l'issopo, ( Gv 19,29 ) il quale, a quanto si dice, è una pianticella bassa e attaccata alla terra da una radice quanto mai tenace.

Appartenevano infatti a quel popolo quei tali nella memoria dei quali questo delitto veniva tenuto presente perché lo riprovassero e così, umiliando la loro anima, ne facessero penitenza.

Questo ben sapeva colui che accettava l'issopo insieme con l'aceto: colui che, come narra un altro evangelista, pregò per loro e, pendendo dalla croce, disse: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 )

12 - Disse: È compiuto e, chinato il capo, rese lo spirito. ( Gv 19,30 )

Con questo dimostrò che moriva non per necessità ma per sua libera volontà.

Egli volle attendere fino a che si adempisse tutto ciò che era stato profetizzato di lui, e siccome di lui era stato scritto: Nella mia sete mi hanno fatto bere l'aceto, ( Sal 69,22 ) attese come uno che ha il potere di abbandonare [ alla morte ] la propria vita.

Così aveva asserito lui stesso. ( Gv 10,18 )

Rese lo spirito in atteggiamento di umiltà, cioè chinando il capo, ma lo avrebbe ripreso nella resurrezione quando il suo capo fu sollevato in alto.

Che la sua morte e il suo chinare il capo stessero a significare la sua grande potenza lo preannunziò il patriarca Giacobbe nella benedizione che diede a Giuda.

Gli disse: Salisti in alto dopo esserti sdraiato, hai dormito come il leone. ( Gen 49,9 )

Nella sua elevazione raffigurò la croce, nello sdraiarsi il chinare la testa, nel sonno la morte, nel leone la potenza.

13 - Ai due ladroni furono spezzate le gambe ma non furono spezzate al Cristo, essendo egli morto.

Lo stesso Vangelo ci indica il motivo di questo fatto. ( Gv 19,31-33 )

In realtà anche con questo segno si doveva mostrare come nella profezia che lo preannunziava ci fosse già un riferimento alla pasqua dei giudei, nella quale si prescriveva di non spezzare le ossa dell'agnello. ( Es 12,46; Nm 9,12 )

14 - Dal suo fianco squarciato dalla lancia sgorgarono in terra sangue ed acqua. ( Gv 19,34 )

Sono senz'altro i sacramenti ad opera dei quali si costituisce la Chiesa, la nuova Eva uscita dal fianco di Adamo addormentato. ( Gen 2,21-22 )

Adamo infatti raffigurava colui che sarebbe venuto. ( Rm 5,14 )

15 - Giuseppe e Nicodemo lo seppelliscono. ( Gv 19,38-40 )

Secondo l'interpretazione propria da certuni, il nome Giuseppe significa " accresciuto", mentre Nicodemo, essendo nome greco, sono in molti a sapere che è un termine composto da " vittoria " e " popolo ".

Infatti nicos significa vittoria e demos significa popolo.

Orbene chi è colui che morendo è cresciuto se non colui che disse: Se il grano di frumento non muore, rimane solo; se invece muore, si moltiplica? ( Gv 12,24-25 )

E chi è colui che morendo ha sbaragliato il popolo dei persecutori se non colui che, risorto da morte, verrà a giudicarli?

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